31 maggio, 2010

Quasi giugno.

Che bell'aria stamattina. profumata e freschissima, di rose e di bello, di sole e di foglie e di fiori che non sai, il caprifoglio della siepe ci mette del suo, la salvia del vaso, perfino i panni stesi, che bello stendere fuori, li raccogli e ci tuffi la faccia, che buono è. Buongiorno di quasi giugno, che giugno è domani, mi avevano insegnato una filastrocca inglese che non ricordo, sul first of the month. Mia nonna mi diceva che si doveva uscire dalla porta di casa al contrario, di schiena, e si sarebbe stati fortunati e felici fino alla fine del mese. Dopo i due giorni al Camp, solo il mio studio, la piccionaia in cima alla casa in collina è un delirio. Tutto il resto è in un ordine perfetto, pulito, sistemato, l'Illustrissimo Sposo ha reclutato i figlioli rimasti a casa a rassettare e spazzare, riordinare e sistemare, e al nostro arrivo la Princi ed io, siamo rimaste di stucco, apperò, che bravi son i maschi se lasciati al proprio destino. In questa mattina di quasi giugno metto insieme pensieri e sorrisi, mi piace pensare alla vacanza, alla festa dei due giorni passati lassù, è stata una bella, semplice avventura, organizzata nei dettagli e andata proprio come doveva andare, esattamente come l'avevamo immaginata e studiata e preparata. E le persone che ho incontrato erano esattamente come pensavo che fossero. Forse un pò più belle. Così, ora sistemo scatole e cestini, locandine e striscioni, metto tutto lì per bene, riordino con metodo e riordinare è un pò come ripassare, come ritornarci, come esserci ancora. Quasi giugno. E' un giorno perfetto per bagnare il prato, per cucinare canticchiando, per farsi un mazzolino di menta e rose, per un giro in bicicletta nel corso pieno di sole, ho il cuore più lucido stamattina, e a uscire all'indietro dalla porta, a me, no che non serve.

30 maggio, 2010

Avrei potuto.

Mettere un'altra immagine, magari. Di ferri, di ceste ricolme di lana, di qualcuno stravaccato nel prato, di lezioni di scialli e borsine crochet, di aperitivi in terrazza, di fiori a sorpresa, di un gran casino, di una bella festa, di un silenzio e un'attenzione mai viste, di abbracci, di pattern, di yessssss, di chiacchiere fino alle 2, di cose e di cose.
Ancora frastornata. Ma contenta come poche volte.

29 maggio, 2010

28 maggio, 2010

Prove tecniche di delirio.

Ci siamo. Domani. Anzi oggi. Perchè oggi iniziano ad arrivare. Da Firenze e da Roma. Ok. Tutto pronto. A posto. Preparato. Stampato. Fotografato. Corretto. Ok. Fatto. Bene. Pronti? C'ho un'ansia che la vedo.

Murisengo Monferrato
Agriturismo La Zucca
Sabato 29 e domenica 30 maggio


Cioè domani. E dopodomani. C'ho un'ansia, ma un'ansia.

27 maggio, 2010

Il cielo delle sei.

E' giorno da un pò, ma non del tutto. E' presto, ancora, e nessun rumore da nessuna parte, nè da fuori nè dalle altre stanze della Casa in Collina. E' un piccolo lusso svegliarsi presto, prestissimo, anzi, che proprio non ce la si faceva più a stare nel letto e a riaddormentarsi, poi, che pratica assurda cercare di dormire quando non si ha sonno, si chiudono gli occhi come a forza, ci si concentra su bei pensieri, ma nulla, loro si sbarrano in automatico, a guardar fuori, a guardare l'ora, a guardare e basta. Il cielo del mattino presto nulla ha a che vedere col cielo delle altre ore del giorno. E' chiaro, è più bello, è come apparecchiato per la festa, tutto pronto e si inzierà, fra poco, le giornate di ciascuno che si intrecceranno, le cose da fare, le idee, i progetti, i miliardi di faccende, questioni, grane, situazioni che ogni giorno prendono vita, sotto questo cielo. Complice è la luce, appena spruzzata, che si fa via via sempre più lucida e nitida e chiara, chiara come il sole, si dice così, no? Il mattino presto ha con sè una specie di regalo, ti fa sentire potente e privilegiata, c'è un'aria frizzante stamattina, si può cogliere l'attimo e innaffiare con calma i vasi del terrazzo, che si ha tempo, è ancora così presto e dormono ancora tutti come sassi, e aggirarsi un pò da ladre, in punta di piedi, e cercare di fare piano, rende tutto ancora più misterioso e così bello, ci hai fatto caso? se parli sottovoce puoi anche dire una stupidaggine mondiale ma sembrerà una cosa bella, lo dico per ridere, non è che sia vero, o non del tutto, alla fine. Il cielo di stamattina mi trova così, ansiosa e felice, a innaffiar piantine, strappare foglioline secche, a guardare in alto e pensare che no, non può piovere proprio questo fine settimana, no, per favore. Il cielo delle sei mi ha salutata con una luce intatta e meravigliosa, che di colori e profumi a quest'ora ce ne sono in quantità, che le rose stanno sbocciando, finalmente, che le mie sono sempre le ultime. Buongiorno, cielo delle sei, fai di questa giornata una giornata serena, gli animali di casa tutti in gita dal veterinario, una spesa per il Regio Contingente che domani noi si va, un knit cafè al Bio che ci sarà da ridere, così agitate come siamo, e chi fa cosa, e a che ora arrivate, e non sbagliate strada. Perciò, buongiorno e buongiorno, e adesso che guardo meglio non sei già più il cielo delle sei e la luce è già così diversa, ma che importa, alla fine, il cielo è sempre cielo, e alle sei o alle dieci è bello uguale.

