29 luglio, 2006

Sua Maestà.

Sembra impossibile. Ogni mattina, cascasse il mondo, succede. Non sono una grande esperta di astronomia e cose del genere, ma ogni mattina riesco a stupirmi. Del sole, intendo. Piano piano, verso le 6, che è l'alba vera, soprattutto in vacanza, ma si aspettano i figlioli più grandi che tornano da una notte scellerata in Costa, come dicono qui. Perciò, si attraversa con circospezione il patio, dormono ancora tutti e se si ascolta per bene, si sentono anche i respiri, si vedono i sogni che volano via dalle tende bianche, portati dal vento, il maestrale, finalmente. L'ulivo ci gioca, un pò si spettina, vezzoso, mostrando le foglie più chiare, quelle che di solito non si vedono. E dietro di lui, il miracolo di ogni giorno. Non lo si può sorprendere, si arriva sul terrazzo e lui c'è già, o quasi. Deve essere una specie di Principe o giù di lì, se si fa precedere da quel colore rosato e un pò d'oro, anche, e un pò viola, forse, per far piacere a me. Una specie di biglietto da visita, come a dirti, arriverò, anche quest'oggi, e anche quest'oggi, come sempre, ti scalderò, e asciugherò le tue lenzuola e darò loro quel bel profumo di erba e di vento, farò luccicare quel tuo mare, ti regalerò quel colore di biscotto e di bronzo, e farò più biondi i tuoi figli e scioglierò in fretta il ghiacciolo del chiosco, e farò impallidire la sabbia bagnata dei castelli in riva al mare, e farò seccare gli sterpi delle dune. Anche oggi ho provato a sorprenderlo. Silenzioso e regale, arriva insieme al profumo del caffè, dei croissant appena sfornati e del latte tiepido. Magnifico, direi. Quel tale che si faceva chiamare Roi Soleil, in fondo, proprio tutti i torti non li aveva.

27 luglio, 2006

La Semillante.


Un camposanto, in generale, non è meta da includersi negli itinerari vacanzieri di chicchessia. Ma questo, arroccato proprio lì, tra le rocce e la spiaggia dell'isola di Lavezzi, volevo vederlo da molto. Ci sono arrivata attraversando, scalza, un sentiero sabbioso e pieno di rovi e di sterpi. Mi sentivo inadeguata, in realtà, diciamo non proprio abbigliata in modo consono all'evento. Ma mi sono rincuorata. Nessuno, mi sa, raggiunge l'isola di Lavezzi in taillerino blu. Sono entrata in punta di piedi, con circospezione, emozionata, anche, da quel silenzio bianchissimo, da quelle erbacce, da quella fila di lapidi tutte uguali, modeste e dignitose. Riporto testualmente la triste storia della Semillante, naufragata a Lavezzi nel 1855. Se mai passaste per puro caso di lì, trovate il tempo, anche sottovoce, anche velocemente, per una preghiera. Sarà sufficiente.

"Il 14 Febbraio 1855 la fregata di prima classe della Marina Militare Francese Sémillante, agli ordini del comandante Gabriel Auguste Jugan, partiva da Tolone alla volta della Crimea, per approvvigionare le truppe li impegnate di viveri, armi e rinforzi. La fregata contava 292 uomini d'equipaggio oltre allo stato maggiore composto dai tenenti di vascello J.J. Bernard e J.L. Denans, , dai guardiamarina F.E. Lapraire e E.A. Lahalle, dall'aspirante audiliario di i classe E.J. Michel, il sotto commissario E.H. Le Noble, gli ufficiali medici J.M.T. Le Bos e E. Berthon e il cappellano militare J. Carrieres e imbarcava 393 militari di fanteria e artiglieria comandati dal tenente A.A. Maisonneuve e dal tenente P.A. Bolzinger.
La rotta più diretta da Tolone al Mare Egeo passa per il Sud della Sardegna ma il forte vento da Ovest e poi da Ovest-Sud-Ovest fece decidere il capitano Jugan per attraversare le Bocche di Bonifacio e proseguire quindi verso sud al riparo della costa della Sardegna.Il 15 Febbraio, alle ore 11, la fregata doppiava Capo Testa e quindi proseguiva per imboccare il canale tra gli scogli dei Lavezzi e l'Arcipelago della Maddalena. La furia senza precedenti dell'uragano sollevava dal mare tale e tanta schiuma che perfino a terra era difficile riuscire a distinguere il paesaggio. Le Bocche di Bonifacio erano né più né meno che un torrente in piena che scorreva inarrestabile da Ovest a Est. Il vento scoperchiò i tetti delle case e sradico alberi secolari.
Il guardiano del faro di Capo Testa raccontò che la Sémillante ingovernabile sembrava destinata a naufragare sulla spiaggia di Reina Maggiore quando, issando la vela di trinchetta, la fregata riusciva ad evitare gli scogli e proseguiva verso Nord Ovest.Un'ora dopo, verso mezzogiorno de 15 Febbraio, la Sémillante naufragava contro la Punta de l'Acciarino, a Sud Ovest di Lavezzi.Né dal faro di Razzoli né dalla Maddalena si vide passare la fregata, ma solo dopo 24 ore, quando il vento si fu calmato, i primi soccorsi raggiunsero il luogo del naufragio.Il primo cadavere fu rinvenuto solo il 18 di Febbraio, incastrato tra le rocce a più di un miglio dal luogo del naufragio.Su 695 vittime il mare rese 592 corpi, tra cui quello del comandante Jugan. "

