08 settembre, 2007

La gita scolastica.


Ma sì che ci siamo. Lunedì inizia la buriana. La sarabanda. Il delirio. Il Gran Ballo della Scuola. Da qualche anno, ho istituito a casa mia una serie di piccoli riti, stupidaggini perlopiù, ma che rendono un pò più dolce il rientro, la sveglia presto, per cominciare, e i ritmi scanditi, per finire, i giorni programmati, gli impegni, insomma. Finiti i giorni senza orologio, a chiedersi se è martedì o domenica, il rientro è caratterizzato dalla cerimonia della Scorta Scuola. Si sceglie con cura un supermercato, meglio se in un centro commerciale, e, ben forniti di pecunia, i figlioli son tanti, signora bella, e con quel che costa la roba al giorno d'oggi, non mi dica nulla, guardi, e ci si reca. Ieri era il giorno designato per tale operazione. La PrinciBigBubble al settimo cielo, anche perchè quest'anno abbiamo avuto una new entry. Mi sono caricata infatti uno stuolo di figli, i miei, e anche la Biondina, che mai, mai, mai avrebbe lasciato solo il suo Amato nell'ardua impresa di scegliere un temperino. Detto fatto, ci recammo. In realtà la situazione ci è un pò sfuggita di mano. Non soltanto perchè durante il viaggio si è deciso che sì, in fondo di quaderni nuovi ne avevano ancora dell'anno scorso e che con pastelli e pennarelli ci potremmo lastricare la Fifth Avenue, e che forse, però, magari, un giretto da Zara per un maglioncino con scollo a V, che vanno tanto di moda tra i liceali, un vestitino, mamma, che quelli che ho mi sono corti, com'è, come non è, mi sono lasciata convincere. Ora, chi ha figli adolescenti o giù di lì, sa con precisione che razza di estenuante, sfinente, raccapricciante compito sia fare spese di abbigliamento con loro, i figlioli. In tali situazioni, anche il più disinteressato alla vicenda assume atteggiamenti da Maria Callas in camerino: o prova decine di jeans (tutti uguali) o non ne prova nessuno e bofonchia. Ho stilato un piano d'azione. Ci dividiamo, ognuno cerca per sè con un occhio al budget e poi ci troviamo alla cassa. E' stato divertente. Ci sono passaggi, nella vita di una donna, in cui fare la mamma passa da soffiare nasi, a sentire sul polso se il latte scotta, a guardare Bambi per la centesima volta, a costruire coi Lego, a pettinare le bambole. E poi, via via, il tempo ti scivola, e quando scopri che, accidenti, ti hanno superato di almeno due centimetri e non sai più esattamente che cosa succede, se sono loro che crescono e tu che stai ferma. E adesso, qualche volta, sono loro a far giocare te perchè insieme ti capita di ridere fino alle lacrime e a far confusione da Zara, come all'Upim di Firenze nel '79, e allora non ti importa se sulla prossima torta avrai due 4, e che non sono voti, ma ti senti bene e felice e un pò ragazza, e fai finta di scandalizzarti un pochino se il Liceale e la Biondina si baciano ogni 5 secondi, e te li guardi, grandi e bellissimi, e la PrinciDolce che li consiglia, Il Marrone Non è Il Tuo Colore, ma dove lo ha imparato? Tornati a pomeriggio inoltrato, stanchi, felici e senza il becco di un quattrino. Ma in segreto, in camicia da notte, appena prima di lavarmi i denti e andare a dormire, mi sono data un bel 7, e questo è un voto, signora cara. E il mio sorriso nello specchio, ma guarda un pò, era uguale uguale a quello del '79. Un regalo dei miei figli.

06 settembre, 2007

Casa.


