13 agosto, 2008

Crochet à voile.

E no che non si perde mica tempo, sa? Nel prigro meriggiare al sole, che tutti si rosolano o leggono, o dormicchiano, o stanno a mollo, o guardano sotto con la maschera o girano in gommone e fanno gli scemi, ma nessuno, proprio nessuno ha voglia di andare via di qui, e allora stiamo pure, che un'acqua così turchese tutta per noi ma mi vuoi spiegare dove la troviamo, che sono tutti ammassati alle Isole questa settimana? La medesima trova ben il tempo di andare in soccorso della sua Amica della Pastiera, che la spinosa vicenda le ha affidato: confezionare a tempo record uno zuccottino rosa caramella, più fucsia, direi, meglio, geranio, per una nipotina di appena un anno. Che fare? Fai che lo fai, nel senso intrinseco della frase, ovunque tu ti possa trovare in questi giorni. Così, dopo averlo fatto e disfatto, che è pur sempre un lavorare, ecco che lo zuccottino per la picci prende forma. Il prossimo però, lo farò turchese. Sapesse come non si abbina il fucsia col turchese!

Senza parole.

....e se lo avessi soprannominato Karamazov?

Corse e ri-Corse.

La strada dell'orto, suppergiù. Ci si va quando si ha voglia di qualcosa di selvaggio, un pò fuori mano, non compreso nei soliti giri del turismo veloce. La si prende comoda, si guardano le previsioni, si può fare, un bel vento leggero, nè troppo nè troppo poco, si carica sù la famiglia al grandissimo completo, ivi compresa l' Ingegnera promessa al Giovane Holden, anche lei catturata da questo reticolo di affetto e attenzioni e fratelli e amici e sorelle. L'essere al super completo comporta per la scrivente una felicità senza pari, una vera beatitudine, e niente mi fanno le tonnellate di pasta e le quintalate di frutta e i chili e chili di merende, croissant, stuzzichini e pizze croccanti sfornate in mezzo al mare. Guardare le stelle come sotto una scodella di blù tutta cucita di perline, insieme alle persone che sono la tua vita tutta è quanto di più bello possa esserci. E a quella stella che cade, così grande che è durata un bel pò, che la scia si è vista come un fuoco d'artificio, che tutti hanno fatto ooohhhhhhh!, beh, proprio non saprei che cosa chiedere.

09 agosto, 2008

Cobalto.

Nient'altro che questo. Pigrissime giornate, per meglio dire lente, che pigri in questa casa, mi aiuti a dire, proprio non si potrebbe essere seppure volendolo. Lente, quindi, silenziose, un pò sottotono, neppure una vetrina di quelle cool, se non il mercatino serale, anelli di conchiglia e spilloni per capelli e chignon, che è così in auge quaggiù. Neppure una seratona di quelle in Costa, per carità, ma solo chiacchiere liquide a cena con gli amici, a quel ristorante di solo pesce che c'è da perderci la testa. Neppure una mise da combattimento, se proprio vogliamo esagerare un abituccio nero leggerissimo e un pò di tacco, massì, un 10, signora mia che non si sbaglia mai, e che sulla gamba abbronzata e tonica ha sempre il suo bel perchè. Si son fatte le due, ier sera, mi sentivo come a Capodanno, io, che vado a letto presto e mi sveglio giusta, prima grande nottata di questa estate così normale che neppure sembra. Il mare, da là, sembra darmi ragione. E' di quel blu che stende, dopo un giorno agitè, e a me basta guardarlo e guardarlo e seguire il filo ingarbugliatissimo dei miei pensieri, e farmi carezzare da questo vento profumato al quale non mi abituo, che spazza il mare e lo colora col pennarello, che mi sorprende ogni volta e ogni volta mi fa dire ma che bello che è.

05 agosto, 2008

Il vento che porta.


