12 settembre, 2012

Anche per me.


I gessi e la lavagna. I quaderni nuovi e nuovo il diario, forse la cartella, certamente l'anima, un anno in più, un altro primo giorno di scuola, un'altra di quelle ansie meravigliose, mi mancano un pochino, le baratterei volentieri con le mie, che in questi ultimi giorni si sono fatte più insistenti, striscianti, villane e che non passano. Non mi serve nulla, non ho bisogno di nulla, ma il mio cuore si è come arrotolato su se stesso, i cuori non si arrotolano ma il mio sì, gira e gira come i mulinelli nell'acqua, l'ingorgo del lavandino. Primo giorno di scuola, rientrati a notte fonda, la Princi è andata a scuola che profumava ancora di mare e di sole e di tutto quel blù e quella sabbia. Primo giorno di scuola anche per me, ad esercitarmi, a prepararmi a un altro inverno come tutto il mondo, a studiare le situazione, a fare i conti con le vicende e i malumori e le cose pesanti, la vita non ne risparmia a nessuno, ci sono solo diversi soluzioni alle equazioni, quelle da fare sul quaderno a quadretti e mai, mai, mai che me ne fosse venuta una al primo colpo, mai. Ci sono equazioni che non si risolvono e altre che invece sì, con una scrollata di spalle o con un lavoro di fino, ci sono compiti che ti piace fare e altri che nemmeno per sogno, ci sono poesie da imparare a memoria e libri da leggere, la storia, sapere gli affluenti, gli stati del Canada, di potassio ce n'è uno, la fisica, Azzeccagarbugli, i complementi, to do/did/done, il Congresso di Vienna. Ho lezioni da imparare molto diverse da queste qui, ho cercato di studiare in vacanza ma il mare mi ha rubato i libri e non ho fatto niente, non sono preparata, svogliata e ferma e stropicciata, e il cuore, stupido muscolo che non sopporto, nemmeno suggerisce, nemmeno mi passa un bigliettino e non mi chiami alla lavagna, no, che non so fare niente, non sono niente, alla lavagna si viene con gessi colorati e io ne ho soltanto di neri a sporcarmi le mani.

09 settembre, 2012

La tazza rotta.


E' incredibile come la vita di ciascuno sia costellata da gesti simbolici, più o meno voluti, più o meno coscienti. Stamattina ho buttato una tazza. Una tazza di New York. Una tazza di New York rotta. Niente di speciale, niente di apparentemente rivoluzionario: nelle credenze di tutti si trovano zuppiere sbeccate, bicchieri incrinati che non si ha cuore di buttare e che ivi restano, magari un pò in fondo, un pò nascosti, ma che lì rimangono per anni. Fino a quando. Fino a quando non si prende coraggio e non si decide di buttare via senza pensarci troppo. Tutto questo preceduto dal domandarsi, Perchè Tenerla. Già, perchè. Perchè conservare tazze sbrecciate che fanno tristezza, nemmeno utili per tenerci i fiori o le penne. Le imperfezioni salterebbero subito agli occhi e allora, addio armonia.

Ho deciso mezz'ora fa che è tempo di cambiamenti, di piccolissime, enormi rivoluzioni personali, di cambi di registro, come è andato di moda dire in questa casa durante questa strana estate.

I cambi di registro sono pratiche costose, in termini di adattamento e prima ancora di coraggio nell'attuarli.

Eliminando zavorre, pensieri tristi, financo persone e situazioni, si avrà la sensazione di camminare più spediti, di scivolare un pò di più sulle cose, di evitare, laddove possibile, inutile malinconie e ansie e tristezze, e alterchi e depressioni e rabbie improvvise e pianti nascosti, questi ultimi fin troppo annunciati.

Certo non sarà facile.

Nel frattempo, ognuno cerchi nella sua credenza una tazza incrinata.

E' da lì che si comincia.

07 settembre, 2012

Cactus.



