16 novembre, 2010

La Nuvola Rosa.

A guardarla sembra zucchero filato. Meglio di no, che a me lo zucchero filato mi ha fatto sempre schifo, l'odore soprattutto, misto a quello delle giostre, del tirassegno, dei bomboloni fritti, delle pallottoline finte delle pistole finte che aveva mio fratello, che facevano un rumore dannato e che alla fine sapevano di cozze bruciate, non so come dire, le vendevano in blister di plastica, mia madre non sopportava l'idea che lui giocasse con le armi ma un giorno ne vinse una alla pesca di beneficenza e per un pò sopportammo. Io alle pesche di beneficenza non vinco mai un bel niente, nemmeno quando potevo barare, nel senso che la pesca di beneficenza la organizzavo io con le mie amiche dell'oratorio, avevo l'età della mia figliola ora, andavamo di casa in casa a chiedere i regali, ci davano delle robe orrende, con lo stesso principio della Tombola degli Orrori, cose del genere. benchè fossi io ad arrotolare i bigliettini e appiccicare i numeri e fare il quadernino con scritto chi vinceva cosa, ho sempre vinto vasi di terracotta e mollette per i panni. Bella storia. Tutto questo per dire che. Un bel nulla del nulla. E' una mattina così, non è niente di speciale, tranne il fatto che mia nonna compirebbe 114 anni, ed è strano come ogni anno ce ne ricordiamo. Giro come una trottola per casa da questa mattina prestissimo, ho fatto,e disfatto, messo a soqquadro, che bello, non ho mai occasioni per scrivere soqquadro, eccone una. E riordinato subito dopo, certo, ho spostato mobili e credenze e tavoli e poltrone, potrei arredarci un'altra casa, qualora, ma io accumulo, e la stanza di sotto potrebbe davvero diventare il posto giusto per il knit settimanale, sarebbe bello, e poi ho messo più luce e si sta bene e c'è pure il camino. Questo rosa è uno dei tre progetti che ho in mente, è una novale di mohair e seta, è fluffosa è morbidosa, ha detto la Princi, no bambina, ti prego, lascia qualcosa anche ala tua povera mamma, si fa a mezzi, va bene?  Che nel frattempo ancora piove, ancora non ho finito di sistemare di sotto, ecco perchè non vinco nulla alle pesche di beneficenza, avrei la casa piena di catrìngoli, che già ce ne stanno abbastanza, farei una torta con 114 candeline, che mattina rosa è questa qua, che non c'è colore di fuori e allora uno se lo inventa di dentro, ma le pallottole in fila, le vendono ancora?

15 novembre, 2010

Impiumonarsi.

Voce del verbo impiumonare, transitivo, riflessivo, prima coniugazione, derivato da sostantivo, piumone, nella fattispecie, verbo totalmente inventato dalla scrivente, diciamo, mezz'ora fa. Delle mirabolanti proprietà terapeutiche del piumone ne avevo già parlato nientemeno che qui, ma all'epoca ancora non ero avvezza a questa pratica, ma come quale, quella dell'impiumonamento. Ma andiamo con ordine. La mattina è quel che è, si era sbirciato già alle cinque e quaranta, fuori dalla finestra, e quel che si vedeva certo non prometteva un bel niente di buono. L'inverno, quello vero, stava arrivando a grandissime falcate, la nebbia agli irti colli eccetera, pioveva a secchi ma tempo ancora ve n'era per rimanere bell'e avvoltolate nelle morbidissime coltri. E' in situazioni come queste che ci si impiumona. Ci si bea del tempo che ancora rimane per restare lì, ci si riaccomoda per bene, come a voler assorbire il calore, non so, si richiude gli occhi con un impercettibile sorrise e ci si riaddormenta secchi. Ecco, questo è l'impiumonamento. Ma attenzione. Il piumone si sa, è beffardissimo, e ancor più beffardo è il riaddormentarsi verso mattina. Pe.ri.co.lo.sis.si.mo. Si riapriranno gli occhi e con terrore si realizzerà che sono le 7 e 26 e che tra quattro minuti le Regie Autolinee dovranno partire dalla casa in collina verso le patrie scuole, ma come, nessuna sveglia è suonata, o hanno suonato tutte e nessuno, dico nessuno ha prestato loro attenzione, impiumonato com'era?  Da lì, lo choc, il delirio, la corsa. Si abbandona di malagrazia il piumone adorato, scalciando e imprecando, ci si reca a svegliare le creature beate lavandosi i denti, orsù, figlioli, piume delle mie piume, aprite gli occhietti belli che recarvi dovete a imparar le belle lettere  e a far di conto. Non proprio così. No, non proprio così per niente. Fatto sta che con un banale ritardo di tre minuti, fuori siam nella bruna mattutina, nella pioggia battente e noiosissima, nel lunedì, nella nuova settimana. Il piumone, ignaro, ci aspetta benevolo questa sera. E domattina, si cambi la suoneria della sveglia. Il gong orientale favorisce l'impiumonamento, lo sanno tutti. 

