30 maggio, 2011

Il Gomito del Tennista.

Non ci si ricordava, a memoria d'uomo, di aver preso in mano una racchetta. Se si toglie il corso scolastico del 1976 organizzato dalla Scuola Media, i corsi al Brallo, i pomeriggi passati con la mia Amica Pat nel garage di casa sua ad assisterla mentre le incordava, nel corso della mia vita non mi sono più imbattuta in tale misterioso attrezzo. Però, mi è sempre piaciuto un sacco. Ieri mattina, al mio Sposo Celeste gli è presa secca. Cioè, non proprio, già da tempo lavorava a tale progetto, culminato poi nell'acquisto di una serie di attrezzature di ultimissima generazione. Fatto sta che ci recammo, ieri mattina verso le ore 10, al luogo deputato per tale mirabile esibizione. Egli che, manco a dirlo, ha sempre giocato benisssssssssimo, e io che gli trotterellavo dietro, non proprio convinta ma entusiasta della vicenda, con la mia bella racchetta nuova di zecca, rossa e argento perchè ben si intoni col gloss che, giocoforza, si deve avere per calcare i campi di terra battuta. Devo dire che è stato bello. La percentuale delle palline beccate è stata largamente superiore alle aspettative, e anche quella delle palline mandate al di là della rete. Certo, Venus Williams è un'altra cosa, noi si fa per scherzare, ma devo dire che i rudimenti del tennis imparati nella palestra di Salice Terme un migliaio di anni fa sono miracolosamente tornati a galla, rinfrescati anche dai consigli dell' Integerrimo, che nemmeno si spazientiva se andavo a farfalle o se mandavo le palline nei prati circostanti. Tempo mezz'ora ero bell'e coricata sul campo, sventolandomi con la RossaRacchetta, implorando pietà. Ma mi impegnerò. Prenderò qualche lezione di quelle serie, tanto per cominciare. E poi, rivedo il look. Poichè i campi di cui dispongo sono sotto il sole cocentissimo, potrò approfittarne e spalmarmi di crema abbronzante prima del match, magari coi brilli, per distrarre l'avversario. Non solo, dovrò apparecchiarmi alla bisogna, i pantaloncini fucsia non vanno proprio benbenebene, ci vorrebbe una di quelle gonnine traforatissime, meglio se all'uncinetto, effetto VedoeNonVedo, per essere veramente cool. Mi metterò presto all'opera, solo che. Solo che, da ieri ho un fastidioso dolore al gomito, proprio lì, nella giuntura, come si fa a spiegare, dove il gomito fa la punta, ecco. Intervistati alcuni avventori e spiegati i sintomi essi hanno decretato chiamarsi Gomito del Tennista. Il Mirabile Coniuge, presente,  sogghignò. Aspetta e vedrai, dissi fra me e me, meditando vendetta. Per il momento vado di Lasonil, altro che crema coi brilli. E poi, lavorerò al mio progetto e mi presenterò in campo con un gonnino, signora mia, ma un gonnino candido che mi starà un amore. Gomito del Tennista, si chiama. A gomito ci siamo, ma mi sa che di tennista, io, c'ho proprio poco. Staremo a vedere.

27 maggio, 2011

Goccioloni.

E' venuta giù la qualunque, questo mondo e quell'altro, a goccioloni grossi come nespole, per una buona mezz'ora. Mi ha beccata per la strada, in macchina, senza peraltro che mi fossi degnata di vestirmi in modo consono all'evento, si vedeva lontano un chilometro che avrebbe piovuto secco, non era proprio il caso di andar in giro agghindata come ad un cocktail di benvenuto, per dire, e forse il sopra poteva anche andare bene, ma le scarpe, ussignur, le scarpe altro non erano che sandalini inesistenti tuttitempestati di genme e pietre preziose, dono delle mie Amiche, e ancora non messi quest'anno, quale buonissima occasione il primissimo temporalone della stagione, è un attimo. Com'è come non è a me il temporale piace un sacco. Prima, durante e dopo. Mi piace l'odore, perchè si sente dall'aria che sta arrivando, e mi piace aspettare il primo tuono e mi piace l'adrenalina che ti dà il primo lampo e poi tutti quelli dopo, che bello il temporale in mezzo al mare, e dalla spiaggia, anche, e mi ricordo una Princi bambinissima che correva e faceva la ruota sotto il primo temporale dell'estate, tutti a ripararsi e noi no, madri senza senso, a lasciare che i bambini si rincorressero sulla riva, bagnati dal cielo e dal mare, è vero, vicina del 13? La Princi ora è tutt'altro che bambinissima, e ha sguardi languidi a cena, e un viavai di pensieri che vedo entrare e uscire dalla sua testa che sembra la mia. "E' La Fine Del Mondooooo" mi scrive da scuola. No, figlia. Il temporale è la bellezza e la forza, la meraviglia di ogni singola goccia che cade, la musica che fa sulla strada e sui vetri e sui tetti, è la musica stessa della vita. La fine del mondo è la calma e la noia, il niente e l'indifferenza. E' il non sentire e il non vedere. Il temporale è acqua e vento e foglie che ballano nel viale verso la città, è odore di acqua e di terra bagnata, è alberi scossi, è la città ferma, rapita da uno spettacolo così bello, ferma a guardare, a sentire, a vedere, per non perdersi nemmeno un minuto. La vita è così preziosa BimbaMiaGrande, così straordinariamente bella se la sai guardare nel verso giusto, e sono i temporali che la bagnano di cose vere, di emozioni forti e di bellezza infinita. Lo imparo da te ogni giorno, te lo insegno io, il mondo non finisce con un temporale. Semmai, inizia.