26 maggio, 2010

Stiro in giardino.

E in giardino faccio molte cose, ultimamente. Stiro, per cominciare. Nel senso che lì  ho piazzato l'occorrente per espletare tale pratica che aborro, abiuro e considero un grandissima perdita di tempo, non tanto lo stirare in sè quanto il suddividere, riconoscere, girare come una trottola per i vari armadi e cose così. E poi chiacchiero, chiacchiero molto, sempre in giardino, dato che la mia Amica del Villaggio in visita pastorale mi ha fatto da assistente alla stiratura, ben accoccolata sulla poltrona arancione, mentre si parlava, ma guarda un pò, dell'organizzazione dettagliatissima del Camp di Cuore di Maglia, e la scrivente, multitasking, nel mentre, stirava. E poi ieri, Amica di Perle e Provette unite nello smistamento dei filati, nella preparazione dei regali, perchè regali ci saranno e premi e cotillons, e sorprese, sorpresissime, e no si parla d'altro oramai e noi siam qui, infularmatissime, agitate manco dovessimo sposarci o si dovessero sposare i nostri figlioli, peggio mi sento, qui si va di bacinibacini e poi urla e strepiti, la Biondina Maturanda ha pazienza da vendere, ma ben si sa, i belli e maledetti così son, figlia mia. Il giardino della Casa in Collina è di una bellezza impagabile, nella sua semplicità, nella sua imperfetta eleganza, nonostante io mi ostini a non innaffiare i fiorini violetti che Afef ha rigogliosissimi e io invece. Il giardino della Casa in Collina è teatro di telefonate e chiacchiere, confessioni e risate, cose serie e immani cazzate, voilà, stamattina la corona ce l'ho giusta, la Princi Studiosa e il gatto pigrissimo. Noi qui si stira e si canta, si prepara e si sta in ansia perchè lei mi manda pure il countdown, meno 3, ma come, sai bene che c'ho l'ansia in freezer, congelata, da tirar fuori alla bisogna e la controllo e la dòmino, cosa manca, allora? devo ancora fare una cosa, e ancora e ancora, e forse sabato pioverà ma alla fine che c'importannoi, e se poi , e se poi. Così, stiro e stiro, ho un taccuino vicino dove scrivo le cose che mi vengono in mente tra uno spruzzo di appretto e uno sbuffo di vapore, così mantengo la calma, ansiosa io? ma smettila, quanto manca? tre giorni? Ussignur.

24 maggio, 2010

Il Ragno Ingegnere.

Deve averci lavorato tutta la notte, ieri non c'era, potrei giurarlo. E sì che siamo andati sù e giù per il pratino e poi ancora più fuori nel prato grande, coi cani e la Princi e la sua Rivoluzione Francese, e  le Regie Vicine e i bambini delle Regie Vicine, è così bello avere bambini al seguito, non mi sono ancora disabituata , e c'era anche una festa di compleanno improvvisata, proprio lì ai ciliegi, un telo per terra e il sole, quanto sole. Il Ragno Ingegnere che abita il pratino stanotte ha lavorato come un matto e ha compiuto un miracolo di stile e perfezione, ed ha perciò tutta la mia stima più profonda, la più sincera a formularsi. La colazione di questa mattina è stata velocissima, c'è già un bel via vai nella Casa in Collina, il lunedì mattina, ma è il via vai che mi piace di più, quello della fine d'anno, quello che sembra già un pochino vacanza, non so bene come, che alla vacanze manca un bel pò, ma si fa bene a pensarci di già. Inizia una settimana di quelle speciali, la ur-settimana, che sabato, signora mia, mi aiuti a ricordare bene che cosa succede, che siamo tutte agitate e indaffarate e siamo qui che ci scriviamo e chiamiamo e ci troviamo a casa di una o dell'altra a fare delle cose, a stampare e rilegare e perfino l'Illustrissimo Isoscele ci mette del suo che questa cosa gli piace. Noi si lavora un sacco, si fa e si disfa, di piccole cose, s'intende, che  fanno bene all'anima, però, e che settimana inizia questa mattina, sù che non c'è più tempo di stare lì a guardare la ragnatela, e coraggio che di lunedì mattina ci si trova a ridosso del mercato, e prima si deve trovare un senso a questa casa, che un senso proprio non ce l'ha, che la Rivoluzione Francese mi sa che si è spostata dal libro della Princi al salone e alla cucina, e allora e perciò, mi sa che dovrò fare come il Ragno, io che ingegnere proprio non sono, ma di quelli, signora cara, ne ho che avanzano, mi aiuti a dire.

21 maggio, 2010

Ode al Folletto.

Non è mistero: è l'amante di noi tutte. Ossuto e segaligno, un pò verde, in realtà, ma con Lui abbiamo incontri ravvicinati, torbidi, più volte al giorno, nel silenzio della nostra umile magione, rotto soltanto dal suo sibilare composto, dal suo rumore delicato, che si obnubila con grazia utilizzando una musica adatta ben conficcata nelle orecchie. Studiosi di tutto il mondo stanno approntando una ricerca, Cosa Pensano Le Donne Mentre Passano il Folletto. Orbene.


