30 agosto, 2007

Lo chignon.

Mi piacciono i capelli lunghi. Li ho sempre avuti lunghi, lunghissimi, fin quando non ho avuto i figlioli. Dopodichè, mi è sembrato giusto tagliar le mie lunghe trecce che altro non erano che un appiglio per le loro manine grassocce. Sono diventata una caschetto addict, liscio, gassato, asimmettrico, fuori misura, ma sempre caschetto. Non che la vicenda possa interessare le folle, ma mi sembrava utile puntualizzare. Adesso, che ho avuto voglia di cambiare un pò, che le manine grassocce sono diventate farlecche (do you know farlecche ?) da 25 cm, o deliziose manine che vogliono imparare a ricamare come me, e a far le torte come me, beh, adesso ho avuto voglia di nuovo di capelli lunghissimi. Ci sto riuscendo. Non sono fanatica dei cento colpi di spazzola, ma mi piace il rito del balsamo, per esempio, o degli impacchi, e di tutti quei pasticci che sembrano fatti apposta per le fluenti chiome. Che problemi, nevvero? E poi amo tutti quegli orpelli, forcine, pettinini, bastoncini e spilloni che servono appunto a dar loro una sistemata. In questi giorni estivi, col vento e il caldo, ho potuto testè sperimentare una pratica che adoro, e che, ben attenti, nulla ha a che vedere con giochi erotici e similari. Tal pratica è definita Dello Chignon Improvvisato, della quale la scrivente è, fin dai tempi della scuola, regina indiscussa. Il tirar sù i capelli con l'attrezzo giusto è roba da dilettanti. La giostra cambia quando l'attrezzo usato è, per esempio, una penna. La migliore in assoluto, per questo tipo di pettinatura, è la Bic Punta Fine, debitamente privata del suo cappuccio. Non troppo scivolosa, discreta e della lunghezza giusta, conferirà alle voste chiome sapientemente raccolte un aria sufficientemente colta e chic. Per le serate si potranno usare tutti i modelli di Bic Crystall, di vari colori, dal rosa, al viole, al verde. Assolutamente sconsigliate le MontBlanc in ogni modello e le stilografiche, che per altro amo, ma solo per scrivere.Il top però va raggiuno con la matita da disegno. Non importa che numero di mina, basta che sia di colore naturale, non laccata, e senza gommina in cima, che tira i capelli. Per un effetto coordinato benissimo i Caran D'Ache, i Giotto Acquerellabili, gli Stabilo, dai colori vivaci intonati all'abbiglio. Spiritoso il lapis rosso e blù, effetto Professoressa Che Corregge i Compiti. Spunteranno con discrezione dall'acconciatura, ben appuntita, per carità, e sarà un felice connubio di semplicità e ricercatezza. Ho sperimentato per tutta l'estate questo tipo di pettinatura e devo dire che dà un'aria fintamente disordinata: per ottenere un effetto decoroso ci vogliono almeno due o tre tentativi, e il mio Sposo sostiene che una donna che si raccoglie o si scioglie, a scelta, le chiome ha su di lui un effetto afrodisiaco. Misteri della mente umana. E del mio Sposo, appunto. Ma in maniera più pratica, mi viene alla mente la storica frase del mio Esimio Parrucchiere: "Quando i capelli si devono raccogliere, è ora di tagliarli". Farò la gnorri.

26 agosto, 2007

Si crea.

Complici i giorni di pioggia che per fortuna sono passati, complice un regalo inaspettato, 8 teli bagno morbidissimi tinta corda, con un bordo non proprio ricamabile ma ho fatto finta che. Il risultato è stato strabiliante: pronti per andare a far parte del corredo di Amaranta, che ho già visto flirtare con il mega yacht che ha di fianco, tale Shangri Là, che si fa tirare a lucido dal suo marinaio quando la vede arrivare da lontano, proprio lì, appena dietro il faro di Punta Sardegna. Complici le notti di luna di Porto Raphael, il profumo dell'ibisco e quell'acqua trasparente, i due si strofinano, parabordo a parabordo, dividendo la stessa banchina, fianco a fianco, da tutta l'estate. E per le nozze, imminenti, la piccola Amy porterà in dono questi splendidi teli. Ricamati da me medesima, c'è da puntualizzare?

