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04 maggio, 2011

Piastrelle, ecco cosa.

Mai piastrelle furono più desiderate di queste. Recuperate con grazia dalla deliziosa Elisa che me le ha fatte scegliere da un cassetto di legno, in un negozio dove sono stata, vediamo, quindici anni fa, a scegliere un lavandino di terracotta con le papere. Che ancora ci penso, a quella cucina viola, quindici anni fa una cucina viola era da ricovero immediata nel Reparto Infettivi, non so se mi spiego. Piastrelle, stamattina. Caricate sulla mia automobile trasformata per l'occasione in furgonato/telonato e scaricate dalla Medesima Scrivente Stessa,    che son pesanti i pacchi di piastrelle, oh, se son pesanti. Mai piastrelle furono trattate con più cura, disposte con precisa amorevolissima delicatezza nel luogo dove nessuno le può urtare. Di due colori che adoro, Lavanda e Mare, oggi nessun dono mai avrebbe potuto farmi più felice di così. In questo progetto, ogni giorno imparo qualcosa: che cosa è il massetto, che la guaina non è necessariamente quella che si mette dopo un parto, che prima si mette l'intonaco e poi il lavandino, giammai il contrario. E infine, che il preziosissssssssimo Chanel Riva resiste anche allo scarico di piastrelle. Però, non l'avrei mai detto.

25 marzo, 2011

Non Piace a Nessuno 2, il Ritorno.

La foto è orrenda, e va bene. Non so se si riesce a comprendere e a capire fino in fondo la bellezza, la meraviglia, il vero prodigio. L'anello. Fa parte anch'esso della mia privatissima collezione SeNonLoCompraviTu, nel senso che credo che ne abbiano venduti pochissimi esemplari. Un pò come la gabbietta, tristemente nota. Che però, molti ancora mi chiedono Ma Dove L'Hai Presa? forse per girare al largo dal luogo ove, o forse, chissà, perchè non han cuore di dirmi che piace un sacco anche a loro e in gran segreto se ne comprano una. Ma veniamo a Lui. E' un anellazzo di dimensioni inusuali, praticamente occupa tutto il mio dito medio e io che mondina son, non ho propriamente manine piccine, laboriose sì, ma piccine no. E' stato amore a prima vista, cercavo su TopShop un dono per la Princi, tutta presa da teschi e cose, e mi sono fermata a Lui. Elegante non è, fine nemmeno, anzi, sembra un pezzo di un'armatura medievale, ma mi piace così tanto che l'ho messo subito per andare a fare la spesa. Comodo? Beh, anche, dato che è semovibile nel suo movimento, è snodato, non è come una specie di ingessatura di metallo, esso si muove con le falangi sante della mia graziosa manina. Nel pomeriggio, poi, sono stata invitata a conoscere le CdM Valenzane, e subito dopo ad una palestra di arrampicata. Sì, esatto. Una di quelle palestre che alle pareti hanno tutte le montagnole e i mucchiettini colorati di forme strane, dove tu ci devi andare con una corda girata intorno alla pancia e in mezzo alle gambe, e tutt'intorno al sedere, mi pare, e un tipo di sotto che ti tiene, e deve essere un tipo cui stai veramente un sacco simpatica, se no, quello la corda la lascia andare e tu ti sfracelli al suolo, bambina, e poi ,che meraviglia, un sacco di quei ganci tutti viola metallizzati, quelli che usavo per metterci le chiavi, ma guarda tu a cosa servono veramente. Tranquillizzo gli astanti, non mi sono arrampicata, ovvio, anche se mi ero preparata e come sempre  avevo le calzature adattissime, un bel sandalino leopardato che ad arrampicare, mi aiuti a dire, ci stava secco. Rita, la fautrice di questo bel pomeriggio, mi guardava attonita e ha fatto tutto un bel reportage non a me, ma al Liceale che andava su e giù e ripeteva Che Figata, e saltellava per scendere, perchè a salire si sale a gattoni, ma a scendere devi saltellare, e mi sa che è divertente fare boink boink sulla parete, almeno questo ho capito dalla lezione. Ma non è roba per me. Io ero lì bella tranquilla, a rigirarmi il mio bell'anello che non piace a nessuno e mi beavo di ciò. Che poi per andare lì sopra bisogna mettersi tutta una specie di polverina di Trilli nelle mani, e la polverina poteva depositarsi  sul mio preziosissimo anello da pochissime sterline, un anello impolverato, non c'è limite al peggio. 

15 marzo, 2011

Dei cinque spruzzi.



L'approfondimento si impone, cara la mia Marzipan, ben perciò eccoti accontentata. Se mi si chiedono frivolezze, di certo non me lo faccio dire due volte. Niente di meglio c'è di una buona dose di cretinate, frivolitudini spicciole, cose di poco conto, per chiuder fuori per un pò le cose brutte della vita. Approfondisco perciò con grande, grandissimo piacere il dossier che chiameremo in codice Dei Cinque Spruzzi, e vi rimando qui per l'antefatto.
Orbene.
Il mio profumo storico, di sempre, nei secoli dei secoli è questo qua. Lo so che tanto nessuno avrebbe sofferto d'insonnia a non saperlo, ma intanto ho accontentato Marzipan, e fin qui va bene.
Lo uso da più di dieci anni, lo adoro come si adorano i profumi che ti fanno stare bene, sentire a posto, perfetta. Ha note di vaniglia e di fiori, sa di acqua fresca, di ambra e di gardenia. E', in assoluto, quello che amo di più, quello a me più vicino, che mi somiglia di più, più mio. Difficile da reperire, non impossibile.

Il mio secondo amore è questo qua, è l'amore dell'estate, o meglio da maggio a ottobre, sa di pompelmo, ovvio,  e vaniglia, mirtillo e bergamotto. E sa di estate, della mia. Di questo, cinque spruzzi forse nemmeno bastano, è un aroma che si ama da subito o si detesta. 


