07 dicembre, 2006

Arrivato!!!!

Eccolo, il mio Pacchetto della Felicità. Grazie a Fiordizucca per aver messo in piedi una simile festa, e soprattutto, grazie, grazie, grazie a loro, Daniele e Pilar di Huevo Blanco, che mi hanno letteralmente ricoperto di prodotti pugliesi. Peperoncini, taralli, la cotognata, un dolce tipico pugliese, cartellate, mi sembra. Mi sembra, sì, perchè la letterina a pennarello rosso, very Christmas, si è un pò scolorita per via del liquido del Kefir che non ha sopportato il lungo viaggio. Ma non temete, è tutto in perfetto stato, oggi stesso sperimenterò questi fermenti, la scatola era un pò fradicia, ma tutto è giunto a destinazione, scartato, festeggiato, annusato e...consumato, dalla mia vorace famigliola. Grazie anche per il mirto, davvero squisito. da non credersi che sia home made. Un abbraccio ai miei nuovi amici e un augurio di serene, tranquille giornate di festa. E ancora, grazie. Di cuore.

06 dicembre, 2006

I chiodi.


Non si capisce. Se sia ansia, rabbia o un attacco estemporaneo di depressione o di esaurimento psicofisico, o di che diavolo: nessuna di queste patologie è così palesemente dichiarata, men che meno motivata, insomma, è tutto a posto, va tutto bene, e sono le frasi da non dire mai o dire sottovoce, appena appena, per paura che una tegola qualsiasi, un bel vaso di gerani, ti cada all'improvviso sulla testa. Quel che c'è è che è fastidioso. Anzi, di più, ti fa stare proprio male. Ti svegli e controlli, dal letto, se sia tutto in ordine, dunque non sono raffreddata, non ho mal di gola, testa, denti, pancia, stomaco, le gambe rispondono, le braccia pure, ci vedo e ci sento. Per il resto, un delirio. E' difficile da decifrare, da spiegare, persino, al cospetto del dottor Balanzone, o il Dr.House, magari, cosa si sente? Già, cosa mi sento? Mi sento che non mi sento. Di uscire fuori di qui, me ne starei seduta su questa sedia, davanti alla tazza vuota del caffelatte, le gambe raccolte, le braccia intorno alle ginocchia, come ad abbracciarmi da sola, lo faccio spesso quando mi sento un pò persa, da sempre, me ne starei a guardare fuori il ciliegio che ha perso le foglie, la casa del pettirosso, le ortensie violacee, l'erba un pò ghiacciatina, l'avulso rosmarino e l'acero che si è vestito di rosso, per farmi piacere. Ma non serve. Pioviggina un pò, anche se il pò non serve, se pioviggina, lo fa e basta, senza un pò. Vorrei un acquazzone. Di quelli coi goccioloni, che fanno tac! sulle piastrelle del terrazzo, e allora sì, uscirei fuori, e guardando in sù spalancherei la bocca, come fanno i bambini con la neve, per vedere se la pioggia rabbiosa riuscisse a lavar via i chiodi che ho piantati proprio qui, quasi sul cuore, occhio e croce. E così. Qualcosa mi verrà in mente, durante la giornata. Se il sintomo persiste, consultare il medico. B B B B Barilla Batitstuta Balanzone...Balanzone....ma dove troverò il numero, accidenti?

03 dicembre, 2006

Ode al panettone.


Direi che è il momento giusto. Appartengo a quel plotone di persone che non aspetta la sera della Vigilia per assaggiare una fragrante fetta di questo prodigioso dolce natalizio. Anche perchè, è vero che la tradizione va rispettata, ma avere un panettone sul tavolo fa già Natale un mese prima e poi, diciamolo francamente, c'è qualcosa di più trasgressivo e paradisiaco e certamente caloricissimo ma assolutamente celestiale di una fetta di panettone intinta con abilità e mestiere in una fumante tazza di caffelatte? No che non c'è. E' stata la nostra colazione di questa mattina, infatti. Fuori una nebbia della forca, dentro, in casa, sul tavolo della colazione già vestito a festa, coi tazzoni a fiocchi di neve e i piatti rossi, la morbidezza sorniona di Messer Panettone. Un mutuo, praticamente. Si può consumare la propria porzione, una fetta sottile, per carità, che già sono a dieta e che è meglio non esagerare in vista di aperitivi, merende, cene e cenoni delle feste. Poi, però, si comincia a raschiare con indifferenza, chiacchierando, la parte della nostra fetta rimasta attaccata al corpo principale, si aggiunge un candito, si pizzica un pò di uvetta. Si continua a parlare, distratti e tranquilli, si raschia per bene la carta marroncina, si raddrizza la fetta, vorrai mica lasciarlo tagliato tutto storto, non sta bene. A piccole rate, a tasso variabile di pasta e canditi, di uvetta e crosticina, la nostra fettina diventerà una fettona, di quelle che potremmo stare digiune per tutta la giornata, e non saremmo comunque denutrite. Il Panettone, si sa, è un vero gentiluomo. Non lo dà a vedere. E sì, abbiamo accumulato 1350 chilocalorie, ma lui, morbido e incantato, profumato e festaiolo, continuerà a lasciarci credere che la nostra era solo una fettina, lasciandoci ignare e soddisfatte. Per un mutuo così, dove devo firmare?