E invece, per gli ospiti di Amaranta, autori di mucchi inverecondi di panni da lavare, ho ricamato con le mie santissime manine questo sacchetto. Lo schema è un delirio, tratto da un libriccino francese di rara bellezza. I giorni di pioggia sono forieri di grandissime idee. Per esempio, è in via di ultimazione un insolito orpello per ricoverare, con grazia, eleganza ed inusuale beltà, le collane di casa. E la PrinciSirena mi ha già commissionato una mezza dozzina di astuccini e cuscinetti da mandare in visibilio le appassionate di questo bel modo di impegnare mente e cuore. E' il punto croce, bellezza. Umile quanto basta, semplice, un pò d'antan, così fuori moda da essere snob, affascinante e intrigante da non credersi. Provare, fanciulle, provare, provare, provare...

25 agosto, 2007

Che ne sarà.


Di questa fine estate. Burlona, freddina, autunnale, di già. La pioggia, il freddo, i lampi e il temporale. Che ne sarà, di questa estate che è passata, dei discorsi sul niente fatti sulla battigia, sotto l'ombrellone o in giro per il mare. In vacanza ci si sente protetti, in un certo senso, da quel che succede nel resto del mondo. Le notizie arrivano di rimbalzo, un pò in sordina, gli incendi, come sempre, un bimbetto dagli occhi spersi lasciato in un supermercato. E i delitti. Stragi di mafia e stragi di cosa. Aveva un bel sorriso, incontaminato, non so, semplice, da prima della classe, da ragazza normale. I capelli raccolti, uno sguardo tranquillo. Forse non le piacerebbe tutto questo clamore. Non le piacerebbero i fiori finti sul cancello, non tutto questo gran parlare che si fa di lei, o meglio, che non si fa. Si parla d'altro, non della mamma o del papà, si parla di tutti gli altri, quelli che forse, le hanno fatto così male e l'hanno portata via da questo mondo. E si mettono in vetrina, grazie a lei. Di questa storia che ne sarà, se troveranno chi è stato a cosa servirà. Ma prego per te, Chiara, perchè da lì dove sei volata possa non sentire tutto il rumore che si fa, le foto e le bugie. E' una strana, beffarda estate. Ma tu, vola e sorridi, così come fai in quella assurda fotografia, vola e non guardare, Chiara, non guardare giù.

21 agosto, 2007

Lascialo andare.

Non è Capodanno. Non è il brindisi, il meno otto e meno nove, non i botti e l'agenda nuova. Non è la scuola che finisce, nemmeno che inizia. Non sono i compleanni, le candeline comprate a pacchi da 10, i numeri sulla torta. Non è quello, no. Niente mi fa pensare al tempo che passa come la fine dell'estate. Più precisamente, le operazioni di dismissione, le valigie preparate un pò alla rinfusa, constatando che, forse, ci si è portati troppe scarpe. Metà della mia famiglia se ne torna questa sera in Continente. L'Universitario e il Liceale, manco a dirlo. Il primo ai libri, si spera, il secondo al suo Biondo Amore. L'estate è quasi finita, quando oramai, per tradizione, si compra la Smemoranda alla cartoleria del Nuraghe e la si fa riempire di scritte e cose e cuori e stelle e parolacce, anche, dagli amici di qua. L'estate è quasi finita quando un pò dei tuoi affetti vanno via, e tu che ti sforzi di sorridere e ti sei vestita di rosso pimpante ma tiri sù col naso, e cacci in fondo il magone che sale, ma sei scema?, ti metterai mica a piangere adesso, qui, nel vialetto, con loro che ridono e un pò ti canzonano, Andiamo Via Che Adesso Piange, e loro, più scemi di te, che tirano fuori il fazzoletto dal finestrino, e fingono singhiozzi e sceneggiate, e fanno casino fino all'ultimo secondo, e un pò ci ridi, solo un pò. Domattina saranno a casa, ai loro amici, agli allenamenti, agli esami, al primo amore della vita. E' giusto lasciarli andare. I figli, isole di bene e di fragilità, equilibri sottili di amore ed egoismo, di dolcezza e crudeltà, vanno lasciati andare, quando vogliono, nei limiti, dove vogliono e dove stanno meglio. E c'è un momento della vita che il meglio significa lontano da te. Ed è in questo meglio che tu, mamma un pò triste vestita di rosso, ti accorgi davvero del tempo che passa. Senza agenda e candeline, un figlio che cresce si capisce così.