26 luglio, 2006

Ici, la Corse.

La ricetta è molto semplice. Si prende una bella giornata di sole, di caldo appiccicato, di aria immobile, come mai vista da queste parti, a memoria. Poi, un gommone, di quelli Novamarina, quelli costruiti per la Guerra del Golfo, ci hanno spiegato, e noi tutti lì, con gli occhi sgranati. E un marinaio, non malaccio, con RayBan scuro e calzoncino Prada che fa il suo bel vedere. Basta andare un pò in là. Spargi, Budelli, Razzoli, e poi ancora, attraversando le Bocche di Bonifacio, che sembra uno scherzo ma che davvero sei in Francia, e basta che guardi il cellulare e vedi Orange F (Cellulare????E chi mai lo ha portato quest'oggi?). Comunque, siam qui. Una vita di stenti, non c'è che dire. Spettacoli di acqua trasparente e cristallina e tropicale, anche. E di rocce che a guardarle bene sembrano di Pongo. E case, case da rivista, la casa del Piccolo Principe Savoia, a Cavallo. Un pò di gossip, male non fa, cara la mia signora, vogliamo anche farci un bagno di mondanità ogni tanto? La bellezza infinita che ho visto oggi mi servirà quando guarderò l'angusto panorama che si gode dal mio ufficio, diciamo intorno al 10 di novembre, magari la pioggia, magari la nebbia. Ne ho fatto scorta. E il fatto che stamattina, alle 10,50 precise, al largo di Budelli, abbiamo tutti cantato Tanti Auguri A Teeeeee, un pò stonando, al mio figliolo tredicenne, rende questa giornata ancora più speciale. Un pò magica, certo. Indimenticabile, si dice così.

21 luglio, 2006

Scrivo.


Queste Fragole. Sono Fragole un pò selvatiche, nessuno le ha piantate, nessuno le innaffia. Scrivo, ogni giorno o quasi, più o meno al mattino, o quando ho cinque minuti, meglio se un quarto d'ora, tale è la durata dell'operazione. Quando mi viene in mente una cosa carina o terribile, a seconda dei casi. Quando sono troppo felice o troppo triste, quando vorrei nascondermi e occultarmi al globo terracqueo, e quando invece vorrei far sapere a tutti che sono qui. Scrivo, per appiccicare pensieri che altrimenti volerebbero via e nessuno li vedrebbe più, Li incollo per bene, così, quando ne ho voglia, li risfoglio e li tengo vicino, ancora un pò. Un album di figurine. Mi leggono in tanti, lo so. Li conto. Ed è un regalo, ogni volta. E mi dicono, scrivi, scrivi ancora, ti leggo ogni mattina, non hai scritto più niente da due giorni, oramai, scrivi, ancora, scrivi per me. Così, ecco. La mia Amica degli Struffoli, quella delle confessioni, delle risate e dei gossip, quella che è venuta a un compleanno dei miei figli con la pancia di Filippo, a Lei, stamattina, faccio un regalo. Per ricambiare quelli che mi fa Lei ogni mattina, leggendomi. E per dirle che, le persone che mi sono state care, non spariscono, mai. Restano lì, in un posto speciale, che non i chilometri, non le vicende, non i casi della vita. Restano e basta. Così, un regalo senza carta e senza nastro, senza nemmeno un biglietto. Ma in fondo, anche i biglietti si scrivono e forse tutto questo in un biglietto non ci sta. Così, scrivo.

18 luglio, 2006

Sardegna o Marocco?

