09 luglio, 2008

Per la miseria!

Mi piace solo perchè è viola. E perchè è l'unica pianta che riesco a tenere in vita. E perchè fa dei fiorellini rosa, semplici e senza profumo, che si nascondono la sera, così tanto da sembrare sfioriti, per poi riapparire la mattina dopo, eccoli lì, eppure, non erano andati via? SI chiama miseria, non l'ho mai vista da nessun fioraio, ma una donna a Positano, una volta, me ne regalò un rametto, anni fa. Questa aiuola insieme a mille altri vasi e vasetti, è pronipote di quel rametto. Così, mi capita di fermarmici un pochino davanti la mattina prima di scendere in paese per la spesa, magari, o per andare alla spiaggia. Me la coccolo un pochino. Ha foglie di velluto che accarezzarle è pura terapia; strappo via le erbacce e le foglie che sono diventate secche. E la guardo. Tutto quel viola mi mette allegria, mi calma, mi fa sentire in pace, non so, scaccia i pensieri tristi che anche qui, ogni tanto, si affacciano in una testa confusa, in un'anima di cristallo e piume e steccoline di shangai, in un complicato, sottile, labile assetto, ne togli una soltanto e crolla tutto. E se a volte ci si sente vuote e così distanti da tutto, così inadeguate, certe volte e certe altre così invincibili, basterà fermarsi un attimo, guardare bene, dentro, attorno e di lato. Come si osserva la siepe viola per togliere i fiorellini sfioriti e le erbe cattive, annaffiare con cura, nè troppo nè troppo poco. Respirare a fondo, sorridere di più, e rimescolare di nuovo tutto. Coraggio, da capo, si raccolgono le steccoline e via, un'altra partita a shangai. O un'altra carezza alla miseria. Funzionerà, ne sono certa.

08 luglio, 2008

Projects.

Nulla si ferma. E anche se nulla si crea, men che meno nulla si distrugge. Piuttosto, si progetta. Cuore di Maglia non si ferma nemmeno sull'Isola. Ricevo anche qui le nuove coperte e le nuova scarpine della collezione natalizia. quella cioè che verrà consegnata a dicembre. Nel frattempo, complice un vento che ti porta via, e la calma assolata di un pomeriggio di ozio produttivo, ecco che si potrà attingere da questi volumi, giust'appunto arrivati da Auckland poche ore fa, e sperimentare nuove scarpine, nuove combinazioni di colori e filati, nuove cose insomma. Uno sguardo nel blù appena lì, oltre il prato e le rocce, una chiamata a casa e in giro, giusto per sapere che tutto vada bene e che tutti siano sereni e tranquilli, a vivere l'estate che più piace a loro, il Maturo, per esempio, che alla fine, ha avuto il suo voto sufficiente, c'è rimasto male ma che fa, lo si sa bene, la maturità è un terno al lotto. Meglio saranno le altre prove della vita, che di maturità, dove non c'entra nessun autore greco e nessun George Bernard Shaw, ne servirà a tonnellate. E allora, andranno bene le parole di una mamma noiosa, di un padre che sembra soltanto che li lasci liberi di fare ciò che vogliono e li controlla come e più della scrivente. Andranno bene le sfuriate e le carezze e i baci e le telefonate e la mia domanda Sei Felice? perchè in fondo è davvero l'unica e sola cosa che a me interessa davvero, di loro. Che siano forti e sani e felici, felici e sicuri, nel mondo che avranno, negli studi che sceglieranno, nella vita che sapranno costruirsi, con le cose che hanno sbagliato, mancato, perso e imparato. Ma questo è un altro progetto.

07 luglio, 2008

Non vedo l'ora.

