14 gennaio, 2011

E' stato un piacioro.



Seratona, ier sera, verso l'ora di cena, quella presto, che di solito a cena si va intorno alle 8, anche 8 e mezza. Noi no. Noi si va presto. Si è knittato e chiacchierato e knittato, giaggià, perchè ieri era il primo del 2011, e allora e perciò la mia Amica delle Perle s'è detta, e allora perchè non stiamo fuori fino a tardi? Anfatti, ci siamo state, fuori, intendo, non già fino a tardi. Organizzate le figliolanze, voilà, non ci siamo spinte dove di solito, ma siamo rimaste in loco medesimo stesso, nella City, che ad arrivare a casa poi, c'abbiamo avuto il nostro bel dire e il nostro bel fare, che alla Lisa che guidava a un certo punto le ho detto, Accosta, Lisa, Che Guido Io, e per forza, c'era una nebbia da farcisi un vestito, ma di quelli complicati, mica un tubino e via, e lei che vien da Genova proprio non c'è abituata ai nebbioni di qua. Ancorchè alla cena, che bella cena che è stata, Biancaneve, L'Amica delle Provette, la Lisa, e quella della Perle, ovviamente  col suo tablet in mano che c'è da giurarci che anche all'Esselunga, mentre sceglie il riso se Carnaroli o Arborio si chiede guardinga se c'è il wi-fi. Bellabella sera. Le mie Amiche sono belle perchè non ci scappa niente, perchè ridono sempre, perchè se hanno qualcosa lo dicono e non stanno tanto lì a cinquantarla, perchè fanno le equilibriste per trovarsi due ore al giovedì, perchè mi seguono nei miei scelleratissimi progetti e anche quando vado a comprare un vestito di pizzo, come, di pizzo? ma poi dicono che è bello e alla fine sono contente.

E poi, le mie amiche, come me, sanno a memoria, ma dico a memoria, i cartoni animati Disney con i quali i nostri figlioli sono diventati grandi, altro che Gormiti e Mostri.
E infatti mentre scrivo, la vicina del 12 su Facebook c'ha messo del suo, e ha detto Sì Sì, Io Lo So, è La Sirenetta, e anche Ursula, che ha un debole per l'arricciaspiccia. E allora, per la Patti che ieri sera non se lo ricordava, e che è strano perchè lei si ricorda sempre tutto e non le sfugge niente,  le dò questo da ripassare, e le dico che sì, stare con lei, con tutte loro, sapere che sono lì e sono lì così vicine, è stato, davvero, un grande piacere. Un grande piacioro.

13 gennaio, 2011

Bonjour.

Ce l'hai un minuto? sì che ce l'ho, mi metto l'auricolare per sentire meglio, per farmi sentire meglio, e per non prendere multe che in grazia di Dio ne ho già prese il giusto. Ho minuti per ascoltare e per parlare, per dire scelleratezze, porcherie e cose serissime, ascoltare che non vuol dire sentire, vuol dire che proprio capisco quel che dici, e ti dico la mia, quello che penso e so, a dispensare consigli sono capaci tutti e d è pieno il mondo di chi ti dice FaiCosì, FaiCosà, perciò non consiglio e non giudico, e nemmeno ti dico quello che farei io perchè io non sono te e tu non sei mica me, ti dico da fuori che cosa sembra, butto lì due previsioni ma non sono Maga Maghella e nemmeno la Fata Turchina. Grazie, mi dici, ma grazie di che, io non ho fatto nulla, è davvero così difficile trovare qualcuno che ti ascolta che ti vien quasi da baciarlo in fronte, se per caso qualcuno lo fa? Buongiorno dalla nebbia fitta, buongiorno dal nulla, da questo angolo di mondo che per un pò di giorni l'anno non ha contorni e dimensioni, solo sagome e riflessi poco chiari, lattiginosi, opachi come il vetro quando ci aliti sopra per farci i disegni, o lo specchio della doccia, quando esci, e per specchiarti devi passarci la manica dell'accappatoio, Mi piace disegnare sui vetri, mi è sempre piaciuto, cuori, per lo più e pinguini, e stelline e frasi di canzoni, che poi se non lavi i vetri dopo mesi, col sole, ti ritorna fuori, e dici, ma che scema, quando la smetterò con questa storia dei disegni. Buongiorno dai giorni bianchi e fermi, dal gatto che forse si è preso una storta e bisognerà portare dal veterinario, buongiorno dal silenzio di una casa ordinata e linda, svuotata dagli eccessi e perciò pronta per essere riempita di nuovo, buongiorno dalla musica che viene  dalla radio, dal cestino dei gomitoli appoggiato sul divano e da una tazza di thè dimenticata ieri, e metà, accanto al dizionario di inglese e una molletta con i brilli. I pensieri vanno riordinati per bene, organizzati come in un cassetto, incasellati per far sì che non prendano strade troppo tortuose, o si perdano nel niente che c'è fuori. E se diventassero troppo pesanti, se fossero così ingombrarti da non riuscire a farti passare nemmeno se ti metti di lato e di piatto e fai passi piccolissimi, avrai sempre, da qualche parte, qualcuno cui chiedere Hai Un Minuto? Non importa chi, non importa dove, ma vedrai, Sì Che Ce L'Ho, ti risponderà.

