09 settembre, 2010

Ci risiamo.

Bello è bello. Anzi, bellissimo. Un pò come questo qua. Noi qui da un pò ci s'ha la fissa per gli smalti. Introvabile anche questo, mi pare il minimo. Già Lei ne aveva parlato, e Paradoxal di qui, e Paradoxal di là. Niente di meglio di un quieto dopocena, i figlioli sparsi, lo Sposo assorto, sedute in cucina a imbellettarsi un pochino, con sapiente lentezza, a disquisire di riflessi e texture,  che non s'ha d'andare in nessunissimo luogo, ma che questo smalto violaceo cangiante che vira al grigio e strizza l'occhio al melanzana, con uno sguardo all'indaco e una punta di  perlaceo, ci piace, ci piace proprio un sacco. Come si dice, Le Cazzate Son Carezze, e di ciò, mi aiuti a dire, son ben esperta.  L'autunno arrivi pure quando vuole. Io, nel frattempo, mi sono portata avanti. 

Non importa dove.

Dimentico. Cincischio. Perdo tempo. Mi balocco. Guardo fuori. Penso. Non ho ancora inserito la modalità On, nel mio complicato cervello, non già perchè è mattina, ma son giorni e giorni. Semplicemente, sto spenta. Non spenta nel senso brutto. Spenta nel senso di non accesa. Faccio cose automatiche, di riflesso, mi lascio trascinare, spostare come un vaso, non sono io a camminare, sono le gambe che lo fanno per me. C'ho l'ansia, leggera, leggerissima, per le cose che dovrei fare e le dimentico, con precisione. Non ho nemmeno ordinato i libri per la scuola dei ragazzi, è compito mio da tempo immemore, sì, mi è venuto in mente,ma poi mi è passato, così come è venuto, dimenticato, scusate tanto. Tutto ciò dovrebbe buttarmi in uno stato di prostrazione, per dire, madre degenere, donna sciagurata, vergogna!, e cose del genere. Niente di tutto ciò. Rimango così, percossa e attonita, la prima frase che mi verrebbe in mente è chissenefrega, la seconda è Ci Passo Domani, la terza è che non ci sono frasi da dire, e allora va bene. A studiarlo per bene il mio cervello, ha tre modalità. On e Off, Come tutti i cervelli del mondo e una terza, a sorpresa. La modalità Fly. Nel senso che son volati via i pensieri e resta il niente, zero voglia di zero, tutto mi scivola addosso come l'acqua sulle oche, nel senso che ogni cosa che mi venga in mente non ci resta per più di tre secondi, nel senso che in giornate come queste l'unica cosa da fare sarebbe volare via. E nemmeno m'importa di sapere dove.

07 settembre, 2010

Non ho sonno.

E' così raro. Raro che non dorma, a quest'ora di notte, che anzi, abbia ancora voglia di andare in giro per casa, fare una torta, leggere o semplicemente stare qui, sul terrazzo buissimo, ad annusare tutta la notte che c'è. Ce ne saranno ancora poche, così, tra non molto non si potrà più stare a quest'ora, fuori, leggerina così. E' una notte profumata, che è un peccato mortale chiudere fuori dalla finestra, ho inventato tutte le scuse del mondo, ho voluto vedere se era nuvoloso, se avevo ritirato le cose stese, ho persino portato fuori l'indifferenziata, cosa che faccio al volo il martedì mattina e quasi sempre mi dimentico. E' una notte che sembra perfetta, e forse la è e non lo sa ancora, preziosa, come solo le notti così sanno essere, c'è una specie di festa stasera qui, amici dei figli in visita da un'altra città, una specie di ripresa di vacanza, di quelle vacanze mai smesse che hanno i ragazzi, di quel trovarsi, di muoversi in gruppo, di stare bene insieme. Arriveranno tra poco,li aspetterò qui. Ho apparecchiato una tavola per la colazione che sembra un collegio, tante scodelle a cuori, sono 8, non le metto mai tutte insieme, è questa un'occasione speciale. C'è un vento leggero, indolente. Scuote appena le foglie del ciliegio, passa pianissimo tra le foglie della menta e quella nemmeno si accorge di lui, intenta com'è a guardare anche lei questo buio del prato, questo buio che sa a memoria, eppure. Ci sono i grilli e le cicale, un aereo che passa e non si vede, dicono che domani pioverà. Stasera, mi regalo questa notte fresca, questo profumo di pace e di respiri quieti, di chi dorme già nella casa in collina. E' una notte che mi piace e mi sorprende, proprio io, che di solito svengo alle 10 o giù di lì. Mi regalo questo buio bellissimo, queste nuvole che mi nascondono le stelle, questo fresco vento. In notti come questa ti piace pensare che il mondo gira piano e come desideri, che la tua vita, alla fine, è proprio bella e luminosa, e che qualche volta, è proprio un dono del cielo stare svegli, beati,  e guardare nel buio.