 Considerato che la scrivente medesima è a capo di tale gruppo di studiosi, che sono 1, e uno soltanto e che sono io, ho ben pensato di portare a conoscenza dell'intero globo terracqueo i risultati di tale mio studio. Tanto per cominciare esistono due modi ben precisi di intratenere rapporti, professionalissimi, lo ben s'intenda, con il Regio Attrezzo.
 Modalità n.1. Scientifica. Si è deciso da ieri che si doveva fare, perciò, niente storie, si piglia e si và, con metodo, si tolgono orpelli che intralciano, si sposta tutto per bene, si mettono i R.E.M., si aziona e via. I pensieri di questa modalità sono perlopiù di natura tecnica, quanti saremo a pranzo, devo lavare le tende, toh guarda una ragnatela. 
Modalità n.2. Frivola, alla MeNeFrego, passo perchè devo, perchè ci sono i batuffoli dei pioppi un pò dovunque, ma non ne ho voglia nessuna, eppure non mi riesce di essere di cattivo umore, cià, Folletto, vieni qui che ti faccio fare un giro, alle poltrone ci passo intorno, non sarà perfetto ma chissenefrega, c'è la mia Amica delle Perle che mi aspetta in città, magari canto pure, una canzone di quelle demenzialissime che però, in taluni sono casi, sono una mano santa. 

Naturalmente, i pensieri cambiano, col passare dalla Modalità 1 alla Modalità 2.

Nella prima, si impugna in maniera corretta, passando la mano nell'apposita maniglia, si regge anche il filo con la mano sinistra e si hanno occhi torbidi da triglia pensierosa, umore grigiastro e nessuna voglia.
E' la Modalità 2, però, che più mi aggrada. Il Folletto, in questi casi è come se andasse da solo, se vivesse una vita propria, se facesse con voi un passo di danza che nemmeno Barishnikov, e voi, metà in pigiama e metà no, spesso scalze, scarmigliate e felici, inspiegabilmente felici, che inciampate nel filo e che ci ridete pure, passiamo di qui, passiamo anche di là, ancora solo qui e poi me ne vado, che fuori c'è il sole, che è un bel giorno di maggio e che niente e nessuno stamattina può scalfire il mio stato di grazia perfetta.

Che strane, adorabili creature, le donne. Miscugli sofisticatissimi di acciaio e pastafrolla, leghe perfette di cemento armato e uovo sbattuto, di granito del Sulcis e pongo, marmo e budino, profumate foreste amazzoniche e deserti di sabbia e sabbia. Lui, il Folletto, le conosce bene, e sa. Sa che nessuno o quasi ha mai voglia di stare con Lui, nemmeno la mia Amica Maleducata,  che ieri passando dal knit sonsolatissima ha mormorato, ok, Vado a Passare il Folletto. Osservare il modo in cui una donna passa il Folletto la dice lunghissima sul suo mood, sul suo stato d'animo, sul suo umore, sui suoi pensieri più nascosti. Lui, L'Attrezzo,tace e acconsente, conserva segreti, ascolta sfoghi e canzoni sguaiate, magoni e stati di grazia e non gli importa  se lo sbatacchiamo di qui o di là, contro i mobili o sotto i letti. Sa bene che ci passerà, e aspetta il giorno in cui con Lui danzeremo, invece che trascinarlo con rabbia e malavoglia.
Esso è attento e perfetto, discreto ed efficiente, premuroso e vigile.  E mantiene i segreti. Poteva forse avere un nome diverso?
P.s. Sorridi, Simona. Domani ti cambio nome.

20 maggio, 2010

Il miele e il sole.

E' il sole, alla fine. Alla fine, nel senso che è quasi il tramonto, ma ancora non proprio, e alla fine perchè lo abbiamo aspettato così tanto, e ora è qui. Il sole di quest'ora  è dolce e tranquillo, è un sole amico, seducente e profumato, di fiori e di miele, per forza, è pieno di acacie sù di qua, ed è bello passeggiare nel sentiero, l'erba è alta, il grano verdissimo e i fiori, ma quanti fiori, quanta bellezza, quanta perfezione. E' un sole che abbraccia, e che respiro, così, camminando piano appena prima di cena, niente di pronto, ma  niente di niente, è stata una giornata così bella, che ancora me la voglio tenere in tasca, sentirne ancora il sapore, come quando hai ancora il gusto del caffelatte o della menta, e ti rimane per un pò, anche dopo colazione, o quando hai già finito la caramella da un pezzo. E' un momento perfetto, per coricarsi nel prato, per scrivere una lettera d'amore, cercare un quadrifoglio, guardare per aria e farsi trasportare, dal profumo del sole, quasi al tramonto ma non proprio, un sole di maggio che adoro e che tengo, un sole dolcissimo che sa di fiori d'acacia.

19 maggio, 2010

Vuoi la luna?

Sì, la voglio. Voglio quella di ieri sera, quella sottile sottile, appena arrivata o quasi finita, a forma di ciglia, io l'adoro la luna, la guardo spesso, mi piace, la controllo, la scruto, le chiedo, mi affascina, mi rapisce, mi piace e basta. Voglio la luna a falce, qualcuno l'ha già scritto, o falce di una calante, e allora non vale, non va bene copiare, a pensarci bene non ricordo se ho copiato mai, vediamo, sì, certo matematica sicuro, ma ero talmente oca che sbagliavo anche a copiare. Voglio la luna fine, da mettere al collo come il Make A Wish della mia Amica delle Lampadine, voglio un ciondolo speciale, voglio un giorno di vento freschissimo che soffia da dietro la collina, voglio il tappeto di batuffoli giù dalla discesa, e lo so che fanno sternutire e imprecare e non è che proprio si facciano amare, ma sono uno spettacolo, i batuffoli dei pioppi, che si mescolano ai petali, che si impigliano nell'erba alta, e stamattina il primo bocciolo di rosa nell'aiuola, ma non ci metto troppo il cuore sopra, è già spannato prima di fiorire, le prime fanno sempre così, cos'avranno mai le mie rose,  eleganti, perfette creature che ci mettono un'eternità a fiorire e poi fioriscono tutte insieme e stordiscono con loro profumo di vaniglia, sono inglesi, altezzose e molto snob, mica come quelle dell'omino di fronte alla farmacia, le ho guardate stamattina, le ho annusate anche, mentre soccorrevo l'Illustre che aveva scordato una cosa a casa. Come farà l'Omino della strada, col giardino a ridosso della polvere e dei camion e dell'asfalto ad avere delle rose così fiorite e profumate, diverse però, non è vaniglia, è profumo sfacciato di rosa selvatica, forse è ancora più buono, sa di fresco e di fiorito, appunto, ecco. Voglio la luna e le rose, voglio un giorno perfetto, voglio me com'ero e come forse sto tornando ad essere, voglio avvolgermi in questo venticello, in questa metà di maggio che nemmeno sembra ma è, e non ho pazienza ad aspettare le mie, di rose, magari me le compre, o le rubo all'Omino della Strada, per la luna invece, è più complicato, mi sa.