A casa, alla fine. Una casa strana, diventata in quese ultime due settimane il ritrovo di gran parte degli amici dei miei figli, luogo di bivacco e di tornei infiniti di Playstation, di film di Blockbuster, di pastasciutte, di confessioni sul divano e spero solo quelle. L'ho trovata impeccabile, al mio rientro. I fornelli splendenti, non la traccia di una briciola, i letti rifatti, le lenzuola tesissime. Non mi convince. Scoprirò più tardi, infatti, che il ritardo della mia nave è stato provvidenziale e che un piccolo esercito di giovinastri, armato di Glassex e aspirapolvere, ha rimediato ai misfatti compiuti. E' il risultato quello che conta, no? Complimenti ai figlioli, miei e non. C'è un sottile piacere a ritornare alle cose di sempre, alle più semplici e più piccole, in fondo. Passato il primo smarrimento tra valigie e zaini, pochi, in realtà, viaggiavamo solo io e la PrinciFolletto, si ha il tempo, beato, di assaporare in pace ogni singolo angolo di questa casa colorata, sterminata, disseminata, piena di angoli e anfratti dove ognuno possa fare in pace quel che più gli aggrada, il broccolo davanti alla TV, l'intellettuale con un libro in mano, la sciccosa ricamatrice, il moderno internauta, la cuoca provetta, la nullafacente, la sbadigliante, annoiata donna di campagna, condizioni, queste ultime, che vorrei provare, ogni tanto, ma che, ahimè, sono di difficile messa in atto. C'è un momento, che và da quando posi le valigie a quando decidi di iniziare a disfarle, che il tuo cuore si riprende, o meglio, riprende possesso delle cose che ama, le sue, quelle che sa. Un giro rapido, a constatare che sì, il prato è bello e verdissimo, con l'acquazzone di due giorni fa, e le ortensie hanno perso il loro colore sfacciato dei pastelli, e sono verdine, opache, affascinanti, nel loro abito quasi autunnale. Mi piacciono anche così. E ritrovi i piatti a cuoricini e quel bicchiere sbeccato che non hai coraggio di buttare e decidi, su due piedi, di usarlo di sopra, per le matite. Sfiori appena la posta accumulata, non ora, per piacere. Sei a casa, si sente dall'odore. Vale per tutti, mi sa. La mia sa di cera per i mobili, di miele, credo, di vaniglia per via delle candele spesso accese. E di caldo. E qui, in questa casa in collina, in mezzo a tante ma unica, inizio da subito la mia vita di sempre, che non è il mare e la sabbia, ma figli e libri e zaini e spese e cene e verdure pulite mentre un figlio racconta, e le note sulla lavagna e i fiori freschi e grida dalle scale e pace sul divano, le fusa del gatto e due manine che mi fanno una treccia. "Home is where your heart is". Siamo a casa. Anche il cuore lo sa, anche se crede, impertinente, che lui possa stare in due posti diversi.

03 settembre, 2007

E tanti saluti.

Così, me ne vado. Tanti saluti, torno all'altra casa, quella col ciliegio, i gatti, il cane e il pettirosso. Domani si parla di una gran maestralata, chissà che mare ci sarà. Ma io, vado e tanti saluti. A tutti quelli che sono passati di qua, agli amici persi e ritrovati, ritrovati e persi, a quelli smarriti e a quelli che non si sono mai mossi da dove sono. Tanti saluti alle Crocs, alle donne rifatte, alle trentenni tristi e insoddisfatte, a quelli del Billionnaire, a quelli del Conosco un Agriturismo, tanti saluti ai tender, ai merdosi di Porto Rafael, ai marinai, alle filippine, saluti al contadino che vende la verdura all'incrocio, al ragazzo che Signora, Formaggio Le Occorre? Tanti saluti alle ceste di paglia, agli ambulanti della spiaggia, a quella che faceva le treccine, alla pilotina che vende i gelati all'Isola Piana, saluti ai gabbiani, ai delfini e alle balene, Saluti alla statua di Costanzo Ciano, posto che adoro, mi affascina, mi calma e mi dà pace, saluti ai parei, ai flaconi di Nivea, ai balsami al cocco, agli occhiali da sole. Tanti saluti al vento, alle onde più alte, al mirto e alle candele, agli aperitivi improvvisati, alle paste per 16, alle notti di luna, all'arcobaleno, che non si vede ma c'è. Tanti saluti ai pensieri più belli, alle lacrime, anche, alle storie passate, alle cose raccontate e a quelle ascoltate. Saluti ai sogni, belli e no, al rumore del vento sulle foglie, alle stelle cadenti e ai desideri, non se ne avvererà nessuno, lo so già, ma è stato bello farli. Saluti ai surf, alla sabbia e alle palette, ai salvagenti, alle gare di tuffi e alle notti alla fonda. Saluti all'estate che và via, strana e crudele, velocissima e trasparente. Domani sera, tante cose lasceranno quest'isola, insieme a me. Un pò di tutto questo lo porterò via. Ma qui lascio ogni volta un pezzo di cuore, un pò del mio tempo, i miei figli che crescono, le altezze segnate chissà perchè, sul muro accanto al frigo. Lascio un pò dei miei giorni, ogni volta un pochino, e andar via da qui è sempre così strano. Perciò, prima che diventi triste sul serio, baci abbracci e auguri per tutto, strangolerò il prossimo che me lo dice. Restiamo sul classico. E quindi e perciò, TANTI SALUTI.