E infine, il terzo amore, il più recente, incontrato per caso circa due anni fa, durante una vacanza. Gelsomino, cocco e fiori di tiarè, estivissimo ma mi piace anche d'inverno, col freddo, sa di vento e anche di spiaggia, di pulito, non so come dire.
Ecco qua, Marzi, ora sai.
Però, adesso tocca a te, a voi.
Raccontate alle Fragole di che profumo siete. Ma che bel gioco sarà. Frivolissimo, e che te lo dico affare. Grazie, Marzi.

23 febbraio, 2011

L'indecisione.

Che lassù, nella Casa in Collina, non si sia completamente centrati, è noto ai più.
Che l'umore si altalenante, che si sia un giorno a Scilla, un altro al Tanai, lo stesso, e mi si perdoni la citazione letteraria.
Che ultimamente si abbia voglia dell'effimero, del frivolo, del nulla cosmico, e che ve lo dico a fare.
Ben perciò, si cerca sul web, si guardano le vetrine del globo terracqueo, che cosa mai andrà di moda a Vancouver? beh, è presto detto.
Si leggiucchia qua e là di must have e di mai più senza, si passano i dieci minuti che passano tra la tavola apparecchiata  e il riedere dei figlioli a smanettare su Fashiolista, a dire, bene, oggi mi vesto così, è come giocare con le bambole, alla fine, una maglia nera su questi calzoni sta un amore, faccio un salto da Selfridges, oppure sbircio le vetrine di Saks e ShopBop, ci metto una collana importante, una borsa classica e le ballerine di Tory Burch per le quali perdo il sonno da qualche sera in qua. E non scordo lo smalto, ça va sans dire.
Qual piuma al vento? Peggio.
Se poi ci si mettono pure le amiche, ad indossarti sotto il naso un sabato mattina, delizioserrimi (!) orecchini fatti a mano, color taupe, signora mia, che non è beige e non è mastice, e a dire candide, Ti Piacciono? Li Fa Una Mia Amica, beh, allora c'è davvero da sdilinquire.
Così, l'Amica dell'Avvocata Nostra,  che ha nome Maria, mi ha mandato un pacchettino.
Dentro, ogni bendiddio, orecchini importanti che stanno bene su ogni outfit, apparecchiate come si vuole, per seratone da corsa o anche per sciacquare l'insalata, con queste pietre semipreziose e questi fiorini perfetti che danno un che di retrò che mi piace davvero un sacco.
La tentazione sarebbe di comprarli tutti, ovvio, ma poichè un briciolo di senno mi è rimasto, ho scremato e scremato e alla fine, con grande fatica, la scelta si ridurrà a questi 3.
Così, non solo per le ballerine, adesso perderò il sonno anche per questa fondamentale decisione.
Domani al knit cafè del giovedì sottoporrò il prezioso pacchettino e l'atroce dubbio e loro forse mi aiuteranno.
E voi, quali scegliereste?




10 febbraio, 2011

L'Orrida Maglia.

In linea generale, generalissima, direi che quello che ho nell'armadio mi piace. Epperforza, l'ho comprato io. Ma non è sempre vero. Nel senso che magari mi faccio attirare da cose che appaiono meravigliose finchè sono nel negozio e che invece diventano sempre più sgalfe già nella strada verso casa e ci si pente amaramente di aver comprato, sebbene in saldo e sebbene fosse un vero affare, che ne so, magari non ci stanno troppe bene, non sono del colore che immaginavamo stesse d'incanto con i panataloni a righe o con quella camicettina a fiori che è un amore e cose così. Questo discorso vale per le cose acquistate. Capita però, nel corso di una vita, di fare dei grossolani errori e di essere troppo, troppo sensibile per rimediarvi. E spiego testè. Anni or sono, diciamo una decina e forse di più, presa da raptus,  confezionai con le mie mani, a me stessa, una maglia girocollo. E fin qui, che c'è di strano, Lo strano parte dall'uso della lana, una lanona da lavorare col 10 se va bene e che io lavorai invece col 6. Le esperte potranno ben capire che genere di materasso essa è diventata. E uno. In più, il colore. Sempre presa da raptus, non so come e non so perchè, la maglia è verde. Ma non un verde brillante, bottiglia o smeraldo. Un verde...morto, come ha detto la Princi questa mattina. E due. Ma il raptus non si fermò, ed ebbi la balzana idea di cucirvi tutt'attorno ai polsi e al collo, una specie di pelo, una di quelle passamanerie che tra l'altro mi costò una fucilata, all'epoca, ma che ne so cosa mi venne in mente, insomma, fattostà ed è che tale  pelliccia, e faccio fatica anche a confessarlo, è, non so come dire, arancione. E tre. Inutile dire che la maglia risultò orrida già dal primo secondo, pesantissima, forse anche un pò corta, ma insomma, la obnubilai nell'armadio e me ne dimenticai per anni e anni, non trovando mai il coraggio di sbarazzarmene. Questa mattina, aperto che ebbi l'armadio delle cose che metto poco, com'è, come non è, pensai che sì, in fondo era quasi primavera e che forse, dopo aver accompagnato i figlioli dacchè è il turno mio,  avrei  anche potuto farmi una corsetta agli Argini, perchè no, in fondo, e così, anzichè in pigiama, mi sono infilata l'Orrida Maglia. Errore ma-dor-na-le! Già perchè secondo la legge di Murphy è scientificamente provato che pronti via, quando non sei al massimo della forma e della beltà incontri persone che conosci, ovvio, ed è errore pensare certo, è mattina presto, nessuno è apparecchiato da corsa a quell'ora. NON E' VERO. Le apparecchiate da corsa ci sono eccome, nonostante fossero solo le 8, la mia Amica delle Lampadine era davvero apparecchiata ma che dico da corsa, da Scala, da Bolscioi, Chanel a nastro, trucco impeccabile e capello da copertina. Ma poichè mi vuole bene mi ha confessato che anni or sono, anche lei aveva una maglia beige dove ci aveva attaccato una roba del genere. Così, mestamente, me ne sono tornata a casa, e l'Orrida Maglia è lì, ancora ignara del suo tristo destino. Buttarla nella spazzatura o raccoglierci la polvere dal pavimento? Ancora non lo so. Quel che so è una grande verità, che ho scoperto proprio stamattina. Le Amiche, quelle vere, mai ti diranno che hai una maglia orrenda. Ma con eleganza e qualche giro di parole te lo faranno ben capire. E ti stringono la mano, dopo averti illustrato la teoria dei vasi comunicanti. Ma questa la capisce solo lei. Grazie C., per aver detto soltanto Beh, Non è Tanto il Tuo Genere. Che tradotto vuol dire: Indifferenziata. Che grandi amiche che c'ho.
Ok, l'avete voluto voi.
Ecco l'Orrida Maglia.
Ora, scatenatevi.
E grazie, grazie tante, serpenti a sonagli che non siete altro.

