25 marzo, 2010

Arancionissimo.

L'ultima produzione in lana di questa stagione invernale che sembra non avere fine. L'ultima copertina in lana per Cuore di Maglia, dopodichè, solo cotone, cotone e cotone. E' un arancione carichissimo, è morbida e avvolgente, ha due belle trecce, si fa coi circolari, la lana è Debbie Bliss. Poche, basilari informazioni. Arrivano da ogni parte d'Italia le copertine e i cappellini e le scarpine per CdM e forse dovrei parlarne qui, ma in fondo il confine non è poi così netto. Oggi un altro Knit al BioCafè, è giovedì, bellezza, giorno di chiacchiere e di scialo e di progetti, il Camp che va alla grande, le consegne e le spedizioni, e già, nelle città troppo lontane, ma niente è lontano per CdM e allora va bene. Si prendono appunti per una giornata gradevole, si trovano situazioni e spigolature, fermo immagine e inquadrature, per fare andare tutto come devo andare, nei binari giusti, nel modo giusto, alla giusta velocità, nel senso di marcia che va bene, non come in treno che a volte sei seduta al contrario e vedi le cose scappare via, no, ci si deve sedere con grazia e cognizione, e vedere le cose che vengono incontro, avere il tempo anche di leggere il nome delle stazioni senza farsi venire mal di testa. Quando ci sta la salute, e personalmente ci ho già pensato questa mattina, un bicchierone d'acqua fresca dove ho sciolto ogni tipo di vitamine, magnesio, e chissà cos'altro, dacchè al Supradyn mi sono assuefatta e, mi aiuti a dire, c'ho bisogno di roba più forte, per farmi dei viaggioni, dicono i miei figli, per tirarmi sù, dico io, che è meglio. L'intruglio non è male, certo, sa di medicina, ma chemmimportammè, basta che funzioni. In the frattime, mi preparo al knit di oggi, indolente ma lucida, lenta ma presente a me stessa, storneggiata ma andante, allegra ma non troppo, una cosa che va bene, alla fine. Finirò questa coperta arancionissima, farò un pane, imbastirò una cena dacchè tardi arriverò al desco familiare, tiro giù la serranda e per qualche ora non ci sarò per nessuno. Il magnesio fa miracoli. Come, di già?

24 marzo, 2010

Se sto così.

E se sto così, sarà la primavera. Così. Come non me lo spiego, così. Piatta e confusa. Assonnata e inconcludente. Energia, come Bolzano, -2. Che bello quando leggevano le temperature alla tv. Bolzano era sempre -2. Come me adesso. Meno due o meno mille, che differenza c'è. COme se mi avessero messo le pile al contrario, sono nuove, ma vedi, ancora non hai imparato a mettere quella piatta vicino alla molla e quella col pirulino dall'altra parte. Si impara così, si imparano così le cose, ci si danno dei codici, si insegnano anche, la destra è la manina bella, la sinistra quell'altra, a fare i nodi alle scarpe, prima fai un pancino e poi ci leghi intorno la stringa, lo vedi? Che mi insegni qualcuno a uscire da qua, dalla latta di vernice collosa dove sono scivolata, da queste sabbie mobili scintillanti di glitter, ho pitturato oggi, sto facendo delle cose per il Camp, sarà quello che mi suggerisce tutta questa metafora, sono in un barattolo di Vinavil, mi ci sono fatta la doccia e adesso il Vinavil è diventato secco, e nessuno che prima che si asciugasse mi ci abbia incollato una figurina con un sorriso, un fiorellino, qualcosa di buffo. Non sto male. Sono un pennello lasciato fuori e non sciacquato, inservibile, ci devi lavorare per farlo tornare utile, sono carta stropicciata, e nemmeno i fiori che ho visto finalmente, son serviti, margheritine, nontiscordardime, persino le violette in fondo al pratino e che delizia lasciare la finestra spalancata e respirare l'odore che c'è di sera se è una bella sera, terra, forse, foglie nuove, fiorellini appena appena, le gemme, i germogli invisibili delle ortensie, l'erba fresca, il cielo, finalmente, allora è vero, se sto così, sarà la primavera.

23 marzo, 2010

Le cazzate son carezze.