Il ciondolo di un braccialetto. Una virgola nel cielo. Un sorriso, a guardarla bene. Sono giorni in cui tutto sembra passare alla moviola. Il sole e il mare e il vento e le conchiglie e i ricci e i tuffi e la sabbia e le alghe e la granita al chiosco. E anche lei, la luna, appiccicata con la colla appena sopra le casine della collina, quelle che vedono il mare proprio lì, e ne distinguono i colori, cobalto e turchese e blu chiaro e blu scuro e un pò verde, laggiù, e ancora azzurro, e ancora blu. Sono giorni lentissimi, la casa è deserta, si animerà presto e allora forse rimpiangerò questa quiete silenziosa e questo mio apparecchiare per pochissimi, e questa lavastoviglie che si riempie in due giorni, e niente o quasi da lavare, non che noi qui si stia sghinci ( do you know sghinci ?), ma insomma, lontane son quelle montagne di magliette e di jeans e di cose che presto, ahimè, ma no, per fortuna, mi toccheranno. Domani riedono in ordine sparso alla casa paterna alcuni dei figlioli, e da lì muoveranno con grazia per di qua. Ed è tutto un preparare di letti e di armadi e di sistemazioni, una specie di colonia elioterapica, un collegio, una camerata da caserma. So già fin troppo bene che, allo scoccare della quinta ora dopo l'arrivo, avrò già sbuffato un pò, redarguito un pò, urlato ancora no ma solo perchè mi sono alquanto trattenuta. Ma adesso, che è tutto così silente e tranquillo, e che so per certo che me ne pentirò, ma di avere qui con me quell'orda barbarica che adoro, quello scompiglio che amo, quei maschiacci sboccati e meravigliosi, semplicemente, non vedo l'ora. A pentirmi, ci penserò poi.

04 luglio, 2008

Ode al Supradyn.



Oh, maccerto, che càpita anche nelle famiglie migliori. Di sentirsi un pò stanche e affaticate, non proprio perchè si lavori in miniera, probabilmente a scaricare un camion di mattoni ci si stancherebbe di meno, dovrei chiedere al mio Amico delle Case, se mi lasciasse un giorno, appena prima di inaugurare il Palazzotto, provare in uno dei suoi cantieri, così, per averne la certezza matematica. Così, per tirarsi sù, per sopperire a una carenza vitaminica e a un esaurimento fisico più o meno riscontrato, chè quello psichico ormai, è cosa nota, si è presa la bella abitudine di una compressa di tale intruglio, ogni mattina. Inutile dirlo, ha un saporaccio. Di limone andato a male, di medicina, già, perchè lo sanno tutti che esiste un sapor medicina, sia esso antibiotico, antidepressivo o anti prurito: sa di medicina, fine. E la questione va aggravandosi, dacchè il rito del Supradyn si èspleta appena sveglie, in cucina, scalze, discinte e arruffate, appena dopo essersi lavate i denti. Ben perciò, il sapore del dentifricio và shakerandosi a quello delle vitamine. Bleah!. Ma, c'è un ma. Tale rimedio ha del miracoloso: già dal rumore che fa la compressa appena la tuffi nel bicchiere, che ancora non sei proprio bella sveglia e allora puoi stare lì qualche minuto ad osservare la pastiglia che da tonda diventa nulla, rimpicciolendosi vieppiù in un'esplosione di bollicine e di ssshhhhhhhhh che ti dà la carica, già da lì. Oppure, poichè l'operazione dura qualche secondo, puoi ottimizzare il tuo tempo, riempiendo il bricco del latte da scaldare, aprire le vetrate e verificare che tipo giornata sarà, proprio mentre la tua dose giornaliera di benessere si scioglie per te. Una volta assunto l'infernale intruglio, e celata la smorfia di disgusto, si può iniziare con calma la giornata, avendo la precisa sensazione di essere certamente più in forze di ieri e molto più di ieri l'altro, preparando una colazione da prìncipi, un rametto di oleandro e uno di menta, il profumo del caffè che il maestrale si porta via. Supradyn? Yes, please.

03 luglio, 2008

Riassunto delle puntate precedenti.


E poi, alla fine, voilà. Dacchè ci si era dimenticati che in fondo, le connessioni sull'Isola non sono così perfette ed immediate. E non solo quelle ad Internet. Anche connettersi con questo mare e questi odori, di sale, di mirto, di sole a picco e zero vento, di quei fiorini tondi e secchi che ricoprono le dune.Ci vuole tempo. Qualche giorno, almeno. A dimenticare il pianto del Maturo,ormai, sulle scale del liceo, e io che lo guardo da lontano, e non so bene se è tensione che si scioglie o delusione, per un orale che non è andato così bene come voleva lui. Momenti difficili. Non sai se parlare o stare zitta, e se parli ti assale e se stai zitta ti guarda smarrito e il manuale, dannazione, l'hai lasciato a casa. Passerà. Si fanno le valigie, si parte con la PrinciMeraviglia e il piccolo Philadelphia. Si parte a rate, a piccoli gruppi, ed è un delirio di incastri e di biglietti e di passaggi e di orari. L'estate, quella vera, quella del niente fare e dei pensieri sciolti, quella del cocco e del costume brilloso, quella del vento, del cinema all'aperto, della granita, degli occhiali da sole, della cesta di paglia, del pareo e dell'ozio sfrenato, delle cene per 25 e della pizza sulla spiaggia, quella estate, la mia estate, è qui. Cancellerà i magoni e le tristezze, ricoprirà con la sabbia tutti i pensieri più scuri e le cattiverie e le malignità e le lacrime, che anche quelle ci sono state, giusto così, per non farsi mancare nulla. L'estate è qua. Sorride e invita, a connettersi con grazia e letizia, al blu del mare e al blu del cielo, alla semplicità e alla calma, al lento scorrere delle ore. Connessione avvenuta.

