15 febbraio, 2011

L'Officina dell'Occhiale

Non è mistero che abbia un debole per le scarpe, i pinguini, i carciofi e...gli occhiali. Il fatto che io li porti dalla quarta elementare non è determinante. A me gli occhiali piace cambiarli spesso e probabilmente mi inventerei anche un difetto inesistente, pur di comprarne a manciate, come, forse sta facendo la Princi, che da me ha preso molto e in frivolezza moltissimo. Gli occhiali sono strani oggetti del desiderio, ci sono quelli comuni, molto visti, pubblicizzatissimi e taroccatissimi e c'è  invece l'eccellenza.
Ove si intenda, per eccellenza i modelli destinati ai trend setter, alle fashion victim, insomma a chi di occhiali se ne intende per davvero. Modelli Cutler & Gross, per donne fatali e figliole dall'eleganza ricercata e attentissima al dettaglio, o uomini di buon gusto ed essenzialità, un pò manager un pò dandy.
Dal 1969, anno dell'apertura del primo negozio in Knightsbridge a Londra, Cutler & Gross ha completato il look di donne perfette come Jacqueline  Onassis o Grace Kelly, passando per Brigitte Bardot e anche moltissimi dei modelli della collezione di Elton John portano la loro firma.
Un altro nome da segnare in rosso sull'agenda è Barton Perreira, che utilizza solo i migliori materiali per le sue montature, dal titanio alla cellulosa giapponese, il tutto per modelli di altissima qualità, da perderci davvero il sentimento. Orbene, dove trovare tutto questo?
Da qualche mese ad Alessandria, L'Officina dell'Occhiale, in Corso Roma al 140.
In un sapiente mix di design e modernità, in un locale di grande gusto e raffinatezza, Alessandro e Letizia vi accoglieranno con grande professionalità, proponendovi una serie di modelli che meglio si adattano al vostro bel faccino, al vostro look del momento, al vostro stile di vita. Si passa dai sofisticati Mykita a Oliver Peoples, da Lunor, a Marni, oltre ai classici Ray Ban e Chanel , per i quali ho una vera propria mania, possono darvi un tocco più glamour, e magari rendere divertente il vostro astigmatismo. 
Orsù dunque. Anche se è un giorno sverso, anche se il morale è ai minimi storici, un giro al 140 di Corso Roma non può che farvi bene. E che importa se piove. L'Officina dell'Occhiale è proprio sotto i portici. Più facile di così!.



14 febbraio, 2011

Scivolata.

Scivolati gli ultimi giorni, scivolata io, immersa e presa, in giro, molto in giro, sorpresa dalle millecinquecento cose da fare, come, non erano soltanto milleedue, mi sono sbagliata anche stavolta. Ho cercato di fare ordine, fuori e dentro, come dico sempre, mi sono sorpresa ad avere orrore della televisione, se non per un film senza pubblicità o un programma di ricette, mi fanno schifo tutti, anche il tg, tutti i tg, dal primo all'ultimo, salvo forse SkyTg24 ma per coerenza mi dico che vada al diavolo pure lui. Scivolata, a sistemare l'armadio delle lenzuola, dove, cascasse il mondo, non ho due federe uguali nello stesso ripiano, l'armadio degli asciugamani, che qualcuno sembra cashmere e qualcun altro carta vetrata, qualcuno me lo spieghi. Stasera ho fatto una torta a cuore, che ve bene che qui San Valentino non si festeggia, che non è mica una festa e una ricorrenza, e bla e bla, ma almeno una parvenza, i piatti a cuore, i cuori sparsi, ma a tutti questi maschi, tutti tutti per un pò, non gliene importa nemmeno granchè e all'Illustrissimo meno di zero, anche se mi ha stupito l'altro giorno arrivando con un fascio di mimosa del nostro giardino sull'Isola, Lo Sai, mi ha detto, Io Faccio Sempre i Regali Nei Giorni Sbagliati. E' una sera che scivola, oggi in giro con lei e le sue bambine deliziose, così bionde e sorridenti, ci siamo ripromesse di fare uguale a Parigi, chissà quando, ma una promessa è una promessa, e se è fatta va mantenuta, non importa quando, non importa come, l'importante è che. Scivolano via i pensieri di tutta la giornata, quelli che ci sono piaciuti e quelli che invece no, le parole e le parole e ancora le mille parole dette e ascoltate, e mentre le cose di oggi vanno via ci sono già germogli piccolissimi di quelle che saranno domani, progetti e pensieri, che domani non è poi così lontano se ci pensi bene, ma a quest'ora i pensieri  ti vengono random, così, senza un ordine preciso e scivolano sì, ma sparpagliati, voglio imparare a cucire, ho di nuovo voglia di leggere fino alla nausea, devo trovare il tempo, non andando a letto con le galline, per dire, che non so mica se tutti sanno che significa andare a letto presto, non proprio dividere il proprio pagliericcio con un pennuto ruspante, bipede e ovaiolo. Ecco, a quest'ora tarda mi vengono le cose più astruse, e anche i rumori di questa casa mi fanno dire che è quasi ora di spegnere la luce e che stasera leggere niente, ma domani un giro da Feltrinelli nessuno me lo leva, promesso, e lo voglio fare perchè leggere è per me una vitamina, e poi, lo sanno tutti, una promessa è una promessa, e se fatta va mantenuta, non importa quando, non importa come, l'importante è che.