26 maggio, 2011

Il cielo pesa.

Non si capisce dove sia andato tutto quell'azzurro. Che sia finita la vernice? Non è affatto come ieri, ieri era estate, grilli e cicale e caldissimo, e oggi invece. Da qualche parte c'è stato un temporale, mi han detto, fra poco è atteso qui, non si muove una foglia, è così che fa quando sta per piovere. Il vento, arriva dopo. Il cielo pesa, non su di me, epperfortuna, pesa sulle cose, sul giardino, sui panni stesi che non ho voglia di ritirare e che si bagneranno e massì, che si bagnino, li risciacquerò un'altra volta. Qui, troppe cose da fare, i giorni beati si scontano eccome, ci siamo travestite da studentesse per un pò, e adesso abbiamo famiglie e cose e iscrizioni ed esami, financo una laurea, mi aiuti a dire, che in grazia di Dio qui non manca un bel nulla. Il cielo pesa e pesa, incolore e falso com'è, non sai mai che cosa aspettarti da un cielo così, e scavi e scavi a cercare l'azzurro, ma come, eppure era qui, ma ti hanno insegnato che quando una cosa non c'è non c'è e basta, puoi dannarti a cercarla per ore e ore, slaterà fuori quando parrà a lei, alla cosa che non trovi, e nel frattempo, procurati un turchese fittizio da metterti alle orecchie; al braccio  e sulle mani, e al dito due ali, ali magnifiche per volare in un cielo che pesa, sì, ma vedrai che non cade.


25 maggio, 2011

Le case con le scale.

Non è vero che le case sono tutte uguali. E non dipende soltanto dalle persone che ci abitano, nelle case. Ci sono strutture e forme e caratteristiche e volumi che danno a ciascuna casa un aspetto speciale, come un'atmosfera, un senso. Le case con le  scale sono quelle che mi piacciono di più, anche se la casa più bella che ho avuto in assoluto le scale non ce le aveva. Ma forse, aveva così tante cose che era già perfetta di suo. Mi piace che in una casa si possa dire, Vado Sù, o Vado Giù, e rimanere sempre nello stesso posto. Si scende quando la giornata inizia e si sale quando è sera e si ha voglia di pace e di silenzio, raro, qualche volta, nella Casa in Collina. Le case a più piani sono quelle che ti permettono di inventarti ogni volta lo spazio che vuoi tu, scegliere il posto dove vuoi stare, per leggere, far la maglia o fare niente, chiacchierare o semplicemente mettere ordine nei tuoi pensieri arruffati, nelle millemila cose che ti passano per la testa, operazione, questa, che va fatta in calma assoluta, in silenzio. E non è solo cambiare stanza, è proprio cambiare dimensione, cambia anche quel che vedi dalla finestra, non è lo stesso panorama, l'albero non è lo stesso a guardarlo da sù o da giù, le rose le vedi nella loro pienezza, perfino il profumo del caprifoglio arriva meglio sù, che mistero. Le scale in una casa uniscono galassie dello stesso universo, piani della stessa torta, come dire, il pan di spagna sotto, la panna in mezzo, la frutta in cima. E ci sono pensieri che si fanno solo in cucina, magoni che ti vengono solo al piano di sopra, e risate e riflessioni e idee che cambiano a seconda di dove ti trovi. La cosa bella è che mentre sali, o mentre scendi, lasci sulle scale quel che vuoi lasciare, pensieri brutti della notte, magoni del giorno, pensieri tristi e malinconie. Sono tutti lì, allineati sui gradini, aspettano il momento buono per appiccicartisi addosso appena ripassi. Ecco svelato il mistero perchè io, le scale, le faccio sempre di corsa.

24 maggio, 2011

Ode all'Herpes.

Certo che noi qui si veda sempre l'aspetto positivo delle cose.
Certo che noi qui non è che ci si fa abbattere tanto facilmente.
Certo che noi qui si riesca sempre a girarla al meglio, come ci pare a noi.
Fatto sta ed è che stamattina si è svegliata una nuova me.
Una splendida me, mi aiuti a dire.
Ho una bocca sottilissima ed inesistente, insignificante, banalissima, e diciamolo, la moda dei labbroni a canotto certo non mi aiuta.
Questo fino a ieri, bellezze.
Da stamani, infatti, sono pronta per qualsiasi copertina, anche hard, volendo, prontissima per un giornalucolo di gossip, perfino per un grandefratello, per dire. Già, perchè sarà stato lo stress, il sole, i bimbetti che stanno intorno a casa mia che hanno tutti, indistintamente, la varicella, beh, stamattina ho un bell'herpes sul labbro. E mi sta un amore. Nel senso che ho la bocca di Nina Moric, e ahimè, la bocca soltanto. A costo zero, peraltro, senza punturine e sedute dal chirurgo. Con un sapientissimo gioco di gloss, cremine  ed effetti speciali, l'herpes sparirà, lasciando solo l'effetto Tigre del Materasso,  e mi ritroverò stamattina a recarmi all'Ufficio delle Entrate con una bella boccuccia da Grande Raccordo Anulare. La cosa sconvolgente, però, è che a colazione mi lagnavo con il Magnifico Sposo, Hai Visto, Mi è Venuta l'Herpes. Ah, ribatte Colui, Non Si Vede Nemmeno. 
Nooooooooooooo.
Ma si sa, all'Illustrissimo, la Moric, nemmeno ci piace.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...