12 gennaio, 2011

Strawberry Shawl.

Ci si può lodare da sè medesimi, qualche volta non fa mica male, che sia una ogni tanto, mica tutti i giorni. Con la lana da peccato che mi ha mandato la Mirella, da peccato perchè era morbidissima, di un colore che ho adorato all'istante, e che non ci è voluto tanto a farmi decidere di mollare tutti progetti in essere e dedicarmicivisi. Ciò che ho ottenuto è questa meraviglia, liberamente tratto dal Traveling Woman di Liz Abinante, la stessa del Saroyan, stylist che nel mio personalissimo cartellino ha un posto davvero speciale. E dico liberamente perchè, di fatto, il progetto di uno scialle non si batte, un pò come Il Pane e Frittata di Mia Madre. Non si batte nel senso che sì, uno decide istantaneamente cosa e come, di che colore e con che numero, se dritto o circolare, perfino dove conservare il progetto per i vari trasporti, il sacchetto, intendo, che mai mai mai sarà un sacchetto di plastica, che volgarità e pure fuorilegge, e nemmeno  sacchetti di carta dei negozi, quelli con i manici a cordoncino. Sacrilegio. Un lavoro a maglia che si rispetti va ben conservato, per essere ben trasportato, e fin qui non fa una grinza, ma in borse all'uopo stesso concepito. Non tutte, si sa, e qui mi dò un bel pò di arie, possono contare su una  borsa unica al mondo a fiorelloni di seta, fatta apposta per te dalla tua Amica Teutonica, con avanzi di un costosissimo tendaggio, regalo della tua Amica Canavesana. Nè, e qui altre arie, nella Knitting Bag firmata Emma Fassio, non so se riesco bene a renderne l'idea, il pregio e la sciccheria. Ma, e qui riprendo la frase lasciata a metà, può decidere di fare tutte le modifiche che vuole in corso d'opera, non ti piace il bordo? non lo fai. Non ti viene il slk2p, che proprio non mi sta in testa? e non lo fare, ma che t'importa a te. Le puriste, la Fassio e la Brenna, avranno da ridire, ma non sono forse loro che dicono che ogni capo  una cosa a sè e come tale va trattata, pensata, esaltata? Così, in questa bianca mattina gelata, il mio simil Traveling Woman viene dato alla ribalta del web, ben stirato, ben pettinato e ben immortalato. Noi qui si sta benino, in salute, al caldo e in pace. Cose da fare un sacco, pensieri qualcuno, angosce nessuna, a casa tutti bene, e tanti saluti a Liz Abinante. Ah. E grazie Granadiriso.

...ma quanti link ho messo, stamattina...mah!

11 gennaio, 2011

Tempo Zero.