Le mattine di questa inusuale, ritardataria, strana vacanza sono dedite alle più svariate attività. Del mare ci si nutre diciamo dopo le 13 o giù di lì, si sceglie la spiaggia più lontana e deserta, isola nell'isola, i turisti sono proprio pochi in questi giorni, molti si sono spaventati dal nubifragio dei giorni scorsi e sono tornati in fretta e furia in continente. Si scende al mare tardi e tardi si rientra, il tramonto di questa stagione ha colori impagabili e perfetti. Stamattina ci si è dedicati a un giardinaggio d'impulso, di quelli che t'acchiappa e via, lo devi fare. Ingredienti: un vaso di vetro di quelli lunghissimi, una raccolta di conchiglie minuscole, che il mio Figliolo Sotto Test e uno dei suoi compagni di merende hanno messo insieme in queste vacanze appena passate e che mi hanno fatto trovare, trionfanti, sul mio comodino, ben stipate in una bottiglietta vuota di acqua Smeraldina frizzante. Il resto, si reperisce facilmente, basta fare un giretto oltre le rocce, e raccogliere qualche rametto di pianta grassa e minuscole foglie di cactus. I cactus sono una passione recente, non so nemmeno ancora se sono una passione o che cosa, mi piacciono, li guardo, mi stupisce come possano vivere di così poco, come sembra sempre che stiano dormendo o sonnecchiando e poi, voilà, trovi fra le spine un fiorellino o una nuova fogliolina spinosa. Le spine dei cactus non sono come tutte le altre. O almeno, non tutte. A cogliere le foglie cicciarde dei cactus dietro casa mi si sono riempite le mani di spine sottilissime, infide, invisibili. Non te ne accorgi ma ci sono, non si tolgono tanto facilmente come quelle dei ricci, se ci passi il dito le senti eccome.

Il mio vaso coi cactus è pronto. Non è perfetto, la sabbia ha quasi completamente ricoperto le conchigliette, ma nel complesso mi piace. I cactus sopravvivono a tutto, l'anno prossimo saranno vigorosi e moltiplicati, nel loro cilindro di vetro. Le spine andranno via da sole, prima o poi, tutte le spine vanno via. Anche quelle sottili, quelle invisibili, quelle che non si riescono a togliere in nessun modo. E non fanno nemmeno tanto male.

Basta solo avere l'accortezza di non passarci sopra il dito.

01 settembre, 2012

Nonostante, il Glicine.

Nessuno sapeva della sua esistenza. O forse sì, molti anni prima, quando ancora la casa non era la casa di ora. le case passano attraverso il tempo, passano di gente in gente, di famiglia in famiglia, in ogni casa c'è un pò di storia e di dolore e di allegria, di tenerezza e amore, tanto amore, quanto, ma quanto. Si era voluto togliere tutto il verde, la natura lasciarla fuori, intatta e bellissima, perchè catturarla e tenerla lì. Poi, un giorno, dopo anni, due foglioline sono spuntate da sotto il pavimento, contro il muro rosa. a dove prendesse nutrimento e chi lo sa, e dove avesse le radici, nemmeno. Ieri una sorpresa, un pò anticipata dai figlioli che sono qui da un bel pò. Innaffiandolo con cura, parlandoci anche, scrutando con soddisfazione ogni nuova fogliolina mi avevano detto che, sì, davvero  il glicine era cresciuto un botto e che aveva già un tronchicino sottile ma robusto. L'anno prossimo, forse fiorirà. Il glicine ha una storia a parte, come è a parte la storia di questa casa e di tutte le persone che da qui si sono trovate a passare, a restare, a sorridere, a piangere, anche, a stare bene e a stare male, nell'ineluttabile verità che fa la storia del mondo. E quante lune piene e maestralate e piogge battenti e temporali e stelle cadenti e caldo torrido e sole, sole, sole da ogni parte e luce e buio e profumi di mirto e di foglie e di mare. Il glicine ha sfidato il legno e le rocce, e la siccità e la mancanza di luce ed è salito sù, chissà da dove ed ora è qui, verdissimo, sorridente perchè i glicini sorridono a chi sorride loro.

Alla fine, le cose della vita, di tutte le vite, della vita di ognuno, vanno tutte dove vogliono andare, nonostante il secco e le pietre, nonostante il buio e il vento e la neve e il gelo, nonostante  i sassi e la grandine, e le lacrime, i magoni e la solitudine e la paura. E tutto quello che ce la metteva tutta per non farlo sorridere come ora. E a chi ci si mette per non far sorridere te.

Al glicine, fu messo nome Nonostante.

27 agosto, 2012

E otto!