28 giugno, 2008

Se.


Se il vostro esame di maturità porta la data dell'11 luglio 1982.
Se ancora vi ricordate quella sete spropositata, quella emozione, quel tremolio delle gambe e quell'ansia che quasi si vedeva.
Se mai più nella vita vi è capitato di rivivere la stessa ansia per un esame.
Be quiet.
La riproverete uguale uguale, bella bella, alla prima maturità orale del vostro primo figliolo.
E io che non ci credevo.



Che sono sveglia dalle cinque, che inizio mille lavori e non ne finisco nessuno, che ho già fatto un giro fuori alle 6 e 20 col cane, che ho portato il vetro alla campana, che ho una cucina che è uno specchio e che aspetto di svegliarlo e scrivoscrivoscrivo per stare calma. Ma calma, proprio calma non sono.
E no.

Regali.

Càpita, qualche volta, che la mia Amica delle Stoffe mi regali preziosi avanzi di preziosissime stoffe per tendaggi. Càpita che le suddette siano anche di metraggi consistenti, inservibili per fare tende ma che làscino spazio alla creativa e all'inventiva. Non di certo la mia. Io non sono capace di cucire. Nonostante ricami splendidamente (!) riesco a malapena ad attaccare un bottone, con un quantità di giri del filo intorno al bottone medesimo, che, nel giro di quattro/cinque ore, si stacca, e siamo daccapo. Ma mi è venuta in soccorso la mia Amica Teutonica del Knit. Ella, infatti non solo è un mito da queste parti per l'uso magistrale che fa dei famigerati ferri circolari, non solo è una vestale del vetro in tutte le sue forme, ma ha anche una straordinaria capacità nell'uso della macchina da cucire. Detto, fatto. Affidati a lei i preziosi avanzi, ecco che li ha trasformati in bellissime borse dall' uso poliedrico. Versione spiaggia, magari, oppure per trasportare con classe un lavoro a maglia, o versione città, lucide e setose, assolutamente uniche nel loro genere. Mi ha fatto felice. E non me sola. La Princess ha già posato i suoi occhioni su quella di destra, con l'elefantino. Vedremo. Per il momento, mille e mille grazie all'Amica Artista. E che abbia il ceruleo occhio ben attento alla casella postale.

Senza titolo.


E ascolta gli altri,
anche i noiosi e gli ignoranti.
Anche loro
hanno una storia da raccontare.

.....e t'ho detto tutto.

27 giugno, 2008

Caos.Tutt'altro che calmo.