E' una delle espressioni che ho imparato dai miei figli. Non che non abbia un significato scientifico, ma nel Personalissimo Dizionario dei Miei Figli, Tempo Zero mi piace di più. Istantaneamente, Immediatamente, Non  Appena, Subito. Sono uscito e tempo zero l'ho incontrato. Eravamo alla festa e tempo zero si sono menati. Cose così. Il mio personalissimo tempo zero,invece, è quello in cui mi rendo conto che forse ci siamo sbagliati tutti e non è vero affatto che sono le 7 e mezza, ma è ancora notte fonda, dal buio che c'è, dalla non luce che c'è, che non è buio, la non luce è quando il cielo non esiste, quando tutto è così grigiastro e bianchiccio e orrido a vedersi, perchè piove e c'è la nebbia e più luminoso di così non ci diventerà, e il buio rischiara pochissimo e così rimane fino a quando di nuovo non diventerà buio e ancora buio e ancora buio e via così. Il mio privatissimo tempo zero è quando a ragionare mi fa fatica, quando dico che 47 meno 11 fa 16, quando canto troppo forte con la musica nell' iPod  e qualcuno mi viene a dire che era al telefono e che, certo, non era importante, ma sentire una pazza furiosa che grida ForseEraGiustoCosìForseMaForseMasì, non è proprio il massimo, diciamo. Il mio tempo zero di stamattina ancora non l'ho realizzato, prenderei a prestito un altro cervello e farei prima, quello che ho ancora dorme e di me non ne vuole sapere, ho pensieri appiccati di melassa e miele e fango, gherigli di noce e schegge di cristallo, pensieri luminosi a tratti, a tratti invece neri come il bosco quando il bosco è nero, luminescenti come la brace del camino, così arancione e rossa che ti verrebbe da fartici un anello o una collana. La mattina è immobile e qualunque, da qualche parte qualcosa potrà squassarmi o scalfirmi, non fa differenza, e nel tempo di queste righe la luce di fuori ha raggiunto il suo massimo, la non luce, il non niente, il qualunque, l'uguale. Abbiate tutti, uh, che solenne!, un modo qualsiasi per frantumare questa non luce, sia un bacio, uno smalto o una buona azione, un modo qualunque per non farsi schiacciare e sotterrare, un sortilegio per scoperchiarlo , questo cielo impossibile e pesante, e trasformarlo, tempo zero, nella volta celeste più turchese e brillante che c'è.

09 gennaio, 2011

Massì che son pronta.

Uh, se l'ho menata la mondo intero, con questa cosa qui. Uh, se ho stremato tutti a dire No, Per Favore, Ancora qualche Giorno di Pace. Uh, se ho fatto la spessa, come dicono qui, nella zona che da quasi quindici anni è la mia zona. Uh, son stata pesante a dire Nooo, Non Ce la Posso Fare. E invece sì. Si riprende, si riparte domani, un'agenda nuova di zecca nella borsa, ancora non ci ho scritto niente, nemmeno l'indirizzo, e il gruppo sanguigno e tutte quelle informazioni, in caso di smarrimento riportare a , beh, quello mi sembra il più utile, una volta l'avevo persa, anzi, me l'avevano sottratta dalla macchina a Famagosta, era dicembre, e poi a maggio me l'hanno riportata, mi ricordo essì che mi ricordo. Comunque alla fine son contenta, insieme all'agenda c'è un bell'anno nuovissimo, belle cose da fare, sfide da raccogliere, perchè no alla fine?, progetti a quintalate, forse se ne realizzeranno la metà della metà, ma sarà bello uguale, è il viaggio, non Itaca, mi trovo a ripetere spesso, da un pò di giorni in qua. Mi piaceranno le cose. Ho voglia di cose nuove, di tacchi vertigine e di rossetti di fuoco, di capelli lunghissimi, di Dublino, di Parigi, beh, quello sempre, di libri e libri e libri, come al solito, di scrivere tanto, forse di più, un libro? magari! mai dire di no. Ho voglia di bello, di ordine, fuori e dentro, di tranquillità, di cose semplici, voglio imparare a riciclare meglio, a schifare le borse di plastica che tutti si ostinano a volermi dare, ma io è un sacco che non le voglio più. Voglio imparare a cucire, ma non con l'ago e il filo, che quello, in grazia di Dio, sono capaci proprio tutti, no, con la macchina da cucire, è da un pò che c'ho il pallino e forse, magari, la mia vicina Cicolita potrebbe aiutarmi, alla bisogna, ecco, farei delle borse per la spesa, a fiori, a righe e a pois, che mi piacciono tanto. E poi e poi, ecco, vorrei riprendere a giocare bene a tennis, ma bene bene bene, non solo a buttare la pallina di là, che anche qui, sono capaci tutti. Ho voglia di nuovo e di chiaro, dei colori delle conchiglie, di bianco e di beige, e di luce, un sacco di luce, ho giusto in tasca delle stelle che ho conservato, sono un pò stropicciate, ma basta appiattirle un pochino con la mano, le stelle troppo stirate non sono belle a vedersi, perchè sembrano finte e non va bene, meglio queste, così sono più belle, vuol dire che le hai tenute tanto lì e le hai scaldate e sono diventate ancora più lucenti, stando nella tasca.