L'estate duemiladodici, questo è sicuro, verrà ricordata oltre che per le Olimpiadi, una macchina sfasciata e le vacanze brevi, certamente anche per la quantità di progetti di knitting che si sono portati a termine. Complice uno Sposo molto impegnato e una Figliola rimandatissima, ci si è organizzati e si è dato il via a una vera e propria produzione seriale di scialli Abyssal di ogni genere, foggia, colore e filato. Qualcuno regalato, moltissimi per la scrivente e la Figliola Fedifraga. Un progetto di knitting ha dei risvolti che non si immaginano nemmeno, se non ci si ferma a metterli a fuoco per bene. Molti pensano che si inizi dal modello. Niente di più falso. Un progetto di knitting che si rispetti inizia dal filato. E ben lo sanno le squinternate, quelle di Qui e quelle del Resto del Mondo,  sdilinquite per gomitoli, matasse e affini. Ne sono prova tangibile gli armadi, le cassapanche, i cassetti, financo le scansie in cucina piene zeppe di meraviglie colorate dai nomi blasonati o da comunissime matasse scovate chissà dove, dal mercato al web. La scelta di un filato non esiste, è lui che sceglie te, pavoneggiandosi sullo scaffale, brillando più degli altri nel cestino, facendosi languido e morbidissimo al tatto, il gomitoli si sa, conosce bene la sottile arte della seduzione, sa benissimo che per niente al mondo mai te ne potrai andare dal negozio, allontanarti dal banco senza di lui. Ancora non sai che cosa ne farai, l'importante è averlo. Più tardi, a casa, mentre lo sistemerai accanto agli altri forse ne avrai già un'idea su cosa diventerà o forse no, non è questo l'importante. Il secondo step è il modello. Anche qui, nessuno o quasi fa una ricerca capillare, non si confronta, non si misura, non si soppesa se questo o quello. Si vede e si dice, Ecco, Farò Questo. Senza retropensieri, senza dissertazioni, senza tentennamenti. L'estate del duemiladodici ha segnato una produzione straordinaria di scialli in seta e cotone, e già si pensa ai filati dell'autunno, qualcuno azzarda anche smalti abbinati ma sono sottigliezze. In questa mia estate così strana ho avuto tempo e modo di lavorare tanto a maglia, cosa che mi piace, rilassa, conforta, solleva, estrania, concentra, diverte, appaga. Inscindibile da essa, il progetto Cuore di Maglia, che si avvia trionfante a compiere 5 anni il prossimo marzo. E tutte le persone che girano intorno a tutto questo.

Un progetto di knitting nasce da un gomitolo accarezzato in un negozio.
Tutto quello che viene dopo, è puro lusso.
Grazie, Anna, per gli stitchmarker col cuore.

25 agosto, 2012

I sabati d'agosto.

Sono quelli che passano più lenti, quelli di cui t'innamori quasi da subito, quando ti sorprendi a scrutare il cielo, Dicono Che Pioverà, eppure ti ostini a girare in Vespa, due gocce di pioggia e chessarammai. I sabati d'agosto hanno un gusto retrò di città abbandonata, che è tutt'altro che vuota, la gente se ne sta tappata in casa o se ne va al mare per il fine settimana, o in campagna o dove diavolo, certo è che in giro non c'è nessuno o quasi. La gente c'è dove deve essere, ci si incontra alla casa di Cuore di Maglia per l'ultimo knit cafè dell'estate, genti da ogni dove, con vettovaglie e sorrisi grossi così, e quanto mi è dispiaciuto farle aspettare davanti alla porta, odio arrivare in ritardo e in effetti in ritardo non sono mai, accidenti. Mai o quasi.  I sabati d'agosto sono quelli che ti mettono in pace col mondo, sono stati giorni faticosi, di quella fatica spray che è difficile da identificare, che ti passa sopra e ti lascia spossata, sottosopra, confusa. La pace arriva, e te la portano da Torino, dentro un piatto avvolto in uno strofinaccio da cucina, dentro un pacco di biscotti. E da Milano, fra dolci e cremine dal nome irripetibile, il pane croccante e  quegli abbracci, loro lo sanno, sanno sempre tutto, come faranno non si sa. Fuori è agosto, questo posto è un'oasi di frescura e di beatitudine, è il posto di tutte, dove ognuno si sente a casa, dove tutte sanno bene dove trovare i tovagliolini piccoli, lo zucchero, i bicchieri con le fragole. Si aveva bisogno di questa pace, di questo sano fare niente, di queste chiacchiere e di queste coccole, si sentiva la mancanza di un giorno speso a far progetti, a knittare come se non ci fosse un domani, ho finito uno scialle in poche ore, è un regalo importante, l'ho fatto con affetto per qualcuno che è stato vicino a me, in qualche modo,  ma la vicinanza è più preziosa se fatta da lontano.  Fuori, l'agosto della città, in un quartiere mai frequentato e figuriamoci d'estate, il sole a tratti, tra poco il temporale che forse mi sorprenderà per la strada, col suo profuma di erba e d'acqua, ma non mi fa paura, anzi mi piace, e poi è da mettere in conto, è estate forte, è estate piena, l'estate non è ancora finita, anzi la mia deve ancora cominciare, la tengo lì, intatta e rotonda, trasparente e perfetta, le altre finiscono e la mia inizia, forse proprio oggi, in questo sabato d'agosto.

