13 agosto, 2011

Luna profumata.

Non saprei dire che profumo sia. E' una sera tranquilla, di quelle con la luna che guarda giù, è luna piena, stasera ed è così bello guardarla da qui. C'è profumo di bello, stasera, i figlioli sono più allegri del solito, più belli del solito, più abbronzati, più biondi, non so. Si dividono i compiti in grande, grandissima democrazia, come avrei fatto se no, a gestire una tale manica di Compagni di Merende. La PrincipessaOmioddio è al cinema con gli amici, mi ha strappato anche il permesso di un gelato in piazzetta, dopo, qui non è' che esista tanto un orologio e l'ora di tornare, è la beatitudine di questo posto, mezzanotte, un pò di più, non è che cambi molto. La luna sorride, profumata di silenzio e di foglie immobili, stasera, nemmeno un pò di vento, niente. I pensieri si lasciano pensare con calma, uno dopo l'altro, morbidi. Tutto è di una semplicità che fa bene all'anima, di un benessere diffuso, come dico raramente, solo quando lo è davvero, solo quando mi sento così in pace, solo quando nessuno dei pensieri che ho mi punge, mi graffia  o mi taglia a pezzi, come succede qualche volta, nessuno dei pensieri che ho mi fa respirare a scatti e mi fa male al cuore, facendomi  sentire i battiti  risuonare nel cervello, che sensazione assurda, eppure, qualche volta mi succede. Non stasera. Non da qualche giorno. Sarà che dormo e dormo di un bel sonno normale, non a nascondermi o a proteggermi, dormo e basta, a rigenerarmi, a farmi bene, a cullarmi quasi. Sarà che evito le chiacchiere da battigia e chiacchiero solo con chi va a me e che, ma guarda, sa fin troppo bene che non è misantropia, ma che qualche volta fa fatica parlare con chi non ne hai voglia e allora fai finta di niente, che pensino quello che vogliono, l'estate duemilaundici sarà ricordata, oltre che per lo smalto turchese come il mare, i vasetti all'uncinetto e lo ZeroSbatti, anche e soprattutto per la rivendicazione del sacrosanto diritto di fare quello che ti va, in silenzio ad ascoltare i grilli e a guardarla questa luna, così bella e vicina che se stai attenta, senti, senti che profumo che ha.

09 agosto, 2011

Violarancio.



Da sempre, due colori che amo, insieme. Ho anche un anello con una pietra viola e una arancio. Si sa, son cose interessanti, così, a metà di una mattinata di vento deciso, di mare turchesissimo, di colazione protratta, di amici in visita, di figlioli dormienti, dacchè han fatto tardi in vedetta a vedere l'alba, son già due sere di seguito, la cosa che mi preoccupa è che sono sempre in numero pari e ben distribuiti, tre maschi/tre femmine, questo andare alla vedetta non mi convince, sarà mica per caso come il mio andare alla Torretta di Varigotti nell'estate del '78? Solo, loro son più grandini di me all'epoca, ed è ben questo che mi dà pensiero. Comunque, qui si lavora, eccome. Si ricoprono vasi, si fanno scialli on demand, e ier sera c'è punta vaghezza di metter sù un gonnino arancio, che con l'abbronzatura c'ha il suo perchè, e allora ci si è ingegnati, si è fatto finta di chiamarsi Fassio di cognome, e il gonnino ha già preso forma, certo, appena appena, ma insomma, si ha già in mente come verrà. Qui si lavora eccome. Ci si telefona con Lei, si preparano già una quantità di cose per la fine di settembre, insomma, il vento di qua porta bei pensieri, belle cose da fare, bei colori da mettere insieme e bei progetti. Nel frattempo, il mare laggiù mi guarda e sorride, increspato appena appena, lucido, di velluto, turchesissimo. Che con l'arancio e il viola, ci sta un amore.

07 agosto, 2011

Bella.


Gavino, l'Agavino.

