16 aprile, 2010

Il sole che c'è.


E' mattina presto, non troppo, ma è presto, in quei sacri quindici minuti in cui riordinare le idee e dire ok, inizio da qui, stamattina, ma prima leggo i giornali e prendo un respiro lungo, come prima di un tuffo, come prima di andare a cercare qualcosa sott'acqua, che ti sei appena sistemata la maschera sulla faccia, ho perso una cosa, proprio lì, e ho le pinne rosa per risalire più in fretta. Mattina presto con una palla di sole davanti alla finestra socchiusa, entra un profumo di fiori che non mi spiego, il lillà non è ancora fiorito ma ci siamo quasi, mi sa, l'ho guardato ieri, lo guardo ogni giorno me ne sono occupata personalmente, l'ho accudito, ripulito, liberato dai rametti secchi e le foglie avvizzite, esploderà, tra poco, lo so. Il sole guarda. La casa è un groviglio di disordini e polvere sparsa, sono stata assente due giorni, e significa un sacco, nella casa in collina, ma niente ci fa, basterà una buona musica nelle orecchie e un giro rapido ed efficiente, son maestra in questo. Il sole ascolta. Ci sono giorni in cui proprio non ti riesce di essere triste o preoccupata o ansiosa, che bisogno c'è, alla fine, e ti senti leggera e voli, quasi, canticchi pianissimo, perchè hai in mente da ieri una canzone in tedesco che canta la Princi col coro, e per forza che il tedesco non lo sai, e allora fai solo mmmhhh, mmmhh, ma la sai bene, è una canzone così dolce, e ti fa sorridere e commuovere, ogni volta, e gliela fai cantare spesso, e spiegare la storia, l'ha scritta Schumann, per i figli di Brahms, è la storia di una coccinella, che meraviglia di regalo è mai questo. Il sole aiuta. Sarà una giornata limpida e luminosa, lo si capisce da subito, se guardi bene, non c'è cosa fuori che faccia pensare il contrario. E anche se ti guardi, in fondo, con questi capelli da colonia elioterapica, con questi occhi che hai stamattina, quelli veri, non quelli pesti e opachi e orrendi e senza anima come hai le mattine che sei ferma e pesta e opaca e orrenda e senza anima, gli occhi di oggi ridono da soli, sorridono alle cose, sono occhi così, quest'oggi, felici, si può dire? felici di questo niente e di questo sole, che guarda e vede e ascolta, il sole che mescolava con me il caffelatte, che spuntava arancione dalla colline, il sole che adoro, il sole che cerco, il sole che sa.

13 aprile, 2010

Vota Antonio.



Beh, lo vuoi sapere?
Che cosa?
La sorpresa di oggi, cioè non proprio di oggi, sarà il 27 aprile.
Ah.
Uhm.
Un dialogo tra sordi.
Tu vota, intanto.
Che cosa?
Quello che ti è piaciuto di più.
Sì, ma di che cosa!
Il post più bello. Il post delle Fragole che ti piace di più.
Sì, certo, sono 4 anni che scrivi e scrivi e...
4 anni? QUATTRO ANNI?
eh sì, bellezza, se non lo sai tu che scrivi, devo essere io a dirtelo? Hai scritto il primo post il 5 marzo del duemilasei, sai contare a mente o ti faccio un disegno con le mele?
4 anni....
vabbè, tu intanto vota. Poi si vedrà. Scrivi nei commenti il post che ti è piaciuto di più.
e poi il 27 aprile....
4 anni...ma davvero...4 anni...
"... non ci posso pensare, 4 anni..."

12 aprile, 2010

Ode alla bici nuova.