14 novembre, 2010

Ma sabato sera.

Si è dovuto togliere due coperti. Vabbè. Ma la sera è stata così bella. Era pronto tutto già dal tardo pomeriggio, faccio con calma, scelgo con cura la tovaglia e i piatti, prima ancora di pensare a quello che cucinerò. Lo so, non è mica tanto normale. E poi, quel che c'era a cena lo sapevo già, anche perchè non cucinavo io, io ho solo comprato e apparecchiato. Fine. Mi piace quando arrivano da me coi pentolini, e fanno della mia cucina la loro cucina, riscaldano il coccio di terracotta, trovano coltelli adatti dal cassetto, si muovono con quella confidenza che mi piace,  sanno dove tengo gli strofinacci, porzionano dolci che lunedì, giuro, corro per un'ora senza fermarmi, e poi forse nemmeno basta. Tutto questa mise en place, questa tavola d'autunno con le foglie raccolte nel pratino, il camino acceso e quel profumo di buono e di semplice, è piaciuta tanto anche a loro. Le amiche che passano con te il sabato sera sono un pò speciali, perchè forse la è la sera, un pò solenne, un pò festa anche se è un sabato qualunque. Che bella sera a chiacchierare, che c'era anche la partita e ognuno faceva un pò quel che voleva, gli Illustrissimi Sposi a smoccolare dal  divano e noi in cucina a chiacchierare, che bella sera calma, la tranquillità, la festa, Provette e Perle, la meraviglia.

11 novembre, 2010

La nebbia e il mare.