11 febbraio, 2011

Imperfetta e felice.

Che bella mattina. Bella come lo sono le mattine qualunque, sveglie dall'alba o quasi, una serie di piccole cose da fare, non troppe, il giusto, la colazione lentissima, ci sarà tempo, ci si è portate avanti già ieri, oggi la si prende con tutta la calma del mondo, qualcuno mi ha detto che è venerdì mattina e il venerdì mattina è già la festa della festa, domenica poi saremo proprio tutti tutti, e così per un bel pò, si prende un bel respiro e ci si fa coraggio, ma alla fine stamattina proprio non si riesce ad essere preoccupati o affannati, o semplicemente pensierosi. Non si pensa a un bel nulla, che va bene uguale, o forse sì, a qualcosa sì, forse al soprabito blù oltremare che si è misurato ieri nel negozio di Cristina, che è diventato la nostra tappa fissa dopo il knit cafè, così le chiacchiere le continuiamo da lì, mentre ci misuriamo pantaloni e cose, ma non per vero, solo mettendole davanti, che è la cosa più snob al massimo, perchè a misurarla per vero, nel camerino, capisci come ci stai dentro, e invece, ad accostarla ai fianchi o alle spalle, capisci come ci stai da fuori, non so se mi spiego. Ieri, l'invasione da Cristina è stata cospicua, con alcune figliole al seguito, la Princi e la Margie, e giù a far confusione, Come Mi Vedete Con Questi Leggings Paillettati al Banco degli Affettati all'Esselunga? Così succede, ognuno di noi ha tonnellate di grane da impastare ogni giorno, da spolverare e rimirare, da sguazzarci dentro come si fa al fiume, quando il fiume ti arriva alle ginocchia ed è tutto uno spruzzo e una schiuma, quando non fango e alghe e schifo. Qualche volta però il nostro fiume cambia, diventa azzurro e trasparente e ci vedi i ciottoli di sotto,  e allora ecco un pò di sana cretineria, di frivolezza a pacchi da 6,  di qualche innocente porcheria. Imperfette che siamo, ma così semplici alla fine, e cocciute e testarde e un pò acrobate, e maghe e illusioniste,  a voler trovare ad ogni costo, ad ogni dannatissimo costo, una scusa qualunque, imperfetta essa pure, per sorridere ancora e per sorridersi un pò.

10 febbraio, 2011

L'Orrida Maglia.