Come si cambia, come ci cambiano i primi giorni di sole, di fresco vento, i bei giorni di una stagione cui non dare troppa confidenza, ci si studia un pò, che faccio, maglioncino leggero o ancora la sciarpa, uhm, meglio non fidarsi, e scema che sono stata a fidarmi io, che stamattina all'alba ero moribonda e febbricitante nel mio umile pagliericcio, in preda a laceranti sofferenze, sì, un pò di raffreddore, grazie, alla fine, una bomba di vitamine e intrugli misti gusto fragola e ben pimpante mi sono avviata ad iniziare la settimana. Che di per sè, è già cominciata strabene. E' finalmente arrivata la bicicletta, ma non una bici qualsiasi, una pieghevole, nemmeno tanto piccola e non con le ruotine, nera, elegantissima, che si può piegare in scioltezza e sistemare nel baule dell'automobile, in mongolfiera, in treno, tenerla sotto il letto, una bici da passeggio in città, per non girare e girare in cerca di parcheggi, per star dietro ad Afef quando viene al mercato, insomma, una bici da cinema. Mi sono cimentata con brugole e cacciaviti, confesso che mi ha pure aiutata il Liceale, e poi mi sono fatta un giro intorno al tavolo, così, per festeggiare. Vi ho già apportato una serie di piccole, deliziose modifiche, vi ho installato un cestino in vimini, staccato una serie di inutili adesivi, messo un antifurto color prugna che è un amore. Domani verrà inaugurata in pieno centro, già mi vedo a scorrazzare sù e giù per le vie cittadine, e la cosa mi piace. I bei giorni di sole ti cambiano, è vero, ti regalano piccoli piaceri insperati che l'inverno sotterra nel gelo e nella nebbia, ti fanno guardare con occhi golosi i cespugli dei fiori, ti fanno venir voglia di un gelato, di una chiacchiera su una panchina, sedute di sbieco a gambe incrociate, di stendere fuori, per dire, di metterti i sandali, una cesta di paglia, un foulard. Laudati siano i giorni così chiari, così normali, così di sole speciale, così di venticello, di fiorellini villani cresciuti nei fossi, di gerani da piantare, e il raffreddore è uno sciocco malanno di stagione, di bella stagione e allora, laudata sia, essa pure.

10 aprile, 2010

Bei giorni.

Il sole non scalda tantissimo, o forse sì, se ti metti proprio lì, nel pratino, alle 2, lo senti eccome, ti ci puoi anche abbronzare, se vuoi. Oppure, in un giorno così, puoi chiamare Afef e dire, perchè non vieni fin quassù, che sola sei, tapina e solinga nella tua sterminata magione, vieni che giust'appunto c'ho un lavorino per le mani, quelle scatole, famose scatole di legno che regalato c'hanno, e che trasformar desidero in packaging di lusso per CdM. Così, armate di pennelli e pennellesse, stucchi, spatole di ogni forma, colori a manciate, ecco qua, nell'angolo del terrazzo che tanto che c'importa se lo sporchiamo, martedì prossimo verrà rimesso tutto a nuovo, ci possiamo disegnare anche sopra, per dire. 
Di pasticci ne abbiamo fatti eccome, cani che andavano e venivano, figlioli, innaffiatoi, cose e cose, cartavetro, ma come, scartavetri ingioiellata, ma non si fa, e poi il danno, senza la beffa, abbiamo usato una vernice beffardissima, che ha disintegrato il bicchierino di carta dov'io ignara l'aveo riposta, e così, santapace, vernice dovunque, e allora giù di solvente, e la mia Regia Vicina che si sporge un pochino e dice, Chessuccede, e noi lì, indefesse, a pitturare, scartavetrare, c'è presa secca, colorare, ma che bello questo rosa, mi ci farei lo smalto.
Afef pittura e pittura, docente di Stuccatura su Legno, io brillante allieva di Casini con Stucco su Legno, viene uno schifo, lo stucco ne devi mettere pochissimo, mica è un panino con la Nutella, che devi essere generosissima, qui un velo ne basta, come non lo sai? Adesso lo so. Le nostre scatole per Cuore di Maglia sono lì, tutte in fila, stuccate e qualcuna perfino pitturata. 

Bei giorni, alla fine, un bel week end pieno di cose e di sole, di prati e di chiacchiere, e di bei pensieri. Stucca e pittura, pasticcia e rovescia, alla fine, qualcosa di buono ci esce. Si dice così.

