09 maggio, 2006

Uno soltanto.


Bellissimi da vedere, tutti insieme. Le cioccolate Lindt Excellence. Un vero turbamento.La cosa che più sconvolge, in realtà, sono che te le compreresti proprio tutte. Quello al limone, all'arancia, al Grand Marnier, quello fondente e al latte insieme, mai visto, quello alla menta. E' buona norma astenersi. Guardare e non toccare, si sa, è un dogma da seguire, assolutamente. Però, a vederle così, tutte belle allineate, ordinate, educate, graziose, con il loro bel packaging sobrio e sottile, una certa voglia ti viene eccome. Ci si aggirerà per gli scaffali stracolmi di ovetti e di Lindor rossi e blù, si infileranno non viste le mani nel mucchio delle caramelle fondenti alla frutta, per poi tornare lì, davanti a loro e dirsi che sì, in fondo, un regalino per i bambini male non fa. Si comprerà quello all'arancia e mandorla, fondente al punto giusto, che piace a tutti. Quello alle menta per un Infante, quello alle nocciole per il tuo consorte. E poi, si penserà. Beh, in fondo, che male faccio? Si prenderà la tavoletta più bella, quella più cool, quella col disegno violetto e le scritte un pò inquietanti, Noir, Edition Limitée... Si penserà che lo sportello della credenza è arancione e che in fondo non ci sta nemmeno male all'interno. Viola e arancio sono da sempre una buona cosa. Si prometterà a se stesse e una mezza dozzine di santi e affini che se ne consumerà un quantitativo ragionevole, un quadrettino al giorno, così, senza pensarci tanto sù. Myrtille Intense, mai visto prima. Ci darà un piacere sottile, innocentissimo e paradisiaco.
E che il mio personal trainer non lo sappia mai.

Fulmini e saette


E anche una manciata di grandine, che male non fa. Ho idee confuse riguardo al temporale. Non so bene se amarlo: di un amore assoluto, che mi fa venir voglia di uscire in giardino e prendermi tutti quei goccioloni addosso, e sentire il profumo, perchè, lo sanno tutti, il temporale ha un suo profumo ben preciso, che sa un pò di acqua fredda e un pò di garofano, un miscuglio, ecco. Oppure se averne un pò paura, tirarmi il piumone fin sopra la testa e sbirciare fuori solo un pò, Direi che mi piace. E poi, che cosa bellissima guardare le foglie. Perchè le foglie, col temporale, cambiano colore. Diventano da verdissime ad argentate. Molto chic. Il temporale di stanotte (o era stamattina?), è stato veloce e intenso, come lo sono in genere i temporali d'estate. E questo mi fa pensare che ho avuto ragione a fare incetta di costumi e parei anche se in giro ci sono ancora stivali e piumini. Signore e signori, sono felice di annunciarvi che, ufficialmente, estate lo è per davvero. Meraviglia.

08 maggio, 2006

L'australopiteco.


Cominciare la settimana ripassando in macchina l'australopiteco con l'Infanta, si può riassumere in un'unica frase: Cominciano Bene. I lunedì mattina a Villa Villacolle, di solito hanno un che di traumatico. Stamattina, affatto. Tutto era di una calma sospetta, tutto era al suo posto, nell'incastro delirante di zaini, merende, libri, e chi prende chi. Non sapevo che mi aspettava Lui. L'australopiteco. In fondo, il lunedì mattina alle 8 è cosa nota, ancora non si è del tutto collegati e anche una mezza paginetta di terza elementare può rivelarsi di una difficoltà ciclopica. Ma non è stato grave. Dopo il week end tranquillo, dopo i vari Moggi peccatori, gli Elkann col maglioncino, la trasferta all'agriturismo dal nome romantico, con le ortensie e i cavalli, direi che, concentrarsi per un quarto d'ora non è cosa da poco. Ma non è importante. L'Infanta saprà la lezione cantando, le sinapsi celebrali avranno ripreso a funzionare a dovere, e si sarà capito che in fondo, a voler ben guardare, forse loro del tutto estinti non sono affatto. Gli australopitechi, intendo.

06 maggio, 2006

Il perchè.