Passa. Veloce e maleducato, all'improvviso, a raffiche più o meno costanti, a sprazzi, schiaffi e carezze, uno di qua, uno di là. E' un vento che profuma, che sa. Sa di rosmarino, di sabbia e di mirto. Sa. Le cose che gli racconti, i pensieri che ti ruba quando sei lì, distesa, e ti passa sopra e ti scompiglia, i capelli e i pensieri e le cose che hai, ti solleva la gonna, fa giocare le tende e sparpaglia le nuvole e rende impossibile farsi una treccia. Sa. Di mattino, di colazione calma, lentissima, esasperata persino, si gira piano il caffelatte, si guarda in là, si respira a fondo. Un balsamo, un'ambrosia, una medicina portentosa. Il vento cura e protegge, spazza in un secondo la malinconia, la salsedine, il raffreddore, confonde i gabbiani, modella gli scogli della costa, li fa sembrare massi di luna, strane forme da set, un film di alieni, di mostri, di deserti immaginari. Il vento ti coccola, massaggia il cuore, complice. E se non hai più pensieri da pensare, nè musica da suonare, nè canzoni da cantare o sogni da sognare, nè storie nuove da raccontare, il vento, sempre lui, ne porterà di nuove, ne conosce così tante, le nasconderà tra le foglie del limone e soffio dopo soffio, raffica dopo raffica, le farà danzare per te.

04 agosto, 2008

Ode alla Galletteddas.

Se ne stava buono buono nello scaffale del discount. Un pacco insignificante, nessun colore sgargiante che richiamasse la benchè minima attenzione, nessuna immagine colorata e accattivante che ne invogliasse l'acquisto. Uno scatolone semivuoto, di quelli aperti malamente e un pò sbrecciati. Curiosa, agguanto ed esamino. Una scritta in corsivo Galletteddas di Fonni, Marchio Registrato. Dalla carta trasparente occhieggiano composte, in fila per una, delle cose che a chiamarle ciambelline si fa errore, e chiamarle biscotti pure, dei fiorellini di pasta frolla che sembrano discreti. Una vera donna di casa sa riconoscere al volo che cosa può valer la pena di comprare per la sua famigliola, non lo pensa anche lei? E sottoposte all'esame durissimo dei partecipanti alla mio umile desco, esse, ricevono una standing ovation. La Galletteddas è più di un biscotto, più di un pasticcino, più di qualsiasi cosa al mondo. Leggera, friabile, di quel gusto un pò limone e un pò vangilia tipico dei biscotti fatti in casa, quando i biscotti ti riescono bene, s'intende. La Galletteddas ha rubato la scena a numerosi altri biscotti, sia da colazione che da dopocena. Nel senso che da queste parti, che colazione sarà mai se non intingi la Galletteddas nel caffelatte. E che dopocena di chiacchiere tranquille sarà mai , se non tuffi la Galletteddas nel bicchierino del mirto, avendo cura di spezzarla in due e di raccogliere poi col ditino le briciole lì intorno sparpagliàtesi, che lasciarle sarebbe peccato. In qualunque modo la si intenda, Essa è da copertina, da primissima pagina, pure da web, visto che la puoi ammirare persino nel suo sito. Diavolo di un dolcetto: innocente o alcoolica, da alba o da notte fonda, da sole alto o da luna a spicchio. Mantenga!

30 luglio, 2008

Knit Therapy.