08 aprile, 2010

L'argenteria.


Le faccende domestiche hanno nel loro intrinseco senso logico, il loro perchè. Non sto a spiegare nè il come nè il dove, ma sono certa di aver messo a punto, in questa mattinata di mezza vacanza, una mia personalissima teoria. Si fa quel che si vorrebbe fare, in similitudine, metaforicamente, ecco come. Ben so che il concetto è nebuloso, ma mi accingo testè a spiegare. Esistono, e già enunciai in passato, una serie di faccende domestiche che hanno un che di terapeutico. Sistemare le posate, sgranare i piselli, stirare (ussignur!), pulire i fagiolini e ben lo sa la mia Amica Bolognese, e una miriade di altre incombenze. Rendono riflessivi più del solito, o rilassano più del solito. Da qui partendo, ecco la teoria nata quest'oggi. Pulire l'argenteria. E' la libidine massima. Minimo sforzo , massimo risultato. Una passata e via. Non che possieda una sterminata collezione di pezzi in argento, anche se alla bisogna, la mia Amica della Perle saprebbe ben, invero, come aiutarmi. Sono pezzi di famiglia, salvati dalle grinfie dei ladruncoli che ad anni alterni hanno fatto visita alla mia magione. E poi, bombonierine piccolissime, un segnalibro con un orsetto, un pupazzo di neve e una teiera. Null'altro. Niente per cui valga la pena di scassinare una finestra, ecco. Stamattina, dopo una colazione burrascosa, non proprio da spot, m'è punta vaghezza di buttarmi anima e corpo nei lavori domestici, per infliggermi una punizione corporale, come dice la mia Amica delle Lampadine, per cercare di non pensare, dico io. Ciascuno di noi c'ha i suoi cazzi e i suoi mazzi, signora mia, mi permetta la finezza. E in questi casi, chessifà? Ci si dà d'argenteria, per sentirsi utili e magnifici, un pò magici, persino. Si prende l'oggetto, si spruzza un liquidino portentoso, si dà una passatina, si sciacqua. Voilà. L'incantesimo si è compiuto. Qull'orrendissimo pupazzo di neve che guai a buttarlo o obnubilarlo dentro una credenza, che solo un attimo fa era neronerissimo e dava il peggio di sè, a guardarlo adesso, ooohhhhh, è lucidolucidissimo e non sembra nemmeno lo stesso e perchè obnubilarlo, poverino, alla fine ha persino una faccia buffa. Peccato. Peccatissimo che il liquidino portentoso funzioni solo e soltanto sull'argenteria, per pochissima che sia. Me ne servirebbe un cargo, per spruzzare sulle cose opache e senza luce, persino su di me, per le volte in cui tutto mi sembra così nero e sporchissimo, e sì, certo, dovrei fregare e fregare, e lavorarci giù di gomito, sbuffando e imprecando, e invece no, basterebbe uno spruzzino e un minuto scarso di impegno ed ecco tutto splendere come alla corte del Re. Pulire l'argenteria: operazione consigliata quando ci si sente buoni a nulla, quando il mondo ti vorrebbe bionica e onnipotente e invece non ce n'è. Giuro, funziona.

07 aprile, 2010

Restyling.

