23 aprile, 2008

Closed for bridge.

Oh, yes, si è fatto di tutto in questi giorni, spaccato un computer, registrato un marchio, fatto scarpine, ripassato inglese, ritirato copertine, ricevuto complimenti e abbracci, comprato un profumo, preparato valigie. Già perchè sì, noi si và, non tutti ma quasi, qui transumanze di amici e fidanzate, biondine si dice, eggià, qui oltre alla Biondina di sempre, dicono che si aggiri un'altra Biondina dall'Occhio Languido, Ingegnera, dicono, o almeno così pare e allora che ghiotta occasione di portarla testè, com'è che si dice quando il gatto non c'è, o era il topo, ma che cosa importa in fondo. Biondine o non Biondine, noi si và. E allora, mi si scusi tantissimo, immensamente, si chiuda la porta, si cazzi la randa, per la Costa Azzurra? Si và per di là.

21 aprile, 2008

Fari e lampioni.


Ma sì che è bello guidare di sera. Che si è usciti al volo, vestiti da casa, la maglia persino un pò scucita, come si conviene alle cose per casa, che possono concedersi il lusso di non essere perfette, stropicciate, un pochino, larghe, comode, da casa, appunto. Mi piace guidare di sera perchè ci si sente come dentro una bottiglia di inchiostro, non è proprio buio buio, non ancora almeno, e l'asfalto è lucido e brillante, con tutta quella pioggia e i fari spuntano dal nero e i lampioni illuminano il viale e la strada fino in fondo e anche più in là. Che belli i pensieri della sera, quelli che lasci andare, come le colombe davanti alla chiesa, come i palloncini. Escono fuori e vanno via, semplici, senza filtri. Che liquidi sono i pensieri che pensi la sera, guidando per un pò, non molto in realtà, con una musica appena appena, di sottofondo, che non canto perchè non so. Sono pensieri che non sai bene nemmeno tu, che passi da un pensiero all'altro, senza un senso, sono pensieri distratti o attentissimi, importanti o un pò scemi, morbidi in un certo senso, diversi da quelli del mattino, che devo fare questo e questo e questo e questo. Di sera no, da fare si ha così poco, oramai. Si guida piano, a pensare il niente della sera, una leggera, beata stanchezza che ascolti con sollievo, quasi, e i pensieri, quelli che scivolano via, quelli che non schizzano ma fluttuano, quelli che tieni lì e non sai bene se i fari delle macchine e i lampioni del viale, li riescano ad illuminare così bene da farti credere di averli già pensati. Una volta almeno.

Pagina Cinquantaquattro.


Ma no che non lo sapevo, giuro, beh, sì, certo che avevo scritto, ma scrivo talmente tante cose che insomma proprio perdo il conto. E poi, ieri pomeriggio, in una domenica uggiosa, l'sms della mia Amica dei Tessuti, ma come, si parla di te e nemmeno me lo dici? Ma se non lo so. E invece, eccomi qui. La mia mail pubblicata su Elle, signora cara, non proprio sul giornalino della parrocchia. E poi, l'indirizzo delle Fragole, ossì, pure quello, e la cosa più importante e più bella è che parlano di lui, del mio Cuore di Maglia. E tutto questo, tutte queste righe mi hanno fatto saltare come un grillo salterino, perchè si sa che è una bella cosa, le prime cento pagine di un mensile sono quelle più importanti, ma lo sanno anche i bambini, come fa a non saperlo lei? Tutto questo mi fa sentire così felice e orgogliosissima e soddisfatta e se non fosse che mi vergogno mi darei una bella pacca sulla spalla, ebbrava, e mi stringerei la mano e mi direi ma guarda un pò tu che cosa che hai combinato. E ringrazierei, una ad una, tutte le persone straordinarie che hanno reso possibile questo progetto, la Filatura di Crosa in primis, tutte le mie Amiche del Knit Cafè che si sono tuffate con me in questa avventura bellissima. E a tutte quelle che non conosco, che mi hanno scritto con la voglia di esserci anche loro. Grazie, grazie, grazie. Per i ringraziamenti dei diretti interessati, si sa, bisognerà aspettare qualche anno. Ma in fondo è bello così. Sarà una festa che non finisce mai, di quelle che se ne parla per mesi e mesi, e sapere che i piccini sono lì, nei loro lettini speciali e trasparenti, con le cuffiette glamour, le scarpine corte mezze pavesino e le coperte, sono il regalo più bello. Grazie, Elle. Anche da chi non parla ancora.

18 aprile, 2008

Tenerezze.

L'unità di misura è il pavesino. Queste scarpottine morbidissime, con un pon pon che è la misura più piccola possibile in assoluto, ma che applicato du di esse appare gigaenorme, misurano appunto mezzo pavesino. Suppergiù. La suola di queste calzature per elfi del bosco e del sottobosco, è corta cm 5. E non è che me lo sono inventato, sa? Ho il mio bel documento. La dottoressa mi ha fornito un bello schema, l'impronta, presa direttamente dall'incubatrice, la misura giga e la misura mini, molto più frequente. Queste qui vanno a pennello. Per lei e per lui, con tacchetti regolamentari e vezzoso fiorellino. E sono chiccosissime. Mezzo pavesino di amore e di calduccio per dei piedini che, lo so, diventeranno da ballerina. O da calciatore. Con tutto il Cuore.

A catinelle.

Fuori è proprio meglio non guardare. Ci si alza già con una smorfia di disgusto, inversa, non so, ma accidenti piove di nuovo? No, non di nuovo. E' che non ha mai smesso, è questa la sottile differenza. La pioggia in questi giorni dell'anno ti fa odiare l'armadio e tutti i vestiti in esso contenuti, compreso quelli sparsi alla rinfusa sulla poltrona, che tanto li metto spesso e allora meglio lasciarli lì. La pioggia di aprile ti fa essere in uno stato confusionale, in un mix di assurdità, una sequela di controsensi, come, senza calze e col maglioncino? E lì, sandali di corda e stivali? E stamattina che avrei voglia di quel twin set fucsia, cosa faccio, lo sacrifico sotto l'imper e vada come vada? Son cose da non sottovalutare, lo sforzo mentale richiesto in un venerdì mattina piovosissimo, uggiosissimo e noiosissimo, che pensi con grande pena a quei sandalini che ti aspettano dalle Sister Berry, a quei capri pants della vetrina, che sembrano rosa, ma, imperdonabile errore, essi sono a righine, una bianca e una rossa, impercettibili e finissime, ed evocano pomeriggi assolati di primavera inoltrata o già un anticipo d'estate, passi sul legno del pontile, o tolti al volo per un giro sulla spiaggia e infilati con noncuranza, suola contro suola, in una cesta di paglia dai manici di corda. E mi si perdoni l'assurda, incontenibile voglia di frivolezze e amenità, questo bisogno di leggero, di futilissimo, di vagamente snob e assolutamente chic. Ci vuole, in un giorno di simil novembre che è già week end ma che razza di, a contare le gocciolone dai vetri, a tenere a bada la malinconia, ad inventarsi stupidaggini per non andare a fondo. Urge una scorsa alle tendenze per l'estate, mi sa che quest'anno và il quadretto vichy, uno stile semplice e rigoroso e tanto tricot. Perchè va bene che piove e piove, ma, benedetto il Cielo, smetterà pure prima o poi.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...