Ho creato un caso. Strano orpello, questo del blog. Una si sveglia, si sente storta, stortissima, inversa come Po e che fa? lo scrive. E scrive subito dopo che, magari per non farsi prendere dagli eventi, dalle cose, per non centrare in pieno l'entrata del tunnel ma di scansarlo via via, pensa a una cretinata, che so, calze a pallini, un profumo che sa di bosco, e, alla fine, l'Introvabile Smalto. Il delirio. Sù e giù per lo stivale tutto, in ogni angolo recondito dell' Italica Penisola, tutte a dannarsi, a farsi degli sbatti da cinema per trovarlo. Ho perciò una mappa ben precisa di tutta la vicenda. A Firenze, lei lo ha trovato, alle amiche non è granchè piaciuto ma lei chissenefrega, lo ha adorato all'istante. All'alba di stamani, da Perugia, la Vicina del 12 mi manda un secco Quaggiù Niente e dopo qualche ora, TrovatoMaCheGuerra, che già me la vedevo, compunta ed educata a strattonare il prezioso boccettino dalle mani di un'altra sciura, indegna di tale sciccosissimo liquido color tortora/mauve. Due Avvocate a Torino, dieci minuti in Corte d'Appello e tutta la mattina in giro per negozi e vetrine e scintillar di cose, anche loro in missione, ancora non so l'esito ma relazionerò appena saprò. Da Alba invece non si va tanto per il sottile, si scorre mentalmente la rubrica, Vediamo, dice, Potrei chiedere a, nientemeno che in Azienda maccerto, come ho fatto a non pensarci. La mia Amica della Moda lei sì che ci sa fare, se ci fosse ancora la Coco buonanima, non si farebbe scrupoli a suonarle il campanello, Scusi, Avrebbe un Dado, e mentre c'è, venti boccettini di smalto, lo sa che le mie amiche ne vanno pazze? Questo è l'antefatto. La tesi è. Che mi ci hanno fatto pensare, che ognuna di noi ha figlioli scellerati e mariti complicati e impegnativi, e case cui badare, e lavori, che vanno sì, che vanno no, che vanno così, e ansie e paure, e casini inenarrabili, e questioni e debiti e faccende e depressioni e nervosi e cattiverie e grane e situazioni. Che a pensare alle cazzate, si dice a Perugia, male non fa. Stacchi un momento, non è detto che le cose si risolvano, anzi, certissimo che no, ma almeno lo fai un pò sorridendo, che non ci hai pensato per un pò e già ti senti meglio. E con una manicure piuccheperfetta, che di questi tempi, mi aiuti a dire, son soddisfazioni.
Alle mie Amiche sparse un pò dovunque, felice di farvi una carezza anche da qui.

Anemoni e pastelli.

Li vuoi? Sono i tuoi fiori preferiti, un pò volgari, a dire il vero, con quel bottoncino nero al centro e tutti quel colori forti, e quei petali sconnessi e scomposti. Non hanno il rigore delle rose, la semplicità delle margherite, la complessità delle ortensie, l'eleganza delle orchidee. Ma fanno allegria, disordine, un allegro disordine, un'allegria disordinata, per giocare con le parole. E' divertente. Fuori la nebbia fitta, qui gli anemoni colorati. La mattina va così. Pioviggina e pioviggina, non fa nemmeno un bel rumore, anzi, se non guardi bene nemmeno ti accorgi che piove, devi strizzare gli occhi o guardare i tetti o per terra, per poi di dire, Ma Di Nuovo. Sì, di nuovo. Un mazzo virtuale di popolani anemoni, villani nella loro colorata sfacciataggine, ce li avevo anche nel mazzo da sposa, non era mica usuale, tutti volevano mughetti e rosine candide e io no, voglio gli anemoni, li han trovati chissà dove, il fioraio era impazzito, mi ricordo bene. Impazzirei anche io se li volessi trovare stamattina, ma che m'importa, ce li ho, è una bella foto, li posso guardare e guardare, colore e colore per il seppia che c'è fuori, una fotografia dentro a un baule, di quelle di cartone spesso con il nome del fotografo stampigliato in oro, io no, voglio una foto colorata sul BlackBerry, altro che cartoncini polverosi di muffa e naftalina, la stessa del mio cervello, credo, che non ne vuol sapere ogni tanto, ma se ne sta lì, sotto sale, bello spianato a non funzionare, a non fare nulla, odioso di un cervello. Confusa più di ogni mattina, sciroccata più del solito, oggi non cedo al grigio, oggi non mi lascio catturare dal Totano Gigante, oggi voglio colori e colori, oggi non penso, oggi il mio cervello balla e corre, non mi immusonirò, non starò lì a frignare e a lamentarmi del tempo e del raccolto, mi metto un rossetto, mi faccio la coda, gli occhiali da sole, oggi coloro, mi porto i pastelli, non si sa mai.