19 agosto, 2012

Dammi una Vespa.

Ognuno di noi ha i suoi feticci, i suoi oggetti culto, le sue piccole manie. Con l'estate e i ritmi lenti e il caldo e l'afa, si ha forse un pò più tempo per mettere a fuoco le abitudini, le cose che ci fanno sentire bene, o anche soltanto che ci fanno sentire a casa. Sono giorni lentissimi e caldissimi, giorni che hanno da passare, giorni che ci si crogiola al fresco dell'aria condizionata, si portano a termine progetti di knitting uno dopo l'altro, solo cotone e seta, per il momento e in colori acidi e vivaci da perdere la testa. Si preparano insalate di riso thai, si fa larghissimo uso di basilico, pesche e profumo al pompelmo, si riscopre il potere rigenerante dell'acqua e menta. Anche la città nel suo assetto estivo ha un suo fascino speciale, soprattutto se anche il mezzo per girarla non è il solito di sempre. Niente ti fa sentire più libera, nulla è più consolatorio di un bel giro in Vespa nel caldo che fa, con la velocità discreta il sole diventa un prezioso alleato e non certo un nemico da cui scappare. In questo clima di semi ozio anche le notizie pesanti, soprattutto sapendo che non hanno avuto nessuna conseguenza, si affrontano con una certa sufficienza, vengono considerate con un certo distacco, ascoltando eroicamente il resoconto dettagliato di quanto successo e, una volta sincerati che nessuno si è fatto neppure un graffio, si archivia la questione, pensando a come porvi rimedio. Certo non ci voleva, ma la scala dei valori, degli affetti, financo delle amicizie si è così rimodellato in questi mesi, che ora è tutto così perfettamente chiaro, cosa ci importa e cosa no, a chi siamo cari e a chi no, che cosa è davvero fondamentale e cosa invece nemmeno per sogno. Cialde di filosofia in pacchetti da 3, riflessioni nel caldo di un agosto strano e strascicato, vissuto lentamente e  con lussuosa flemma, non è vacanza, ma ci si attrezza per farla sembrare il più possibile, e non è nemmeno male, in fondo, si organizza una piccola gita con le Amiche verso il Mare Vicino, a quello Lontano penseremo fra un pò, si scrutano le nuove foglioline delle piante sul davanzale, piccoli lussi estivi sui quali ci si concentra e davanti ai quali che vuoi che sia una macchina sfasciata se nessuno si è fatto male, la scala dei valori di ognuno subisce ogni giorno scossoni mica da ridere, e anche il cuore, allenato e perfetto, tiene duro e rimane impassibile, o almeno fa finta, salvo poi battere all'impazzata nel buio, quando nessuno vede, la finestra spalancata sulle rose sfiorite, il caldo e le cicale, dammi una Vespa e ti porto in vacanza.

13 agosto, 2012

Il Bottino.