01 settembre, 2007

Bricolage.

Con le passate giornate di tempo non proprio da spiaggia, con transumanze da curare, biglietti da fare, lavatrici da suddividere al motto di DiChiSonoLeMutandeAzzurre? assettare la casa già un pochino per l'autunno, abbiamo un matrimonio a fine ottobre, sull'Isola, possiamo mica mancare, in queste giornate, per l'appunto, m'è punta vaghezza di copiare dal famoso libriccino francese di cui sotto, un porta bijoux. Non già quei bei cofanetti delle caramelle Sperlari, quelli che non si incartavano mai, e nemmeno quelli con la ballerina e il carillon, o meglio, quelli tutti tempestati di conchiglie e foderati di vellutino, non mi vergogno a dirlo, mi piacevano da matti. Un quadro, mia bella signora, una cosa che sì, riunisca tutti i miei gioielli farlocchissimi, giusto per non trovarli dovunque per casa, si sa, nasco disordinata cromosomicamente, ma per vederli tutti lì, appesi in bellissima mostra nella casa delle vacanze che mi troverò tra qualche giorno a lasciare. Ingredienti per il porta bijoux: si trovi un bel falegname, palestrato q.b., che ti regali un pezzo di compensato, materiale di scarto, che cosa se ne fa di un assicella di queste dimensioni? Si aggiungano dei gancettini e due chiodi. E poi, manciate di collane e braccialettini, valore minimo, direi, nessuna preziosità, anche se ben si riconsce, al gancetto Precieux, l'anello che mi ha regalato la Fux. Si copi lo schema nei colori che più ci aggradano e che più si intonano al vostro umore del momento. Durata dell'operazione: una mattina di pioggia battente, con la nebbia che nemmeno si vede Maddalena, e la PrinciMedusa da assistere negli ultimi compiti delle vacanze. Ora, non resta che chiamare il Bel Falegname, e mostrargli l'opera compiuta. Aspetterò che il Capitano salpi.

30 agosto, 2007

Lo chignon.

Mi piacciono i capelli lunghi. Li ho sempre avuti lunghi, lunghissimi, fin quando non ho avuto i figlioli. Dopodichè, mi è sembrato giusto tagliar le mie lunghe trecce che altro non erano che un appiglio per le loro manine grassocce. Sono diventata una caschetto addict, liscio, gassato, asimmettrico, fuori misura, ma sempre caschetto. Non che la vicenda possa interessare le folle, ma mi sembrava utile puntualizzare. Adesso, che ho avuto voglia di cambiare un pò, che le manine grassocce sono diventate farlecche (do you know farlecche ?) da 25 cm, o deliziose manine che vogliono imparare a ricamare come me, e a far le torte come me, beh, adesso ho avuto voglia di nuovo di capelli lunghissimi. Ci sto riuscendo. Non sono fanatica dei cento colpi di spazzola, ma mi piace il rito del balsamo, per esempio, o degli impacchi, e di tutti quei pasticci che sembrano fatti apposta per le fluenti chiome. Che problemi, nevvero? E poi amo tutti quegli orpelli, forcine, pettinini, bastoncini e spilloni che servono appunto a dar loro una sistemata. In questi giorni estivi, col vento e il caldo, ho potuto testè sperimentare una pratica che adoro, e che, ben attenti, nulla ha a che vedere con giochi erotici e similari. Tal pratica è definita Dello Chignon Improvvisato, della quale la scrivente è, fin dai tempi della scuola, regina indiscussa. Il tirar sù i capelli con l'attrezzo giusto è roba da dilettanti. La giostra cambia quando l'attrezzo usato è, per esempio, una penna. La migliore in assoluto, per questo tipo di pettinatura, è la Bic Punta Fine, debitamente privata del suo cappuccio. Non troppo scivolosa, discreta e della lunghezza giusta, conferirà alle voste chiome sapientemente raccolte un aria sufficientemente colta e chic. Per le serate si potranno usare tutti i modelli di Bic Crystall, di vari colori, dal rosa, al viole, al verde. Assolutamente sconsigliate le MontBlanc in ogni modello e le stilografiche, che per altro amo, ma solo per scrivere.Il top però va raggiuno con la matita da disegno. Non importa che numero di mina, basta che sia di colore naturale, non laccata, e senza gommina in cima, che tira i capelli. Per un effetto coordinato benissimo i Caran D'Ache, i Giotto Acquerellabili, gli Stabilo, dai colori vivaci intonati all'abbiglio. Spiritoso il lapis rosso e blù, effetto Professoressa Che Corregge i Compiti. Spunteranno con discrezione dall'acconciatura, ben appuntita, per carità, e sarà un felice connubio di semplicità e ricercatezza. Ho sperimentato per tutta l'estate questo tipo di pettinatura e devo dire che dà un'aria fintamente disordinata: per ottenere un effetto decoroso ci vogliono almeno due o tre tentativi, e il mio Sposo sostiene che una donna che si raccoglie o si scioglie, a scelta, le chiome ha su di lui un effetto afrodisiaco. Misteri della mente umana. E del mio Sposo, appunto. Ma in maniera più pratica, mi viene alla mente la storica frase del mio Esimio Parrucchiere: "Quando i capelli si devono raccogliere, è ora di tagliarli". Farò la gnorri.