18 maggio, 2010

Nel frattempo.

Non si era più abituati. Il grigio, il freddo, le cose dei giorni scorsi non ne davano il tempo, non passava la  luce, non so, le persiane erano chiuse sul bello, la tenda tirata a nascondere i colori e l'allegria, la porta sulla calma, la tranquillità, chiusa dal di dentro, con quei catenacci di ferro che fanno rumore. Ora, invece. E' tutto così lucido se c'è il sole, tutto sembra essere più nuovo, come appena comprato, lavato di fresco, appena tolto dal forno. E' una strana, stranissima primavera, in uno stranissimo anno che non si sa, non sento uno solo che dica Sono Felice, sarà vero o non ci si accontenta, sarà vero o è tutto una finta, sarà vero o cosa mai. Nel frattempo, qui è mattina. Ci si è svegliati in ritardo ma che c'importa, si trova sempre una soluzione a una sveglia che non suona, ci si organizza, ci si accudisce un pochino, che ci son volte che proprio non si ha nemmeno il tempo di rendersene conto, che non si pensa a sè. Non arrivano rumori, se non quelli che ci piace ascoltare, non ci sono pensieri foschi e si scelgono con cura quelli che ci piace pensare, si gestiscono le rose, tra poco ci sarà l'esplosione, in ritardo, ma ci sarà, e allora si fanno cose dal terrazzo, il prato verdissimo appena tagliato, l'acero rosso più rosso che mai. Sono piccolissimi regali, da scartare con cura, da bere piano come l'acqua fredda, convalescenti da deliri di varia natura, che adesso tutta insieme la calma e la bellezza sembrano troppe, ma ci sono, e allora ci si avvolge in questo bel silenzio, in queste mille cose da fare con un piacere insolito, in questa pace, sembra che tutto sia in ordine, ben sistemato, sembra che il mondo ce l'abbia piegato in tasca, che tutto giri, profumi e suoni, e che niente e nessuno. Nel frattempo, qui è mattina.

15 maggio, 2010

Mi piacerebbe.

Si passa da un inverno pressochè eterno con nulla da fare a una serie di appuntamenti imperdibili, ai quali proprio non si vorrebbe mancare.
Come questo. 
E poi, con un logo del genere, non fa venir voglia di essere già lì?
Inizia lunedì 17 e finisce il 23 maggio. 
Il Lusso Essenziale, La Straordinarietà del Quotidiano per Recuperare il Piacere di Vivere.

E poi, oltre a Paola e Roberta di PippiCalzelunghe, c'è anche Magda Sayeg
Beh, vabbè, come si dice.
Fuori un sole bianco e traslucido che promette poco di emozionante, quassù nella casa in collina un silenzio di pace e prosperità, anzi no, quello era l'augurio, allora rifaccio. Quassù, nella casa in collina un silenzio di pace e tranquillità, la quiete dopo la buriana, il nulla dopo il delirio. Si prepara un pane, si guarda di sbieco la polvere sui libri, ma come fa ad accumularsi tanta polvere e così in fretta, le ragnatele simil castello di Dracula, ma chemmimportammè, con calma e grazia e voglia e sentimento ci sarà tempo per eliminarle, più tardi, domani, mai, Aspetterò magari che cadano da sole, che si disintegrino o che si trasformino in pizzi candidi e merletti preziosi, ci farò tutt'intorno una cornice di maglia colorata, non fa così anche Magda Sayeg? 





14 maggio, 2010

Dichiaro.

Dichiaro ufficialmente concluse le 2 settimane più odiose degli ultimi dieci anni.
Dichiaro che da questo momento e fino a data da destinarsi, gradirei, ciel volesse, non avere più a che fare con i seguenti attrezzi: stampelle, pronto soccorso, sala gessi, ghiaccio, antibiotici, tachipirine, aerosol, lastre, citrosodine, enterogermine, spremute, gocce, risonanza magnetica, antibiotici, medici, caposala, ricette, tessera sanitaria, ticket, primario, accettazione, controllo, garza e i mazzi e i contro mazzi.
Dichiaro che da questo preciso istante non farò più nulla o poco più e per l'intero week end.
Ecceccavolo, e forse ci stava meglio un'altra parola, liberatoria e con più z.

Letto, confermato e sottoscritto.

12 maggio, 2010

La domatrice.