Il lunedì qui è giorno di mercato. Da non confondersi con quello del giovedì e del sabato, che è mezzo mercato, cioè metà della piazza dell'orologio, il lunedì è mercato tutt'intero, cioè tutta la piazza. E fin qui, ci siamo. A me i mercati piacciono un sacco, adoro questo qui e ho adorato quest'altro, spesso non compro niente e guardo solo, ma qui il lunedì il mercato è una scusa bell'e buona per vedersi. Stamattina è successo così, l'Amica delle Perle e la scrivente, con la partecipazione straordinaria di Biancaneve alla spasmodica ricerca di una borsa turchese. Le vacanze in città hanno aspetti nascosti che nemmeno sai, che non puoi immaginare se non li provi davvero. Il caffè di stamattina ha avuto un altro sapore, un pò da gggita, un pò da turiste. Anche gli avventori del corso non sembravano gli stessi di sempre e qualche turista c'era davvero. Trovata la borsa turchese nella bancarella all'angolo, quella che Afef sostiene essere di certi miei amici ma giuro, non li ho mai visti in vita mia, ma che hanno certe borse carinissime a 20 euro e difatti me ne sono accaparrata una a settimana, verde acido e  rosa, abbinandoci per forza di cose uno scialle in tinta, e che lo dico a fare,  meditando l'acquisto di quella arancione, gli acquisti seriali sono la mia specialità. Stamattina, complice la Princi, provata dalla lezione mattutina di latino, abbiamo saccheggiato bancarelle di gioielleria, si fa per dire. Un bracciale di gomma, copia nemmeno tanto fedele di un altro bracciale di grandissima tendenza, un secondo bracciale tutto rose e intrecci, un paio di orecchini sberluccichi di un bel rosa antico e un altro paio di orecchini, a mezzi con  la Princi, color verde petrolio, uguali ugualissimi a un cotone che possiedo e che riposa beato nel cesto della lana, ben protetto da una bustina trasparente, è misto seta, meglio essere precisi. Stranamente l'Amica delle Perle non ha comprato nulla, anche se ha messo gli occhi su un collanone di perle (ovvio) viola che le piaceva tanto e che è stato un delitto lasciare lì, ma Ella, si sa, è allergica alle chiusure e pare brutto fare apporre una chiusura di platino purissimo a una collana del valore di euro 3. Fatto sta che alla fine il mercato lo abbiamo girato in lungo e in largo, sospirato al banco delle espadrillas coloratissime, Ma Ti Ricordi?, adocchiato una zeppa improbabile con ramage floreali e tacco trasparente, contrattato una mantovanina a quadretti vichy di un bel lavanda chiaro, che starebbe un amore alle finestre di Cuore di Maglia, toccato stoffe e strofinacci, gomitoli e cose, con lentissima indolenza, con l'ozio beato tipico della metà di agosto. Ora, rimirando il mio bottino che nella sua completezza non arriva a euro 10, mi punge vaghezza di utilizzare quel cotone verdino che possiedo e inventare di sana pianta uno scialle all'uopo studiato. Forse,a nche Biancaneve, nella quiete (!) della sua casina ne starà studiando uno color del cielo da sfoggiare con la sua borsa nuova di zecca. E l'Amica delle Perle? Ella, ne sono certa, sta usando tutte le armi possibili per carpire dal suo Illustrissimo Sposo le astuzie della gioielleria al capitolo Come Cambiare la Chiusura di una Collana. La comprerà, alla fine, ne sono più che certa. Può forse l'Amica delle Perle rimanere senza perle? Non sia mai. 

10 agosto, 2012

Nel concavo Cielo sfavilla.

Ne voglio vedere manciate, tonnellate, vagoni interi. Voglio stancarmi di contarle. Non ricordo di aver mai visto stelle cadenti in collina, ma la notte di San Lorenzo è una notte speciale da sempre, un pò magica e misteriosa e si sta tutti lì, il naso al cielo, a vedere quel miracolo improvviso, quella cosa che è un attimo e non c'è più, ma che per quell'istante ti regala la Bellezza Vera, il mistero dell'universo, l'immensità del cielo. Che bella cosa le stelle cadenti, possono passare mille anni e si guardano con la stessa intensità, la stessa meraviglia. Si guarderanno dalla collina, si sceglierà con cura un posto non troppo illuminato e si starà lì, il naso per aria, aspettando di vedere uno squarcio sottile di luce nel cielo, e poi un altro e un altro ancora. Nel frattempo, si stila la lista dei desideri, nessuna stella cadente può finire la sua corsa senza aver avuto il suo bel fardello di desideri da esaudire. E questo, prima che sparisca per sempre, il desiderio deve essere velocissimo e schematico ed espresso in tutta fretta, perchè sia efficace. Mi preparerò all'evento. Spero che le nuvole che passeggiano stamattina qui intorno non rovinino lo spettacolo e che il cielo sia bello lucido e scurissimo, un foglio nero dove le stelle cadenti possano ballare veloci, come il tratto lucente di un artista distratto. Il mio mucchietto di desideri è già pronto da esprimere, c'è un vento che viene dal mare e profuma di erba e di fiori, la notte di San Lorenzo è il segno che l'estate è al massimo, e le stelle cadenti sono una piccolissima illusione, una danza luminosa che fa pensare, ricordare, desiderare e stupire. Ciascuno scelga il suo tratto di cielo, il suo pezzo di mondo dal quale guardare, il suo desiderio più segreto. Le stelle che cadono, da qualunque posto tu le guardi, non deludono mai.