28 gennaio, 2011

Frivolissimo week end.

Niente di meglio. L'inverno è ancora così lungo, domani saranno i giorni della merla, fa un freddo ma un freddo ma noi qui ci è presa secca la voglia di pizzi e trine e cose sciocche, ma così sciocche, che ieri al knit siamo state così bene e perfino la Patti, sempre così elegante e misurata, se n'è andata alla Jacques Tati, ridendo e ridendo, noi il giovedì si sdilinquisce proprio, abbiamo riempito la saletta del BioCafè, eravamo un sacco e tra colli e cardigan, cerchietti a treccia che ancora fan faville, scialli e stitchmarker, siamo state come da un pò non stavamo, non so, adesso si può proprio dire che la nuova stagione del knit è iniziata alla grande, nessuna di noi avevi pensieri tristi o stava male, o aveva ansie e angosce, ed è un caso fortuito e dorato, considerando che tutte abbiamo famiglia e figli e cose e menate e tristezze sotterrate da qualche parte. Frivole, che si fa incetta dei saldi di Zara, dove le cose qualunque che era già un furto pagare 40 euro adesso costano 9 o 10 e allora perchè no, alla fine. Vero che non ti serve, vero che hai un armadio che straborda, ma si può dire di no a una camiciola che costa solo 5 euro? No che non si può. In più, da pochissimo si è scoperto Fashiolista, che è una figaaaaaaata, come dice la mia Amica delle Perle, che è un pò come guardare la vetrine o entrare nel negozio e dire, ok, Me Lo Tiene Da Parte? e ci puoi mettere tutto quello che vedi nel web e che ti piace, che fa parte di te, che ti compreresti, che poi, a vedere tutto insieme sembra davvero di mettere il naso dentro al tuo armadio, ci sono le cose che ami da sempre, e questa nuova mania, il pizzo, che ieri ci ho provato coi leggings, ma davvero, era troppo, troppo freddo anche per me che già medito che forse si potrebbe già andare in giro senza calze. Frivola son, nella mattina del venerdì, frivola son che tra poco mi calerò  nell'astigiano per un bel progetto, frivola ma sul pezzo, sissignori, che oggi la mia casa sarà a pienissimo regime, dal pomeriggio, Fidanzata con Cagnolino, sembra il titolo di un quadro, il PiccoloIng. fa lievi richieste di menù per il pranzo di domenica, saremo tutti e sarà un bel casino, un bellissimo, caldissimo, chiassosissimo  casino.
Così son le donne frivole, che il giovedì si sdilinquiscono e il venerdì son bell'e pronte a organizzare, a fare e a preparare, l'animo leggero, perfino un pò felici che detta così sembra un peccato, che le tristezze,le angosce e le menate le hanno sì, ci sono sì, ma che davvero si sono nascoste, sotterrate da qualche parte e almeno oggi, a ben pensarci, nemmeno si ricorda più dove.

25 novembre, 2010

Il cassetto della biancheria.