22 marzo, 2010

Voglia è un'altra cosa.

Ci si è fatti una specie di training, questa mattina, Alzati, che è Meglio, Vedrai che Giornata Luminosa. Sì, certo, come no. A guardar fuori vien la nausea, a guardarsi allo specchio uguale, un bel colorito nebbia, sono tutt'uno con l'universo e l'universo è parte di me, mi sono mimetizzata col cielo, ho una faccia color di niente e gli occhi fermi, e ferma sono anche io, ma si può iniziare la primavera in questo modo, e non solo per il tempo atmosferico, echissenefrega alla fine, ma con questa ciondolante indolenza, con questa zero voglia di zero, con questa faccia un pò così che abbiamo noi, e nemmeno ci vado a Genova, che magari là c'è il sole e col sole cambia tutto, cambia il riflesso, cambia la prospettiva, cambia la luce, cambierebbe anche la mia faccia, mi sa, che nessun fard illumina, stamattina, che di cose un mucchio e di voglia nessuna, eppure ero partita bene, oggi sarà una bella giornata, più che un proponimento una supplica, eddai, fai di quest'oggi un giorno decente, ho adocchiato due margheritine nel prato, si vede che la primavera non ne può più di giocare a nascondino con la pioggia e il gelo e le calze e gli ombrelli, e allora, che salti fuori, accidenti a lei, e dia una mano di colore tutto in giro, così, a casaccio, che rovesci la vernice un pò dove capita, compresa la mia faccia, e che mandi del seltz, della Citrosodina, del gas nonsocosa per darmi un tono. Nel frattempo, porto in giro una faccia di seppia, mi trascino ciondolante, guardo fuori e mi vien la nausea. Bel colpo.

19 marzo, 2010

Introvabile.

E' un colore non definito, tra il mastice, il tortora, il beige, il marroncino. Quel che so è che è un must. Mi piace, sì, o meglio, comincia a piacermi, nel senso che appena l'ho visto ho fatto bleah!; il quarto d'ora dopo mi sono detta Mah! e adesso lo adoro. Banderuola che non sono altro, ma in effetti è un pò azzardato, dopo anni di militanza Rouge Noir, passando per il Blue Satin, approdare con leggerezza a questo 505 Particuliére che è già esaurito dovunque. Le fashion addict lo ben sanno, è così cool, così improbabile, così bon ton, così dannatamente chic. Si vedrà. Certo, il colore dà il meglio di sè sotto il tiepido sole primaverile e questo fine settimana tutto promette tranne che sole, venticello e fiori di pesco. Ma intanto, si fa una specie di esercizio, lo si guarda con attenzione, si cercano sfumature e somiglianze, sembra anche un pò mauve, a guardarlo bene, come fa a non essere bellissimo? Un oggetto del desiderio, la vera novità di questi giorni imperfetti, un cucchiaino di frivolitudine nel folle impasto di una vita frenetica e incasinata, tra figlioli e questioni, mariti illustri e amiche storneggiate come e più delle scrivente. Si prova un pochino, appena dopo la doccia, si stende con cura, su un dito soltanto e lo si guarda da lontano, la mano tesa, la faccia dubbiosa, a dire, Come Sta? Lui, il famigerato 505 Particuliére va provato nel chiuso della propria magione prima di sfoggiarlo in pubblico, eccerto, dacchè io già lo possiedo. Imperfetta sì, storneggiata anche, ma dilettante, giammai.

Preparativi.