Ci sono pomeriggi strani. Che ti vengono le domande più assurde, le risposte, qualche volta, i non so molto più spesso. Pomeriggi di sabato, la giornata mondiale Dell'Ognuno Fa Quel Che Vuole, SIA leggere sul divano, con un occhio alla tv, un altro alle mail, un altro agli altri abitanti della casa, che sono tanti, e fanno sembrare questa, più che una casa, appunto, un ostello della gioventù, con telefoni, telefonini, satellitari e computer e msn e segnali di fumo e piccioni viaggiatori e missive con ceralacca e bigliettini sotto alla porta e urla dalla finestra Vengo Giùùùùùùù, Ma Ce L'Hai Il Palloneeee?e cose del genere, SIA (un bel respiro) che so, guardare fuori dalla finestra e pensare e basta. Il giorno dei grandi perchè, delle domande bizzarre, sul senso cosmico della vita in sè medesima. Il delirio.
  1. Perchè si devono leggere i quotidiani al supermercato, che poi lo leggi e stropicci e hai voglia a cercare di piegare ma lo lasci lì tutto molliccio e schifoso e sembra vecchio di settimane e invece è il giornale di oggi, non ce l'hai 1 euro per comprarti il giornale?
  2. Perchè ad un certo punto dell'anno certe donne decidono che si devono mettere le calze a rete, perchè "con" fa caldo e "senza" non si deve, ma li abbinano in maniera improba e dire che è di gusto barbaro è insignire Teodorico re Dei Goti del Titolo di Grand'Ufficiale della Repubblica Italiana?
  3. Perchè la gente saluta con SALVE, che tradotto vuol dire, non ti ho riconosciuto, non mi ricordo chi sei e non mi interessa e non so se ti dico buongiorno o ciao e allora mi salvo con salve che faccio sempre la mia bella figura e poi magari chiederò spiegazioni?
  4. Perchè certi uomini vanno in giro con l'auricolare nell'orecchio che sembrano appena usciti da Star Trek e fateci caso, più sono brutti e più ce l'hanno?
  5. Perchè i maschi italiani di razza bianca, età variabile dai trentacinque ai quaranta che guidano i SUV hanno sempre quel ghigno beffardo stampato sulla faccia, parcheggiano come Holer Togni e al semaforo se ti affiancano ti guardano come dire, Guarda Bambina Quanto Sono Fico?
  6. Perchè le impiegate della posta del centro sono truccate come Marylin Manson e più sgarbate di Valeria Marini e ti dicono altezzose, Deve Mettere La Data, anche se loro hanno la penna in mano e ci impiegherebbero un pico secondo a farlo loro?
  7. Perchè ci sono commesse che vendono Prada e se la danno come se facessero Prada di cognome e Paris Hilton di secondo nome, e che c'è da giurarci farebbero errori di grammatica anche a scrivere il loro nome, quello vero?
  8. Perchè il pollo arrosto dell'Esselunga è così buono?
  9. Perchè quando fai benzina in autostrada e sei da sola ti chiedono se l'olio e le gomme sono a posto e ti lavano il vetro o fanno finta, mentre quando sei con tutta la Regia Famiglia, incluso l'Imperatore Maximo, non ti si filano per niente e nemmeno ti dicono buongiorno?
  10. Infine, perchè, perchè, perchè non sono in grado di far vivere per più di due settimane scarse una modestissima piantina di primule?

Pensavo a questo, in un sabato ozioso, quando i figli sono tutti destinati e tu puoi finalmente dedicarti alle cose che ti piacciono di più, senza orario, senza impegni, senza niente, che potresti anche immergerti nella vasca da bagno con l'essenza di rosmarino di Hafa Cafè e la musica pianissimo, che potresti decidere anche di andare al mare, quello vicino, o di dormire, o di scrivere o fare una torta, senza che nessuno ti interrompa a metà, ti bussi, ti chiami, ti suoni il telefono, arrivi l'omino dei surgelati, il postino o la vicina che ti chiede un uovo. E la mente può andare scioltissima dove vuole, a ieri, a domani, a fra 3 anni e fra 10 minuti, e niente, in assoluto può turbare questa estasi semplicissima. Nemmeno 10 perchè, cacciati alla rinfusa, così, senza rancore.

Il mio nome è Adelphia. Phil Adelphia.


Sono arrivata solo ieri. E' una casa piena di scale, di cuscini morbidissimi, con un cane enorme, e un sacco di bambini, di varie misure. Ho visto transitare altri miei simili, un pò più grandi, ma innocui, fino ad ora. Speriamo bene. Tutto sommato questa casa già mi piace. C'è sempre la musica, qualche volta urlano ma si sta piuttosto bene. Hanno riservato per me un cestino dove riposare, due ciotoline di porcellana e ho libero accesso al divano. Mi hanno chiamato Philadelphia, per il mio colore candido. Erano indecisi tra Osella e Panna, ma poi la bambina dolcissima che mi porta con sè sempre e mi fa la tana coi cuscini, ha deciso. Direi che mi è andata bene. Quando sarò più grandicella, desidero un collarino di un bel lilla chiaro, che ben si intona ai miei colori. Ma senza campanellino. E' così volgare.

05 maggio, 2006

Siccome immobile.