 A tutti coloro che hanno ancora tasche strabordanti di cose da fare e di pensieri e di sentimenti, di piccoli segreti e grandi amori, a tutti quelli che hanno voglia e bisogno e necessità di pensare che sarà un anno lucente di belle cose, a tutti quelli che vogliono, forsennatamente vogliono essere contenti di loro, che s'addormentano presto e sognano a colori, che si sorridono nelle vetrine, che hanno voglia e bisogno di ridere di gusto, qualche volta, beh, bell'anno davvero anche a chi  come me pensa che stirare le stelle no non si fa.

07 gennaio, 2011

Ciurlare nel manico.

O meglio, del non ciurlare nel manico. Che tradotto vuol dire non stare lì a cinquantarla. A menare il torrone. Insomma, v'è più d'un'interpretazione per la stessa espressione, o per espressioni similari. Un venerdì che sembra sabato, ma anche un pò lunedì, quel che non sembra di sicuro è appunto venerdì. Si fa pulizia. Non nel senso biblico del termine, ovvero sì, un pochino, ma si tenta di spazzare via tutto il superfluo, le cose che non servono, i cassetti ingombri, perfino le vecchie radiografie, quando mai mi serviranno più le fratture dei miei figlioli, una la tengo, non si sa mai, se non altro per vedere l'eclissi, ma per quella c'ho gli occhialini appositi, quelli del 1999, era giugno, credo o forse luglio, non ricordo, so solo che era estate e so anche dov'ero. Vabbè. Si è semi saccheggiata Feltrinelli, stamattina, finalmente un calendario, di Klimt, coloratissimo e un pò inquietante, ma almeno le decisioni che si prendono si scrivono lì e nessuno le sposta, che nessuno osi discuterle o chessoio. Nel frattempo, si studia un piano d'attacco per il mucchio delle cose da stirare, che faccio, inizio dai quadrati o dalle cose complicate? si ricacciano in fondo le lenzuola con l'elastico, a quelli ci penserà la donna a ore che avrà la bontà di concederci la sua presenza, e che piega le lenzuola con gli angoli con una grazia e precisione che mi fa un'invidia, ma un'invidia. CI sono due  libri che non vedo l'ora di iniziare, stamattina  a colazione ho comunicato al mio Sposo che non sono pronta per questo duemilaespingi, per tutta risposta mi ha illustrato la sua teoria sulla lettura dell'iride, che entro pochi anni spariranno password, codici e robe così, ma io sbadigliavo e tossicchiavo e anche sternutivo, coi calzettoni a righe e la tazza in mano, ma come, dico io, io son qui che rifletto su quel che farò tra un quarto d'ora e tu sei già lì, proiettato nell'universo? A ognuno il suo, la mia teoria di oggi è che non si ciurla nel manico, o almeno si cerca, non si trovano scuse, non si rimpallano le decisioni, non si sta lì con la faccia da aragosta, ma si prende e si và, dove non è chiaro, ma se non sai bene dove andare ci sono un sacco di strade che ti ci porteranno, lo sanno anche le aragoste. E poi, 'sta faccendo dell'iride, non  che proprio l'ho capita benebenebene. 

05 gennaio, 2011

Sniffo il Sidol.