Tempi durissimi, lassù, nella Casa In Collina. Alla gestione di tutta la vicenda, nonostante si sia a ranghi più che ridotti, occorrerebbe una squadra di domestiche, un maggiordomo, un autista, un cuoco giapponese, un cuoco del territorio, un'istitutrice, un addetto alla sicurezza, un supervisore, di badanti, no grazie, ancora non ce ne servono, graziaddio. Di tutto ciò, ben se n'è resa conto lei, in visita pastorale ieri pomeriggio alla mia magione, passando non dalla strada ma dal sentiero e chiamandomi dalla siepe dell'alloro, proprio in fondo al pratino, che in effetti conosceva le poltrone di fuori, il Liceale, i cani, e le mancava solo il gatto, ma ho proceduto alle presentazioni. In tutto questo delirio, ieri sera, sul tardi, m'è punta vaghezza di dare una sistemata ad un cassetto, che di solito le faccio, queste cose, così, senza programmarle, mi vengono fuori come non saprei. Ho voluto sistemare il cassetto della biancheria, che a dir cassetto delle mutande sembra di dire una parolaccia, ma invero è quello che ho fatto, quale donna non ne possiede uno, di cassetto, intendo, atto a conservare la biancheria? Ecco, consiglio questo esercizio appena prima di uscire scelleratamente per un giro di shopping che includa LaPerla, Intimissimi, Victoria Secret's ed affini. Il cassetto della biancheria la dice lunga sulla donna  cui appartiene, se oculata o sdilinquita, se diavolo, acqua santa o tutt'e due. Infatti, sfido ogni lettrice a non trovare nel proprio cassetto quanto segue. Mutande di ogni fattura e per ogni occasione. Da matrimonio, da corsa, da gara, da guerra, da vestito trasparente, perizomi, brasiliane, tanga, coulotte, di pizzo, di cotone, di seta, di seta lavata male, di chiffon, di cotonaccio da mercato, avute in regalo e immettibili, da Capodanno (le odio di cuore eppure ne ho ricevute in regalo da un'insospettabile vecchietta e non ho cuore di buttarle), nuovissime col cartellino, della taglia sbagliata, troppo larghe, troppo strette, scomode, spaiate. E poi i reggiseni. Anche qui, da gara e da guerra, come no, con spalline, senza spalline, a spalline incrociate, a senso unico alternato, diritto di precedenza, ah no, confondo con la Princi che sta prendendo il patentino. A balconcino, a terrazza, con ferretto, senza ferretto, da palestra, da corsa, quella vera, di pizzo prezioso, di pizzo scadente, da educanda, da bordello, un pò rovinato ma ancora bellissimo, cui insomma siamo affezionate. Non voleva essere un post fetish, ma mi rendo conto che. Ier sera, mentre attendevo l'ora di ritirare il figliolo all'allenamento, ho impiegato una buona mezz'ora a dare un senso al cassetto della biancheria. Ora, è tutto impeccabilmente in ordine, a posto, in nuance di colore, il nero col nero, il bianco col bianco, un cassetto solo per il viola, per forza. Però è un bell'esercizio di stile. Se al mattino una si sente Maria Goretti sceglierà un colore tenue, candido, meglio,  senza orpello alcuno. Se invece si vuole osare, un bel verde sottobosco, un arancio squillante, un fucsia peccato. Ovvio che nessuno lo vedrà, a meno che, ma apparecchiata per bene anche nel profondo, una si sente segretamente perfetta.  E nulla tema il mio Sposo lontano, si fa per parlare, sù. Ma che carattere!

19 novembre, 2010

Knit & The City.

Sì, in effetti ci mancavano solo i marker fatti a pizza. Ma quanto ci è piaciuto, ieri sera. Il knit cafè del giovedì, le chiacchiere, le battutacce da osteria, da vicolo, e poi i discorsi seri, bell'e compìte, siamo o non siamo madri i famiglia, spose esemplari,  compagne amorevoli e tenerissime? Beh. A vederci ieri proprio non si sarebbe detto, abbiamo riso fino alle lacrime, girato per una città lucida e deserta e bellissima, càpita così di rado di guardare la città così, e dire che è bella, con la nebbiolina, la pioggia, un figliolo semi congelato da ritirare all'allenamento, confessioni, rivelazioni, vi dico una cosa di me che non sa nessuno, sì, ma che oche sono quelle tre che ci hanno paccato, è così che si dice, è così che dicono i figli che ci girano per casa, e sono tanti, accidenti. Siamo state così bene, l'Amica delle Perle al massimo della forma, a bacchettare il cameriere, Guardi che Vaniglia si Scrive con la G, ma che ci dobbiamo fare, così ce l'han data e così ce la teniamo, la Milanesa, poi, che si fa chilometri per stare con noi, che siamo una cura per tutto, per i musi, i giramenti, le sversitudini, financo per il mal di testa, Vengo a Pranzo da Te, mi dice, tanto, già gliel'ho detto, alla Casa in Collina sempre ci sarà per te una ciotola di zuppa calda, un pagliericcio e dell'acqua fresca per dissetare il tuo cavallo, e siamo squinternate, lo so benissimo, ed una volta ogni tanto squinternare non è così sbagliato, anzi, fa bene all'anima, e chi squinterna in compagnia eccetera, ma che bello, però, le mie amiche del knit, della vita, le più care che ho, e ieri per scherzo ho chiesto Ma Cosa Avrei fatto Se non Vi Avessi Incontrate, già è vero, che cosa, no, non lo so.

28 ottobre, 2010

Mi sa che stiro.

Ben mi conosco. La voglia di comprare scarpe in maniera incontrollata, ossessivo compulsiva, arriva insieme all'autunno, insieme alla nebbiolina, col grigio pallido che c'è di fuori. Ben mi conosco. Non un particolare tipo di calzature, vale tutto, siano Ugg o tacchi da tangenziale come quelli che l'Amica delle Perle si è misurata giorni orsono, lei che è sempre così bon ton, così BCBG, che ha sempre fiocchi e fiocchettini e ballerine rasoterra, a vederla arrampicata su un tacco 12, plateau e borchie escluse, ha fatto un certo effetto ad Afef e alla scrivente lì presenti ad assisterla nella scellerata prova. Ben mi conosco, appunto, e stamattina avevo voglia di scarpe. Nulla di strano, c'è chi si sveglia con la voglia di polenta, chi di lamponi, e io di scarpe. Male non fa. Quel che preoccupa invero è che la voglia di scarpe porta racchiuso in sè un ben preciso stato d'animo, una specie di travaglio interiore, qualcosa di simile a un desiderio di volare ma di voler restare al contempo  ben salde sulla terra. Un concetto inestricabile, nebuloso, ma che trova le sue tesi avvaloranti in più di un sacro testo, Elle, Marie Claire e cose del genere. Frivola son, ben me ne rendo conto, ma ad una più attenta analisi, l'opprimente desiderio di scappare in città e saccheggiar negozi cela l'assoluta negligenza, la totale mancanza di ispirazione alcuna a scendere di sotto e iniziare una pratica odiata e abiurata, negletta e irrisa. Ho mal di testa, mi bruciano gli occhi e trovo ogni scusa possibile e immaginabile per sottrarmi ai miei impegni, socchiudendo gli occhi e immaginandomi circondata di decolletée e ballerine, ankle boots e stringate maschili, sneakers e morbidissimi Ugg, con commesse cinguettanti e amiche che approvano o detestano e farei carte false per uscire alla chetichella e far finta di niente e raggiungere il corso ed ivi mettere in pratica il mio diabolico piano. Meglio che mi metta il mio bel cuoricino in pace. Ben mi conosco, si diceva. Succede sempre così quando devo stirare.