Inteso come piccolo agave. Sottratto un pomeriggio di calma piatta, durante un'incursione al forte abbandonato a Punta Rossa di Caprera, due anni fa. Lui, Gavino, era il quinto di dieci fratellini, cresciuti alla rinfusa tutto intorno a Mamma Agave, maestosa e fiorita, nei pressi della Stazione Torpedini, un magazzino militare della Seconda Guerra, abbandonato e meraviglioso, una delle cose che più mi affascina di qui. Che male farò mai, mi sono detta, ce ne sono così tanti che anche se ne prendo uno... Errore Madornale, sibilò in Giardiniere, guardandomi malissimo, dell'Isola non si tocca nulla, dalle tartarughe alle piante grasse, agavi compresi. Ho chinato il capo, sentendomi in colpissima. Ma ho cresciuto e accudito Gavino come fosse uno dei miei figlioli, sistemandolo con grazia dapprima in un bel vaso con le conchiglie,  annaffiandolo con cura e mai, mai, mai trasportandolo in continente, lasciandolo qui sulla sua Isola Magnifica, all'ombra dei corbezzoli e dei mirti. Stamattina, poi, ho visto che il delizioso vaso gli stava diventando stretto, dacchè un altro piccolo Gavino ero spuntato accanto al papà. Così, con l'auto del Senior Ing., sbarcato da pochissimo, Gavino ha trovato posto nella sua terra, così come piace a lui, soleggiata e rocciosa, perfino un pò asciutta, in fondo al giardino, che ora ha, come quasi tutti i giardini della Costa, anche i più abbandonati e affascinanti, il suo bell'agave. Anzi, due. Gavino Senior e Gavino Junior. Uhm, mi ricorda qualcosa. 


02 agosto, 2011

L'Odore del Sole.


Si è camminato per un sentiero scosceso, conosciuto da pochissimi, anzi da quasi nessuno. Io me lo ricordavo, c'ero venuta tempo fa, un paio di volte, via terra e via mare, che è una cosa troppo differente e non è che se sai la strada via terra trovi facilmente un posto via mare e viceversa. Si è costeggiata la spiaggia semi affollata, non è mica il 2 agosto se guardi la gente che c'è, nessuno o quasi. Si è sceso per il sentierino, il mirto e i rovi a graffiarti un pò le gambe, le braccia, a impigliarsi nella gonnina tricot color amaranto. Si è trovato una spiaggia deserta, ma non con poca gente, proprio desertadeserta, solo noi. Avere per sè un tratto di sabbia e scogli e mare è puro lusso. Stare in spiaggia mi piace. Leggo, faccio la maglia, sto sdraiata ore ad ascoltare i rumori di fondo, la voce del mare, il rumore delle onde, l'odore che c'è. Annuso anche me che so di sole e di sale, e di Nivea della scatola blu e piatta, quella che mi mettevo anche a Sori, con mia cugina Elena, che era grande e bellissima, e aveva un bikini arancione che ancora mi ricordo e le invidiavo molto, io, che avevo ancora i costumi di spugna e la canottiera a righe rosse. Mi annuso e so di estate, da quando ho letto Suskind faccio attenzione anche all'odore che sento su di me, misto di limone e di vaniglia, che si mescola con l'odore dell'asciugamano, ammorbidente, forse, e del balsamo di ieri sera, e se sto attenta, anche del dentifricio di stamattina. Tutto l'insieme fa l'odore della mia estate, di una calma che non oso pensare, non oso mettere a fuoco, per paura che la calma si trasformi in un istante in tempesta di quelle toste, in mare in burrasca con tre ondine, tendente all'agitato, cioè il caos. Ho un libro che leggo distrattamente, uno scialle color corallo che va avanti con studiata lentezza, ma resto qui, sdraiata ad annusare, annuso intorno e annuso  me, e so che quel che sento più di tutti è sì la Nivea e il balsamo e tutto il resto, ma  più di tutti so di sole, di pensieri dorati,  di piccolissimi momenti di beatitudine perfetta, di piccolissime gioie, non troppo vivaci, non troppo chiassose, di una semplicità perfino noiosa, che adoro, di un sole profumato che sembra solo per me.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...