28 settembre, 2007

Sono.


Voglio un foglio per scrivere e un cremino da sciogliere e un amore da stringere e una somma da vincere. Voglio un giorno da vivere e un bicchiere da rompere, una strada per correre e una rotta da scegliere. Ed un figlio da crescere, e le ruote che girano e gli aerei che partono. Le minestre che scottano, le coperte che pungono e le ortiche che pizzicano. E se niente significa non è poi così male, son parole che corrono, son pensieri che giocano, son folletti di neve in una sera che è buia, son sorrisi brillanti in un giorno di pioggia. Son dispetti e sorprese, un po’ veri un po’ no, esercizi di stile in un niente perfetto. Son racconti, allusioni, illusioni e misfatti e se anche nessuno li ha mai raccontati, son raccolti, per bene e per nulla schiacciati, incartati, con fiocco, biglietto e nastrino. Son regali, stavolta, che ho un po’ sonno e un po’ sete, son giocattoli rotti, sono cani che scappano, sono prose e poesie, sono vite qualunque, sono amori ridicoli ed elastici rotti, sono panna, rabarbaro, maghi e balene. Son follie, miei signori, sono assurde canzoni, sono storie di un attimo che durano un secolo, sono vetri appannati e pastiglie e confetti, medicine e spremute, gianduiotti e soufflè. Sono Fragole, in scrigno, in pacchetti da dieci, sono frutti inconsueti, uno a me e uno a te. Sono il sogno più bello, un tesoro nascosto, una sfida, una spada, il mantello del Re.

27 settembre, 2007

Piove.


Di una pioggina noiosa e a filini, di quella che sì, basta una passata de tergicristallo e và via, non di quei goccioloni che fanno le bolle sul terrazzo. Piove, di quella pioggia che devi guardare per bene, ma piove o no? fuori dalla finestra, che apri in camicia da notte sperando che non faccia ancora freddo. Piove, sui piumini che hai tirato fuori dall'armadio, legati come sacchi a pelo coi nastri rossi, e infilata dentro una bustina di deodorante, muschio e vaniglia, una specie di odore dell'inverno che verrà. Piove sugli sbadigli, sulla colazione con la luce accesa, sulla zero voglia. E piove, sulle rose dell'aiuola, maleducate, loro continuano a fiorire, con i loro colori dei gelati, crema, mirtillo, fior di latte. Non ho rose rosse, me ne sono accorta solo stamattina. E piove e piove, sulla bicicletta della Princi, sulla moto del Liceale, lasciati ancora fuori nella speranza di poterli usare ancora, lei per andare avanti e indietro, lui per raggiungere la Biondina Lisciata Sabato Sera. Piove su una macchinina e sui disegni col gesso fatti dai piccoli del villaggio, sugli aghi dei pini che il vento di stanotte ha buttato giù. Piove anche su di me. Odio gli ombrelli di ogni forma e colore, li uso solo quando diluvia a stecca (a stecca?), piove sulla mia gonna di Zara da professoressa di matematica, zitella, inacidita e con le calze riposanti, la crocchia e gli occhiali spessi. Piove, sul portachiavi a stella marina che mi ha regalato il mio sposo, forse per lasciarmi ancora un pò d'estate tra le mani. Ma in fondo che importa se piove e pioverà. Noi si sta, belli tranquilli, a fare le cose di sempre, in questa quiete accesa di cose e di progetti e di giri e di questioni, anche, e di parole e di abbracci, e di magoni e di sorrisi. E per ben iniziare, si imita Il Vate e si scrive, scrive e scrive. L'unico modo che so per darmi il buongiorno, per trovare deliziosa anche la pioggia che dai, se guardi meglio, tra poco smetterà.

25 settembre, 2007

Ode all'oro Saiwa.