Certo che si fa prima a mettere che a togliere. Nel senso che si fa prima a mettere stelle e lustrini, babbini e cuscinetti benauguranti, campanellini e altre amenità natalizie, che a tirarle via. Però, c'è da dire che senza la casa è più smart, più vuota ma più funzionale, ci si è liberati degli orpelli, il mio Sposo Illustre darà una festa, dacchè già l'h sentito più volte mormorare fra sè la storica frase E Anche Questo Natale ce Lo Siamo Tolto dai Eccetera. Oggi, appunto, infularmata nella dismissione dell'allure festaiola, lassù, nella Casa in Collina è preso secco a tutti di dare a mano. E si veda bene, non spostare una forchetta o svuotare la lavastoviglie, che quella è regola aurea, chi cucina non sparecchia, chi apparecchia non cucina, eccetera, ma proprio i lavori pesanti, sistemare librerie, cassetti farciti di ogni bendidio, smaltire collezioni di riviste, aggiustare lampade da tavolo e cose del genere. Direi che l'anno inizia bene, mi sono detta tra me, che faccio, per così dire i lavori di fino. Come lucidare la targhetta della porta, per esempio, quella del cognome, che è di ottone e scritta in corsivo. Lo so che è proprio un lavoro inutilissimo, ma qualcuno lo deve pur fare, e non ho più ancelle da ogni parte del globo terracqueo che se ne occupano al posto mio. Così, lucido. E lucido per bene, e mi inebrio di questo profumo di petrolio stantio che ha il Sidol, che mi fa lo stesso effetto di una vodka lemon, suppongo, che mi obnubila e mi ottunde, ammesso che io abbia mai assaggiato in vita mia una vodka lemon e devo dire di no, arrossendo, lo ben so che non son degna ma davvero, conosco solo il sapore di quella ai frutti di bosco, da quella volta che il mio figliolo soggiornante negli Stati Uniti non chiamava da giorni e io giù, me ne tracannai una tazzina colma fino all'orlo e ho riso e riso come una scema e l'ansia per il figliolo non chiamante sparì in meno di un secondo. Sniffo il Sidol perchè mi piace, così come la benzina e la Coccoina, che sì, confesso, annuso anche al supermercato, così come una volta fui vista a sniffare il lucido da scarpe, ma ero un'infanta, quassù nella Casa in Collina le scarpe mica si lucidano più, al massimo si prende un foglio di Scottex e lo si bagna sotto il rubinetto, compreso le scarpe inglesi stringate e preziose, ma noi che ce n'importa, mi sa che si devono riprendere simili abitudini, domani tutti a lucidare scarpe, con quegli scatolini tondi che si aprivano con quel marchingegno stupendo, sì sì, speriamo che ancora il lucido da scarpe abbia per quel profumo pungente di cera e di bosco bagnato, per intanto, mi accontento del Sidol. E mi organizzo con la vodka Lemon, come dicono i miei figli, Ci Sta.

04 gennaio, 2011

L'eclissi che non c'era.


Ero bell'e pronta a guardare sù, ben felice di partecipare a questa cosa dell'universo, imbucata ad una festa senza invito, eppure, ci potevano andare proprio tutti. Ma non l'ho vista, l'eclissi non la vedo, forse a quest'ora è anche già finita, troppe nuvole da queste parti, siamo a nord ovest, ieri il tiggì diceva che sarebbe stata più chiara a nord est, ho sbagliato parte, sono dalla parte sbagliata, niente eclissi. In stato semi confusionale, sarà colpa dell'eclissi, forse, o forse del fatto che in questa casa non c'è ancora il calendario, ed è stranissimo, perchè di solito lo compro a novembre, e invece stavolta no. I calendari di questa casa hanno sempre la stessa forma, sono quelli quadrati che vende Feltrinelli, e spesso sono di Doisneau, perchè mi piacciono le fotografie in bianco e nero e mi piace Parigi e mi piace Doisneau ma non Le Baiser all'Hotel de Ville, che ce l'avevo sopra al letto al posto del crocifisso nella mia prima casa da famiglia, quella sulla Piazza, a Torino. Mia madre invece, aveva un rosario gigante, con chicchi grandissimi di legno, ed era una consuetudine, mi sa, perchè quella volta, in terza elementare, che ho portato i compiti al la mia compagna con gli orecchioni, lei era nel lettone e anche lì ho visto lo stesso rosario gigante, si vede che era una trend dell'epoca. Questa casa non ha calendario e per sapere che giorno è conto sulle dita o guardo il telefono, e la cosa mi destabilizza, a me piace la carta, scrivere, gli inchiostri, le stilografiche, le penne che scrivono spesso, nel senso di avverbio di modo e non di tempo, ma anche di tempo, perchè io scrivo spesso, in tutti i sensi. Scrivevo e scrivevo anche a scuola e i miei diari facevano il giro dell'istituto, ce li ho ancora conservati di sotto, in scatole di cartone che proteggo a costo della vita, esagerata, in fondo era un blog anche quello, scrivo un pò dei fatti miei, che mi fa bene, a vederli scritti mi sembrano più morbidi, i fatti miei che non mi piacciono, ma anche quelli che mi piacciono, che discorsi, e scrivo e scrivo e dopo mi sento leggera e bene, e completa, non so come dire, ci ho provato tante volte ma questo proprio non lo so descrivere, la sensazione che mi dà, è un bicchiere di spremuta d'arancia, le vitamine, la tachipirina se hai la febbre che eri moribonda e dopo mezz'ora salti come un grillo.