Non è che si sta lì a guardar per aria. Non è che che si sta in panciolle, noi qui. Ce la suoniamo e ce la balliamo. Nel senso. Da qualche giorno in qua, diciamo pure un bel due settimane, noi qui, si lavora. E non solo le occupazioni canoniche di ciascuna di noi. Noi, si prepara. Si organizza. Si prenota. Si fa. Si trovano location, si stendono programmi, tentativi di agenda, si invitano ospiti e relatori, si cerca di spuntare prezzi e regalie, si scelgono menù, ci si divide i compiti, allora tu fai questo e io quello, la scrivente, la Vice detta Vais, Biancaneve, la Stilista, insomma, tutte a dannarsi per organizzare nei dettagli più nascosti quel che sarà una delizia. Noi, ci si incontra a maggio. Noi si è inventato un Camp unico nel suo genere, per ora. Noi di Cuore di Maglia si ha voglia di guardarci in faccia, di sapere chi è da Roma e chi dall'Aquila, chi da Firenze e chi da Torino. Noi ci si trova. un week end di maggio, sulle colline. Chiacchiere, workshop, regali, cose serie, anche, abbiamo voglia di mettere insieme le cose che abbiamo fatto, le cose che abbiamo fatto insieme e dare un volto a questo insieme, vogliamo fare una festa, farci un regalo, una cosa così. E poichè saremo tante, affrettatevi entro domenica 21 a prenotare qui, saranno due giorni bellissimi, ci sarà il sole, i fiori, le colline, un sacco di cose da dire e tutte noi. Pare poco?

18 marzo, 2010

La pago.

Pago le gite. Pago l'andar via. Pago il fatto che per due giorni due, e dico, solo due giorni due, non sono stata ad occuparmi della casa in collina. Cose e cose mi han portata lontana da qui, una consegna di Cuore di Maglia, per cominciare, e altre vicende, per finire. Ora, il delirio. la tempesta dopo la quiete, il dovere dopo il piacere, come si dice. Ovunque io posi il mio occhio castagna, cose da fare, da riordinare, da sistemare. Esagerata. Forse, ma non troppo distante dal vero. Pago la mia vaghezza nel ciondolare ieri, nullafacente, nel sole. Le vetrine, i tavolini fuori, persino la passeggiata verso un colorificio in periferia mi è sembrata una meraviglia. E io c'ho il passo veloce, bello deciso, mica da lumaca, sa? Pago la leggerezza, pago il mio sentirmi un pò in gita, il non guardare l'orologio, il fermarmi se mi va, andare se mi va, sfogliare duecento libri in libreria, entrare da San Carlo ad annusare tutte le candele Dyptique, e il rito impagabile del cappuccino più buono che c'è. Così, pago. E non in moneta sonante, che sarebbe così semplice. Magari. Io pago in Merito, Glassex e Folletto. Nel senso che stiro e ammiro, spolvero, e intrattengo rapporti torbidi con l'aspirapolvere. Non è gran cosa, detta così, ma quassù, nell'umilissima magione della scrivente, sembra che a stare assenti due giorni dalle domestiche faccende, il marcar visita, il prendersi due giorni di permesso giammai retribuito, sia peccato mortale. Espierò le mie colpe quest'oggi, complici i nuvoloni che si avvicinano inesorabili, stirerò e stirerò sino a farmi venire la tosse asinina, luciderò argenti e ottoni (!), spazzerò e pulirò, rassetterò e riordinerò. E alla fine, stremata nel morale e nel fisico, il ferro da stiro fulminato, un flacone vuoto e il mio amante verde finalmente zitto, mi lascerò svenire sul divano. Sventurata me.

16 marzo, 2010

Calze a pallini? Massì.