26 agosto, 2007

Si crea.

Complici i giorni di pioggia che per fortuna sono passati, complice un regalo inaspettato, 8 teli bagno morbidissimi tinta corda, con un bordo non proprio ricamabile ma ho fatto finta che. Il risultato è stato strabiliante: pronti per andare a far parte del corredo di Amaranta, che ho già visto flirtare con il mega yacht che ha di fianco, tale Shangri Là, che si fa tirare a lucido dal suo marinaio quando la vede arrivare da lontano, proprio lì, appena dietro il faro di Punta Sardegna. Complici le notti di luna di Porto Raphael, il profumo dell'ibisco e quell'acqua trasparente, i due si strofinano, parabordo a parabordo, dividendo la stessa banchina, fianco a fianco, da tutta l'estate. E per le nozze, imminenti, la piccola Amy porterà in dono questi splendidi teli. Ricamati da me medesima, c'è da puntualizzare?

E invece, per gli ospiti di Amaranta, autori di mucchi inverecondi di panni da lavare, ho ricamato con le mie santissime manine questo sacchetto. Lo schema è un delirio, tratto da un libriccino francese di rara bellezza. I giorni di pioggia sono forieri di grandissime idee. Per esempio, è in via di ultimazione un insolito orpello per ricoverare, con grazia, eleganza ed inusuale beltà, le collane di casa. E la PrinciSirena mi ha già commissionato una mezza dozzina di astuccini e cuscinetti da mandare in visibilio le appassionate di questo bel modo di impegnare mente e cuore. E' il punto croce, bellezza. Umile quanto basta, semplice, un pò d'antan, così fuori moda da essere snob, affascinante e intrigante da non credersi. Provare, fanciulle, provare, provare, provare...

25 agosto, 2007

Che ne sarà.


Di questa fine estate. Burlona, freddina, autunnale, di già. La pioggia, il freddo, i lampi e il temporale. Che ne sarà, di questa estate che è passata, dei discorsi sul niente fatti sulla battigia, sotto l'ombrellone o in giro per il mare. In vacanza ci si sente protetti, in un certo senso, da quel che succede nel resto del mondo. Le notizie arrivano di rimbalzo, un pò in sordina, gli incendi, come sempre, un bimbetto dagli occhi spersi lasciato in un supermercato. E i delitti. Stragi di mafia e stragi di cosa. Aveva un bel sorriso, incontaminato, non so, semplice, da prima della classe, da ragazza normale. I capelli raccolti, uno sguardo tranquillo. Forse non le piacerebbe tutto questo clamore. Non le piacerebbero i fiori finti sul cancello, non tutto questo gran parlare che si fa di lei, o meglio, che non si fa. Si parla d'altro, non della mamma o del papà, si parla di tutti gli altri, quelli che forse, le hanno fatto così male e l'hanno portata via da questo mondo. E si mettono in vetrina, grazie a lei. Di questa storia che ne sarà, se troveranno chi è stato a cosa servirà. Ma prego per te, Chiara, perchè da lì dove sei volata possa non sentire tutto il rumore che si fa, le foto e le bugie. E' una strana, beffarda estate. Ma tu, vola e sorridi, così come fai in quella assurda fotografia, vola e non guardare, Chiara, non guardare giù.