Mi prendono in giro, ma io so che è vero.  Qualche volta da qui si sente l'odore del mare, che non è mica tanto lontano, alla fine. Mi piace l'odore del mattino presto, quando tutti sono fuori spalanco le finestre, è bello far entrare l'aria della notte, ce n'è ancora un pò in giro, è fredda e umida, che è un binomio terribile, soprattutto per chi va ancora in giro senza calze, ma come, non era il primo novembre il termine ultimo? no, ancora non ne ho voglia. Apro le finestre di tutta la casa, finchè si gela, perchè mi piace che il fuori si confonda col dentro e viceversa, che ci si svegli per bene, che si prenda coscienza che c'è un altro giorno qui, bell'e pronto da vivere, da scoprire. Non che sia una gran giornata, e come potrebbe esserlo,  una mattina di novembre in un luogo del mondo dove con la nebbia ci si fan le torte, l'ho detto una volta a una mia amica e ci rise di gusto, come, le torte? Ma lei sta al mare, che ne sa. Ho un giorno davanti, un bel giovedì. Facciamo che sia bello, non avrei voglia di cucchiaiarmi delle grane, in realtà non ho voglia di granchè. Ho pensieri ingarbugliati, come il gomitolo dato al gatto, mi avevano insegnato una volta a fare una lista delle cose che non vanno e di quelle che invece vanno bene, massì che va bene, alla fine. Ho una lista di stupide cose che invece avrei voglia di fare, vorrei andare a guardare il mare grosso in Liguria, da terra mi emoziona così tanto, mentre in mare lasciamo stare, seduta su un muretto con le gambe a penzoloni, e stare lì, a guardare la schiuma e la forza e la bellezza, c'è tutta l'energia della natura in un'onda che si spacca sul molo e si disintegra in mille e mille spruzzi. Dovrei prenderla da lì la forza per oggi, dovrei respirarne le bollicine, sentire il frshshs della schiuma, il sale, le goccioline. Ho voglia di capelli lunghi e acconciature complicate, di un abito da sera, del camino acceso e della cena di sabato. Ho voglia di una colazione in Provenza, dell'inchiostro turchese, delle violette Leone, del mio profumo che non fanno più. Che voglie sceme, sciocca donna, invece di star lì a cincischiare, fatti coraggio e inizia sul serio a far le cose che devi. Giovedì, brumoso e nebbioso, niente mare  e niente violette, cose e cose affastellate in ogni dove, ok, sono pronta, sarà meglio che chiuda le finestre, davvero, si gela.

10 novembre, 2010

SanBa.

Non è mica un errore di battitura. E' proprio SanBa, scritto così. Oggi qui, o meglio in città, è festa grande. E' la festa del Santissimo Patrono San Baudolino, e devo averne parlato già da qualche parte. In realtà non è che sia propriamente la festa nostra, perchè noi mica si abita in città, anzi, noi abbiamo addirittura un altro Santissimo Patrono, ma in fondo, se le scuole son chiuse, noi ci si adatta alla svelta, ogni scusa è buona per fare un pò vacanza, un pò niente, un pò di quel che ci pare. Ben perciò, ecco che il giorno di SanBa o SanBau, come lo chiama la Princi, ciascuno degli abitanti della Casa in Collina si è fatto un bel programmino. Si è dormito un pò di più, si è fatta colazione con una lentezza esasperata, non ci si vergogna affatto a dire di essere ancora in pigiama, condizione, sostengo da molto, di vera lussuria. Ieri fu giornata intensissima per la scrivente, e nel fine settimana, che ormai è proprio vicino, si prevedono una serie di festeggiamenti, ricevimenti, party e vernissage, da perderci il sentimento. Così, nel tepore della sua trasandata casa, Ella si crogiolava, sfondandosi del niente che le piace tanto, dei libri che ha impilati sul bracciolo del divano, del progetti quasi ultimati, della sciarpa a trecce commissionatole dal Giurisprudente. Quel che serve è tutto qui. Forse, a imparare a far niente ci vuole mestiere, ma una volta apprese le tecniche di base, è come andare in bicicletta, uno non se lo scorda più. Buonissimo San Baudolino a tutti quelli che lo festeggiano, da Miami a Bolzano. In fondo, mica nessuno viene a controllare, no?

08 novembre, 2010

Centocinquanta.

Ma grazie.
Di che?
Ma mica ringraziavo te.
Ah no? e chi, allora?
Loro.
Loro chi?
I centocinquanta che mi seguono, cioè che mi seguono ufficialmente.
E che significa?
Significa che sono passati di qua, si son trovati bene e han deciso di scriverlo.
Cosa.
Che si son trovati bene.
Sì ma non te la tirare, 150 non sono mica tanti.
Vero. Ma non sono solo loro, a quanto ne so i clic sono circa 500 al giorno
Ah.
Ma sai solo dire ah?
No, è che 'sta storia mica l'ho capita.
Fa niente


Comunque, grazie. A tutti i centocinquanta. Vi metto tutti in fila e vi ringrazio uno per uno. 
Un giorno di questi, ci prendiamo un caffè. Resta da capire dove.
ph.la douleur exquise

05 novembre, 2010

Il maglione.