In linea generale, generalissima, direi che quello che ho nell'armadio mi piace. Epperforza, l'ho comprato io. Ma non è sempre vero. Nel senso che magari mi faccio attirare da cose che appaiono meravigliose finchè sono nel negozio e che invece diventano sempre più sgalfe già nella strada verso casa e ci si pente amaramente di aver comprato, sebbene in saldo e sebbene fosse un vero affare, che ne so, magari non ci stanno troppe bene, non sono del colore che immaginavamo stesse d'incanto con i panataloni a righe o con quella camicettina a fiori che è un amore e cose così. Questo discorso vale per le cose acquistate. Capita però, nel corso di una vita, di fare dei grossolani errori e di essere troppo, troppo sensibile per rimediarvi. E spiego testè. Anni or sono, diciamo una decina e forse di più, presa da raptus,  confezionai con le mie mani, a me stessa, una maglia girocollo. E fin qui, che c'è di strano, Lo strano parte dall'uso della lana, una lanona da lavorare col 10 se va bene e che io lavorai invece col 6. Le esperte potranno ben capire che genere di materasso essa è diventata. E uno. In più, il colore. Sempre presa da raptus, non so come e non so perchè, la maglia è verde. Ma non un verde brillante, bottiglia o smeraldo. Un verde...morto, come ha detto la Princi questa mattina. E due. Ma il raptus non si fermò, ed ebbi la balzana idea di cucirvi tutt'attorno ai polsi e al collo, una specie di pelo, una di quelle passamanerie che tra l'altro mi costò una fucilata, all'epoca, ma che ne so cosa mi venne in mente, insomma, fattostà ed è che tale  pelliccia, e faccio fatica anche a confessarlo, è, non so come dire, arancione. E tre. Inutile dire che la maglia risultò orrida già dal primo secondo, pesantissima, forse anche un pò corta, ma insomma, la obnubilai nell'armadio e me ne dimenticai per anni e anni, non trovando mai il coraggio di sbarazzarmene. Questa mattina, aperto che ebbi l'armadio delle cose che metto poco, com'è, come non è, pensai che sì, in fondo era quasi primavera e che forse, dopo aver accompagnato i figlioli dacchè è il turno mio,  avrei  anche potuto farmi una corsetta agli Argini, perchè no, in fondo, e così, anzichè in pigiama, mi sono infilata l'Orrida Maglia. Errore ma-dor-na-le! Già perchè secondo la legge di Murphy è scientificamente provato che pronti via, quando non sei al massimo della forma e della beltà incontri persone che conosci, ovvio, ed è errore pensare certo, è mattina presto, nessuno è apparecchiato da corsa a quell'ora. NON E' VERO. Le apparecchiate da corsa ci sono eccome, nonostante fossero solo le 8, la mia Amica delle Lampadine era davvero apparecchiata ma che dico da corsa, da Scala, da Bolscioi, Chanel a nastro, trucco impeccabile e capello da copertina. Ma poichè mi vuole bene mi ha confessato che anni or sono, anche lei aveva una maglia beige dove ci aveva attaccato una roba del genere. Così, mestamente, me ne sono tornata a casa, e l'Orrida Maglia è lì, ancora ignara del suo tristo destino. Buttarla nella spazzatura o raccoglierci la polvere dal pavimento? Ancora non lo so. Quel che so è una grande verità, che ho scoperto proprio stamattina. Le Amiche, quelle vere, mai ti diranno che hai una maglia orrenda. Ma con eleganza e qualche giro di parole te lo faranno ben capire. E ti stringono la mano, dopo averti illustrato la teoria dei vasi comunicanti. Ma questa la capisce solo lei. Grazie C., per aver detto soltanto Beh, Non è Tanto il Tuo Genere. Che tradotto vuol dire: Indifferenziata. Che grandi amiche che c'ho.
Ok, l'avete voluto voi.
Ecco l'Orrida Maglia.
Ora, scatenatevi.
E grazie, grazie tante, serpenti a sonagli che non siete altro.

09 febbraio, 2011

Mi chiamo Brambilla.