Si ha voglia di cose nuove, o se non nuove del negozio, nuove nella forma, ritrovate, cambiate ma sempre uguali, come dire. Si prescinde dal fatto che Blogger fa un pò come gli pare e scrive piccolo ma che c'importa, si prende anche questa come una bella novità primaverile, a cambiare l'armadio non ci si pensa ancora, è bello vedere insieme magliettine di cotone e golfini pesanti, tempo ci sarà per quello e poi, chi l'ha detto che bisogna farlo per forza, non si può tenere tutto insieme? Alla PrinciPallavolista, che si allena e si allena e si sfonda di vasche e pallonate, e a me, che mi sfondo di stendere fuori che mi piace un sacco, di leggere, ma pochissimo, non come d'inverno, di preparare questo Camp di  Cuore di Maglia che il G8 in confronto era una merenda in oratorio, a noi due, c'è presa di pitturare. Forse contagiate dall'Amica della Collina, ecco che ci siamo improvvisate Extreme Makeover Home Edition, ma degli uccellini che popolano il nostro giardino. E giù di smalto e cuoricini e prima scartavetra per bene, bambina, devi imparare a fare molte cose, mica solo i biscotti e la riga del rossetto, ti serviranno di sicuro, vuoi mettere la grazia di una donna che scartavetra con cognizione di causa? Così, non le abbiamo nemmeno dato il tempo di asciugare per bene, alla casina, e l'abbiamo appesa nel sole, vicino alla siepe del caprifoglio che ancora prima di fiorire ce ne vorrà. Ora, il nostro giardino è quasi finito. E dico quasi. Manca ancora qualche vaso qua e là, ma avevo voglia di fiori bianchi e di petunie, ecco, forse le petunie bianche sarebbero una soluzione, disse fra sè e sè, meravigliata dal fatto di non averci pensato prima.
La cosa che mi rende in assoluto più fiera è la parte delle erbe aromatiche, piantate di fresco dal Supremo Capitano. La delizia vera, nell'intimità della mia umile cucina, è dirsi Mi Serve L'Origano, voilà, uscire  e trovarlo, cercarlo nel frigo o nella credenza son capaci tutti. Lo vedi? Si pittura, si usa il piegaciglia con rara maestria, si fa a maglia, si smonta la lavatrice, si cucina da cinque stelle, si coltiva l'origano in giardino. E si scartavetra pure! Impara, bambina, impara.

05 aprile, 2010

Scriverei.

Scriverei. Se avessi qualcosa di sensato da dire, ma ho la testa vuota di cose serie, oggi, ci si è lasciati così andare nella casa in collina, nessuna grigliata ma tante merende, e cose e la famiglia a ranghi più che ridotti, oramai, sono prove tecniche di trasmissione, per quando questa casa vuota lo sarà per davvero, e allora ci si impana di stupidaggini, si cerca quel ciondolo con la tazzina e con la crostata, si fanno braccialetti con la Princi, si ride tanto, si fa la maglia, si canta tanto, si pensa al blog, che strano, io non ci penso mai a cosa fare, qui. Mi viene da scrivere, apro e scrivo, fine, non è che ho un progetto, non è che ho una scaletta, o peggio, li scrivo prima e poi li pubblico così, a naso. Scriverei se sapessi di cosa parlare, se avessi una storia d'amore da raccontare, totalmente inventata, un giorno forse la scriverò, non è detto che non ce l'abbia già, da qualche parte, solo che non so più dove l'ho messa, come buona parte delle cose mie. Non è vero, non ce l'ho, ho  solo tanti racconti e una penna che non scrive, un bottone che ho perso, e una tazza sbeccata. Dentro ci tengo    la mappa per scappare dal mio giardino, la chiave di una porta scardinata, un lucchetto chiuso di un diario dei segreti dove non c'è scritto niente. E' un giorno di vacanza e in vacanza è andato anche il cervello, perciò ci si permette il minuscolo lusso di scrivere quello che viene fuori, così, senza un titolo, senza nemmeno tanto senso, come si fa sempre, come faccio sempre, apri e inizi a scrivere, venga fuori quel che vuole, c'è una musica che mi piace e allora, ok, scrivi, dai, che tanto oggi vale tutto, fai un altro dei tuoi esercizi, come si chiamano Quaderno a Righe, ecco, come t'hanno insegnato quella volta, Lei Non é Brava Coi Personaggi, è vero, non li so fare, non so creare i caratteri, non so nemmeno fare i dialoghi, in realtà nemmeno Moccia li sa fare, e con Betta a Roma sono andata al suo negozio che vende solo cuori e cose a cuore, e ci avrei dovuto impazzire e invece no, non ho avuto cuore di entrarci, pensa un pò, a me lui non piace, e mi sembrava incoerente entrare nel suo negozio, e ci siamo guardate e dette, No, Non Possiamo, che a noi non ci piace, e allora, che sei tanto furba e saputella, scrivila tu la storia di Babi e Step, scrivila tu che fai tanto la splendida e dici Non mi Piace, coraggio. No che non la scrivo, la scriverei, se la sapessi, la scriverei, se sapessi, scriverei, e dato che non so, no che non scrivo.