25 ottobre, 2010

Modalità bleah.

E' piovuto di tutto, questo mondo e quell'altro e rami e foglie, ed è tutto appiccicoso e umidiccio, freddo   nemmeno tanto ma tutto un tergicristallo e pozzanghere e  goccioline. Uno si sforza a dire, bene, buon lunedì a me, ma qualche volta è così stramaledettamente difficile, non è un bel vedere iniziare così, is cerca di darsi un contegno, trovare una ragione, e oggi avrei anche voluto mettermi i tacchi e ho preso la decisione solenne di non tagliarmi più i capelli fino a quando potrò ancora avere il carrè che mi piace tanto, e nel week end mi sono documentata e ho una lista lunga così di must have per il prossimo inverno, al quale, dannazione, non sono ancora lontanamente preparata. Psicologicamente, intendo. Così, mi vien la nausea a guardare di fuori, e a mettere in fila ciò che devo e ciò che invece avrei voglia di fare, e non so mica quale sia la  lista più lunga, So solo che non saranno due stupide gocce a guastarmi l'umore, che vorrà dire che farò un pò di quel che devo un pò di più di quel che ne ho voglia, qualche volta le soluzioni sono proprio lì, sul tavolo e tu non hai da lambiccarti tanto il cervello per trovarle, è una vecchia teoria ma funziona sempre. Funziona anche oggi, e la applicherò con diligenza, apparecchiandomi per bene, mica perchè piove si deve andare in giro vestite a casaccio, scarmigliate e non troppo in ordine, Forse non è la soluzione universale, ma un velo di rossetto aiuterà, o uno smalto scurissimo, un bel colore autunnale, intramontabilissimo. Soltanto, rivedrei la calzatura, il salto della pozzanghera col tacco viene male. Calze? Non ancora, signora cara, non ancora.

09 settembre, 2010

Ci risiamo.

Bello è bello. Anzi, bellissimo. Un pò come questo qua. Noi qui da un pò ci s'ha la fissa per gli smalti. Introvabile anche questo, mi pare il minimo. Già Lei ne aveva parlato, e Paradoxal di qui, e Paradoxal di là. Niente di meglio di un quieto dopocena, i figlioli sparsi, lo Sposo assorto, sedute in cucina a imbellettarsi un pochino, con sapiente lentezza, a disquisire di riflessi e texture,  che non s'ha d'andare in nessunissimo luogo, ma che questo smalto violaceo cangiante che vira al grigio e strizza l'occhio al melanzana, con uno sguardo all'indaco e una punta di  perlaceo, ci piace, ci piace proprio un sacco. Come si dice, Le Cazzate Son Carezze, e di ciò, mi aiuti a dire, son ben esperta.  L'autunno arrivi pure quando vuole. Io, nel frattempo, mi sono portata avanti. 

23 marzo, 2010

Le cazzate son carezze.


Ho creato un caso. Strano orpello, questo del blog. Una si sveglia, si sente storta, stortissima, inversa come Po e che fa? lo scrive. E scrive subito dopo che, magari per non farsi prendere dagli eventi, dalle cose, per non centrare in pieno l'entrata del tunnel ma di scansarlo via via, pensa a una cretinata, che so, calze a pallini, un profumo che sa di bosco, e, alla fine, l'Introvabile Smalto. Il delirio. Sù e giù per lo stivale tutto, in ogni angolo recondito dell' Italica Penisola, tutte a dannarsi, a farsi degli sbatti da cinema per trovarlo. Ho perciò una mappa ben precisa di tutta la vicenda. A Firenze, lei lo ha trovato, alle amiche non è granchè piaciuto ma lei chissenefrega, lo ha adorato all'istante. All'alba di stamani, da Perugia, la Vicina del 12 mi manda un secco Quaggiù Niente e dopo qualche ora, TrovatoMaCheGuerra, che già me la vedevo, compunta ed educata a strattonare il prezioso boccettino dalle mani di un'altra sciura, indegna di tale sciccosissimo liquido color tortora/mauve. Due Avvocate a Torino, dieci minuti in Corte d'Appello e tutta la mattina in giro per negozi e vetrine e scintillar di cose, anche loro in missione, ancora non so l'esito ma relazionerò appena saprò. Da Alba invece non si va tanto per il sottile, si scorre mentalmente la rubrica, Vediamo, dice, Potrei chiedere a, nientemeno che in Azienda maccerto, come ho fatto a non pensarci. La mia Amica della Moda lei sì che ci sa fare, se ci fosse ancora la Coco buonanima, non si farebbe scrupoli a suonarle il campanello, Scusi, Avrebbe un Dado, e mentre c'è, venti boccettini di smalto, lo sa che le mie amiche ne vanno pazze? Questo è l'antefatto. La tesi è. Che mi ci hanno fatto pensare, che ognuna di noi ha figlioli scellerati e mariti complicati e impegnativi, e case cui badare, e lavori, che vanno sì, che vanno no, che vanno così, e ansie e paure, e casini inenarrabili, e questioni e debiti e faccende e depressioni e nervosi e cattiverie e grane e situazioni. Che a pensare alle cazzate, si dice a Perugia, male non fa. Stacchi un momento, non è detto che le cose si risolvano, anzi, certissimo che no, ma almeno lo fai un pò sorridendo, che non ci hai pensato per un pò e già ti senti meglio. E con una manicure piuccheperfetta, che di questi tempi, mi aiuti a dire, son soddisfazioni.
Alle mie Amiche sparse un pò dovunque, felice di farvi una carezza anche da qui.