19 agosto, 2007

Pioverà.


Non è che si sia stati proprio a pettinare le bambole. Si è andati sù e giù per il mare di Dentro e anche per il mare di Fuori, si son preparati aperitivi in mezzo al mare e paste per reggimenti, si è anche avuto il tempo di aver raptus omicidi per il Liceale, sconquassarsi il dito indice destro ma non per questo non aver voglia si scrivere e ricamare, si è avuto il buon gusto di cadere con eleganza dalle scale e di sbucciarsi un gomito come a 13 anni in Ciao. Nel frattempo, una quantità di lavatrici no-stiro, com'è noto, l'accoglienza di nuovi ospiti e il congedo da altri, si è sostenuta una prova di coraggio a tuffarsi da uno scoglio altissimo, e altre lussuriose, semplicissime amenità. Il mio Capitano mi avverte testè che nei prossimi giorni la musica dovrà cambiare: tempo brutto in arrivo, pioggerelle notturne e nebbioline, vento manco a parlarne. Ci si ferma per un pò e neppure mi dispiace. Finirò finalmente quel libro che ho iniziato prigramente, con 30 nodi la lettura non è l'operazione più semplice del mondo, senza contare che il libro si bagna e gli occhiali pure. Ricamerò e mi intratterò bellamente, a fare molto o fare niente, chi può dirlo. Stanotte, forse, una copertina non guasterà in fondo al letto. Non si uscirà, si starà a guardare lontano, scrutando le nuvole e le stelle che ci giocano. Pioverà, forse, chissà. Ma chi oserebbe mai contraddire il mio Capitano...

10 agosto, 2007

E invece, no.

Nossignore, oggi proprio no. Ha diluviato, eccome. Coi goccioloni, eccome. Di quelli che infradiciano il tappeto e bagnano tavoli e sedie e piove giù dal tetto ogni sorta di polvere, di ogni sorta di colore, marroncina e rossiccia. Di quelle piogge a gocciazze, nemmeno tanto improvvise , ma che non ti danno il tempo di mettere tutte le cose al riparo. E vento, oh yes. Vento da non uscire, lo stesso che stanotte ha corteggiato insistentemente la tenda sul patio, che ha fatto sbattere più di una porta, che ha mosso con forza le tende delle stanze, giusto per far correre gli anelli sul bastone e fare quel rumore di chincaglieria che insomma, proprio tanto gradevole, in pienissima notte, non risulta. La casa è affollatissima. Ma bella. Fanciulli in ogni dove, liceali belli sereni e contenti, con sguardi languidi e telefonate di sussurri dietro alle rocce, tutto è bene quel che finisce bene, e la Biondina Boccoluta impera nel cuore del mio scellerato figliolo. L'Universitario tenta inutilmente di preparare il suo esame del 6 settembre, ma ahimè, le grigliate sulla spiaggia e le partite di beach volley, e le sere in Costa non sono proprio l'ideale per chi ha da studiare. Tranquilli sono i più piccoli, il Quasi Liceale e i suoi amici, gli Amici del Liceale, insomma, una colonia estiva di età miste, che ti fa cucinare 1 chilo di spaghetti per volta, che ti fa comprare 1 barattolo di Nutella a giorni alterni, che ti fa acquistare in tutta scioltezza 16 cosce di pollo da fare al curry. Ma a me piace così. Avere i miei amici e gli amici dei miei figli a casa è divertente, rassicurante, ti fa sentire una famiglia allargata, ma come, più allargata di così, ti fa urlare un pochino, ti fa dire, ok, per la prossima mezz'ora ognuno raccatta le sue cose sparse, ma ti fa addormentare la sera un pò più contenta. Davvero, mi piace così. e come si dice, dove c'è gusto non c'è perdenza. Parole sante.