05 settembre, 2010

Dimanche.

Ancora pigri e indolenti, lassù, nella casa in collina. Indolenti neanche tanto, vista la quantità di cose che si riesce a fare, svuotare armadi, far progetti, andar per case da studenti, verificare che forse si hanno troppi servizi di piatti e meglio sarebbe contattare un rigattiere, chi lo sa, o regalarli a qualcuno, ma non ci si separa mai volentieri dalle cose di casa, da quel primo servizio da 6 che adesso è forse da 3, ed è spaiato e sbeccato, ma si è comprato emozionatissime da Croff in via Roma, quando Croff c'era ancora ed era in via Roma, per dire, e non ci si capacitava del fatto che sì, eravamo noi, ero io, a scegliere quei piatti a fiorini rosellini, per una casa provvisoria, per una storia che provvisoria non è stata mai dal primo primissimo secondo che. Sono una donna all'antica, credo, mi attacco alle cose, agli oggetti, ho dei coltelli con i manici a verdura, dozzinali e un pò kitch, che hanno attraversato insieme a me tutti i traslochi della mia vita, valore effettivo credo tre euro complessivi, forse meno, per me più della corona dello Zar. Così, si inizia. La scuola ancora lontana, un sapore di vacanza lenta e tranquilla, forse un ospite perugino tra qualche giorno, uno del 12, stavolta il passare il muretto è un pò più lungo, ma che importa, in fondo. Domenica settembrina, la vendemmia iniziata, un invito a pranzo nella famiglia più allargata del mondo, dove le parentele si inventano lì per lì, a piacer nostro, che non è la legge ma il cuore a dire chi siamo davvero. Domenica di semplicità estrema, un pacco di cannoli da plotone riposa in frigo pronto per essere consegnato e divorato, un classico, la domenica si va a pranzo con le paste, si sta in terrazza, si chiacchiera di cose e si sta in pace. La vita ti riserva delle sorprese amarissime e dolcissime, basta saperle assaggiare tutte e essere pronti, elastici e scattanti, mai mesti o rassegnati, mai troppo sicuri di sè medesimi, mai troppo chiassosi. Le cose importanti, quelle vere e degne, succedono sempre un pò per caso, ci si tengano strette le cose care che son pochissime, a guardare bene, che sono i piatti sbeccati coi fiorini rosellini, che sono i coltelli col manico a verdura, che son le persone che dormono beate sotto questo tetto, quelle che passano di qua, quelle che ci piace vedere, quelle che cugini e zii, sì, che non la legge ma il cuore.

01 settembre, 2010

Se è settembre.