02 dicembre, 2006

La Signora della Lampada.


Vabbè, è andata. Alla fine, il giovane Holden è ritornato a casa, stampellato, gli occhi segnati, pallidissimo. Un pochino sofferente. Certo, non è cosa da nulla, lo sento raccontare ai fratelli ammirati e inorriditi, strane pratiche di tendini e ossa, e drenaggi e tubicini, e iniezioni sottocutanee che la medesima ha dovuto effettuare, armata di coraggio, dacchè il mio sposo se l'è data a gambe. Sì, è toccato a me. Che sono ansiosa è notizia vetusta. E anche apprensiva, agitata e vagamente psicopatica. Così, le scene per fare al piccolo unversitario la suddetta puntura nella pancia, signori miei, mica nel sedere, erano doppie: le sue di lui, che doveva riceverla, le mie di me, che dovevo farla. Insomma, il delirio. Ho respirato profondo, preparato con cura l'aggeggio (che c'è da preparare, son siringhe già pronte, un gioco da ragazzi), preso tutto il coraggio di cui dispongo e zac!, l'iniezione è stata fatta. Ne deve fare 21. In casa mia, Natale In Casa Cupiello è una recita scolastica, in confronto. Ho fatto l'infermiera tutto il giorno. Spremutine, biscottini, aggiustatura di cuscini, sento se hai la febbre, ma ho avuto il crociato, mica la polmonite. Lui, dolorante. Ma tranquillo. Sarà un pò il principe di casa, in questi giorni. E oggi, sua sorella la Princi, per intrattenerlo, gli ha fatto scrivere la letterina di Natale. E' stato discreto, seguendo il mio consiglio. Giacchè cammina deambulando in malo modo, ha bisogno di un nuovo paio di scarpe. E la rieducazione, come fai a non saperlo, riesce molto meglio in scarpe Prada. Suo padre mi ha fulminato con gli occhi. Ma io, che son più furba di una faina, ho retto il suo sguardo. Sono o non sono Florence Nightingale ? Non osare contraddirmi, bellezza. Sulla Croce Rossa, non si spara.

01 dicembre, 2006

Glitter.


Mi chiamano Gazza Ladra. Mi piacciono i brilli, i lustrini, le cose che luccicano. Le scarpe che splendono, i trucchi che illuminano, gli orologi impossibili, con il quadrante pieno di polverina argentata, che devi scuotere per vedere l'ora, e sembri un pò pazza Che Ora E'? e tu lì a dare colpetti sul quadrante per vedere le lancette. Mi piacciono i brillini sugli occhi, anche in pieno giorno, è una specie di magia, che copre le cose di tutti i giorni e le fa diventare un pò speciali, diverse, più belle, di sicuro. Mi piacciono le penne che scrivono in glitter, ci ho scritto lettere e auguri di Natale, le ho di mille colori, viola, in sovrannumero. Il brillio mi fa sentire bene, in ogni momento dell'anno e con qualsiasi temperatura. Col freddo, scalda. E' salutare. Permette di iniziare un fine settimana che sa un pò di festa, domani riede dall'ospedale il giovane Holden, saremo lì tutti a coccolarlo e a farci raccontare la sua mirabolante avventura.Il brillio ti fa sentire una diva anche se hai una faccia stanca, inespressiva e color sogliola, come dire, la tira sù. Una passata di terra sberluccicosa, un gloss da Fata Turchina e il mondo ti sembra già un luogo meno buio, i sorrisi più luminosi, il sole più brillante. Questo Primo Dicembre duemilasei non poteva cominciare meglio di così. D''oro e d'argento. Glitterato. Brillantissimo, anzichenò.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...