19 marzo, 2010

Introvabile.

E' un colore non definito, tra il mastice, il tortora, il beige, il marroncino. Quel che so è che è un must. Mi piace, sì, o meglio, comincia a piacermi, nel senso che appena l'ho visto ho fatto bleah!; il quarto d'ora dopo mi sono detta Mah! e adesso lo adoro. Banderuola che non sono altro, ma in effetti è un pò azzardato, dopo anni di militanza Rouge Noir, passando per il Blue Satin, approdare con leggerezza a questo 505 Particuliére che è già esaurito dovunque. Le fashion addict lo ben sanno, è così cool, così improbabile, così bon ton, così dannatamente chic. Si vedrà. Certo, il colore dà il meglio di sè sotto il tiepido sole primaverile e questo fine settimana tutto promette tranne che sole, venticello e fiori di pesco. Ma intanto, si fa una specie di esercizio, lo si guarda con attenzione, si cercano sfumature e somiglianze, sembra anche un pò mauve, a guardarlo bene, come fa a non essere bellissimo? Un oggetto del desiderio, la vera novità di questi giorni imperfetti, un cucchiaino di frivolitudine nel folle impasto di una vita frenetica e incasinata, tra figlioli e questioni, mariti illustri e amiche storneggiate come e più delle scrivente. Si prova un pochino, appena dopo la doccia, si stende con cura, su un dito soltanto e lo si guarda da lontano, la mano tesa, la faccia dubbiosa, a dire, Come Sta? Lui, il famigerato 505 Particuliére va provato nel chiuso della propria magione prima di sfoggiarlo in pubblico, eccerto, dacchè io già lo possiedo. Imperfetta sì, storneggiata anche, ma dilettante, giammai.

16 marzo, 2010

Calze a pallini? Massì.

Ogni tanto, qualche volta, ci si veste pure da donna. Nel senso più pieno del termine, la gonna, per cominciare, e le calze, per finire, che sono giorni che vado in giro senza e le boccacce farò alla mia Amica delle Foto, quella che mi somiglia tanto, quella col marito figo, a dirlo sottovoce, tanto lo sanno tutti che ho fatto il patto di sangue, lo abbiamo fatto tutte, tranne forse la mia Amica della Pastiera, che lei lo sa che è lei, quella coi due figlioli più due, che cucina per reggimenti ogni volta, e per forza, i miei più i suoi fanno già un bel numero. Sì, stamattina ci si veste da donne fatte, un pò da sciure, và, che ogni tanto non fa male, un vestitino accollato, il tacco no, ancora non me la sento e poi, decisamente, il tacco si mette solo per incontri torbidi, nel caso e qualora, ma dato che qui di torbido, che il Cielo mi ascolti, un bel nulla c'è, lasciamo le scarpe da viale nella loro bella scatola e nel loro bell'armadio, che è meglio. Ma le calze, stamattina, van messe, signora mia, mi andrà mica in giro col tubino Prada e la gamba nuda, bianchiccia, nemmeno tanto tonica che ancora la sua amica Afef non ha iniziato gli allenamenti con lei, si dice la prossima settimana che si andrà a correre agli argini e io già tremo al pensiero, Afef lo sanno tutti è quanto di peggio si può scegliere per andare a correre, chiacchiera sì, ma non si ferma un secondo, nemmeno per respirare un pochino, nemmeno per bere, o mettersi la felpa o per salutare qualcuno, maleducata, lei saluta e se ne va, le buone maniere non sa neppure dove stanno, sciagurata Afef. La calza, signora mia bella, in questa primavera appena accennata ma già così bella, anche se incolore, nessun fiore, ha visto? solo quelli al mercato, nei vasini, da mettere nelle aiuole, ma la calza, dicevo, mi va a pallini. Impalpabilissima, trasparentissima, appena appena, peccaminosa ma nemmeno un pò, dipende da che parte la vuole guardare, i pallini sono discreti, danno un tocco un pò anni 30, non so bene dire come, ma mi piacciono e allora ok, vada per i pallini, stamattina. E poi, si dice che presto arriverà un regalo lassù nella Casa in Collina, una bicicletta nuova di zecca su sui sfrecciare per la città, un bel cestino di vimini, si parcheggia lontano e poi via. Così, tra Afef e la bici, ci si prepara ad un'estate bella soda e bella tonica. Per ora, calze a pallini e scarpe rasoterra. A voile, chiffon e tacco 12 si penserà poi.

15 marzo, 2010

Pavimenti Chanel.

L'efferato delitto si consumava giorni addietro, lassù, nella Casa in Collina, ma solo in queste ultime ore ne viene data notizia. Distratta son, sbadata son, non è mistero. Mi accingevo a dare una sistemata alla mia umile magione, senza voglia alcuna e con una discreta premura, in verità, dacchè qualche scellerata compagna di merende mi attendeva in città per una chiacchiera veloce e un accenno di gossip, così, per non farsi mancare niente. Ora, mi capita ogni tanto di ricevere in dono campioni di profumo non mio, così, per farmi provare, per farmi annusare cose differenti, e dato che alla Princi piacciono molto, li accetto di buon grado anche se fedelissima son ai miei profumi del cuore, ciclicamente. Ora il mio cuore batte forte per questo qui. Mi apprestavo perciò a rassettar con grazia, quando un mio sbadato gesto fece precipitare nel vuoto una preziosa mignon di Chanel n.5, disintegrandola, e rovesciando il suo aureo contenuto sul pavimento. Deve essere una moda in casa mia, disintegrar cose, dacchè il mio Sposo, sabato sera, ha ben pensato di scagliare con forza il telecomando contro un figliolo insubordinato, che, furbescamente, si era già dileguato. L'oggetto si è così infranto contro il muro e poco dopo si poteva assistere alla gustosissima scena della scrivente carponi sotto il prezioso tavolo del bis-bis-bis nonno a raccattare pile, molle e componentistica elettronica varia. Tornando a Chanel. Che fare? Mica potevo raccogliere il profumo con le mani. Mica mi ci potevo strusciare come una salamandra per cospargermi e non sprecarlo. Lampo di genio. Ci lavo il pavimento. Così, ho preso il mio attrezzo delle pulizie più cool del mondo, e l'ho pucciato con eleganza nel liquido suddetto, avendo cura di lavarci tutto il pavimento. L'apoteosi. L'inconfondibile bouquet di Chanel n.5 si è impossessato della mia casa, o almeno, di quella parte di casa, e benchè siano passati due giorni, si sente ancora, forte e chiaro. Sono certa che nemmeno Victoria Beckham lava i pavimenti in siffatto modo. E la prossima volta che l'Illustre Uno e Trino avrà voglia di dilettarsi nel lancio del telecomando, se non altro ne raccoglierò i pezzi da un pavimento impeccabile e profumatissimo. lassù, nella Casa in Collina, si fa di necessità virtù. E non è mica poco, sa?