...e faccio l'uperari (dal milanese, operaio, ndr). Peggio che in miniera. Giorni frenetici lassù, nella casa in collina. Giorni che lasciano bell'e sfatti, bell'è stravolti, bell'e imbalsamati la sera intorno alle 10, che niente e nessuno può farti mai tenere gli occhi aperti ancora per un pò, nemmeno a giocare con lo shopping on line, nemmeno a mettere insieme questa scarpa qua con quel vestito là, come si faceva una volta con le bambole di carta, quelle ritagliate da Famiglia Cristiana, mia nonna era abbonata e mi ricordo che c'era una rubrica Vita in Casa, dove c'erano tutte le bamboline coi vestiti di carte e io giù a ritagliare, solo che si stropicciavano e allora, genio che ero, li incollavo dietro le scatole della pasta, così davanti erano belle e colorate e dietro avevano scritto Barilla o Buitoni, ma pensa te cosa mi viene in mente. Sarà che son sversa, che oggi in questa casa ognuno ha fatto qualcosa. Si è lavorato, organizzato un convegno, qualcuno preparava una tesi di laurea, qualcuno studiava, un altro urlava, qualcuno si ammalava, altri si inca@@avano a vicenda vicendevolmente. Chi scrive è passata con assoluta leggiadria da Tachipirine a stendini,  da telefoni ad arrosti, da computer a lavatrice, da supermercato, a raccattare un figliolo,  a lavanderia, apparentemente senza sforzo alcuno, così, per forza d'inerzia. Solo ora, la scrivente si rende conto che l'aggettivo giusto è bollita, nel senso che l'unico gesto che riuscirò a fare sarà lavarmi i denti e mettermi a letto. Dopodichè, nel giro di pochi secondi perderò conoscenza e mi obnubilerò nel nirvanico mondo del sonno, non già eterno, per carità, ma fino alle 6 e 50 di domani mattina. Perciò, buonissima notte a chi legge di sera, buonissimo giorno a chi legge a giorno fatto. E se entro mezzogiorno nessuno avrà mie notizie, passate pure a tirar sassolini alla mia finestra. L'operaia Brambilla non avrà sentito la sveglia e si sarà addormentata secca. Succede, oh se succede.

07 febbraio, 2011

Vado di Malabrigo.

Questa delizia troneggia da ieri sul mio tavolo di cucina. Nessuno ha cuore di spostarla, è così bella, così invitante, così speciale. Sono preziosissime matasse di preziosissima Malabrigo, una lana dell'Uruguay, signora mia, mica quella che vendevano questa mattina al mercato del lunedì, questa qui è l'eccellenza, mi aiuti ben a dire. La Malabrigo rappresenta, per chi ne sa, una specie di miraggio, nel senso che devi essere molto brava e saperne davvero un sacco e avercene di pazienza e sentimento, perchè essa, la Malabrigo, è sottile ma sottile che non sai, e si vede anche dalla fotografia, che quella beigeolina, ma che razza di colore è, è davvero un filo piccino, e ci si metterà un'eternità a fare un progetto, certo che poi quando è finito si dirà, Lo Vedi? E' Malabrigo, con una certa aria di saccenza e tirandosela anche un pò, che da queste parti significa darsi un sacco di arie, per l'appunto. Io pazienza non ne ho nessuna, non sono affatto molto  brava e non è che proprio ne sappia, ma ultimamente m'è presa secca con queste sfumature. A parte il viola, mio unico e solo amore in fatto di tinte, nelle ultime settimane mi punge vaghezza di possedere quanti più oggetti sulle tonalità del beige e del tortora, del marroncino che vira al grigio, del beige che vira al mastice, che bel colore il color mastice, nessuno sa che colore sia, ma vuoi mettere l'eleganza a dire Lo Vorrei Color Mastice. Di queste matasse preziose che han fatto un lungo viaggio fino a me, ancora non so che cosa ne farò, ci mancherebbe altro. Il vero sdilinquimento di chi fa a maglia è possederli, i filati, annusarli, toccarli, e questi qui sono di una morbidezza che fa uscire di senno, di un'impalpabilissima tenerezza, Inizierò dal Blue Sky Alpaca,  color tortora, color Particuliére preciso spaccato, ci farò uno scialle sottile, una specie di vezzoso foulard, qualcosa di così etereo che farà volare. Così, in questa caducità frivola, in questa assoluta fiera dell'inutile e dell'effimero, ci si concentra sulle I.C., Immani Cazzate, e mi si perdonerà se per una volta non mi occuperò di fisica quantistica e di analisi dell'io cosciente. Io, per le Cazzate ci son nata, e che ve lo dico a fare.

Cupcakes e calzolai.