Ho voglia di un maglione. Che scoperta, non è una richiesta così straordinaria, come potrebbe essere questa, che peraltro ho già da un bel pò e mi sa che la voglia me la posso anche tenere, nel senso. Ho voglia di un maglione di quelli veri, non un golf, non un twin set, non uno scaldacuore, voglio proprio un maglione vero, di quelli che si dice, Ok, Metto Un Maglione e Scendo, quelli che ti abbracciano di un calore continuo, morbidi sì, ma strutturati, spessini, di quelli che si infilano con mestiere, e ognuno ha un modo diverso di infilarsi, o di togliersi, a seconda, prima le braccia o prima la testa? Di quelli che ai bambini dici, Fai Il Pugno con La Mano, e glielo infili, vedi? prima una manina, poi l'altra manina e che buffi quando invece imparavano a metterselo da soli, tutto un cercare, un annaspare, un metterselo al contrario, sghembo, la testa nella manica, il delirio. Ho voglia di un maglione semplice, magari fatto coi ferri dritti, classicissimo, con le trecce, forse blu, che nero, un maglione così, è troppo maschio, o forse bianco, ma non proprio candido, un crema acceso, ecco, un burro fresco, non candido, ma panna, non ho mai capito la differenza fra panna e crema e sì che nemmeno son daltonica, ma mi piace la definizione di alcuni, il mastice è quello che preferisco e quando non so definire un colore tra il marroncino, il grigio e  il tortora dico Mastice, che nessuno al mondo sa che colore sia esattamente, ma passo per una che ne sa e allora ok. E' un giorno non proprio dritto, pesante già dalle prime ore, non faticoso, è già venerdì, la settimana è passata come passa l'acqua fresca, in mezzo secondo e nemmeno me ne sono accorta, ma è un giorno così, nè liscio nè gassato, nè diavolo nè acquasanta. Sentirsi così non è una gran meraviglia, potresti fare di ogni e il suo contrario, potresti comprarti tre paia di scarpe o fare un'offerta in Duomo, potresti cucinare per ore o mangiare in piedi davanti al frigo. Il nulla, il tutto, l'universo in un bicchiere, perduta per sempre sulla strada del faro, smorfie di disgusto,   recite a soggetto, improvvisazione e nulla di fatto. Confusa altresì, è l'autunno, bellezza, è il niente del mondo, c'è da trovare una strada, un sortilegio, c'è da tirarsene fuori e pure in fretta, c'è da trovare l'antidoto il vaccino, isolare il batterio prima che sia troppo tardi e allora, sii cortese, fatti 'sto maglione, vola basso e schiva i sassi, che va bene così.

04 novembre, 2010

Strane cose.

Strane cose succedono lassù, nella Casa in Collina. Può capitare ad esempio di trovarsi nella bruma autunnale, con un carico di figlioli misti, propri e altrui, ballerine e pigiama a pois, che son così cool, ha visto? ho anche cambiato il vestitino delle Fragole, che molti mi chiedono E Le Fragole? Sparite, mica uno deve vedere la fragole, per capire di essere sulle Fragole, no? Ci si può trovare un pacchettino sul davanzale, pieno di cose bellissime, che ha posato con grazia l'Amica del Villaggio appena prima di partire verso il concerto di Sting, noi qui si è avanti di una spanna. E strane domande, anche. Perchè le Insulse Cimici hanno deciso di passare l'inverno a casa mia, che non le sopporto e vorrei trovarne uno che ci piacciono, le cimici, o forse uno ne ho trovato, il mio figliolo Giurisprudente, anni nemmeno due, è stato sorpreso a succhiarne una, accoccolato sul tappeto del salone, o forse era il Liceale: coi figli ci si confonde, spesso dici Chi Era Che, e poi ricordi di quella volta che han detto e fatto, e sai bene il luogo e la malefatta ma il soggetto lo confondi, son così tanti che la fine, uno si perde. Strani momenti, calmi, siam sempre meno in questa casa, ieri sera cena a due con la Princi, così bella, così grande, con i gesti che riconosco miei, che impara da me senza che glielo insegni, che qui non si fa in tempo a finire un Forest, nemmeno a stirarlo come si conviene, Era Proprio Quello Che Mi Serviva, che già se lo gira con grazia intorno al collo, ci si avvolge, Me Lo Presti, Mamma? In fondo, di strano non c'è quasi niente, la lavatrice di sotto gira e gira, ho tonnellate, che dico, montagne di cose da sistemare, in casa e fuori, e da scrivere, anche, perchè c'è un bel progetto per la mezzanotte del 30 novembre, che non si può perdere per nienteniente al mondo. E' una mattina così, si vorrebbe fare ma non proprio, ci si vorrebbe muovere ma non proprio, ci si dà un termine, Inizio alle 9, si sta ancora così, il pigiama a pallini, rumori bassi di fondo, fuori è tutto immobile, prima la nebbia, adesso non so.