05 marzo, 2010

Potevo esimermi?

Ma certo che no. Potevo forse lasciarli nel negozio di Caterina? Certo che no. Potevo forse dire Belli sì, ma Non Fanno Per Me? Ma come. Questi sono i miei. Le mie. La mia. Il mio. Ecco, il mio va meglio. Perchè infatti, quello raffigurato lassù nient'altro è che...un auricolare. Giaggià. Ci si può sentire in tutta scioltezza, correndo nella bruma, nella neve, nella tempesta, la propria musica dal proprio iPod. Oppure, ci può collegare il BlackBerry e ciaccolare con grazia, avendo però le orecchie bene al caldo e non avendo alcuna tema di beccarsi un'altra multa per Guida da Oca Chiacchiericcia Senza Auricolare, è così che si chiama. Il fatto poi che sia knittato in lana morbidissima e foderato di una specie di peluche lo rende unico nel suo effimero e frivolo genere. In casa mia han detto Adìo, come dicono di solito quando compro qualcosa di improponibile, ma la Princi lo guarda già con aria rapace, Che Bello Mamma. Giaggià. Lo userò per pascolare i cani in collina, nelle fredde mattine di marzo, nel ventaccio of the fork che c'era quest'oggi, nella neve che ci sarà domenica. Ci andrò a correre, dovrò ben ricominciare prima o poi, e non avrò paura di buscarmi il mal d'orecchie, ben protette esse saranno. C'è da sperare che faccia ancora un freddo becco per un pò, così lo potrò per ben sfoggiare, anche sul corso, epperchennò. Felice di questo frivolo acquisto, stasera lo mostrerò al mio Amico Artista, e so già che commenterà Dove C'è Gusto Non C'è Perdenza. E io lo adorerò, seduta stante.

24 febbraio, 2010

Balsamo.

Il profumo del bagnoschiuma è rimasto sulle scale, credo che ne usi una quantità invereconda, o forse è la sua pelle di pesca che ne trattiene l'aroma per così tanto. A pensarci bene forse è il balsamo, che grande magia per le ragazzine il balsamo che sa di caramella, anche io ne andavo matta, all'età sua, ti fa i capelli di seta e di ammanta di un'aurea di meraviglia, rendendoti perfetta, o almeno così credi, ed è un bel credere, in fondo, basta un pò di balsamo e sei invincibile. La mattina presto ha un odore di buono, qui dentro, di caffè e di cocco, di zaini stracolmi, e di profumo da maschio. Son giorni che vanno avanti male, un pò spinti, puntellati di qui e di là, si devono prendere decisioni, fare cose, riordinarne altre. Vanno avanti a fatica, si reggono appena in piedi, barcollano come ubriachi nel vicolo e vorrei avere il coraggio di cantare una canzonaccia, una volta tanto, da ubriaca, e di dire vaffanculo a tutto il mondo e con licenza, s'intende, che stamane in realtà non è mica una mattina come le altre ma una mattina mondanissima, la Settimana Della Moda a Milano, mica la Sagra delle Frittelle a Roccaraso. E allora si sceglie un look appropriato e consono, si è accantonato il sandalino di velluto senza calza, anche se si è state così tentate, ma così tentate, si deciderà un abitino semplice e glamour, un trucco leggero e una passata di gloss. Oggi, il vaffanculo al mondo lo dico da Milano, vado a giocare un pò e a fare la scema a parlare di niente, di effimero e di vacuo, di assolutamente inutile e così meravigliosamente attraente, vado a vedere le lucine, a bearmi di un mondo finto e totalmente frivolo e infiocchettato, vado che ne ho bisogno, vado che mi sembra il minimo, vado perchè eccheccavolo, ogni tanto ci vuole, vado e basta, e prima di andare, col trucco, il gloss, la borsa giusta e tutto il resto, esagero col balsamo alla caramella, che ti fa sentire a posto e perfetta, profumata e in ordine, coi capelli di seta e il cuore invincibile.

09 febbraio, 2010

Vanesio Day.