Tieni, è per te. No, non l'ho fatto io, a me la glassa non viene bene, e poi nemmeno mi piace, è troppo dolce e si mischia troppo al sapore del cupcakes, io i dolcetti li faccio plain, senza tanti pasticci da metterci sopra. E' un dolce, iniziare la mattina con un dolcetto non fa mica male, è un dolce da thè, ma se vuoi lo puoi pucciare con grazia nel caffelatte, nel caffè ristretto che ti serve per svegliarti per bene, nel Volluto Nespresso, in quello che vuoi. E' mattina prestissimo, i giorni tranquilli vanno via uno per volta, infilati uno ad uno come le perline dei braccialetti, ma quanti ne ho fatti mai, ci perdevo le giornate, mi piacevano così tanto le perline, piccolissime, da usarci il filo da pesca e poi sono arrivate le perle greche, queste grossissime, da mettere nelle stringhe di cuoio, ho fatto impazzire il calzolaio del paese quella volta, non si trovavano da nessuna parte, era un bel pò di anni fe e  i calzolai non facevano altro che risuolare le scarpe, mica vendevano anche le chiavi, le portavi lì con il buco di sotto e loro te le restituivano pressochè nuove, belle lucide, non sembravano nemmeno più le stesse College, credo che siano state le uniche volte nella storia del mondo che le mie scarpe siano state mai lucidate. L'unica cosa che hanno in comune i calzolai di allora con quelli di adesso è che ora come allora, i calzolai sentono la radio, hanno vetusti apparecchi impolverati nascosti dietro mucchi di scarpe di chissà chi, e sono sempre sintonizzate sulla RAi,  mai un network o chessoio, e sulla RAI al pomeriggio  parlanoparlanoparlano, e il mio che si chiama Gigi Il Calzolaio, è un uomo coltissimo secondo me, perchè non si perde nemmeno una di queste trasmissioni di servizio e informazione e mentre attacca chiodini ascolta tutto del mondo e della politica e anche delle balene e dell'Uganda, per dire.
Il mio dolcetto di stamattina è per me, e per chi ne vuole uno, per chi lo dividerà o lo vorrà tutto per sè, per chi troverà qualcuno cui offrirlo, perchè no. Anche per questo bel cielo di fuori, dicono che non durerà ma non me ne importa, torneranno freddo e nebbia, si dice, ma intanto eccola qua, che bella mattina chiara e lucida, uno guarda fuori e già si sente meglio, è così bello svegliarsi coi colori e non nella pancia di una balena, come Pinocchio, che ci hanno  preso tutti in giro da sempre, dai secoli dei secoli, lo sanno tutti che le balene non mangiano gli umani, e chi lo sa di sicuro è Gigi Il Calzolaio, glielo devo chiedere la prossima volta, quando porterò l'ennesimo paio di AllStar dei figlioli a ricucire e lui scuoterà la testa e dirà, E' l'Ultima Volta, ma chi glielo spiega che ho figlioli zucconi che vogliono quelle scarpe lì, bucate e ricucite, che così sono più belle, sù signor Gigi, sia comprensivo, lo vede che fuori c'è un sole così bello, e poi stamattina, per farmi perdonare, ho portato un dolcetto anche a lei, è senza glassa, io la glassa proprio non la so fare.

04 febbraio, 2011

Simile al sole.