21 agosto, 2007

Lascialo andare.

Non è Capodanno. Non è il brindisi, il meno otto e meno nove, non i botti e l'agenda nuova. Non è la scuola che finisce, nemmeno che inizia. Non sono i compleanni, le candeline comprate a pacchi da 10, i numeri sulla torta. Non è quello, no. Niente mi fa pensare al tempo che passa come la fine dell'estate. Più precisamente, le operazioni di dismissione, le valigie preparate un pò alla rinfusa, constatando che, forse, ci si è portati troppe scarpe. Metà della mia famiglia se ne torna questa sera in Continente. L'Universitario e il Liceale, manco a dirlo. Il primo ai libri, si spera, il secondo al suo Biondo Amore. L'estate è quasi finita, quando oramai, per tradizione, si compra la Smemoranda alla cartoleria del Nuraghe e la si fa riempire di scritte e cose e cuori e stelle e parolacce, anche, dagli amici di qua. L'estate è quasi finita quando un pò dei tuoi affetti vanno via, e tu che ti sforzi di sorridere e ti sei vestita di rosso pimpante ma tiri sù col naso, e cacci in fondo il magone che sale, ma sei scema?, ti metterai mica a piangere adesso, qui, nel vialetto, con loro che ridono e un pò ti canzonano, Andiamo Via Che Adesso Piange, e loro, più scemi di te, che tirano fuori il fazzoletto dal finestrino, e fingono singhiozzi e sceneggiate, e fanno casino fino all'ultimo secondo, e un pò ci ridi, solo un pò. Domattina saranno a casa, ai loro amici, agli allenamenti, agli esami, al primo amore della vita. E' giusto lasciarli andare. I figli, isole di bene e di fragilità, equilibri sottili di amore ed egoismo, di dolcezza e crudeltà, vanno lasciati andare, quando vogliono, nei limiti, dove vogliono e dove stanno meglio. E c'è un momento della vita che il meglio significa lontano da te. Ed è in questo meglio che tu, mamma un pò triste vestita di rosso, ti accorgi davvero del tempo che passa. Senza agenda e candeline, un figlio che cresce si capisce così.

19 agosto, 2007

Pioverà.


Non è che si sia stati proprio a pettinare le bambole. Si è andati sù e giù per il mare di Dentro e anche per il mare di Fuori, si son preparati aperitivi in mezzo al mare e paste per reggimenti, si è anche avuto il tempo di aver raptus omicidi per il Liceale, sconquassarsi il dito indice destro ma non per questo non aver voglia si scrivere e ricamare, si è avuto il buon gusto di cadere con eleganza dalle scale e di sbucciarsi un gomito come a 13 anni in Ciao. Nel frattempo, una quantità di lavatrici no-stiro, com'è noto, l'accoglienza di nuovi ospiti e il congedo da altri, si è sostenuta una prova di coraggio a tuffarsi da uno scoglio altissimo, e altre lussuriose, semplicissime amenità. Il mio Capitano mi avverte testè che nei prossimi giorni la musica dovrà cambiare: tempo brutto in arrivo, pioggerelle notturne e nebbioline, vento manco a parlarne. Ci si ferma per un pò e neppure mi dispiace. Finirò finalmente quel libro che ho iniziato prigramente, con 30 nodi la lettura non è l'operazione più semplice del mondo, senza contare che il libro si bagna e gli occhiali pure. Ricamerò e mi intratterò bellamente, a fare molto o fare niente, chi può dirlo. Stanotte, forse, una copertina non guasterà in fondo al letto. Non si uscirà, si starà a guardare lontano, scrutando le nuvole e le stelle che ci giocano. Pioverà, forse, chissà. Ma chi oserebbe mai contraddire il mio Capitano...

10 agosto, 2007

E invece, no.