Che il 5 maggio, quest'anno sia di venerdì, è una gran bella cosa. Personalmente non ho mai stimato tanto il povero Bonaparte, nonostante abbia avuto un ruolo piuttosto importante in quella che da dieci anni è diventata la mia città. Va meglio con Manzoni, che ho letto con gusto a scuola, raro, lo so, ma mi sono appassionata alla saga Mondella Tramaglino e so a memoria alcuni Inni Sacri, è davvero tanto disdicevole? Ma oggi, anniversario della dipartita del buon Napoleone, in qualche modo va commemorato. Resta da decidere in che modo. Io, un'idea ce l'avrei. Decisamente, è estate, più o meno. Non foss'altro per le allergie da pòllini incombenti e per le vetrine, e anche per il sole, velato o meno, a seconda dei giorni, ma dai, siamo ottimisti, è estate, punto e basta e finiamola lì. So che Napoleone sarà felice, a modo suo, amante com'era del lusso e delle cose belle, se lo ricorderemo in un modo, come dire, inusuale. Costumi!!!!! Da spiaggia e da piscina, interi o bikini, tutti tempestati di pietre preziose, o rigorosissimi in tinta unita, sexissimi o castigati, da bosco e da riviera, da diavolo e acqua santa, da yacht e barca a vela, da isola o spiaggiona. Merita un attento esame, come sempre, la collezione Fisico,per rimanere sul sempiterno. O Miss Bikini, se si vuole puntare su cuori un pò dovunque e fogge anni 60. Oppure, contagiate dalla febbre dell'oro, se proprio insistete Pin Up Stars. Napoleone ne sarebbe felice. In fondo, alla sua epoca Sant'Elena era proprio deserta e la Corsica, dove è nato, vanta spiagge incantevoli e rocce bianchissime. Resterebbe di stucco, di sicuro. Non già percosso. Attonito, ecco.

04 maggio, 2006

Dove.

Dove vanno, nessuno lo sa. Si può provare ad immaginare, farsene un'idea, supporre e azzardare, ma il luogo esatto, nessuno lo sa. Nessuno può arrivare a dire con certezza, ecco, sono qui. Qui a sinistra quelli della scuola, da ragazzini, a destra per i maschi, a sinistra per le femmine. In questa scatola quelli velocissimi, durati una settimana, in quest'altra quelli durati mesi. Per gli anni, invece, bisogna guardare un pò più in basso. Tutti ne abbiamo almeno uno e lo teniamo lì. E non ci fa nè caldo nè freddo, non ci rallegra e non ci dispera, semplicemente, è lì. E non ci pensiamo mai o quasi, e qualche volta ne ridiamo con mariti e figlie, forse ci ha fatto così male che lo abbiamo cancellato o stropicciato e buttato via, come si fa con gli scontrini e le vecchie liste di cosa comprare. Totalmente inutile. Ma nessuno di loro lo è per davvero. Ciascuno ci ha insegnato qualcosa e lasciato qualcosa, tutti ci hanno fatto molto ridere o molto piangere o tutto insieme, ma nessuno è passato così, veloce, come acqua fresca. Ciascuno ha insegnato, a modo suo. A chiudere il dentifricio, a non essere troppo presenti nè troppo assenti, a conservare uno spazio segreto e a non chiedere mai, sì, ma quanto. Sono lì, quelli di un mese e di mille anni, quelli veri, grandi da non dormirci la notte, quelli noiosi, quelli da film, quelli politically incorrect, quelli per la vita o per il week end. Ognuno di noi ne potrebbe parlare per ore, raccontarli e un pò riaverli, per un secondo, ma nessuno al mondo mai saprebbe dire dove sono andati, gli amori finiti. Perchè nessuno, in fondo, lo sa.

03 maggio, 2006

Serata trash.


Inutile andare tanto per il sottile. Quando si deve confessare una cosa, meglio farlo e togliersi il pensiero. Stasera ho guardato La Fattoria. Ecco, l'ho detto. Se guardare significa complessivamente 34 minuti di trasmissione, ebbene sì, l'ho guardata. Giusto in tempo per vedere l'eliminazione di Selvaggia Lucarelli, personaggio interessante, direi, l'unica dei presenti che sa infilare una bella frase soggetto predicato complemento, che ritengo piuttosto intelligente anche con uno suocero che fa Pappalardo di cognome. In 34 minuti ne ho viste abbastanza. Serpenti a sonagli e lavandaie, il nulla cosmico e la fiera del silicone, il mercato del tacco 12 e della coscia scolpita e troppo fintamente per caso esibita. Ne ho avuto abbastanza. Ogni tanto un pò di trash male non può fare, anche se mio figlio grande era piuttosto preoccupato, Come, Guardi La Fattoria????Sì, l'ho guardata per poco più di mezzora, adesso vado a dormire, mi sa, e senza leggere. Prima, però, mi faccio una camomilla. Non vorrei che in sogno mi apparisse il marito della Cavagna. Tre bustine, basteranno?

Grazie, ma no.