02 agosto, 2007

La battaglia delle pere.



Complice un giorno di vento, due o tre fa, che di spiaggia proprio non se ne è parlato. Complice un pomeriggio regalato, a scorribandare (!) per i giardini del villaggio, con palloni, frisbee e altre corbellerie, a giocare scalzi sull'erba, a stanare le lucertole dalle roccie. Protagonisti, un'orda di fanciulli dai 10 ai 14 anni, capitanata dal mio Quasi Liceale e altri suoi compagni di merende, intesi, che il Cielo mi ascolti, nel senso letterale del termine: ho spesso ospiti, in questi pomeriggi casalinghi, una dozzina di ragazzini, consumatori di biscotti e torte fatte in casa e panini alla Nutella come le locuste che hanno invaso l'Arizona nel '56. Il giardiniere non sapeva come dirmelo: è un uomo di grande, semplice spessore, di un'educazione antica e candida, come lo sono certi uomini dell'Isola. I malfattori avevano sì giocato a pallone nel prato, e va bene, signora, sono ragazzi, ma usare come munizioni di una battaglia improvvisata nel parcheggio le pere dell'albero che io accudisco con cura e devozione tutto l'anno, davvero non lo dovevano fare. Non li sgridi, signora, ma faccia capire loro che quelle pere io le raccoglievo in autunno e che adesso invece. Ho campato lì parole di scusa, dei Mi Dispiace sinceri, conditi da un'ira sorda che mi saliva veloce. E' dunque questa l'educazione che ho impartito ai miei figlioli? Chi ha figli sa: li ami teneramente e sconvolgentemente dal primo istante, poi, nel corso della vita hai almeno una quindicina di occasioni in cui torceresti loro il collo, li prenderesti a ceffoni sonori, a piene mani, di quelli che fanno sciaf! e nemmeno gli occhioni da cucciolo che si inventa il Bandito Quasi Liceale, sbattendo le ciglia e cercando di corromperti con un sorriso da arcangelo, riescono a farti cambiare idea. E' vero che erano tanti, ma degli altri che mi importa, sei tu, Fedifrago, che devi sapere che non si stacca la frutta acerba dall'albero per il solo gusto di spararla nel didietro del tuo amico fiorentino, sei tu, Terrorista dei Giardini, che devi avere rispetto del lavoro degli altri. Parole al vento? Non so. Nel frattempo, suo padre gli fa innaffiare ogni sera e ogni mattina il limone e tutti gli altri vasi. Io, a parte un tentativo di sberla incompiuta e una predica di diciotto minuti, quasi nulla. Ma, come si dice, i figli sono pezzi di cuore. Tranci di pizza. Fette di crostata. Alle pere? Magari.

31 luglio, 2007

Ode all'Amaca.