Ogni tanto, qualche volta, ci si veste pure da donna. Nel senso più pieno del termine, la gonna, per cominciare, e le calze, per finire, che sono giorni che vado in giro senza e le boccacce farò alla mia Amica delle Foto, quella che mi somiglia tanto, quella col marito figo, a dirlo sottovoce, tanto lo sanno tutti che ho fatto il patto di sangue, lo abbiamo fatto tutte, tranne forse la mia Amica della Pastiera, che lei lo sa che è lei, quella coi due figlioli più due, che cucina per reggimenti ogni volta, e per forza, i miei più i suoi fanno già un bel numero. Sì, stamattina ci si veste da donne fatte, un pò da sciure, và, che ogni tanto non fa male, un vestitino accollato, il tacco no, ancora non me la sento e poi, decisamente, il tacco si mette solo per incontri torbidi, nel caso e qualora, ma dato che qui di torbido, che il Cielo mi ascolti, un bel nulla c'è, lasciamo le scarpe da viale nella loro bella scatola e nel loro bell'armadio, che è meglio. Ma le calze, stamattina, van messe, signora mia, mi andrà mica in giro col tubino Prada e la gamba nuda, bianchiccia, nemmeno tanto tonica che ancora la sua amica Afef non ha iniziato gli allenamenti con lei, si dice la prossima settimana che si andrà a correre agli argini e io già tremo al pensiero, Afef lo sanno tutti è quanto di peggio si può scegliere per andare a correre, chiacchiera sì, ma non si ferma un secondo, nemmeno per respirare un pochino, nemmeno per bere, o mettersi la felpa o per salutare qualcuno, maleducata, lei saluta e se ne va, le buone maniere non sa neppure dove stanno, sciagurata Afef. La calza, signora mia bella, in questa primavera appena accennata ma già così bella, anche se incolore, nessun fiore, ha visto? solo quelli al mercato, nei vasini, da mettere nelle aiuole, ma la calza, dicevo, mi va a pallini. Impalpabilissima, trasparentissima, appena appena, peccaminosa ma nemmeno un pò, dipende da che parte la vuole guardare, i pallini sono discreti, danno un tocco un pò anni 30, non so bene dire come, ma mi piacciono e allora ok, vada per i pallini, stamattina. E poi, si dice che presto arriverà un regalo lassù nella Casa in Collina, una bicicletta nuova di zecca su sui sfrecciare per la città, un bel cestino di vimini, si parcheggia lontano e poi via. Così, tra Afef e la bici, ci si prepara ad un'estate bella soda e bella tonica. Per ora, calze a pallini e scarpe rasoterra. A voile, chiffon e tacco 12 si penserà poi.

15 marzo, 2010

Pavimenti Chanel.

L'efferato delitto si consumava giorni addietro, lassù, nella Casa in Collina, ma solo in queste ultime ore ne viene data notizia. Distratta son, sbadata son, non è mistero. Mi accingevo a dare una sistemata alla mia umile magione, senza voglia alcuna e con una discreta premura, in verità, dacchè qualche scellerata compagna di merende mi attendeva in città per una chiacchiera veloce e un accenno di gossip, così, per non farsi mancare niente. Ora, mi capita ogni tanto di ricevere in dono campioni di profumo non mio, così, per farmi provare, per farmi annusare cose differenti, e dato che alla Princi piacciono molto, li accetto di buon grado anche se fedelissima son ai miei profumi del cuore, ciclicamente. Ora il mio cuore batte forte per questo qui. Mi apprestavo perciò a rassettar con grazia, quando un mio sbadato gesto fece precipitare nel vuoto una preziosa mignon di Chanel n.5, disintegrandola, e rovesciando il suo aureo contenuto sul pavimento. Deve essere una moda in casa mia, disintegrar cose, dacchè il mio Sposo, sabato sera, ha ben pensato di scagliare con forza il telecomando contro un figliolo insubordinato, che, furbescamente, si era già dileguato. L'oggetto si è così infranto contro il muro e poco dopo si poteva assistere alla gustosissima scena della scrivente carponi sotto il prezioso tavolo del bis-bis-bis nonno a raccattare pile, molle e componentistica elettronica varia. Tornando a Chanel. Che fare? Mica potevo raccogliere il profumo con le mani. Mica mi ci potevo strusciare come una salamandra per cospargermi e non sprecarlo. Lampo di genio. Ci lavo il pavimento. Così, ho preso il mio attrezzo delle pulizie più cool del mondo, e l'ho pucciato con eleganza nel liquido suddetto, avendo cura di lavarci tutto il pavimento. L'apoteosi. L'inconfondibile bouquet di Chanel n.5 si è impossessato della mia casa, o almeno, di quella parte di casa, e benchè siano passati due giorni, si sente ancora, forte e chiaro. Sono certa che nemmeno Victoria Beckham lava i pavimenti in siffatto modo. E la prossima volta che l'Illustre Uno e Trino avrà voglia di dilettarsi nel lancio del telecomando, se non altro ne raccoglierò i pezzi da un pavimento impeccabile e profumatissimo. lassù, nella Casa in Collina, si fa di necessità virtù. E non è mica poco, sa?