Un regalo improvviso di quelli che non aspetti, non è mica il mio compleanno e non è neppure Natale. Un regalo, così, non deve essere prezioso, scatolino piccolo o monogramma, si comincia così a chiedere Cosa Mi Hai Regalato? Dai Che Indovino. Nulla di questo. Mi faccio un regalo da sola, trovo la carta e me lo avvolgo, nastrino e fiocco, sono bravissima a fare i pacchetti, ho una scorta di nastrini e fiocchetti di precedenti regali e riciclo, riciclo da matti, i pacchi li faccio da me, grazie, mai regalato un libro avvolto nella busta di Feltrinelli, per esempio. Oggi mi faccio un regalo, non so bene cosa ma me lo farò, diciamo che me lo sono meritato e anche se non è vero, che importa, mica nessuno viene a controllare. Un regalo qualunque, foss'anche un bel pensiero, un bel momento di calma, una tenerezza, una frivolitudine improvvisa, voilà. Si ha voglia di leggerezza, di stupidaggini assolute, di effimero, di chiacchiere in un bar del Corso, l'Amica delle Perle è dea incontrastata in questo, si aspetteranno i figlioli che escono da scuola ciondolando un pochino, qualche vetrina nel gelo che c'è, ci sono ancora dei saldi se guardi bene, con pochi euro ti porti a casa un maglioncino, un vestitino, ci si proveranno i rossetti sul dorso della mano, ci si spruzzerà di profumi nuovi che non ti appartengono, così, per vedere di nascosto l'effetto che fa. Si usano questi espedienti per contrastare la giornata che c'è fuori, perchè ieri ci si è fatti un culo quadrato, in grazia di Dio, e oggi invece si rallenta un pochino, non importa come e dove, a domani ci si penserà, e in nome della carica che ricopro, Addetta Cazzate, signori miei, istituisco qui ed ora una bella festività, oggi nove febbraio VanesioDay, la mente sgombra, un bel respiro, cose leggere e di poca importanza, un regalo da niente, purchessia.

27 gennaio, 2010

L'Inutile Aggeggio.


Qualcosa mi dice che, sul globo terracqueo, siamo stati in 5 a comprare tale inutile, assurdo, delizioso oggettino. Me ne sono accorta da subito, quando ho fatto un mini sondaggio sugli abitanti della Casa In Collina. Guardate Cosa Ho Comprato e Indovinate Cos'è. E' uscito di tutto. Tutto, tranne la risposta esatta. E' un "tagliameleaspicchi-con levatorsolo incorporato-e già che c'è anche i semini". Non credo che sia questa la dicitura esatta, e sull'involucro era scritto in tedesco e ahimè, Ursula, la mia Amica Teutonica, non era accanto a me per farmi la simultanea. Insomma, è un bell'oggettino. Esso consta di una parte di plastica, color lavanda, eh già, a forma di mela, dalla quale partono a raggiera una serie di mini lame, affilatissime. procedimento. Si acchiappa la mela, si lava e si asciuga con cura, anche se a me la frutta lavata non piace perchè sa di acqua, e allora la lavo e la lascio lì e la mangio il giorno dopo, ma questa è una mia complicazione personale intrinseca e si legge con chiarezza nel mio libretto di istruzioni accluso. Ma torniamo alla mela. Acchiappata che si è, e posata su un piattino di colore contrastante, si poggia con grazia il tagliaemeleaspicchiconlevatorsoloincorporato e si esercita una pressione decisa sulla mela medesima. Gli ooooooohhhhhhh di meraviglia e stupore non si conteranno, fra gli astanti. La vostra bella mela verde Granny Smith sarà lì, succosa e croccante, bell'e pronta, senza semini e senza torsolo, per essere consumata. Si sa, una mela al giorno eccetera, e io che oculata son, ho anche comprato l'aggeggino per rendere più cool anche il rito banale di mangiare una mela. In casa scuotono la testa, l'Isoscele Sposo ha sibilato Uhm, Utilissimo, i ragazzi hanno fatto una smorfia di sufficienza. Solo la Princi, che è mia alleata in questo covo di maschiacci, mi ha guardato adorante e mi ha detto, Mamma, Ma Non Ce l'Ha Nessuno! E' vero bambina. Ci sarà un motivo.

19 gennaio, 2010

...frivolafrivolafrivola...

Direi che ci vuole, anzi ci vorrà. Come ho ripetuto fino alla nausea, non è stato un inizio d'anno così luminoso e meraviglioso, direi ombroso e noioso e direi anche merdoso, chi viene, l'Accademia della Crusca a farmi sciacquar la bocca col sapone? Devo avere anche letto da qualche parte che ieri , credo il secondo lunedì di ogni gennaio, è il giorno in cui per forza di cose l'umanità tutta si sente depressa, triste, angosciata e malinconica. Una mera questione di bioritmi, le feste passate, il clima, la primavera lontana, malanni e cose così. Insomma, un giorno da cancellare dal calendario, potendo. Ma c'è altro di molto più semplice, che si può fare, voilà, con uno schiocco di dita. In realtà, un 'Anima Pia m'è venuta in soccorso e mi ha testè proposto, Deh, Che sei Tristanzuola, perchemmai Non Ti Rechi Meco a Saccheggiar Leggiadra Qualche Negozio Della Mia Città Natia? E che, me lo faccio ripetere due volte? Stufa, stufa, arcistufa di magoni, lacrimucce e affini, ne ho fin qui di pensieri pesanti e bui, di tachicardie e di zero sonno. Domani, eccheccavolo, mi regalo una giornata di libertà non ci sono per nessuno, porto i figlioli a scuola e via, non mi troverete mai, o almeno non prima di sera, m’incontro con la mia Amica della Moda, che lei di queste cose ne capisce, spengo tutto, anche il cervello, laddove necessita, e mi beo di questo giorno di frivolitudine maxima, di beato niente, di superfluo, effimero e assolutamente irresistibile. Prometto di essere più che morigerata. Un gonnino smilzo, un abitino bon ton, un tailleurino bcbg, un maglioncino a collo alto. Il Sommo Sposo, ignaro di tutto, sarà messo al corrente solo a fatto compiuto, anche se temo per la mia incolumità. “ E tutta questa roba, da dove arriva?” La sventurata non rispose.

millecentoundici cioè 1111 post. M'è presa secca la mania dei numeri?
.tumblr.la douleur exquise.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...