Buone notizie. O almeno, migliori di quella che ci ha raggiunto come una mina vagante lunedì sera, quella che ha fatto scoppiare in lacrime il mio figlio grande, a singhiozzi forti, come di rado mi è toccato di vedere, quel Pietro ombroso, un pò sfacciato, un pò insolente, un pò egoista, ma di una dolcezza cremosa e di una sensibilità che la puoi toccare. Piange, per quel suo Amico del Cuore che deve affrontare una prova così grande, Parto, Mamma, Vado da Lui, e invece non si può, che deve curarsi per guarire, per stare bene e dimenticare, dimenticare, dimenticare la paura e l'ospedale. Ce la farà. Sarà dura, ma riuscirà. In questo contesto di cristallo, in questa teca di acqua limpida e di caldo torrido, la scrivente cerca un modo per districare nodi, ansie e lacrime, a tenere a bada i pensieri più tremendi. Il fare a maglia, l'ho pure letto da qualche parte, è quanto di più rilassante e terapeutico, ma che ve lo dico a fare. Esso permette di far luce su questo o quello, di pensare con calma, di non agitarsi, di non farsi, insomma, prendere dagli eventi. Poichè d'estate siam, noi si sarebbe scelto un cotonino leggero, di un violarosaverzolino mélange, il colore dei sorbetti per intenderci e si è messo sù dei punti a casaccio senza aver ben chiaro a cosa avrebbero dato origine. A metà più o meno, scartato un soprabitino per il gatto e una tovaglietta per la colazione, quale non fu la mia genialata nel voler dare a ciò che avevo in mano la guisa di un gonnino semplicissimo, vuoi copricostume, vuoi minigonna mozzafiato concessa solo nelle serate marine. Voilà. Il cotonino violarosaeccetera diventerà ciò. Scopiazzata la tecnica dei buchini ogni tanto, dalle copertine di Ursula e dell'Amica delle Perle, tornata quest'ultima, ahimè in continente, ecco che la gonna avrà un effetto colabrodo da non sottovalutare, un TiVedoeNonTiVedo che non solo ha il suo Perchè, ma pure il suo Quantunque. Morbidissima, colorata e versatile, da casa e da spiaggia, da bosco e da riviera. E poi, venga pure come vuole, l'importante è che mi calmi, punto dopo punto, pensiero dopo pensiero, preghiera dopo preghiera, magone dopo magone. Speranza dopo speranza. Oca soltanto laddove necessita.

29 luglio, 2008

Prego.


Sottovoce. Di sbieco. Prego che non so. Prego veloce, sgrano quel rosario che porto sempre con me, quello per cui le mie amiche mi prendono in giro, ma come, giri col rosario nella borsa, sei scema? Prego e basta. Prego coi lucciconi. Prego con un nodo qui che è da ieri sera. Prego senza smettere nemmeno per soffiarmi il naso. Prego. Perchè è l'unica cosa che posso fare. Ma tu, non mollare. Andrea, non mollare.

Istantanee.












Quiete.

Così, si sta. Siamo una specie di carovana, un gruppone di famiglie rom che se ne va di qua e di là, una comunità marina che si sposta in massa, ora a casa di uno, ora a casa dell'altro, si hanno programmi?, non proprio, cominciamo col passare da te per un caffè e da lì, muoveremo. Loro sono i miei Amici, la mia memoria storica, che basta dire Ti Ricordi' e loro Sì, C'Ero Anche Io. Loro ci sono sempre, ci sono sempre stati, a ridere a piangere, a discutere il giusto, a rispettarci, a divertirci, a volerci quel bene raro e limpido che diventa di cristallo temperato antisfondamento man mano che il tempo passa. Che vacanze selvagge e semplici, ragazzi, figlioli, bimbetti in ogni dove, qualche fidanzata che passa per di qua, la nuova entrata di questa estate bizzarra, fidanzata al figliolo degli Amici, il Principe, così simile al Giovane Holden che a volte non so bene dove finisce uno e dove inizia l'altro. Lei, la Promessa, bruna e sottile, di un'educazione d'altri tempi e di un sorriso contagioso, si è subito innamorata di questa chiassosa famigliona allargatissima, delle cene per ventisettemila, del mio pane al rosmarino, di questo modo di far vacanza lussuosamente semplice, di quest'acqua turchese, di questo gatto feroce e dolcissimo. Noi si è così. Un pò terroni, nel senso più nobile del termine, come nobili sanno essere solo le famiglie del sud, noi abbiamo un modo tutto nostro di stare insieme, e stare bene. Si ricorderanno i figli di queste vacanze confusionarie e così belle? L'estate sta passando così, col sugo di pomodoro fatto incasa e lo struscio in Costa, appena appena. Con le lezioni di uncinetto e le recensioni letterarie. Di base, c'è solo un grande affetto, una stima profonda, un bene prezioso. Basterà?

24 luglio, 2008

Il mercato di San Pantaleo.


Merita un giro. Di sera o di mattina, sotto il sole cocente o con le stelle, shopping o aperitivo, case di pietra e oleandri, vetrai, antiquari, pittori, collanine perle e corda, t-shirt, gonnine, borse di stoffa, vecchi copriletti tricot provenienti da chissà quale corredo, scatole giapponesi, coltelli di Pattada, formaggi e verdure dell'orto. Fateci un pensiero, il prossimo giovedì.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...