Certo, lo conoscono tutti. E non è certo famoso per il suo sapore. E' insipido, e per nulla dolce. Croccante, certo, ma di zucchero ne ha proprio pochino. Insomma, tanto biscotto non è. Ma è simpatico e molto elegante. Per esempio, lo si usa moltissimo d'estate. E per una colazione leggera. E per premiare il cane quando si siede composta e non tutta storta e di sghimbescio. L'oro Saiwa, si diceva, è il più glamour, in assoluto. Tanto per cominciare, il numero: è l'unico biscotto al mondo che si vende in multipli di 100. Non esistono confezioni da 100 grammi. O ne compri mille o non ne compri nessuno. E poi, quel contorno! Con tutti quei ghirigori, quel merletto che ha tutt'intorno ha già scatenato l'invidia di più di un collega. Lui, non si smuove. Non si sbriciola, è il vero lord della biscottiera. Il suo abbigliamento è classico, immutato negli anni, il pacchetto giallo e la scritta rossa. Si tuffa bello sereno nel caffelatte e non la fa tanto lunga. Anche se, come ogni nobile che si rispetti, soffre di solitudine. E guai, guai, guai ad intingerlo solingo. La vera apoteosi di un Oro Saiwa è un altro Oro Saiwa. In due, si sa, viene tutto meglio. Ed è così educato, che appena prima di tuffarsi, vuol fare la conoscenza del suo compagno di viaggio. Così, con i merletti perfettamente combacianti,e quel profumo di grano, Lui si presenta: il mio nome è Saiwa. Oro Saiwa. E per piacere, non chiamatelo Biscotto Secco!

24 settembre, 2007

Così non va.

No che non va bene. Confusa, inconcludente, ciondolante, un pochino. Svegliata a pezzi, le gambe giù dal letto e tutto il resto lì, le braccia sotto il cuscino, i capelli arruffati sulla faccia, non mi alzo, non ce la posso fare, non stamattina, non adesso, per piacere, non così. Nessuna voglia di niente. E invece, bellezza, ti conviene scrollarti per bene, alzati e cammina, e fila in cucina, ti ci vuole un caffè triplo, magari, e iniziare a fare i programmi, bella presente a te stessa e non con quella faccia lì, le braccia ciondolanti, i capelli esplosi, gli occhi semichiusi e quei mugugni, suvvia! una signora per bene non scende dalle scale biascicando ma chesonno, ma che ore sono e cose del genere. Una signora per bene si alza e schizza sotto la doccia e giù di guanto di crine e canticchia, magari, e poi avvolta in una nuvola di profumo di mirtillo imburra toast e versa caffè e Ancora Succo D'Arancia? e poi sale e sveglia i figlioli con voce da fringuello, Tesoriiiiii! Un bel niente, invece. La giornata virerà, mi auguro, nel senso che alla fine mi sveglierò davvero e farò la tonnellata di cose che devo fare e che non ne ho nessunissima voglia al mondo nemmeno per sogno. Sono stata chiara? Con tutto ciò, signora cara, è ben meglio che se lo metta bene in quella deliziosa testolina: l'estate, ahimè, è proprio finita per ben sul serio. Certo, siamo ancora in magliettina e senza calze e abbiamo ancora quell'aria di salute dorata e biscottosa, carezze di quel sole di cui ci siamo fatte scorpacciate. Ma presto, molto presto, sarà autunno davvero e la nebbiolina che ora avverte nel suo altrettanto delizioso cervello, ci sarà, ma sì, proprio fuori dalla finestra. Già. La patologia comunemente chiamata Sindrome da Cambiamento di Stagione è più brevemente definita scazzo, e non faccia quella faccia lì, che siamo nel Benemerito Paese dove basta dire un Vaffan e ti invitano da Santoro. Comunque, ben meglio sarà che s'organizzi: non più fresche insalatine ma zuppe e passati. Non più camiciole ma felpone e sciarpone. E i parei se li scordi per un pò. Coraggio, si abituerà. Nel frattempo, le prescrivo una bella cura. Ricostituenti, per iniziare, ginseng e guaranà, per finire. E cachemere, cachemere, cachemere in quantità. Bell'e pronto o da tricottare nel prossimo Knit Cafè, nel cachemere v'è la soluzione ai suoi acciacchi. Da qualcosa bisogna pure cominciare, no?