Giorni fa mi hanno mandato una fotografia, di quelle che si facevano col rullino e che dovevi aspettare una settimana per vedere, proprio in questi giorni che la Kodachrome ha chiuso per sempre, che peccato, chissà se anche Paul Simon è dispiaciuto quanto me.
Questa foto è il mio cortile di ghiaia dove sono diventata un pò di quello che sono ora, la bambina che ho in braccio abitava a pochi passi da me, e me la sono coccolata un sacco, come una bambola, ma vera.
Ricordo perfettamente l'orologio della Prima Comunione, la gonnellina di jeans e le ciabattine di camoscio rosso coi buchini, che adoravo e che non mollavo mai nemmeno per scendere a giocare, le avevo trovate nella calza della Befana che appendevo alla maniglia della mia stanza perchè negli anni 70 i camini erano così fuori moda.
Quella bambina lì ha undici anni, era il 1974, e guardandola mi si è riempito il cuore di una cosa cui non so dare un nome, mi ha intenerito, non lo so, io non possiedo fotografie di quei giorni lontani e perfetti, perchè una volta mi si era allagata la cantina ed era andato tutto perso, per fortuna mia madre ha salvato il suo album di matrimonio, rettangolare, sottile di pelle verde.
Guardo quella bambina che è uguale a mia figlia, a mio figlio Pietro, a me, e quel cortile dove sono stata così bene, dove sono caduta in bicicletta e coi pattini a rotelle, pure, quelli che si allungavano per quando cambiavi numero, un pò scema a voler andare con le rotelle sulla ghiaia. 
No che non lo descrivere, non lo so dire, non so.

E' stato un bel regalo, Silvia. Molto più di quanto tu creda.

L'eclissi non c'era, scrivo e scrivo perchè mi fa bene, mi sa che oggi vado a comprare un calendario.






03 gennaio, 2011

Bisognerà.