Il venerdì parte già bene, di solito è dal venerdì mattina che sai come sarà il tuo fine settimana e di solito ci si azzecca sempre. C'è qualcosa di simile al sole là fuori, una luce rosata, appena appena, stamattina ti ha sorriso da dietro le colline, un bel silenzio, una mattina liscia, da tenere così, da avvolgere con cura come le uova e le rose, che lo dico sempre, si comprano a dozzine uguali, uova e rose. Ci si sente un pò bene, alla fine, si troveranno dieci motivi dieci per sorridere, quest'oggi, e ci saranno, ci saranno eccome, basta cercare per bene, sotto il letto, dietro ai mobili, non occorre andar lontano. Ci si fissa nello specchio, niente occhi pesti stamattina, scarmigliata sì, ma con giudizio, ci si dedicherà alle questioni famigliari con grande concentrazione e un pò di incoscienza, massì, spolverata come zucchero a velo, male non farà, e che bella giornata ieri, a sfondarsi di saldi con l'Amica delle Provette, e poi il knit e le chiacchiere e tutte le piccole cose che fanno la vita un pò più speciale, più gradevole a viversi, non so. La luce di fuori passa piano dai vetri, è ancora inverno secco ma non ci si farà scalfire, si hanno altri progetti per noi stessi, come se il vestitino a fiori che è appeso da ieri nell'armadio non vedesse l'ora di uscir fuori e dire, lo vedi, è il momento. E' il momento del calmo e del normale, è venerdì, bellezza, è lentezza e tranquillità, di guardarsi e dirsi che sì, va bene, è tutto così in ordine che quasi brilla, di dentro, intendo, perchè a buttar l'occhio alla lavanderia ci prende un colpo, ma alla fine chi ti ha detto di guardarci, ad occuparsene si attenderà ispirazione e sentimento, per adesso, calma, niente scossoni e niente rimbalzi, tutto fila tranquillo come deve essere, al resto, a tutto il resto, ci si penserà poi, per ora buon inizio di week end, di luce, di bello, di qualcosa di simile al sole. 

03 febbraio, 2011

Le Carbonare.

E' tutto un gran fermento. Come, di già? Eccerto, non è mica che un Camp si organizzi così, cinque e tre otto Marianna (questa la devo spiegare, lo so). Così, ci si incontra in gran segreto, beh, forse non proprio, ma quasi, scegliendo il luogo adatto, il Quartier Generale dove sono nati i nostri migliori progetti, quelli di Cuore di Maglia, intendo, e dove si è discusso e programmato e progettato, ma in realtà, lì si progetta ben altro, si fan ponti e gallerie e viadotti e cose del genere, che una volta per sbaglio Lei ha mandato un progetto a me, A ME, dicendo, Vedi di Correggerlo, sì, certo al massimo a correggere un ponte ci posso metter dei gerani o tutta un'infilata di ortensie dai bei colori pastello o di oleandri, che so. Bene, ieri gettate le basi per il secondo Camp, sul tavolo fogli e fogliettini, idee e proposte, da morir dal ridere a pensarci, poi, a immaginare le scene, a vederci già lì. Ciascuna un compito preciso, anche a Federica, knitter pisana qui trasferitasi da pochi mesi e già perfettamente integrata. Caffè e dolcetti, io faccio questo e tu fai quello, al knit alessandrino di questo pomeriggio si assegneranno altri compiti e si chiederanno altre idee. E' tutto un gran chiacchierare e fare e disfare, che grandi idee hanno le donne quando si mettono insieme per un comune progetto, per una cosa bella, che belle cose saltano fuori dalle anime semplici, da più cuori messi vicini, da più pensieri e da più sentimenti messi uno in fila all'altro. Io non so fare i ponti e le strade come Lei, non so disegnare modelli come belli come i Suoi, so soltanto mettere in fila le parole, e insieme le persone,e organizzare le cose, è il mio mestiere da così tanto che non ricordo di aver fatto altro nella vita, e mi piace  mi diverte e so di aver vicino le persone giuste, e allora, alla fine, che bello.

01 febbraio, 2011

Sono una donna.