Nulla di torrido, per carità. Nè trasparenze nè pelle nera, nè stiletti nè baby doll, nè sado nè maso. Oggi però, una frusta mi sarebbe servita. Non già per percuotere quanto per scudisciarla sul pavimento della linda stanzetta che  hanno assegnato, alle 7 o già di lì, a me e al mio figliolo, la domatrice e la tigre siberiana, per meglio dire. E' stata una lunghisssssssssima giornata. Non è mistero, il Giurisprudente ha subito un piccolo intervento, piccolo mica tanto e poi nemmeno una passeggiata, come invece l'Illustre Medico aveva millantato. Fatt'è che il mio Figliolone non è tipo che se le fa tanto raccontare, e se dapprima si è lasciato docilmente mettere il camice candido e trasportare in carrozzina fino alla sala operatoria, è tornato...beh, è tornato imbizzarrito, imbufalito, incattivito e pure incazzato. E con due hot dog infilati nel naso. Taccio per pudore le esclamazioni di disappunto, posso solo dire che non ho sentito alcun Accidenti o Maledizione. In luogo del mio Riccioluto Ventenne, un camallo dei bassifondi del porto più sgangherato del mondo, una tigre siberiana dai denti a sciabola, una furia. Io? beh, io cercavo di mantenermi calma, di dirgli Adesso Passa, di cercare di convincerlo che era proprio inevitabile e che insomma si doveva proprio fare. Lui, nulla. Cocciuto come la sua mamma, non ha voluto sentire ragioni di niente e ha continuato ad imprecare finchè non si è addormentato di schianto, stremato dall'ansia, dalla sveglia all'alba, dalla fifa blu che ha avuto per tutto il tempo e, ne sono certa, anche da un pò di anestesia che, seppur locale, gli deve essere entrata in circolo, succede qualche volta. Ora, la lunghissima giornata volge al termine. Lui sta benino, nonostante il fastidio e le menate, io sono stremata, in pigiama da due ore, non vedo l'ora di arrampicarmi alla bell'e meglio nel mio umile pagliericcio e non muovermi da lì per le prossime venti ore. Vita durissima per le domatrici di tigri, per quanto seducenti e bellissime e ricciolute esse siano. Prenderò lezioni da Moira, ma già, quella è degli elefanti e che differenza ci sarà tra tigri ed elefanti. Uhm,mi sa che è proprio ora di andare a dormire. L'anestesia, forse, l'ho assunta anche io.

11 maggio, 2010

Meglio, direi.


Dal film Saturno Contro di Ferzan Ozpetek, 2007

"Vada a casa a dormire anche lei."

" Non riesco a dormire; anch’io ho un oroscopo orribile sa? Farò una
brutta fine, forse l’ho già fatta. Mi drogo. Lei si è mai drogata?"

" No, io faccio l’uncinetto"


Ecco, appunto.
Benchè non sia stagione, in una merdìcea giornata come quella che va a concludersi, non che quella che verrà domani si profila meno merdìcea di questa, ho iniziato una coperta di lana, di quelle classiche, facilissime, a buchi ma che tengono un caldo feroce, il granny square, bambina, mica caramelle. La cosa bella è che vai avanti senza pensare, ma quale contare, ma quale schema, vai e vai, finchè ne hai voglia e quando ti stufi cambi colore, e poi riprendi e non pensi a niente, e domani la porterò con me, mentre attendo il Giurisprudente che sì che è cosa da nulla, però, eccheccavolo, c'ho un'ansia che la vedo, seduta qui di fianco. Mi han consigliato di tutto, dai superalcolici a goccine miracolose, dall'Ignatia Amara sto lontana, e allora, meglio di qualsiasi cosa, faccio una coperta. La MaggioCoperta, non è nemmeno male.

Sbagliata.

La giornata, la strada, io. Sbagliata. Ci sono quelle giornate in cui sbagli tutto, e che tutto è sbagliato per te, e che niente và per il giusto verso, niente è come dovrebbe, niente è come sembra, niente di niente. No, la strada non l'ho sbagliata, ma sono sbagliata io, ho sbagliato il lato del letto da cui scendere, si dice così, no? Sbagliato l'umore, il luogo, non è che un ospedale sia un luogo dove prenderci l'apertivo, no di certo, ma tutto è così faticoso oggi, e anche ieri sera, per la verità, che l'intervista, sì, l'ho fatta all'ora solita e doveva andare in onda a mezzanotte, e che bello sentire qualcuno che racconta le cose tue, che meraviglia, persino le maiuscole si sentivano, che bravo che è stato quel doppiatore della Rai, ma l'ho sentita solo io, perchè alla radio niente, sbagliato, sbagliato anche questo. Ho una ricetta sbagliata, uno schema sbagliato, un conto sbagliato, un giorno sbagliato e tutto insieme, no, non ce la posso fare. Sbaglio gli accenti, le doppie, gli a capo, sbaglio la strada se sono al telefono e parlo e parlo e alla fine mi dico NoooooooHoSbagliato, e sbaglio i progetti e le stime e i sogni, anche quelli, che faccio sogni così terribili che mi fa paura ricordarli, altro che scriverli nel quadernino di Agnese, sbaglio a mettere il sale nella pasta, sbaglio i giorni delle udienze, sbaglio a contare, a sorridere, a fidarmi, sbaglio me, sbaglio a guardar fuori, sbaglio a parlare e a stare zitta, e sbaglio oggi, che è un giorno sbagliato come nessuno mai, che mi infilerei in un buco sotterraneo, un interrato senza finestre e senza porte, e senza via d'uscita, io che di porte alle case ne faccio sempre due quando disegno, io, sbagliata e sbagliata, che oggi non so niente, che oggi non sono niente e che a contare le volte che ho scritto sbaglio non posso perchè sbaglierei.

10 maggio, 2010

Ah....

...è stasera, alla fine.

Se le nuvole o il cielo.