Sì che è settembre. Il primo dell'anno, per me, l'ho già detto, mi sembra che tutto inizi da adesso o finisca, non so. Settembre mi piace. Ha con sè una serie di piccoli riti, di misteriosi progetti, da settembre si fa così, a settembre vediamo, lo faremo a settembre. E poi, è il primo dei mesi che fa rima, rassicuranti in un certo senso, quello che quando imparavi i mesi a memoria, ti faceva capire che sì, eri arrivata alla fine, quelli che finiscono con -bre erano i più facili da ricordare. Ma guarda un pò cosa mi viene in mente. E' settembre se il sole entra di sghembo dalle persiane aperte, non prepotente come quello di giugno, ma elegante e romantico, non ti si schiaffa sulla faccia ma illumina lo specchio, e le foglie di fuori sembrano più lucide, il cielo più azzurro, turchese velato, come spiegarlo. E' settembre se in fondo ad ogni letto hai appoggiato una copertina leggera, che non si sa mai, che verso mattino fa fresco e male non fa. E' settembre se ammonticchiati fuori dalle stanze dei ragazzi ci sono pile di libri che non servono più, se sulla lavagna della cucina si accumulano note del tipo Sono Finiti i Quaderni a Righe, oppure Chi Ha Preso Se Questo E' Un Uomo? perchè da sempre i libri delle vacanze si leggono nelle ultime settimane prima della scuola. Ma giorni ancora ci saranno prima che inizi la buriana, e allora si mette la sveglia sì, ma si può scegliere come poche altre volte, se restare ancora un pò o uscir fuori a innaffiare le Viola Surfinie e i Gerani Parigini che accidenti, sono una cascata di fiori, ben si vede che non li ho bagnati io quest'estate. E' settembre alla fine, si festeggerà in qualche modo tranquillo, togliendo le ragnatele dalla scala, iniziando qualche lavoro di lana sottile, e godersi un caffè sul terrazzo, verso le 11. Settembre, la fine e l'inizio, il chiasso dell'estate già lontano, tutto sembra già essersi volto al meglio, al normale, i  pensieri tristi congelati come le verdure dell'orto, è un mese caro agli Dèi, finisce con -bre, male non può fare.

29 agosto, 2010

La Raccolta delle More.

Quasi un chilo e ottocento grammi.  Un gran raccolto di more, un'invasione di rovi ricoperte di preziosissime gemme di un bel viola scuro. Ne abbiamo raccolti quattro sacchettini, sfidando le spine e le asperità del terreno circostante, il campo appena arato e le zolle irregolari, la riva scoscesa e il caldo. Non che fosse in programma, si ciondolava tranquilli per il sentiero, una pigra domenica, come a ricaricarci per la settimana che verrà e che inizia domani, di grandi cose, di grandi fatti, di grande vicende. Non che raccogliere more sia la cosa più semplice del mondo. Primo, bisogna trovarle. Secondo, bisogna aver voglia di lavorare per obiettivi, con metodo scientifico, nel senso che non è che ti diano grandi soddisfazioni, come i fichi, per esempio. La mora non è che tenga tanto spazio, e ti sembra di averne già raccolte un sacco e invece ne hai una ventina o poco più. Terzo, non è che sia così agevole, la mora non è che stia lì aggrappata al suo rametto e ti dica, Còglimi, Sono Qui. La mora la devi cercare tra le frasche, spostare i rametti spinosi, le foglie che pizzicano,  se ti va bene sei a cavalcioni su un fossato o, come nel mio caso, in equilibrio malfermo, che non mi ero attrezzata per la raccolta a sorpresa, e dovevo stare bene attenta a non impigliare la camiciola nelle spine, o peggio, graffiarmi le gambe dacchè, bella pensata, avevo anche la gonna. Ma mica faccio la Raccoglitrice di More di mestiere.  Ora, il preziosissimo bottino troneggia sul tavolo della mia cucina. Resta da capire cosa farne. Marmellata? Una torta? Li schiaffo sul gelato e buonanotte ai suonatori? ci penserò. Ora però devo recarmi di fretta al capezzale del mio Illustre Sposo, che per amor mio ha sfidato spine e dirupi, burroni e terreni scoscesi ed ora giace, ferito, graffiato che nemmeno il Gladiatore. Non è vero affatto che gli uomini preferiscano le bionde. Io mora sono.  E infatti.

28 agosto, 2010

Dischcloths in progress.