Una rielezione mal si confà. Ha detto proprio così, no grazie, carissimi, troppo gentili, ma non farò più il Presidente della Repubblica. Mi dispiace. A me, Carlo Azeglio ispirava. Il suo accento strascinato e mai celato, tanto che, nei discorsi ufficiali, mi aspettavo da un momento all'altro una saetta, un'esclamazione tipica toscana, irripetibile, perlopiù. La sua grisaglia impeccabile, quel suo piglio un pò da nonno un pò da maestro elementare. Uscito da Cuore, ecco. E poi, la first lady, ma ne vogliamo parlare? I tailleurini di lana bouclè, il mezzotacco e la calza riposante, la spilla importante e 4 giri di perle. Impagabile, quando a Giovanni Paolo II, appena uscito dal Gemelli, la sciura Franca se n'è uscita con quel Santità, Si Riguardi, come si direbbe al bidello, all'amministratore del condominio, al commercialista. Che donna di semplice classe, di bonario umilissimo rigore, mai fuori posto, sempre due passi dietro l'Illustre Marito, ma sempre lì. La signora Franca che guarda la Tv e la commenta. E passa il dito, me la vedo, sui quadri preziosi del Quirinale, per vedere se son spolverati bene, con questo smog, cara la mia signora, non si finisce mai. Il capello cotonato di fresco, l'occhiale fumè, il rossetto rosa corallo. E ora, che farà? Si occuperà della casa, andrà in vacanza alla Maddalena, come sempre, preparerà ribollita e cantuccini col vin santo, nel dopocena. E ricorderà, senza ombra di rimpianto i suoi giorni ai Passi Perduti. Dove transitava con le pattine, per non lasciare quei segnacci sul pavimento. Illustre, ancorchè.

Il bianco incontra.


Lo si sa, il bianco è il colore dell'estate. Evanescente quanto basta, sia esso una t-shirt banale o un semplice pantalone di cotone, il bianco da tempo immemore c'ha il suo bel perchè e mi si passi la sgrammaticata mattutina, in fondo di licenza poetica potrebbe ben trattarsi. Il bianco è usato dai più verso la fine dell'estate, per risaltare i residui di un'abbronzatura che è stata e non è quasi più, per sentirsi elegantissimi e virginali anche in pizzeria e il Cielo voglia che non si debba imboccare la creaturina inappetente, pena il veder stampato sulla manica o sulla coscia, a piacere, un triangolino di margherita doppia bufala o una bella impronta di spaghetti pomodoro e basilico. Di bianco ci si veste ovunque, forse non ai matrimoni, ma si ovvierà all'imbarazzo evitando chilometri e chilometri di taffetas, tulle e affini. Se bianco deve essere, che sia lino. E con accessori colorati. Sconsigliato per scampagnate e grigliate all'aperto, assolutamente deprecabile per accompagnare i bambini dal gelataio all'angolo. Nutro forti dubbi per le merende a pane e nutella. Ciò detto, un must have della stagione appena iniziata è una bella maglietta, un golfino romantico, una canottiera. Bianca, assoluta e purissima. E, già che ci siamo, una confezione di Viavà. Non si sa mai.

02 maggio, 2006

Due Maggio ??!!


Proprio maggio non pare. Già liberati dall'armadio deliziosi sandalini capresi e pantaloncini leggeri leggeri, magliette impalpabili e canottiere tutte tempestate di pietre preziose, già rovistato nella scatola dei costumi per fare il punto della situazione, ecco, si guarda fuori, si guarda in sù e la voglia scappa da tutte le parti. Voglia di fare qualunque cosa, dall'uscire dal letto all' andare in ufficio, dall'azionare il microonde a firmare un diario, a versare il latte al gatto.. Il nulla cosmico. Una vera ricetta non credo esista, per scrollarsi un pò di dosso questa polverina di indolenza e di latente incazzatura, che non è proprio che si è arrabbiati, no di certo, però, si accettano proposte per esserlo, ecco. Che fare? A nulla servirà l'organizzarsi, pianificare, ritagliarsi un paio d'ore di scialo totale in palestra, che poi tanto scialo non è ma fatica da miniera e che non mi sentano gli operai del Sulcis, per i quali nutro grande ammirazione. Ma questo è. Recuperare in men che non si dica una lampada munita di Genio, quella delle favole. Strofinare con grazia e chiedere, con umiltà, una mezza dozzina di desideri esauditi ( lo so, erano tre, ma signora mia, con l'euro, tutto è aumentato). Comincio io. Dunque, una Prada in canvas, una gonnina di voile e un sole lucidissimo, di quelli da mal di testa, di quelli che ti fan dire, che caldo che fa, quel sole discreto ed educato di maggio, che ti porta il profumo dei tigli, quello lì. Forse non funzionerà, ma provare, in fondo, non costa nulla.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...