Chi lo sa se sono nuvole vere o se è il vulcano. Impossibile, lo so, che si veda da qui, le nube del vulcano viaggia più alta, ma mi piace pensare che sia quella, che qualcosa arrivi da così lontano, mi affascina, non so come. Le nuvole di stamattina, a guardarle dalla finestra socchiusa, che c'è un'aria profumata d'acqua e di fiori  bagnati, di petali sul pratino, di acero rosso pieno di diamanti e pietre preziose, goccioline perfette che lo fanno più bello, c'è profumo di rose in boccioli ancora troppo chiusi, e per forza, col freddo che fa, le rose vogliono il sole a picco, quello che ti fa togliere la maglia e dire CheCaldoCheFa. Nuvole, così spesse che quasi non sai se dietro ci sia il cielo oppure no, non come con la nebbia, con queste nuvole puoi farci un mantello, un cuscino morbido per riposare. Guardare le nuvole facendo colazione è quanto di più rilassante ci possa essere, in una bella mattina, in un bel lunedì di cose qualunque da fare, cose semplici e per questo così rassicuranti. Non c'è nemmeno tanto disordine, si può iniziare la mattina con calma, per il delirio tempo ci sarà nella settimana che viene. L'esercizio consiste nel fissare un punto d'azzurro, una macchia proprio lì, sopra il ciliegio e vedere chi avrà la meglio, se le nuvole o il cielo, chi vince alla fine, se l'indaco o il celeste, se il grigio o l'azzurro. Lo stesso si fa per l'anima, si guarda in sù e si decide di chi innamorarsi, stamattina, se del mistero o della luce, se del sereno o delle ombre. Se dar retta ai pensieri cupi o  farsi illuminare da quell'angolo di azzurro, se avere gli occhi fermi o sorridere, se la quiete o la tempesta, se la pace o il delirio, se le nuvole o il cielo.

07 maggio, 2010

Per me.

 E' arrivato un pacco rosa, insieme ad altri due, stamattina. E' un gran traffico di pacchi e pacchetti, in partenza e in arrivo, si prepara il Cuore di Maglia Camp, e man mano che si avvicina l'ultimo week end di maggio, le cose da fare sembrano sempre di più. Ma noi qui, tra la casa in collina, le Amiche sparse sù e giù per lo Stivale Intero, le Auctoctone che fanno il punto della situazia ogni giovedì pomeriggio, trovandosi al Bio, non ci facciamo certo intimorire. Abbiamo instituito ponti radio con Torino e Milano e Cuneo, è tutto uno scambiarsi di mail e messaggi, e questo e quell'altro, che più di un Camp sembra una convention di Confindustria, ma insomma, noi ci quotiamo, perchè noi valiamo e non mi viene in mente nient'altro.
Ma oggi.
E' arrivato il pacco rosa, il mio indirizzo scritto per benissimo, ordinato, un pò più pesante del normale, io c'ho mestiere e so indovinare con esattezza se trattasi di scarpine o copertine, dal solo soppesare il pacco medesimo. Bene, erano cose bellissime. Una anche per me. E una per la PrinciAerosol. Meraviglia. E' sempre una grande meraviglia ricevere regali, soprattutto da chi non sai, soprattutto da chi non hai visto mai, ma che ti legge e ti scrive e ti dice cose così belle che non meriti, e che insomma, ti fa un regalo che più azzeccato di così, e più bello di così.
Diamanterosa. Eccolo qui. Un quadernino per i sogni è un grande lusso, mandato da chi i miei sogni, i miei magoni, le mie più piccole cose le legge ogni giorno, qui. E due penne rosa e viola per scriverli, fermarli, non dimenticarli mai. Il mio nome c'è già, è l'immagine che c'è sopra, Diamanterosa, c'est moi. E a volte mi si chiede il perchè di tutto ciò, il perchè di questo scrivere e raccontare, che cosa ci trovi, in fondo. Non cosa, ma chi. Persone che ti mandano un pensiero da lontano, che ti scaldano con un pacchetto nel pacchetto,  che ti mandano un pò del loro cuore facendo la fila alla posta, e ci mettono un pò d'affetto, una carezza. Io ringrazio. Io ringrazio chi mi ha mandato tutto questo, perchè è un regalo così bello, che può fare solo chi ha un cuore speciale, e tanti ne ho incontrati scrivendo qui, e allora grazie, alla delicatezza, all'attenzione, alla cura, grazie alla bellezza, al cuore che c'è dietro al  quadernino e a tutto il resto, un cuore lucido che abbraccio e non conosco. Ma so.

06 maggio, 2010

Le storie.