Ossessivo compulsiva. Credo sia questa la diagnosi. Prima con gli scialli, poi coi dishcloths, o meglio, le spugne, così non sto qui a spiegare che cosa sono, che ormai lo sanno tutti. Sono uscita da un tunnel e sono entrata in un altro. In realtà c'è una ragione. Ho un mese di tempo per farne circa una tonnellata, suppergiù. Per Manualmente, nella fattispecie. Ho una scorta di kitchen cotton di ogni colore, molto lilla, com'è ovvio che sia, e molto bianco, anche. La finezza è una, anzi due. La prima. Farò deliziosi set a tema, giardino, fiori, frutta, spiaggia, e matrimonio, anche, con tanto di wedding cake. La seconda. Le etichette. I miei dishcloths, questa volta saranno griffati Fragole Infinite. E ciò farò di loro oggetti di culto. Sì, vabbè. Sciocche riflessioni del sabato mattina, che c'è fuori un caldo appiccicoso ma un bel cielo, a vederlo da qui. Che c'è un sacco di cose da fare ma si faranno tutte con calma e mestiere. Che è in programma un giro giù in città,  ancora deserta, a comprare i grissini nel vicolo e l'insalatina da Said, a guardare due vetrine, a incontrare forse l'Amica delle Perle e il suo Sposo Illustrissimo, dacchè Biancaneve è al mare, l'Amica delle Provette anche, e Afef in mezzo a leoni, iene e coccodrilli. Noi, in grazia di Dio, si sta piuttosto bene, si contano i figli che han dormito sotto il paterno tetto, si controllano i panni stesi al sole e se proprio ci sarà da stirare ci si organizzerà per farlo in terrazzo, fra la Selvaggia Salvia e il la Prosperosa Menta.  Un sabato bello sereno, di una tranquillità devastante, di una piccola, impercettibile, leggerissima beatitudine. O almeno, così ci si augura.

27 agosto, 2010

Simple Therapy.

Non è che ci si può dannare l'anima, sempre, in continuazione, e arrovellarsi e  supporre, commiserarsi, lasciarsi cadere sul divano e dire SciagurataMe. Non va bene. Così, si cerca con attenzione di dare uno scopo a questo fine settimana, il sole non c'è, e pazienza, ne ho già avuto tanto, non starò certo qui a frignare sul tempo e a dir banalità. Ci si prepara con un minimo di grazia a vivere in santissima pace il primo week end cittadino, ma quale cittadino se sei sulla collina. La colazione, per cominciare, con grande, grandissima lentezza, apparecchiata con cura già da ier sera, le tazze tutte uguali, le ortensie nel bicchiere, la tovaglia carina. Ci sono piccole piccolissime cose che ti fanno bene all'anima, un pomeriggio da inventare di sana pianta, che  riordinare e sistemare e piegare e stendere hai deciso che si farà solo stamattina, e che è pure troppo. La casa è un'isola di beata pace e figlioli dormienti, lo Sposo di ottimo umore e dai tremila progetti, un pane al rosmarino si sta cuocendo beato e sarà pronto per pranzo, quando uno Scavezzacollo nostalgico amico del Liceale arriverà a dividere il nostro umile desco. E' ancora un pò vacanza, alla fine, almeno fino a quando le scuole non inizieranno e ancora un sacco di giorni e di idee, e di cose belle da fare o da non fare, oggi l'omino taglierà l'erba nel prato, mi piacerebbe fare una marmellata di qualcosa, farò seccare le ortensie del muretto, avrò cura di me e starò bene, in pace, che alla mia anima spaccata almeno questo glielo devo.

25 agosto, 2010

Cambiare.