Io non sono brava coi puzzle. Mai stata. Mi viene sempre voglia, ad un certo punto, di prendere la scatola e scrollarla giù dalla finestra, che è da venti minuti che sono lì con un pezzo in mano che non so dove diavolo mettere. Ma i miei giorni, questi qui, sono stati ben più complicati di un puzzle da ventimilamiliardi di pezzi. Il mio Sposo, che il Cielo lo sostenga, è ad altre faccende uso. Noi qui, si corre. In questo delirante avantieindietro, pur di rendermi il tutto più divertente mi sono fatta prestare una macchinina che mi piace tanto, ma che non potrò mai ahimè possedere, chè condannata son a guidare monolocali su quattre ruote, data la mia poderosa e sterminata famigliola. La mole delle ultime questione da sistemare prima dell'imbarco, previsto per i prossimi giorni, è di una tale sconvolgente entità, che mi ha fatto seriamente dubitare di poterla evadere senza riportare conseguenze e/o danni cerebrali permanenti. Insomma, ce l'ho quasi fatta. Con l'aiuto dell'Amico delle Lampadine, che con scioltezza ha sistemato l'impianto di irrigazione del giardino, che per un misterioso sortilegio aveva allagato le ortensie e seccato il pratino. Giorni roventi, in ogni senso. Non che non mi sia tolta le mie belle soddisfazioni, c'è da dirlo. Una cena improvvisata con le Amiche, per esempio, che era dal lontano 2003 che non uscivo da sola, cosa che quasi mi vergogno a confessare. O invitarne altre da me, un cous cous da primato e qualche figliolo. E poi acquisti, acquisti, che belli sono gli acquisti prima delle vacanze. Rilassati e gasati insieme, una manciata di costumini sberluccicanti, uno da trota fucsia, ma era l'ultimo, disdetta e proprio della mia taglia, potevo, potevo, potevo lascairlo lì, solingo, ramingo e guardingo? Ma no che non potevo. E poi brilli, brilli, brilli nell'olio, brilli nel gloss, brilli ovunque. Che sarò pure nel caos, avrò pure un figliolo che parla a latrati che domani, il Cielo volesse, Ben Maturo Già Sarà, e ci metteremo una bella pietra sopra e finalmente potremo tornare a parlare con verbi, avverbi e congiunzioni e sostantivi e pure aggettivi, già che ci siamo. Che avrò pure portato a termine una quantità di incombenze per le quali in media necessiterebbero un due/ tre settimane, ma signora cara, un brillo, un glitter, un paillette, rendono imperiale anche la più difficile delle settimane, e ben perciò, non indugi oltre. Mi va il luccichio. E anche il caos, qualche volta, riesce persino ad essere divertente.

25 giugno, 2008

Il salvataggio.

Niente o quasi succede in questi giorni di simil vacanza cittadina. Tranne il girare come una trottola per risolvere alcune incombenze, e di fretta, sa? chè ho da chiudere casa e raggiungere l'Isola, qualche figliolo resta ma il ricongiungimento famigliare avverrà presto, in fondo. Il Quasi Maturo finirà ben questa kermesse di appunti e di crediti e di prove e di tesine e di erroracci ministeriali da segnare con la penna rossa. Io qui, in realtà, dirigo. Smisto. Il traffico della Princi, da e per case delle amichette, il viaggio da e per i lidi casteggiani, Reale Ospite di una zia nemmeno adottiva, nemmeno acquisita, ma più preziosa di una Kelly rosa pastello. E mi accingo, vieppiù, ad accantonare cose da portar via, libri che voglio leggere, stirare parei ed altre amenità. Ma ieri, nel nulla agitato di questi ultimi giorni, un flebile cip cip che assomigliava più ad una suoneria di un telefono che ad un verso animale, ha catturato la mia attenzione, dacchè mi accingevo con rara maestria ed equilibrismo ad aprire la porta di casa, con circa 6 tra borse e zaini appesi alle mie stanche braccia. Il flebile cip giungeva, già rassegnato, dal locale caldaia. Che fare? Chiamati a raccolta i figlioli, che il Quasi Maturo ben se ne è guardato di aggiungersi alla squadra di Pronto Intervento, la PrinciAnsiosa, il Liceale e la medesima ecco che aprono con cura la porticina della caldaia.E quale non fu il loro stupore nel vedere, appallottolato in un angolo, un uccellino grande come un'albicocca, pennuto e morbido, con un faccino spaventato e lo sguardo colmo di disappunto per trovarsi, non già nel confortevole patrio nido, ma in un orrido, buio luogo, tra il sacco del terriccio e l'antipidocchi pe le rose. Il LicealeCuor Di Leone ha fatto il primo passo: lo ha raccolto con la tenerezza che è sua e cercava di capire con sguardo da primario se necessitasse di qualche ingessatura, steccatura o bendaggio. La PrinciCrocerossina gli carezzava il capino, ben attenta a scansare Philadelphia che si sa, è un cacciatore provetto. Com'è, come non è, lo abbiamo adagiato, spaventato e riconoscente nella gabbietta del gatto posta ad altezza di sicurezza e questa mattina, meraviglia, se ne era volato via. Non dopo aver spazzolato tutto il mangime del pettirosso che, secondo le regole dell'ospitalità, gli avevamo offerto per rifocillarlo. Va bene, lui era un passerotto e non un pettirosso, ma i passerotti non vanno mica tanto per il sottile, sa?

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...