Nossignore, oggi proprio no. Ha diluviato, eccome. Coi goccioloni, eccome. Di quelli che infradiciano il tappeto e bagnano tavoli e sedie e piove giù dal tetto ogni sorta di polvere, di ogni sorta di colore, marroncina e rossiccia. Di quelle piogge a gocciazze, nemmeno tanto improvvise , ma che non ti danno il tempo di mettere tutte le cose al riparo. E vento, oh yes. Vento da non uscire, lo stesso che stanotte ha corteggiato insistentemente la tenda sul patio, che ha fatto sbattere più di una porta, che ha mosso con forza le tende delle stanze, giusto per far correre gli anelli sul bastone e fare quel rumore di chincaglieria che insomma, proprio tanto gradevole, in pienissima notte, non risulta. La casa è affollatissima. Ma bella. Fanciulli in ogni dove, liceali belli sereni e contenti, con sguardi languidi e telefonate di sussurri dietro alle rocce, tutto è bene quel che finisce bene, e la Biondina Boccoluta impera nel cuore del mio scellerato figliolo. L'Universitario tenta inutilmente di preparare il suo esame del 6 settembre, ma ahimè, le grigliate sulla spiaggia e le partite di beach volley, e le sere in Costa non sono proprio l'ideale per chi ha da studiare. Tranquilli sono i più piccoli, il Quasi Liceale e i suoi amici, gli Amici del Liceale, insomma, una colonia estiva di età miste, che ti fa cucinare 1 chilo di spaghetti per volta, che ti fa comprare 1 barattolo di Nutella a giorni alterni, che ti fa acquistare in tutta scioltezza 16 cosce di pollo da fare al curry. Ma a me piace così. Avere i miei amici e gli amici dei miei figli a casa è divertente, rassicurante, ti fa sentire una famiglia allargata, ma come, più allargata di così, ti fa urlare un pochino, ti fa dire, ok, per la prossima mezz'ora ognuno raccatta le sue cose sparse, ma ti fa addormentare la sera un pò più contenta. Davvero, mi piace così. e come si dice, dove c'è gusto non c'è perdenza. Parole sante.

02 agosto, 2007

La battaglia delle pere.



Complice un giorno di vento, due o tre fa, che di spiaggia proprio non se ne è parlato. Complice un pomeriggio regalato, a scorribandare (!) per i giardini del villaggio, con palloni, frisbee e altre corbellerie, a giocare scalzi sull'erba, a stanare le lucertole dalle roccie. Protagonisti, un'orda di fanciulli dai 10 ai 14 anni, capitanata dal mio Quasi Liceale e altri suoi compagni di merende, intesi, che il Cielo mi ascolti, nel senso letterale del termine: ho spesso ospiti, in questi pomeriggi casalinghi, una dozzina di ragazzini, consumatori di biscotti e torte fatte in casa e panini alla Nutella come le locuste che hanno invaso l'Arizona nel '56. Il giardiniere non sapeva come dirmelo: è un uomo di grande, semplice spessore, di un'educazione antica e candida, come lo sono certi uomini dell'Isola. I malfattori avevano sì giocato a pallone nel prato, e va bene, signora, sono ragazzi, ma usare come munizioni di una battaglia improvvisata nel parcheggio le pere dell'albero che io accudisco con cura e devozione tutto l'anno, davvero non lo dovevano fare. Non li sgridi, signora, ma faccia capire loro che quelle pere io le raccoglievo in autunno e che adesso invece. Ho campato lì parole di scusa, dei Mi Dispiace sinceri, conditi da un'ira sorda che mi saliva veloce. E' dunque questa l'educazione che ho impartito ai miei figlioli? Chi ha figli sa: li ami teneramente e sconvolgentemente dal primo istante, poi, nel corso della vita hai almeno una quindicina di occasioni in cui torceresti loro il collo, li prenderesti a ceffoni sonori, a piene mani, di quelli che fanno sciaf! e nemmeno gli occhioni da cucciolo che si inventa il Bandito Quasi Liceale, sbattendo le ciglia e cercando di corromperti con un sorriso da arcangelo, riescono a farti cambiare idea. E' vero che erano tanti, ma degli altri che mi importa, sei tu, Fedifrago, che devi sapere che non si stacca la frutta acerba dall'albero per il solo gusto di spararla nel didietro del tuo amico fiorentino, sei tu, Terrorista dei Giardini, che devi avere rispetto del lavoro degli altri. Parole al vento? Non so. Nel frattempo, suo padre gli fa innaffiare ogni sera e ogni mattina il limone e tutti gli altri vasi. Io, a parte un tentativo di sberla incompiuta e una predica di diciotto minuti, quasi nulla. Ma, come si dice, i figli sono pezzi di cuore. Tranci di pizza. Fette di crostata. Alle pere? Magari.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...