Sai raccontare una storia? Di quelle belle, però, che iniziano bene e finiscono meglio, non quelle noiose, o tristi, dove poi lui muore o lei va via o viceversa, da piangere, da leggere coi lucciconi, o da paura, peggio ancora. Sai raccontare una storia dove tutti stanno bene e sono felici e contenti e vivranno per sempre nel castello incantato? No, non le so raccontare le storie, io. Anche se ci provo, ogni mattina, a raccontare  delle cose , ma non è che mi riesca sempre bene. Bonjour, mattina di nuvole e di cose così, bonjour, mattina a tratti azzurra a tratti viola, durerà ancora molto, si dice, pioverà e pioverà. Lassù nella casa in collina si consumano piccolissimi drammi, la gita annullata della PrinciClavulin, il tendine del Liceale che non ne vuol sapere e altre amenità. Per il resto tutto bene grazie, così spero di Lei, Le scrivo questa mia eccetera. Le cose andranno tutte come vogliono andare, inutile che uno si agiti e si dimeni e imprechi e piagnucoli, o metta musi, c'è da prenderla come viene e non già come vorresti. Già. Una bella lista delle cose che vorrei, adesso. La colazione in piazza Farnese con Betta, per cominciare, coi giornali e il sole tiepido di una bella Roma. E poi, e poi...una passeggiata sulla spiaggia, magari alla Coluccia, perchè no, dalla parte più lunga, quella di là, quella coi ciottoli piccolissimi, non con la sabbia. E poi, e poi...vorrei un giro di shopping, non importa dove, magari da Merci a Parigi, a comprare quegli stampi per le torte che mi sono così pentita di essere stata saggia e non aver comprato. E poi, e poi...vorrei fare un giro in bicicletta in città, col cestino nuovo di zecca, quello coi fiocchi di tulle che sarà sul Summer Book e che adesso il pattern è top secret, così dice la Vice, e allora ci si allinea, eccome, se segreto deve essere, segreto sarà. Per ora non ho nessuna di queste cose, ma ne ho una nuova di zecca qui fuori, ed è già qualcosa che fa di oggi un giorno speciale. E poi,  un bel KnitCafè oggi pomeriggio, che è giovedì e che lo sanno anche i sassi, che quello serve sempre a farti stare bene, e poi ci sono tutti i progetti per il Camp da mettere sul tavolo, che ci siamo quasi, non manca mica molto, lo sa? Così, bonjour, mattina strana, farò di te una mattina  d'oro e d'argento, di brillanti e pietre preziose, sei una mattina qualunque ma  nemmeno tanto, e in fondo non sei nemmeno così odiosa. Bene, comincerò a sorridere. Di quei sorrisi che fanno male alla faccia , da tanto che ti sforzi, ma coraggio, non smettere e sorridi e sorridi, e fai anche un pò la scema, che col muso e gli occhi da cocker non è che si vada tanto lontano e sii un pò incosciente e molto oca, è così che si scrivono le storie, che ad essere saggia non è mica che ci si guadagna, sai? e dovresti averlo imparato a Parigi, ma come, la lezione degli stampi delle torte non ti è servita?

05 maggio, 2010

Tema in classe.

Orsù, bambini, ora prendete il vostro bel quaderno a righe, e scrivete in mezzo e con la penna rossa Tema In Classe. Una Giornata di Pioggia. Svolgimento. Sono sempre stata brava a fare i temi, che scoperta. In una cosa, almeno, dovevo per forza essere brava. Il mio tema di stamattina, invece, fa schifo. Schifo come quello che vedo di fuori, schifo come mi sento io adesso, schifo e basta. Bonjour, arciduchessa, mi sa che ha la corona storta, questa mattina. Un tantino, arciduca, un tantino. Mi sento come, aspetta che ci penso, ah sì, mi sento come se mi  avessero menato, se stanotte mi avessero preso a calci e pugni e sberloni, come se mi fossi fatta un giro nel frullatore, o se mi fosse passato sopra un autobus, o meglio, un tram, di quelli doppi, che le rotaie, si sa, fan ben più male delle gomme. Farnetico, lo ben so. Nemmeno il fatto che oggi sia il cinque maggio, mi aiuta un pochino, e resto così, percossa e attonita, nemmeno tanto collegata, senza i miei numeri della rubrica, obnubilata e ottusa, come dico sempre, sospesa tra l'obbligo di fare cose e la voglia di non farne nemmeno mezza, accomunata, credo, al 90 per cento della popolazione. Fatt'è che è il 5 maggio, fatt'è che son qui a sorvegliare la PrinciTachipirina, che non ci facciamo mancare niente, nemmeno un febbrone così, a sorpresa. Più tardi andrà meglio, lo so già, forse una doccia freddina mi darà una mano, curerà i lividi immaginari, farà passare questo male così nitido che sembra vero, questo essere passata nel gancio piatto del Kitchen Aid. Questo il mio tema di stamattina, non ho mai fatto i temi di attualità, oggi avrei preferito il tema storico e avrei parlato di Napoleone, ma forse, chi lo sa, lui nemmeno ce l'aveva il Kitchen Aid. 

Componimento confuso, sei andata fuori tema, punteggiatura corretta ma svolgimento insufficiente. Voto 4.

03 maggio, 2010

Se fai così.


se fai così non gioco più, è una frase sconnessa, che non si dice più dopo i dodici anni di età, forse anche prima, non saprei. Ho una musica così solenne nelle orecchie che non mi viene che da pensare a cose bellissime, a cascate, a fiori e a cieli e a nuvole e cose belle, ma sono in frantumi, mi  riduco in frantumi piccolissimi ogni tanto e poi mi ricostruisco, con pazienza, ma l'Attak non li mette insieme i miei pezzi persi, le cose non dette e solo pensate, le storie fatate, i campanelli nel bosco. Sono bei giorni alla fine, che iniziano male e finiscono bene, per fortuna, mi alzo con le ossa spezzate, già distrutta prima ancora di aprire gli occhi e  mi sussurro noncelafaccio noncelafaccio noncelafaccio e poi dal niente, esce fuori che è bello alla fine camminare sulle cose, a frantumare loro invece che te, e invece che non si dice, ma come pensi di vincerlo quel contest letterario, il primo e l'ultimo della tua vita, se scrivi invece che nessuno ti leggerà mai. Così, riattacca i tuoi cocci entro le 8 di mattina a bùttati di fuori, ad ascoltare le ore che passano così veloci che non ti danno il tempo di essere contate, come le pecore quando hai troppo sonno, arrivi a tre, massimo quattro, e smettila di farti in pezzi, smettila di distruggerti, non sei nemmeno così brava come pensi, a polverizzarti, se poi  ti riprendi così bene, anni e anni di esercizio, è il segreto, sù, sù, poche storie, lo sanno tutti che cadi sempre in piedi, saranno le vitamine, il rosario nella borsa che fa ridere le tue amiche- Domattina ci riprovo. Terrò le vitamine sul comodino, e mi ci faccio da subito, preparo già il bicchiere, accanto al quaderno dove scrivo i sogni per non dimenticarmeli, ma i sogni veri si sa, non si devono mica scrivere, si ricordano in automatico anche se ti svegli già in pezzi piccolissimi, frantumi di storie fatate e campanelli del bosco, che a rimetterli insieme ci vuol pazienza.