Per capire da dove cominciare, bisognerà fare un piano. Stilare un programma di massima, dapprima, e uno di fino, successivamente. Bisognerà capire da dove cominciare, se dai fondamentali o dai secondari, se da sopra o da sotto, se di qui o di là. Bisognerà essere attenti, non sprecare troppe energie per cose che non meritano, non perdere tempo, non soffermarsi e passare oltre. Potrebbero sembrare affermazioni dette così per dire, ma sono applicabili a una quantità di situazioni, generiche o particolari, di ordine pratico o morale. Ciò detto, si inizia. Può essere pericolosissimo iniziare la mattina con riflessioni filosofiche di tale levatura, ma la colpa è della sveglia, che non suonando regala momenti di vero misticismo nel caldissimo del piumone, guardando fuori, la luce bianca diventare celeste, facendo un minimo di programmazione, non soltanto per la giornata, ma per il mese, l'anno intero, la vita, l'umanità tutta. L'onnipotenza spicciola me la sono bevuta stamattina con le vitamine, non ho nessunissima voglia di fare alcunchè, mi dichiaro ancora in vacanza secondo il calendario scolastico, mento a me stessa dicendo che non posso fare nulla perchè dormono ancora tutti, e così non spalanco le finestre e non inizio a girare come una trottola, le stanze di questa casa sono tutte occupate, amici e amici di amici soggiornano ai piani inferiori, la figliolanza ai piani superiori, nessun rumore s'ode, posso forse io incrinare tale perfetta beatitudine, tale ovattata magnificenza azionando il tasto del mio Fidanzato o facendo sbuffare il ferro da stiro? Giammai. Così mi balocco, avvoltolata alla bell'e meglio nella copertina della sera, quella che serve a guardare la tv, e leggo i giornali, immagino viaggi a Parigi, i saldi a Londra, un giro da Feltrinelli,  scrivo e cazzeggio, con licenza parlando, che il cazzeggio silente è la mia specialità olimpica, ho preparato la colazione che sparecchierò intorno alle 13, tolgo il Nesquick e metto il parmigiano, quando gli abitanti di questa casa si sveglieranno uno dopo l'altro e assonnati e bellissimi scenderanno o saliranno, quando davvero si dovrà cominciare la danza, quando davvero la giostra girerà e girerà secco, e allora sì che non ci saranno scuse, allora sì che dovrò schiodarmi da qua, allora sì, bisognerà.

01 gennaio, 2011

Bel gennaio che sei.

Perchè è meglio andare per gradi. Si comincia da un Bel Gennaio e poi, via, tutti gli altri mesi. Che bella calma del dopo festa, in questa prima mattina di gennaio. Ho spinto fuori con forza il duemiladieci, come nei cartoni animati, prima con le mani e poi di schiena, e ho sbattuto forte la porta dietro di lui, sfregandomi le mani a dire, ok, se n'è andato. Bel Gennaio, lo aspetto con un vestitino svolazzante e una collana di perle viola grosse come ciliegie, molti dormono ancora, i ragazzi rientreranno uno per volta, qualcuno girava la chiave nella toppa stamattina verso le 7, ho aperto un occhio soltanto per vedere che ora fosse e poi non ho resistito e sono scesa sotto ad abbracciarli, il Piccolo Ing. e la sua Bella. Ci sono ancora giorni di bella vacanza lassù, nella Casa in Collina, prima che il Bel Gennaio calmo e quieto diventi il gennaio rutilante e chiassoso di sempre. Saremo pronti. Saremo qui. Ma adesso, non ancora. Ci saranno ancora bei giorni di piccole feste, piccoli riti, tenti libri e tanti film e tante chiacchiere da questo divano che racconta delle storie, che ho scoperto essere le storie di tanti, tantissimi, a giudicare dalle cose belle che tanti, tantissimi hanno lasciato sula mia mail per questo Natale. E allora, inizio il Bel Gennaio con un Bel Grazie, vero e sentito, a tutti quelli che leggono e sanno, ascoltano e sanno, perchè sono tanti, tantissimi, vi conto e lo so, e siete tanti, tantissimi e qualche volta mi onora e qualche volta mi fa paura, ma so che la mia storia è molto simile alla vostra, so che la mia casa, il mio vivere, il mio sentire è molto simile al vostro, e il vostro al mio, e allora va bene, questo mi piace e mi fa bene e io scriverò e scriverò, perchè fa bene a me e forse fa bene anche a tanti, non so. Bel Gennaio che sei, con una mattina così, il mio vestito svolazzante e la mia collana fintissima, una pace silenziosa e una piccolissima felicità. piccolissima e costante, dentro di me. Così grazie, a tutti i clic che ci sono sulle Fragole, e tanti clic fanno una bella musica, e una bella musica fa un bel concerto, un concerto privato e personale, un Bel Concerto per un Bel Gennaio.
E un bel regalo, anche, una frase scritta a me, regalata a me e che regalo a voi, riciclo un regalo e lo so che non si fa, ma se il regalo è bello si fa eccome, e allora, eccola, il Buon Gennaio delle Fragole, comincia da qui.

"Buon anno, Fragole Infinite, o meglio, buon anno Laura, che questo 2011 porti a me, a te e a tante come noi ogni bene immaginabile"

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...