Che tutto cambi perchè nulla cambi. Cambia la scena, la visione, le cose. Ovunque disordine e valigie mezze sfatte, siamo a casa, tutti e anche di più, la Laureanda Fidanzata al Laureando, amici di passaggio, Siete Tornati Prima, sì, è vero. Siamo tornati a casa, in città, perchè casa alla fine è solo dove ti trovi meglio, dove ti piace di più stare, e casa può essere anche un divano soltanto, o un gradino da qualche parte nel mondo, non necessariamente l'indirizzo scritto sui documenti. Così, qui, alla fine. C'è bisogno di ordine e pulizia, molto ordine e molta pulizia, fuori e dentro. E' ancora estate si dice, ha fatto brutto fino a ieri o oeri l'altro, ora ci sarà ancora caldo, ancora sole, nessuno dica che l'estate è finita, nemmeno per sogno. Chissà se davvero vorrei che questa estate così bizzarra finisse per sempre, e si portasse via tutto, le darei una mano, scuoterei i miei cassetti da riordinare, farei un mucchio compatto in mezzo al pratino, incendierei tutto, voilà, mi siederei in un angolo a guardare le mie cose che spariscono, e i cassetti vuoti, finalmente, da riempire solo con ciò che pare a me. Un giro in città, questa mattina, a riprendere possesso di piccoli lussi, piacevoli abitudini, poche certezze di una vita straordinariamente normale, quieta fino alla tempesta, eclatante fino al silenzio, scoppi di bombe e melodie, piume e valanghe, diamanti e fango. Si raccolgono con cura le cose da lavare, si è già festeggiato la quinta lavatrice in poche ore, a casa, dove il prato è foresta, dove tutto è più grande, dove ho esitato a trovare le tazze, dove le ortensie fioriscono nell'ombra, dove tutto cambia e resta sempre uguale al sempre, è cambiato il colore degli alberi fuori e forse anche del cielo, ma io resto sempre uguale, cambiata perchè tutto resti com'è, uguale perchè tutto riesca a cambiare.

21 agosto, 2010

Svogliato Glicine.

Il colore è bellissimo, ma solo quello. Anche la morbidezza non è male. Ma non è granchè. E'svogliato e senza forze, proprio come me. Alla fine, dovrò chiamare col suo nome proprio di cosa  femminile singolare astratto questo malessere che ho, sennò la scambiano tutti per capricci e stupidaggini, MaVaLà Che Non è Niente e Che Cosa Vuoi di Più. Ho fatto questo scialle senza sapere come sarebbe venuto, non ho copiato nessuno schema, all'inizio lo volevo senza buchi poi con tanti buchi, poi con un buco qui e l'altro là, poi coi buchi in scala e per un pò devo dire che è anche venuto bene, poi mi sono stufata e ho detto basta, che mi si fondeva il cervello a furia di contare e in questi giorni faccio fatica anche al supermercato a realizzare che una scatola di 6 uova più un'altra scatola di 6 uova fanno in tutto 12 uova. Alla fine questo scialle è venuto così com'è, come si vede , è scialle poco avvolgente e sciarpa generosa, è una specie di foulard. Glicine è il suo nome, scialle svogliato dal colore luminoso, proprio come chi l'ha fatto. Che, a pensarci bene, nemmeno è luminosa.

19 agosto, 2010

Sul cuore non so.

Beh, sì. A un certo bel punto di ogni certa bella vicenda si dovrà anche tornare. Pensare a tornare, quanto meno. Pensare a come fare a cominciare a pensare di tornare. Uhm. Complicato. I sospesi giorni di agosto inoltrato non mi sono mai piaciuti, men che meno quest'anno, che mi è piaciuto meno di tutto in assoluto. E' come essere sempre lì lì per fare delle cose, e non puoi dire, Lo Faccio la Prossima Settimana, perchè la prossima settimana, ahinoi, non sarai più qui. Ed è questo che destabilizza un pò tutti. Quando davanti a te non hai nemmeno una settimana intera, ma pochi giorni soltanto, e quando ci vuoi stare al mare, fino all'Immacolata?, no, certo no, ma non ne ho voglia, non ne ho voglia nessuna, di disarmare tutto, smontare, piegare, ricoverare, preparare per l'autunno, l'inverno, la vita che verrà. Non è solo preparare e andare via, è immergersi in un'altro pezzo di vita, Capodanno è questo qua, mica il 31 dicembre, si riprende e non ne ho voglia. Perchè non so riprendere, non so ricominciare da capo, e nemmeno voglio imparare. Alla fine, farò così, chiuderò la porta dietro di me lasciando tutto così com'è, quale piegare, quale staccare le tende, quale lavare i cuscini, un bel niente, li lascio così, sghinci e vissuti, riordino solo l'armadio, per la prima volta rientrerò in città che sarà ancora estate e mi serviranno magliettine leggere, mancano pochi giorni e ho già nostalgia, mi viene da nascondermi dietro le rocce e non farmi trovare più, ma sarò forte, mi incollo questo mare davanti agli occhi, sul cuore non so.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...