Si cena tardi. Diciamo, le 21, o giù di lì. Prima c'è una spettacolo imperdibile dalla spiaggia, così bella quando tutti vanno via e restano in pochissimi privilegiati a guardare il sole rossissimo che va giù, proprio là, dietro la duna. Si guida piano verso casa, cinque minuti possono anche durare venti, se ci si mette d'impegno. Per strada non c'è nessuno, solo qualcuno che corre o và in bici, magari insieme al cane. Il supermercato chiude alle 20 ma non ci importa, abbiamo già comprato tutto. Non serve molto in realtà. L'importante, è la cornice. I piatti marocchini, i sottopiatti sardi. Un bel matrimonio. Si potrà servire quello che si vuole. Niente di complicato, banditi il sofisticato e il ricercato. Una torta salata fatta al mattino presto, quando tutti dormono ancora e noi ci siamo svegliati prima per soprendere ancora una volta il sole, che sorge, questa volta. Oppure un couscous, una pasta fredda, un'insalata colorata e leggera. Le luci dell'Altra Isola sono lì davanti, sopra, stelle a manciate. Serve altro per il Paradiso?

17 luglio, 2006

Il pareo.


Sembra che esistano 101 modi per annodare un pareo. Ne conosco due o tre, impararli tutti non è impresa che mi attira. Il pareo fa il suo ingresso negli armadi delle donne di età compresa tra i 9 e i 75 anni, diciamo verso la fine di maggio. Dopodichè, fino ai primi di settembre non si abbandona più o quasi. Il pareo abbatte in modo deciso la differenza tra l'essere vestita e non esserlo, tra il composto e il discinto. Risolve, ecco. Nasconde rotondità da occultare al popolo del bagnasciuga, fa sentire a posto nel breve o meno breve tragitto che separa il nostro asciugamano, lettino o scoglio selvaggio, dal più vicino luogo di ristorazione. Dona insospettata eleganza alla mamma che, a pagina 3 del suo nuovo romanzo, viene interrotta dall'infante piagnucoloso che ha smarrito la paletta. Soccorre, se la giornata al mare viene conclusa con una semplice pizza senza nemmeno passare da casa per una doccia, giusto il tempo per guardare il tramonto sulla spiaggia ormai deserta. Basterà tenerlo un pò più lungo e annodarlo con discrezione. Sembrerà una gonna. Il cassetto dei parei deve essere, per forza di cose, disordinato. Si sceglierà, in assoluta nuance con il costume del giorno e in base al meteo, mi sembra ovvio. Maestralata? Colori decisi. Brezza leggera e mare calmissimo? Il bianco, in assoluto. Qualche nuvola? Puntate sul fior di loto. Il mio pareo preferito è viola, ma pensa un pò, e con tanti gechi disegnati. E' un regalo, da Formentera. E ha fatto la sua bella figura in più di un'occasione. Ad ogni fine estate, lavandoli e riponendoli, i parei vi riparleranno dei luoghi dove li avete sfoggiati, lo scoglio sul quale lo avete steso, quella volta che vi era volato via, e quella invece che avete quasi pianto, pensando di averlo macchiato di olio solare. L'estate starà chiusa nel cassetto insieme a loro, fino al prossimo sole, al prossimo mare, al prossimo tramonto. Il pareo non dimentica. Quasi mai.

16 luglio, 2006

Fragole in panciolle.

Mah. Da fare non c'è molto in realtà. Altrimenti, che vacanze sarebbero? E vivere questo privilegio dorato di un'estate intera di vacanza e di puro scialo, mi fa sentire davvero una specie in via d'estinzione. Sono contenta. Certo, forse non ho molto tempo di aggiornare con nuove e succose puntate questa creatura. Ma il bello è proprio lì, scrivere solo quando ho qualcosa di interessante, spiritoso, profondo o totalmente inutile. Ebbene, non ho nulla del genere, al momento. La mia estate è siffatta, sole, mare, mare, sole, cene, cucinare per undici, dodici, qualche volta quindici. Ho comprato deliziosi tovagliolini di carta con coralli e conchiglie, vivo perennemente in pareo, rarissime volte mi infilo un pantalone minimal e una maglietta non troppo vistosa. Capelli, allo stato brado, ma curatissimi di balsamo e di olio per il vento. Gioielli nessunissimo, se non un anello di conchiglia e due turchesi alle orecchie. Fitness? Nuoto e passeggiate sulla spiaggia. Trucco inesistente, vita sociale ridotta al minimerrimo e con le persone che mi vanno. Letture, qualcuna, i quotidiani sempre, qualche buon libro. Televisione, niente, nemmeno uno straccio di telegiornale dopo i Mondiali. Cellulare? Lo dimentico, lo perdo, lo lascio suonare senza nemmeno guardare chi sarà mai. Una vera conquista. Almeno così non corro il rischio di essere intercettata. Son soddisfazioni. Piccole vittorie dopo un inverno tirato al massimo. L'ozio, signora mia, è quanto di più sublime possa esserci. Basta avere la capacità di praticarlo, non è mica semplice come sembra. Tengonsi corsi accelerati, prezzi modici, si rilascia attestato di frequenza.