Nella vita di ognuno di noi arriva, prima o dopo, il momento degli acquisti scellerati. Non v'è una vera ragione. Complice l'orario dell'aperitivo, ma in grazia di Dio ho sposato un uomo che rifugge sistematicamente il rito pubblico dell'Aperitivo in senso stretto, preferendo ai luoghi affollati e modaioli che in Costa pùllulano, il raccoglimento e l'eleganza e la semplicità e il numero esiguo di partecipanti che viene fornito dall'aperitivo casalingo, ove per casa si intenda il prato, il patio, la terrazza di questa casa di vacanza. Ben perciò, l'efferato rito dell'acquisto scellerato si è compiuto nella giornata di ieri, all'incirca verso le sette di sera. Un'amaca. Non ne possediamo nessuna, nè mai ne possedemmo, perciò anche alla scrivente, regina incontrastata dell'acquisto inutile, l'idea appariva balzana. ma docilmente mi sono lasciata convincere. Dal suo colore naturale, un corda pallido, dalla balza tricot che fa sempre il suo bell'effetto su di me, e dalla sua forma strana ed esotica. Perciò, vada per l'amaca. C'è stata una specie di riunione di famiglia sul dove e sul come, e anche sul con cosa. Alla fine, la scelta è caduta su due piante di corbezzoli al limitare del pratino. Lì, uno studio accurato ha decretato che ci fosse la giusta luce per leggere e dormicchiare, la giusta temperatura, con un sapiente intreccio di correnti e venticelli e, perdiana! anche un posto letto in più che, viste le transumanze di figlioli che avremo nei prossimi giorni, capita giust'appunto a fagiuolo. L'amaca, che celestiale scoperta. Non è letto e non è divano, si può dondolare o stare fermi, si può dormire o leggere, guardare in sù in santa pace, seguendo i propri pensieri più segreti, siano essi la lista della spesa o l'essenza intrinseca della vita. Si può persino scrivere, con penna e blocco, però, giacchè nessuno al mondo mai possa offuscare tanta selvaggia beatitudine con un qualsivoglia orpello telematico, che lo riconduca così nel mondo reale. Sull'amaca è consigliabile non fare assolutamente nulla. Disponibile anche nel modello a due piazze, totalmente inutile, dacchè il suo assetto molliccio e semovibile non consente alcun tipo di approccio amoroso, pena il caracollare rovinosamente al suolo, che non è mai consigliabile. Totalmente stregati da questo nuovo oggetto, abbiamo istituito dei turni per il collaudo della stessa. Peccato che siamo tutti qui, a gambe incrociate sul prato, con il nostro numerino in mano, ad aspettare che termini il collaudo del nostro Capitano. Il mondo intero lo sa, son questioni lunghe, queste con l'amaca!

29 luglio, 2007

Mah!

Certo, mi fido. Mi fido così tanto me ne sto lì, bella imbalsamata, coricata, nel bel mezzo di una semi buriana, 25 nodi, ma che cosa vuoi che sia, in fondo. Un giretto, verso mezzogiorno, che siamo partiti col mare piatto e ad un certo punto, voilà, questo sfrontato, che si è coperto di crestine e di ondine e di raffiche. Ma io lì, imperterrita, avevo la musica a palla e non mi smuovevo di un millimetro, beh, no, forse un pochino di ondeggiamento, quando il Capitano voleva fare il virtuoso e giù, di bolina. Ma io, più furba di una faina, ben ancorata per non cascare in mare, impassibile, arpionata con grazia e piglio deciso. L'estate duemilasette, signora mia carissima, passa anche per di qua: vacanza avventurosa, sissignora, un pò selvaggia, a dire il vero, che parti in un modo e arrivi nell'altro. Un giro alla spiaggia, in ballerine rasoterra e pareo e golfino bon ton. Per essere pronte, pinte e tratte, per ogni evenienza, che so, una pizza improvvisata, una cena che ognuno fa qualcosa, un giro di vetrine. Del doman non v'è certezza: anzi sì, 50 nodi di vento, che vuol dire che di vela non si parla neppure, e allora si leggerà e si chiacchiererà nel patio con gli amici che passeranno di qui, facendo capolino dai corbezzoli, siete svegli? e noi lì, ancora a colazione. L'estate duemilasette, avventurosa, oziosa e fantasiosa, in questa sera di luna piena ha un aggettivo in più: meravigliosa. Mi sembra il minimo.