12 marzo, 2010

Ode al Caffè d'Orzo.

Quelli che scrivono bene esordirebbero con un bel occorre fare un distinguo. Io non esordisco per niente ma dico subito che il caffè d'orzo può anche essere non liofilizzato mentre il Nescafè è per forza liofilizzato sia che sia d'orzo, sia che sia no. E già qui mi sono impasticciata. Ma andiamo con ordine. Nulla è più magico del rituale di preparare una caffettiera. Si svita con cura l'attrezzo, si riempie d'acqua fino a dove si deve, si mette il filtro, facendo strabordare un pochino l'acqua dei buchini, e questo mi ha sempre affascinato. Poi si mette il caffè senza schiacciare, orrore, si riavvita e si mette sul fuoco, pregustando il momento in cui la caffettiera farà scccrrrrscccscs e la casa sarà inondata dall'aroma . Io no. Io voglio tutto e subito. Io non ho tempo di aspettare. E poi, a dirla sottovoce, il caffè della caffettiera non è che mi faccia impazzire. Potrei fare un'eccezione per quello Nespresso, che si fa in un secondo scarso, ma ahimè, il mio gusto preferito, albicocca, lo hanno fatto solo per Natale, perciò, addio. E comunque, riservo Nespresso per i momenti della giornata in cui mi sento a terra, o quando passa un' amica in visita pastorale, o quando mi fermo un secondo e mi dico, Mi Faccio Un Caffè. Colazione, signori, qui si parla di co-la-zio-ne. E' risaputo che, nella casa in collina, ognuno si fa la colazione che vuole, sia essa un bicchiere di latte al volo, un caffè alle 6 e un altro alle 7, latte-e-cereali, latte-e-nesquick, latte-e-biscotti-e-nutella-e-brioche-e-mentre-ci-sono-anche-un-toast, ma questo è il Liceale, predatore eppure ossuto, ancora non me lo spiego. La colazione ideale della scrivente fatta è di riti ancestrali, di lentezza cosmica. Si scalda il latte nel microonde, attendendo il bip appoggiata al lavandino, solitamente sbadigliando, ma con eleganza, lo ben s'intenda. Dopodichè, un cucchiaino e mezzo, non un grammo di più, non un grammo di meno, del caffè liofilizzato di turno, ora orzo, ora orzo e caffè in magica mistura, ora cappuccino, ma già bell'è pronto, che abbronza il candido liquido della tazza, lo rende di un bel tortora carico, dacchè già dal colore posso capire che quella mattina son stordita e ne ho messo troppo o troppo poco. E poi, la terapia. Si mescola. Piano pianissimo, in senso orario, giammai il contrario, lentamente, per qualche secondo, guardando di fuori, cominciando a proferire qualche parola all'Integerrimo, che lui è già sveglio da ore, pinto e tratto e tu lì, scarmigliata e pigiamatissima, come a dire, è tutta una finta, faccio colazione con te ma poi torno beata tra le coltri. Non succede mai. Si può intendere il mio stato d'animo e il mio equilibrio psicofisico della giornata che verrà, semplicemente cronometrando l'atto del mescolare. Se dura più di 15 secondi, ahimè, tira brutta aria. Il mio caffè liofilizzato è quel che mi serve per un inizio di giornata alla grande, solo dopo averne sorseggiato un pò mi sento, benchè pigiamata, o camiciata, già pronta per il mondo, per l'umanità tutta, per i figlioli e per il Capitano, che all'alba ha già ventidue cose da dirmi. Il mio simil caffelatte liofilizzato pronto, tiepidino e non bollente, mi aspetta anche quando sono tutti usciti fuori casa sciamando festosi, e io ne ho lasciato un pò nella tazza per leggere in pace i quotidiani e la posta prima del delirio. E stamattina, la mia prima mail era un invito di nonsochi e nonsocome, VideoChatta Con Valerio Scanu. Con un invito così, deh, non c'è caffelatte che tenga.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...