02 novembre, 2010

E comunque.

Ho letto questo.
Me lo chiedono in tanti, perciò confesso.
Io, i libri, non li leggo. Li mangio, li abbraccio,  mi ci tuffo, non so come dire. Ci sono dentro. Poche volte ho lasciato un libro a metà. Mi faccio trasportare, assorbire, nel mondo che suggeriscono  le parole, nelle frasi che ti fanno immaginare, nei nomi che ti fanno pensare alle facce, nei colori che ti fanno indovinare i paesaggi, i sorrisi,  le sedie, il mare. Leggo molto, sì, mi piace, sì, e ho le mie belle preferenze. Leggo da sempre, ho letto Via Col Vento a 10 anni, col dizionario accanto per cercare le parole che non conoscevo. Ho letto i classici, nessuno di Sophie Kinsella, tutti quelli di Almudena Grandes, la Storia di Elsa Morante per scommessa, il Gattopardo in un pomeriggio. E tutti i libri di De Carlo, tutti, dal primo all'ultimo. Questo qui l'ho adorato da subito. E se ne avessi il tempo, se potessi, se fosse una cosa non da pazzi scentràti, oggi, lo ricomincerei.

Wet November.

Piove, ripiove e strapiove. Niente di bello, stamattina. Una figliola malaticcia, nessun progetto piacevole nell'immediato, almeno non fino a stasera, che di uscire dovrei, sì, e far due cose in città, ma chi ne ha voglia di bardarsi e coprirsi e fare attenzione alle pozzanghere e passare sotto gli alberi davanti a casa, mi sembra sempre che sotto gli alberi piova di più, in automatico, anche quando smette, e sento le gocce che scendono e piove anche quando non piove più e poi  l'ombrello, io non sopporto andare in giro con l'ombrello, lo perdo, lo dimentico, mi sembra di mettere sempre uno spazio inviolabile tra me e il resto della gente, l'ombrello non permette che nessuno ti si avvicini e se lo fa lo guardi rabbioso, perchè ha urtato il tuo, di ombrello e non c'è modo di cucire così un minimo di relazione improvvisa che abbia un senso. Ho pensieri confusi stamattina, bui, come la luce che c'è fuori, ma come può mai la luce essere buia, sì che può. E' pesante e opprimente, il colore che si vede da qui, è fradicio e impossibile, e niente suggerisce se non starsene nel letto, e nemmeno a guardar dalla finestra, se no l'effetto si amplifica e non va bene. Quel che farò quest'oggi ancora non lo so, trovo detestabili questi giorni ingombranti e senza senso, che sono tristi per definizione e anche se ti sforzi non ci trovi una sola ragione che sia una e forse mi piacerà uscire fuori a schivare le pozzanghere e aspetterò che piova di meno, così l'ombrello non mi servirà.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...