02 maggio, 2010

Prima del temporale.

Nuvole e nuvole, di quelle veloci, di quelle violette che profumano di acqua l'aria, che odore ha il temporale, non lo so, ma si sente. Viene voglia di partecipare a questa ballo della natura, di uscir fuori a saltare, ad annusare, a camminare scalza sull'erba del pratino, ad aspettare che i goccioloni vengan giù. Strani giorni di festa lassù, nella casa in collina, strane ore di sonno perso e di ansia, i figlioli, signora mia, non la smettono mai di preoccupare, nemmeno quando sono uomini fatti, a chi lo dice, e infatti, e perciò. Resta la domenica sera che è più domenica sera delle altre, solo per il fatto che sabato era più sabato degli altri, festa su festa, è così che è stato. E il temporale che arriverà, forse, tra un pò, non è che fa solo un sacco di versi e di colori rabbiosi e di tuoni nemmeno l'ombra, no, arriverà, arriverà, ne sono certa, e riempirà l'aria di quel suo essere così destabilizzante eppure affascinante, così pauroso eppure così seducente, così bello da sentire e da guardare, i lampi a illuminare e i tuoni a rimbombare, che meraviglia è, che spettacolo perfetto, che grandissima sceneggiatura. Di temporali è pieno il cammino di ciascuno, e c'è un prima, un durante e un dopo, e non saprei dire quale è meglio, fra questi, ogni scenario nella sua assoluta bellezza è a sè stante, ha colori e luci, ombre e rumori. E non saprei dire quale mi piaccia di più e quale mi rapisca ogni volta, con quale vorrei perdermi nella boscaglia fitta, o rotolare giù dal pratino fradicio, o ballare sotto ai goccioloni aspettando i lampi a illuminarmi, e forse il dopo temporale è solo un prima visto al contrario, e i goccioloni vincono setteazzero contro la pioggerellina, e allora coraggio, temporale, fai sentire la tua musica e scatena tutta la tua forza, sono qui, ad aspettarti, nascosta tra i fili d'erba, sotto un cielo di nuvole cariche, ho una camicia leggera che si bagnerà subito, e aspetto la potenza e la bellezza e i tuoni lontani e quelli sopra la testa e poi ancora lontani e mi dispiacerà, non ho paura, no che non ne ho.

01 maggio, 2010

PPM. Pigrissimo Primo Maggio.

Nessuno ha sparecchiato. Ma non da oggi a pranzo, da ieri a cena. E' un modo come un altro per dire al mondo tutto, all'umanità nella sua interezza, Ok, Oggi Non Si Fa Nulla. Ci si è svegliati tutti tardi, e chi si è svegliato per primo ha fatto un giro rapido per casa, constatato di essere l'unico vigile, e se ne è tornato nel suo lettuccio con un'alzata di spalle, in attesa che la casa si svegliasse un pò di più. Nulla si farà, perciò. E dove nulla s'intenda nulla, nulla tranne alcune cose per il famigerato CdMCamp, che sembrava da qui a mai e invece è dopodomani, o giù di lì. E Camp sia. Anzi, più che Camp, Summer Book. E qui, signore e signori, sto veramente dando il meglio di me. Che non se la tirino lei e lei, e pure Biancaneve e tutte le altre galline che dicono con aria di sufficienza, Beh, Sì, Vi Preparo Uno Schema, con fare annoiato, a dire, sì, certo, ne faccio tre al giorno, di schemi, di pattern, anzi, perchè ve lo faccio anche in inglese, cosa mi costa, ci metto un secondo, e lo faccio mentre mi asciuga lo smalto, in tutta scioltezza. Ennò. Oggi, anche la scrivente dà del suo. Non proprio del suo, nel senso che numeri, precisioni, quadrature e conti non sono affatto del mio. Per niente del mio. Ma stupirò gli astanti, anche i più increduli e voilà, con abilissima mossa, farò anche io il mio bel pattern, in inglese, italiano, armeno e turco, e già che ci sono, ci aggiungo un culatello di Zibello, và. Di fatti. Son qui da stamattina che conto e riconto e devo dire che il risultato stupisce anche me. Per nulla al mondo svelerò di cosa si tratta, perchè è una roba insolitissima e un pò strana, mica ci si poteva aspettar da me una presina quadrata. Però, viene bene. E non l'ho neppure disfatto, che è già un successo personale. Lo si vedrà al Camp in tutto il suo splendore, pubblicato sarà sul Summer Book, insomma, sto lavorando per voi. In realtà avevo in mente un altro progetto, e ho pure trovato un immagine, ma il Liceale mi ha guardato in cagnesco e allora, giocoforza, ho dovuto desistere.
Meglio di no, infatti. Questo è un progetto di KnittaPlease. Il Liceale non comprende certi aspetti artistici della vicenda, e io lascio che dica e che sbuffi e che faccia smorfie di disgusto, continuo il mio lilla progetto che quasi nessuno sa cos'è, e mi accingo, nel Primo Maggio più pigro della storia a diventare una knit designer di fama mondiale. Chiamatemi Zimmermann e non se ne parli più. 

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...