12 luglio, 2006

Stavolta, Tahiti.

La vera bellezza. Ingredienti. Si prende un'isola, meglio se di un nome affascinante e misterioso, tipo Caprera. Si sceglie una spiaggia, di quelle con la sabbia bianca e il mare turchese, che ancora ti chiedi perchè mai uno debba farsi quattordici ore di aereo per recarsi ai Caraibi o dove diavolo. Meglio se selvaggia, che mai rastrello o ruspa ci sia passato neppure per sbaglio. Con le alghe, quindi, i tronchi arrivati con le mareggiate, magari qualche bottiglia vuota, ma fa parte del pacchetto. Lì vicino, una boscaglia discreta, gli scogli piatti dove stendersi a leggere, a pensare, a dormire, magari, di quel sonno leggero ed improvviso che prende quando tutto lì intorno non potrebbe essere diverso da come è. La spiaggia si chiamerà, manco a dirlo, Tahiti. Garibaldi, ben lo si sa, era un tour operator. E di quelli coi fiocchi.

10 luglio, 2006

09 luglio, 2006

Era l'anno dei Mondiali...


...quelli dell'82, però. L'anno del mio esame di maturità. Non un grande momento, per me. In una città che ancora non amavo e che vedevo troppo grande ed ostile, con compagni che non mi amavano e che non mi avrebbero amato mai. Per loro, ero soltanto una sciocca provinciale, con tutte le E larghe, tranne quella di verde. Non ne ricordo nessuno o quasi e sono certa che nessuno di loro si ricorda di me. Avevo troppa confusione, troppa solitudine e troppo dolore da mangiare. A diciannove anni, non è un granchè. Ma ricordo, lucida quella sera di luglio. Venticinquemila lire per il biglietto dei Rolling Stones. Ho gli orali il giorno dopo, ma posso mancare? Ho i capelli legati con un nastrino tricolore che ho preso dal fioraio, ho sempre avuto la mania dei nastrini. Ci vado con la mia compagna di banco e due amici del mare. Saremo lì dalle 3 del pomeriggio, farà un caldo infernale e ci bagneranno con gli elicotteri. Mi porto gli appunti di economia, e provo anche a ripassare. Non servirà. Avrò 5 di economia e 9 di italiano. Forse, ho sbagliato qualcosa nella scegliere un istituto tecnico, lo dicevo io, ma non l'ho scelto, purtroppo. Forse, una secondogenita senza papà ha mai fatto un liceo? Alle 9 arriva Mick Jagger, ha la maglia degli azzurri e lo stadio insorge. E'stata una sera speciale, di confusione e di bandiere, di quelle sere che non scordi, e che ancora racconti, dopo anni, ventiquattro, appena ieri. Quell'anno, abbiamo vinto i Mondiali. Dopodomani i Rolling Stones saranno a Milano. Non dico nulla. Non ho mai imparato l'economia, cito Dante a memoria e ho sempre la mania dei nastrini. Mia figlia sta infilando da stamattina braccialettini tricolori per tutti. Per una sera che sarà speciale. Forse, un pò di più.

08 luglio, 2006

Infida ma splendida.


Una vera invasione. Silenziosa e trasparente, urticante, suppergiù. Misteriosa ed elegante, eterea e un pò bastarda, la medusa ha letteralmente invaso i nostri mari. Compreso il mio. Certo, a vederla, tutto sembra fuorchè una piantagrane, una rovina pomeriggi, un flagello vero. E' bellissima, tonda, con mille riflessi violacei, con quel suo incedere docile e morbido che ti verrebbe voglia di farle una carezzina. Ma la carezzina te la farà lei, accidenti, lasciandoti una scia di affetto che brucia per una buona mezz'ora, nonostante la sabbia calda e l'ammoniaca. Beffardo animale. In realtà, il suo comportamento non è poi così diverso da quello di certi umani. E loro, gli umani che incantano e poi pizzicano, non si possono nemmeno tenere nel secchiello o far sciogliere lentamente sulla sabbia. Però, qualche volta, sarebbe bello.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...