31 gennaio, 2009

Mai di sabato.

E' un giorno che mi piace. Faccia quel che vuole là fuori, facciano quel che vogliono un pò tutti, là fuori, se c'è qualcuno che ha voglia di dare di matto, prego, che ben s'accomodi, ma che m'importa ammè. Oggi è un giorno da consacrare al nulla, da immolarsi all'ozio assoluto, di lasciarsi andare con elegante rassegnazione alla pigrizia, la più schietta, la più spontanea. Mai di sabato la spesa, dacchè si è fatta ier sera, ottimizzando il tempo e preparandosi una lista di bulgara precisione. Mai di sabato i giri in centro, la posta, le cose. E' un giorno dove un pò ci si può marciare, robe urgenti non ve n'è, e ascoltare un leggero malessere, forse un'influenza fatta dall'impiedi, come si dice, a zonzo per Roma, che stoica che sono, acciaccata ma presente, presentissima, non sono mica una lagna, io, e poi, era già tutto organizzato, che faccio, quella che rovina sempre tutto? Così, la malatina la faccio oggi, un piede dolorante, lo stomaco in subbuglio, la testa che ronza, ci può allungare di stecca sul divano, qualche amica verrà in pellegrinaggio, come, non stai bene? Ma sì che sto bene, solo, è così bello farsi un pò coccolare, una volta ogni tanto, mica sempre, una spremuta senza zucchero, la sciarpa della Princi, quella che sembra fatta coi petardi, da finire, che fa ancora così freddo. E non scordare, alla voce Vitto & Alloggio, una teglia di lasagne, già che ci siamo, che c'è un'ospite a cena e anche a dormire, cosicchè, forse il nientefare non proprio per bene si può praticare. C'è ancora domani, però. Che non è più sabato, certo, ma visto che nessuno verrà a controllare, per far niente o quasi ancora tempo c'è.

30 gennaio, 2009

Triste.




Era un anno strano, di fidanzati, di università, di amiche, di A112, di palestra, di birreria, di BonBonFabrika, di progetti, di sogni, di sbagli, anche, di quelli belli che si fanno a 21 anni, quando fai le peggio e poi ti ricordi solo le cose belle. E questa canzone mi piaceva, l'ho cantata tante volte, la so a memoria,mi è sempre piaciuta, e ancora mi piace.
Suonala ancora,Francesco...

Voilà.

Et voilà. Pesta il giusto, ammaccata il giusto, influenzata il giusto, dolorante il giusto. Come inizio di week end non c'è male, grazie e lei? La sfacchinata si è compiuta, ma che meraviglia di città è sempre quella. Ora, qui, si riprende tutto con calma, shhhhh, parlatemi sottovce e vedete di non contraddirmi nemmeno per sogno. Inizia un fine settimana di cucina compulsiva e maniacale, mi sa che avremo ospiti, fuori farà un freddo che immagino, lo si vede dai vetri. Pensieri accatastati e confusi, disordinati e sparsi, mescolati, frullati insieme. Dai, che è già tardi, che bello che è stato, si sono avuti tredici anni, si è urlato e riso come sceme, cantato, fatto buuuuuuuu!!! e adesso, signora mia, si torna nei ranghi, le perle, gli occhiali da seria, un certo contegno,un certain regard. E pure una specie di influenza, lo stomaco con un criceto sulla ruota, la testa che ronza, sternuti e coccoloni. Confusa? più di sempre, mi sa. Colpa dell'Oki.

27 gennaio, 2009

Noi, si va.

Ebben, si và. Abbiamo avuto i biglietti un pò a sorpresa, noi ci si fa una gita fin laggiù, sarà divertente, non sono mai stata ad uno spettacolo del genere. E' curioso. Una cosa strana. La Princi è felice, io l'accompagno volentieri e tutto sommato, considerando che, alla sua tenera età ha già visto la Cappella Sistina, il Louvre e il Castello di Schoembrunn, e che fischia Mozart mentre si lava i capelli, beh, di certo, male non le può fare. Abbiamo anche un fucsia cartello, con una viola scritta, EMMA C'E'. E ci sono anche io.

26 gennaio, 2009

La fata Turchina.

Ma che razza di giornata sarà mai, che razza di week end confuso e teso, bello, certo, si era tutti insieme, ma come un pò ammaccato, come la mela nel cesto, velato, da pensieri striscianti, nervosismi impercettibili, che ci si è adoperati tanto per nasconderli, ma che c'erano, eccome se c'erano, e che sono anche sfociati in urla, a tratti, prendendosela con questa o quella cosa banalissima. E' una vecchia tecnica, a volte funziona: si passa una mano di vernice sulle preoccupazioni, sui problemi così grandi, ma così grandi che non trovano spazio su uno stupido blog, e si fa di tutto per colorarli un pochino e galleggiare, per renderli più leggeri e un pò dimenticarsene, fare finta che non esistano, solo per un pò. Li accantoni, fai la scema, fai cose e cose, ma poi eccoti lì, in pigiama, seduta al bordo del letto, a guardare il dovunque, come schiacciata, a non sapere come e dove. E no che non è tutto un giardino di rose, gigli e pettirossi, no che non è la casa fatata degli elfi e degli gnomi, e no che non è tutto zucchero e miele e melassa e dolcetti. Saranno giorni pesanti e preoccupati, e avrò un peso sul cuore come da un pò non sentivo, e avrò da volteggiare e saltellare, squittire e canticchiare, perchè solo così galleggio, solo così non mi lascio andare, perchè "mi sono insegnata" a così fare per trovare la strada, io, fata Turchina di gomitoli e rose.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...