22 settembre, 2007

Il Premio della Critica.


Nel senso più letterale del termine, però. Nessun tappeto rosso, nessun And The Winner Is, nessuna foto in abito lungo d'ordinanza, anche se il tour di vetrine di ieri mattina poteva fare al caso mio, ho provato un cappotto viola da non dormirci la notte e alla fine sono uscita con un paio di scarpe, ma va?, che ne avevo tanto bisogno. Ma di critica, si parlava. Le critiche più spietate, più crudeli, che fanno più male non sono certo quelle delle Dame di Carità della città in cui vivo, non delle Vicine, adorabili, non dalle Amiche, certo che no. Sono quelle, impunite e sfacciate, che fuoriescono dalle rosee boccucce dei miei figlioli. Dai maschi, com'è ovvio. Loro, i Principi del Liceo e/o dell'Ateneo, i Gran Visir del Buon Gusto e dell' educazione, loro, sì, Profeti del Saper Vivere e delle Buone Maniere, mi criticano. E come ti sei vestita, ma dove credi di andare, ma qui e ma là. E di me, parlano e sparlano. Di come sono. Pettegola. Chiacchierona. Che voglio sapere. Serpente a sonagli. Che mi bulleggio ( che ancora bene non mi è chiaro il significato ma studierò la questione). Che mi impiccio. E soprattutto, regina incontrastata di tutte le Critiche Mondiali.....CHE SCRIVI I FATTI NOSTRI. Già, scrivo. Di me, delle cose mie, della mia vita, delle cose che faccio e di quelle che no, tanti mi hanno chiesto perchè, e io mai che abbia dato una risposta uguale per due volte di seguito. In realtà non lo so nemmeno io. Ho scritto diari da tutta la vita, e tenuto fotografie e raccolto spaghini dei regali e bastoncini del gelato e biglietti del cinema e carte d'imbarco e scontrini e bigliettini quelli bianchi nei mazzi di fiori. Scrivo perchè questo pezzo della mia vita mi piace così tanto che lo voglio un pò fermare, non so, raccontare, sì, che male c'è, e cosa importa se chi lo legge è qui vicino o a Singapore. Da tutto il mondo, è vero, si può vedere da dove leggono dei miei figli e dei gatti e dei miei ricami e dei miei magoni. Resta la curiosità, a chi può interessare che cosa faccio io, e l'orgoglio, anche, ma guarda guarda, mi leggono anche da lì. E mi dicono, dai, scrivi ancora. Pubblicherò, un giorno non lontano, quando una Casa Editrice finalmente vorrà raccogliere le mie Fragole, e allora, sì, ai miei figli che non capiscono dirò che ogni mamma ha un sogno. E da quando avevo l'età loro, cari i miei trucidi piccini, il mio sogno è questo qua. E non sono brava a inventare i personaggi, che anche alla Holden me l'hanno detto, no, inventare i personaggi non ti viene tanto bene, scrivi di quello che sai. E io, so di voi. Così, scrivo. Scrivo e aspetto. Scrivo e pubblico ogni giorno. E ogni giorno il mio sogno si avvera, attravero tutti i click che mi fanno dal mondo e dalla casa qui vicino. E sono felice. E a voi, figliolini adorati, dico che smetterò. Smetterò e non dirò, per esempio, della cena di ieri sera, col mare e la luna, tutti insieme anzi un pò di più, che la Biondina Timida era dei nostri, che ha avuto in dono dal Feroce Capitano la maglietta dell'equipaggio e che...ops! Ma si sa, le mamme che sognano son così sbadate.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...