04 aprile, 2010

Each tear.



...makes you wiser than before
makes you stronger than you know.

La carta che brilla.

Nessuno aveva voglia di sparecchiare, abbiamo ritirato alla rinfusa, ognuno ripone qualcosa, come quando siamo tutti, come quando io ho cucinato come una pazza e allora vogliono darmi una mano, come quando hanno voglia di rimanere ancora a tavola, o sul divano, a chiacchierare. Sembra così strano parlare del mare eppure, si fanno progetti, a stilare un calendario ancora è presto, ma che strana domenica di Pasqua, non c'è nulla da fare, fuori piove e piove, e si sta così bene qui, si è assaggiato ogni sorta di gusto che a vedere un pezzo di cioccolata ti viene la nausea, non so mai dove buttare la carta delle uova, è così bella e colorata, tengo i nastrini, tengo i cordini, ma la carta no, qualche volta ne vedo qualcuna che fa da spaventapasseri negli orti, per cacciare gli uccellini, c'è un albero di ciliegie, qui dietro, ha sempre delle carte lucenti di uova di Pasqua, che strane le carte appese, così leggere che il solo respiro dell'aria le scuote e le fa brillare nel sole, ma loro no, non si spaventano mica così tanto, sono così ghiotti di ciliegie e ormai mi sa che hanno capito il trucco, forse perchè non sono passeri, ma uccellini e basta e c'è una bella differenza. La Pasqua duemiladieci la mettiamo via, in fondo è stata quasi una domenica normale, la ripieghiamo per bene, e la archiviamo insieme a tutto il resto, il mio albero di tulle e uova è ancora fuori, domani ci sarà il sole, si dice, ma non so nemmeno se crederci oppure no, io sto bene, così spero di voi, così si scriveva nelle lettere una volta, o anche nelle cartoline che nessuno scrive più e nemmeno nei biglietti di auguri, quelli con le uova e i pulcini e i bordi dentellati, non dritti, come quelle dal mare. Domani sarà meglio, domani nessun pensiero triste, forse un pic nic, da qualche parte, nemmeno troppo lontano, basta un prato e una tovaglia a quadri, la torta salata nella stagnola e i i bicchieri di plastica, ma quelli che si lavano, non quelli che si buttano, ho un cestino da pic nic che ci potrei fare un concorso, da quanto è bello, e domani sarà meglio, e niente menate e nessun pensiero: per quelli, come per i passeri, a tenerli lontani c'è la carta lucente delle uova di Pasqua, dovrò ricordarrmi di non buttarla, indifferenziata, ecco dove.

03 aprile, 2010

Happy Easter.

