31 luglio, 2011

Lentissimo.

Un work in progress di un vaso, è la grande mania del momento, fra le Amiche del Knit, una focaccia al rosmarino nel forno, la frutta fresca, un vento sottile, sottile, ecco, è la parola giusta, che un pò c'è e un pò non c'è, a raffiche, si dice, oca, si ma le raffiche vanno veloci e queste raffiche qui sono una specie di carezza, non gli schiaffi delle raffiche, quelle vere. Lentissima domenica di mare e di nulla, fra poco la spiaggia ma con calma, si metterà nel cestino una bottiglia ghiacciata che si scioglierà piano sotto il sole, si proverà a fare un altro bagno, ma l'acqua del mare è ancora più ghiaccia di quella della bottiglia, non si sa come, quest'anno è freddissima, e chi lo sa. Lentamente, lentissimamente si alzeranno tutti quanti gli abitanti di questa casa, stamattina alle cinque qualcuno cucinava spaghetti e rideva sommesso nella cucina, che hanno lasciato uno specchio, c'è da dirlo. Lentamente si cambia colore, cambia la luce degli occhi, cambia persino il modo di guardare lontano, le rocce e il mare e ancora più in là altre rocce e altro mare, giorni in fila, azzurri e ventosi. Che siano semplici, che siano tranquilli e normali, senza grandi scosse, con mare e vento in forma variabile, con sabbia e sole in forma costante, pigri e lentissimi, come questo qua.

27 luglio, 2011

Anche se piove.

La pioggia non è uguale da nessuna parte al mondo. Nel Monferrato, a Londra, a Parigi, la pioggia è diversa. Qui è più diversa. Nel senso che è proprio pioggia, cioè sì, piove, ma è come se piovesse mare, come se tutto intorno fosse fatto d'acqua, ritornasse acqua, dalla distesa che si vede a colazione, alle bolle che fa sul terrazzo, perchè è così che piove, diluvia proprio e non è importante, ci sono le sedie da asciugare e allora sei lì, sotto la pioggia, la camicia da notte appiccicata, i capelli fradici, senti perfino il rumore delle gocce addosso, ma fa niente. Se piove qui, fai cose che se piove a casa nemmeno ti sogneresti di fare. Qui è un bel giorno. I Giovinastri dormono e dormono, rientrati all'alba come da tradizione, le Fanciulle sono sveglie da pochissimo, questa casa è a metà fra una colonia elioterapica e una famiglia allargata, ci sono figli dovunque, zaini dovunque, telefoni e cose, ma è tutto sotto controllo, tutto regolare, tutto un insieme di Ti Dò Una Mano, una divisione di compiti mai vista nemmeno nel team più affiatato e senza nemmeno bisogno di chiederlo. Per parte mia, mi beo. Di questi figli miei, la cosa migliore che abbia mai fatto in vita mia, i miei capolavori, diamanti purissimi e rari, lo so che è normale, i figli sò tranci e' pizza, lo sanno tutti, però ogni tanto bisogna anche dirlo, facciamo una volta all'anno. E mi beo anche degli amici dei figli, educati e bellissimi, ieri sera prima della festa erano così belli tutti che li fotografavo a raffica, nel mucchio, Ma Che Belli Siete. Anche se piove in questa casa c'è una luce che non si capisce da dove venga, c'è calma e caos, c'è pace e delirio in gusta misura, e rido così tanto al loro parlare, ai loro modi di fare, di essere che mi sembra di essere un pò una di loro, anche se ieri sera ho fato loro le raccomandazioni sulla porta, pure a quelli ultraventenni, Maestri di Sci e quasi Architetti, che mi guardavano con un'aria strana, Ti Rendi Conto Quanti Anni Ho? Non fa niente, ti conosco da quando avevi 5 anni, ti sei perfino rotto un polso a casa mia, sei anche tu un altro fratello, un altro figlio, come tutti quelli che ho qui. La luce di questa casa forse è un sentimento, forse un affetto invisibile, un calore sottile, che si annida fra i cuscini, si nasconde nel rosmarino, e piegato insieme alle lenzuola tutte uguali, un mantello che avvolge e scalda, anche se non lo vedi, anche se non lo sai. Anche se piove.

26 luglio, 2011

Diciotto.