Moltissime di voi mi leggono da molto e sanno che mai, mai, mai ho pubblicato qualcosa che riguardasse la politica che trovo noiosissima e molte volte incomprensibile.
Non lo faccio nemmeno stavolta.
Non è di politica che si tratta.
Si tratta di dignità, di educazione, un modo di sentirsi ed essere.
Si tratta di noi.
Sono una donna, ho una madre e una figlia, ho figli maschi che sono indignati quanto me e questo mi fa dire che forse ho lavorato bene, con loro.
Non voglio per mia figlia un'Italia come quella di questi ultimi giorni, e, badate bene, non è un fatto di destra, sinistra o centro o di sù o di giù.
Vorrei che mia figlia, un giorno, fosse assunta per i suoi meriti scolastici, per essere andata all'Università e aver fatto un concorso e averlo vinto.
Vorrei che mia figlia  pensasse che una borsa di Gucci, se proprio le piacerà tanto,  e che male ci sarebbe se le piacesse, gliela regalerà il suo fidanzato al ventesimo compleanno, o suo padre a Natale, con un bigliettino che conserverà per anni, o che, magari,  dovrà non andare al cinema per un pò, e saltare l'abbonamento alla palestra, per mettere da parte i soldi necessari e se non li avrà non sarà una tragedia, ci saranno borse al mercato altrettanto belle.
Non vorrei che pensasse che basta andare a letto con qualcuno per averne una grande il doppio.
Vorrei che nei suoi sogni ci fossero grandi progetti, non necessariamente la missionaria o la suora, ma il medico, l'avvocato, che aprisse una panetteria, o facesse la parrucchiera, la sarta, la scienziata o la diplomatica, ma senza passare nel letto di nessuno, E vorrei che imparasse a ricamare, che leggesse i grandi classici e tutti i libri che le piacciono, compreso Oriana Fallaci e la Kinsella, una non esclude l'altra, ma che non sbagliasse i congiuntivi pensando che tanto, fa lo stesso, che anche se fai un calendario e poi trovi quello giusto, puoi andare perfino in Parlamento, pensa un pò.
Vorrei che non si sentisse emarginata se studia per fare la ricercatrice, se prendesse 500 euro al mese e vedesse altre ragazze della sua età guadagnarne 3000  in una sola sera, e dirsi, beh, e io chi sono, la più scema del villaggio?

Vorrei insegnarle che siamo preziose, che darsi via non è  mai un affare, che l'onestà si impara prima con se stessi, vorrei farle capire tante cose, non è troppo presto anche se farà 14 anni fra due mesi.

Vorrei una bella Italia, per lei, corretta e giusta e pulita. Perchè pulite sono le donne e vorrei che lo capisse, adesso che è poco più che una bimba e sta affacciandosi in un mondo tutto nuovo, che chi si vende per una borsa, un orologio, un macchinone, adesso si scrive escort ma una volta si leggeva puttana.

Per questo e molto altro, per me e per lei, ho firmato la petizione. E il 13 febbraio mi mobiliterò anche io. E lei, verrà con me.




Did somebody say ""Camp"?

Così, mi era sembrato.
Ed è vero. 
Si comincia ad intravedere una vaga idea di Camp. Di Cuore di Maglia Camp. 
Come che cos'è, COME CHE COS'E'?

Versione ufficiale.
Il Cuore di Maglia Camp, giunto alla sua seconda edizione, che la prima è questa qua, è un week fissato per la seconda metà di maggio, precisamente il 21 e il 22, in un posto bellissimo come sono bellissime le colline del Monferrato, in un Relais a tre stelle dove si incontreranno le appassionate di maglia, ma anche no, chi tiene un blog di maglia, ma anche no, chi collabora con Cuore di Maglia, ma anche no, chi ne ha sentito parlare e vuole vederlo da vicino, chi non ne sapeva nulla e adesso invece lo sa, chi vuole fare un corso di maglia e ce ne saranno tanti, chi vuole venire a vedere che aria tira, insomma questo.

Versione ufficiosa.
Il Cuore di Maglia Camp, fa incontrare per la seconda volta un gruppo di scellerate sparse per tutta italia, che lavorano a maglia e stanno bene insieme, e anche chi non si conosce affatto, che scappano due giorni per fare un pò di festa, per vedere dove è arrivato Cuore di Maglia in quasi 3 anni e dico 3 anni da quando è nato.
Cosa si fa?

Beh, si lavora a maglia, ma mica sempre. Si chiacchiera, si impara, si insegna, si scambia, si incontra, si conosce, un pò si ride e un pò si piange, ma ci si diverte un sacco e si sta così bene che ancora per mesi se ne parla dopo, ma anche prima, e allora, ok, prenotatevi in fretta, da ogni dove, il posto è bellissimo, sulle colline di Asti, non è lontano, non lo è stato l'anno scorso nè da Roma nè dall'Aquila, nè da Firenze e allora, coraggio, in fretta, orsù, sceglietevi la stanza, trovate il volo o il treno o cosa diavolo, organizzate fidanzati, sposi, amanti e figliolanze,  la festa, mi sa, è già cominciata.


Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...