25 luglio, 2007

A tempo perso.

Con un vento della forca, che non è proprio il termine tecnico-meteorologico-nautico, ma che va bene lo stesso, con una mattina che dormono tutti, che hanno fatto tardi ma non so quanto tardi perchè ho dormito come un sasso e quando alle 6 mi sono svegliata e ho controllato la camerata, erano lì, lindi e tranquilli nei loro lettini, con le lenzuola color corda e un agglomerato di magliette e costumi e asciugamani. Con una giornata che si annuncia di un ozio vergognoso, ciondolante e piena di splendido niente, forse un giro verso la spiaggia del Relitto che già il nome affascina e mi piacerebbe tanto vederlo, ma nessuno in realtà l'ha visto mai, questo relitto. Con un invito a cena, beata rarità, quasi nessuno ci invita a cena mai, siamo sempre così in tanti, solo Lei si è spinta a tanto, a inizio estate, ma perchè in tanti sono anche loro a allora sa bene a cosa va incontro. In una giornata così, in un'ora scarsa, ecco nascere questo ennesimo strofinaccio, che il vento mi portava via i fili dal terrazzo, spingendoli, impertinente, fino sul prato. E poi, scenografici, i ricci pescati per me dal Piccolo Liceale, giacchè Mediano non si può chiamare più e un sasso bianchissimo rubato in una spiaggia di cipria. Voilà. Direi che per oggi ho già fatto abbastanza.

23 luglio, 2007

Relax.


In fondo, un regalo nemmeno costoso. Non si tratta proprio di stanchezza, certo che no, mica ci si stanca in vacanza, anche se si fanno lavatrici da colonia elioterapica, oggi si è persino tentato di stirare un pò. Ma chi l'ha detto che le magliette vanno indossate stirate? E i miei strofinacci, non sono forse più affascinanti un pò stropicciatini? E le 9 bocche per cui cucino in questi giorni, mica avranno un trauma irreversibile se per una volta o due o tre si dice loro, Ragazzi, stasera si mangia quel che c'è? Un regalo da niente, in fondo, una sera tutta per me. Chi mi conosce sa molto bene che trovarmi da sola è impresa rarissima, e infatti sola non sono, nemmeno stasera, che ho saltato con abile mossa il cinema all'aperto dove proiettavano Una Notte Al Museo, il mio sposo intenerito si è offerto di accompagnare lui l'Infanta e un fratello. Mi sono rimasti tutti gli altri, gli amici di tutti gli altri, che il Liceale e il Giovane Holden fan scorribande in Costa, questa sera, o meglio, o Giovane tenta di trascinarsi il Liceale, un pò preso da pane, amore e gelosia che di andare in Costa nemmeno ne aveva voglia, in verità, ma hanno così insistito che si è arreso. Che sospiro di sollievo quando la porta si è chiusa, due ore di calma o quasi, i ragazzi più piccoli che chiacchierano sulle rocce qui davanti, la luna che guarda, domani sono previsti 40 nodi di vento. Si sta, in accappatoio e coi capelli bagnati a guardare il cono di Maddalena, a pensare, a cose belle, per piacere, che di pensieri brutti e tristi davvero non ne abbiamo voglia e abbiamo quasi imparato a tenerli lontani. C'è silenzio, in questa sera di velluto, nemmeno le rane hanno voglia di gracidare, ci credo bene, ci sono le cicale che rubano la scena. Si ha voglia di guardare lontano, di pensare a mille cose e a nessuna, di spruzzarsi un profumo di anice e di stare così, in un buio illuminato da mille mondi di stelle, in una sera vellutata che aspetta il vento di domani, con questa luna che guarda giù.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...