Il colore dei pensieri.

Ci è voluto qualche giorno. Non certo ad ambientarsi, qui si arriva e si è subito sul pezzo, come dire, è come se mai si fosse andati via. Ma ci è voluto del tempo. A realizzare, a verificare lo stato delle cose e forse, ancora meglio, il proprio stato d'animo. Come se si volesse davvero essere sicuri di stare bene, prima ancora di ammetterlo anche solo a se stessi. Si è stati prudenti, di una prudenza che si è nutrita di sonni lunghissimi e di silenzi, stando ben attenti a non fare guai, come in allerta, come quando la notte si sente un rumore e si sta lì, senza quasi respirare e ci si chiede Cosa E' Stato, salvo poi scoprire che è stato uno scricchiolio senza importanza, un rumore da nulla, e ci si riaddormenta beati e il giorno dopo nemmeno ci si ricorda. Questi primissimi giorni sull'isola sono stati così. Guardinghi. Ho fatto da sentinella ai miei pensieri, li ho esaminati per bene, ho voluto vedere davvero di che colore fossero prima di tirarli fuori, e adesso che so che è un colore che mi piace, posso lasciarli liberi di andare dove vogliono. Potranno scegliere. Se accoccolarsi sul prato davanti casa, che era perfetto e lucidissimo fino a due giorni fa e che la visita di un'intera famiglia di cinghiali ha trasformato in una specie di campo arato di fresco. Potranno scegliere la via del mare, la spiaggia più ventosa, quella che quasi non  riesci a tenere gli occhi aperti e ti senti il vento addosso che ti spinge e ti trattiene, a secondo di come ti giri, e alza insieme goccioline di mare e granelli di sabbia che non distingui, se mare o sabbia. Potranno nascondersi dietro le dune, giocare con le onde, o spalmarsi sulla spiaggia, come in attesa, come a dormire, come a dire, Di Qui Non Mi Muovo. I bei giorni d'estate forse sono iniziati, l'inverno complicato ce lo si ricorda appena. Ora, ci si permette il piccolo lusso di pensare solo a sè, presto la faccia color seppia diventerà di un bel colore dorato, e dorati saranno anche i mie pensieri, qualcuno viola chiaro, qualcuno rosa, qualcuno di un blù un pò verde, un pò turchese, come questo mare che amo. I pensieri sono lì, si spingono fra loro per uscire fuori, sono lucidi e luminosi, di un colore che mi piace. Li lascio liberi, sapranno loro dove andare.

21 luglio, 2011

Via.

Non mi piace dirlo. Ma la sono. E anche tanto. Sono stanca. Non mi piace perchè è una frase che non ha risposta e io stanca non la sono mai. Mai. Gli ultimi tre giorni sono stati un delirio, anzi no. Non so nemmeno io come sono stati veramente perchè non ho avuto nemmeno il tempo di guardarli bene, presa com'ero a fare e fare e fare, che nemmeno me ne sono accorta. Succede sempre, ma quest'anno di più. ora, mi aspettano un pò di giorni belli, calmi, tutti in fila, fatti di niente, di beato niente. Le valigie non sono ancora pronte, cioè c'è un mucchio di vestiti ammonticchiati di malagrazia sul tappeto, nemmeno tanti, qualche camiciola, due golfini, e poco altro. E un sacco pieno pienissimo di cotone e lane pregiate, e schemi e pattern, una specie di lista dei desideri, il che significa, avrò una bella vacanza rilassante se riuscirò a riportare pochissimi di questi gomitoli a casa. Ho bisogno di giorni puliti, non so come dire, di sciacquarmi, di scrollarmi di dosso un inverno appiccicoso, ho bisogno di dormire senza svegliarmi ogni momento e guardare fuori, ho bisogno di pace, ma di silenzio, ma anche di confusione e di musica e di rumore, ma devo essere pronta a sentirlo e non deve infastidirmi. Se lo farà, vorrà dire che non va bene. Ci penserà il mare, ci penserà il vento, ci penserà il profumo del mirto, dell'erba, della sabbia e del sale. Mi laverà il mare, mi asciugherà il vento, e  solo a scriverlo sto meglio, solo a pensarci sto meglio e a pensarci bene non sono poi nemmeno così stanca.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...