Dormirò così tanto che mi faranno male gli occhi. Dormirò fino a tardi la mattina e andrò a letto presto la sera e magari anche al pomeriggio, mi addormenterò di sorpresa, il vero lusso è addormentarsi sul divano, così, vestita, come a dire non era in programma e invece, ecco che dormo secca, un gatto vicino, magari, la tele accesa su un film in bianco e nero che nessuno guarda mai insieme a me, epperforza, Mamma, Ma Che Cosa Guardi! Strana Pasqua questa qua. Si dovevano avere ospiti, ma garantito che, se devo avere ospite la mia famiglia, quella di prima, intendo, sicuro al millimetro che tanto non vengono. Lo so già, non c'è Natale, non c'è Pasqua, non c'è compleanno di nessuno dei miei figli e sono tanti, per non parlare del mio, maffigurati. Non ho colombe da preparare come ha fatto Afef, che ieri leggevamo le istruzioni da quel suo prezioso libro, non ho arrosti per mille, non ho uova in regalo, solo per i figlioli, ovvio. Non ho agnelli, per fortuna, non ho torte pasqualine e centritavola coi fiori di pesco. Ma ho addobbi fatti con cura, i vasi fuori messi in ordinissimo, il giardino a posto, perfino quello odoroso, quest'anno niente origano, solo timo e salvia e basilico e erba cipollina, e aneto, perchè no. E poi rosine bianche a qualche viola del pensiero bianca essa pure, e via le erbacce e i rami secchi della serenella laggiù e guarda un pò queste due sembrano foglie di tulipano, chissà. Ci saranno forse amici in transumanza, amici dei figlioli che campeggeranno in qualche stanza della casa in collina, fidanzate forse, noi non si va da nessuna parte, il maltempo frena ogni minima voglia. Ci sono cioccolate e ovetti di ogni gusto, sarà un semplice pasquale pranzo per una semplice pasquale giornata, noi si fa così, domani si inventerà qualcosa, si è così abituati che non ci si bada nemmeno più. Io mai figlia, io mai sorella, io soltanto quella che deve, quella che se la cava, io qui, gli altri altrove, i miei figli preziosi, il mio Sposo che non dice, la nostra Pasqua così, come i nostri Natali e tutto il resto, cos'è normale, alla fine, come fan tutti o come faccio io? Mai figlia o sorella, donna irrisolta e confusa, che appende uova di cartapesta e sistema il giardino e quanti saremo lo so già, nessuno dei miei, ma quali miei, sarà perchè non ho trovato i fiori di pesco, domani è Pasqua, mi sa che dormo.

01 aprile, 2010

Eccentrica.

Ho scoperto da ieri la definizione di eccentrica. Meglio, di ruota eccentrica. Dicesi ruota eccentrica, la ruota svirgola, quella che non è che vada dritto, tipo quella della bici, tu pedali e lei va lì. No. La ruota eccentrica và un pò dove le pare a lei, gira su se stessa, al contrario, magari si pianta pure e poi, se proprio deve, alla fine va dove deve andare, individua quale è la sua strada e ci va. La ruota eccentrica, per meglio comprendere la scientifica definizione, è quella del mio cestino da lavoro, che in realtà di ruote eccentriche ne ha ben quattro, e se alla fine ognuna di esse decede di fare quello che vuole lei, diciamocelo, vien fuori un bel casino. Non sono brava con la leggi della fisica, mi capita di imprecare qualche volta col carrello dell'Esselunga, che anche lui, secondo me c'ha qualcosa di eccentrico, qualche volta. Ma noi qui non si va mica tanto per il sottile, noi ci piace essere informati, noi ci piace studiare, non ce ne dobbiamo vergognare, e allora, se non sai le cose, sàlle. Datosi la frivolezza, la totale mancanza di senso compiuto, la leggerezza un po’ scema di questo primo scritto dell’era pasquale, si ben comprenda che lassù, nella casa in collina, sono iniziate le pasquali vacanze. E benchè siano soltanto per la scrivente e i figlioli tutti, dacchè il Regio Capitano ancora fatica in miniera, ma solo per oggi e basta, direi che si prospettano dei bei giorni di calma assoluta, di sonno, di scialo, di spalmate su divani, che di prati in fiore per il pic nic, ahimè, non ce ne saranno tanti. L’eccentricità della scrivente si perpetra nel fatto di aver addobbato, come ogni anno, un albero pasquale prospiciente la sua umile magione, di crogiolarsi al pensiero del Knit Cafè con le Amiche del Cuore, in tutti i sensi più reconditi, seguito da serata di frizzi e lazzi dove, si vocifera, si potrebbe anche riedere ai rispettivi focolari forse per le 23. Son cose. La ruota eccentrica alla fine, dà da pensare, ti suggerisce similitudini mai immaginate, ti fa comprendere che poi, alla fine, anche se giri e giri su te stessa e non sai dove andare, comunque ci vai, e sembra che sbagli strada, ma poi all’improvviso trovi il faro, la luce del sentiero, la lampada a petrolio e allora, voilà, sei a casa, al sicuro non so, ma a casa, e allora, va bene.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...