06 agosto, 2012

L'irrigazione ipnotica.

Con un titolo così complicato uno si aspetta chissà quale rivelazione, quale teorema, quale difficilissimo trattato. E invece no. Poche cose ti catturano come guardare gli spruzzi d'acqua che bagnano il prato. Non che abbia bisogno di uno bravo, o forse sì, ma stamattina mi sono incantata a guardare i giochi di luci, gli arcobaleni e tutti quei ghirigori che faceva l'acqua mentre bagnava il pratino di casa, come ogni mattina, intorno alle 8. Che scoperta, il pratino viene bagnato tutti i giorni sacrosanti, l'Illustrissimo Sposo ha messo a punto anni fa una sofisticatissima rete di tubicini e mini computer e timer e chissà cos'altro, affinchè ogni mattina, ogni sacrosanta mattina, alle ore 8 e qualcosa, ma sono io a non ricordare quel qualcosa, il timer lo ricorda benissimo, affinchè parta un gioco di spruzzi e rugiadine e gocciolamenti da far invidia alle migliori fontane del mondo. Stamattina, complice un sole di traverso, filtrato da nubi strane, non proprio minacciose ma lì, ferme, gli spruzzi del pratino hanno dato spettacolo, E io lì, sul terrazzo a guardarli rapita,  come si è davanti al fuoco, o alle onde di Capo Testa, o a guardare la neve dai vetri. Nessun pensiero viene male a guardare le milionate di goccioline che fanno un giro nel cielo prima di atterrare sull'erba, nessun veleno, nessuna tristezza passa per la testa, inebriata da uno spettacolo così esclusivo, nessuna gocciolina è uguale a un'altra, e a guardare bene, nemmeno riesci a distinguere i colori dell'arcobaleno, sai che c'è, fine. Iniziare la mattina con un posto in prima fila ai giochi d'acqua del mio giardino è un privilegio semplice a cui rinunciare sarebbe un delitto. C'è tutto un mondo dentro una gocciolina illuminata da un sole opaco.

03 agosto, 2012

Quante volte.

Quante volte si deve tornare indietro, cancellare e rifare, strappare il foglio e ridisegnare. Quante volte si deve tornare sui propri passi, convincersi che è la strada giusta e invece non è vero. Quante volte ci si deve far coraggio da soli, tirarsi fuori, scavalcare cancelli e staccionate immaginarie e correre, correre, scansare le pozzanghere e i buchi nel terreno e correre correre, e far finta di nulla, che è quella la strada giusta, corri e corri che va così, non guardare da nessuna parte nè indietro nè avanti. Indietro no, perchè sarebbe un attimo e molleresti tutto, avanti nemmeno, che la strada è ancora così lunga e impervia e pericolosa e infida e piena di sassi e di vetri rotti e di spine e rottami, e cose, quante cose. E' fatica, è stanchezza, è qualcosa che non sai, sono lividi piccolissimi, non è mica niente, poco più grandi di una monetina, sono lividi immaginari che non vede nessuno, sono botte invisibili, appena appena, uno dopo l'altro a sommarsi, uno sull'altro ad aggiungersi, graffi sottili, non è niente, è solo un graffio, non serve nemmeno disinfettare, un giorno o due e non si vedrà più nulla, ma livido su livido fa un dolore grande, graffio su graffio una ferita.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...