31 luglio, 2013

#mystrangesummer

 ::::sento il mare dentro una conchiglia
estate
l'eternità è un battito di ciglia::::
Le capitava di cantava sottovoce quella canzone così estiva, così da ghiacciolo, così da chiosco sulla spiaggia che non importava molto se si trovava, dal mare, così lontana.
Quell'anno, il mare non lo avrebbe visto, o almeno non il mare che amava, non il suo.
Del resto, forse le importava meno di quello che voleva raccontarsi. Che anime bizzarre le donne, dalle infinite risorse, dai repentini cambiamenti di rotta, dalle improvvise variazioni non solo di programmi ma di strade, sentieri, financo sensazioni.
:::sento il mare dentro una conchiglia::::
di quella strana estate ne aveva fatto un quaderno bianco, un blocco per gli appunti dove scrivere tante cose, i progetti, le idee, perfino le invenzioni. Ne aveva parlato a tavola Ho Inventato Un Innaffiatoio, ma nessuno le dette tanto peso, intenti com'erano a dosare la giusta quantità di feta nell'insalata greca, vero piatto forte di quell'anno, in attesa dei pomodorini del Regio Orto che si sa, hanno tutto un altro sapore.
:::sento il mare dentro una conchiglia::::
di quell'estate, piena di cose inusuali, ne aveva perfino fatto un hashtag, checccoooooooosa? sì, un argomento, ecco, una cosa per chi ci è rimasto sotto.
Le vacanze iniziavano, o continuavano, oppure dovevano ancora venire chi lo sa.
Una sorta di lussuosa incertezza, di leggerezza, di probabilità, l'eventuale, purchessia.

Era l'estate del duemilatredici, c'erano cose che erano cambiate e cose che invece erano rimaste sempre le stesse, sotto il sole di agosto, le cicale e le mille cose che si riuscivano a fare in una giornata, leggere e scrivere, perfino inventare un innaffiatoio, forse una gita al fiume chissà, a cercare ciottoli bianchi sulla riva, l'acqua gelata, i moscerini, il picnic nel cestino, quanti misteri mai racconta l'acqua del fiume, quante canzoni sa, l'acqua del fiume là dove è più trasparente, gliene insegnò una nuova ::::sento il mare dentro una conchiglia:::: ma nessun fiume al mondo mai sa una conchiglia che cosa sia.


:::e tutto il mondo è la mia famiglia::::


29 luglio, 2013

Tornò col diluvio.

Nessuna estate poteva dirsi tale se non portava con sè almeno un paio di diluvi, una manciata di lampi e tuoni, fantastiliardi di goccioloni.
Nemmeno quella estate si discostò dalle altre, e regalò al mondo il primo vero diluvio della stagione.

Fu così che tornò.
Fu quella mattina che decise che il tempo della riflessione e del volontario esilio e del mese sabbatico lontano dalle sue pagine era terminato.
tornò perchè era il momento
perchè era ora
perchè c'erano state volte in cui scrivere e scrivere le era mancato così tanto da levarle il respiro, e sì che scriveva da un'altra parte ma non era la stessa cosa, no.
Era una strana estate quella.
I mesi pieni di sabbia e mare e vento si erano trasformati in mesi di casa, di giardino e quell'anno pure di orto, la vera novità. Perfino i compleanni estivi della figliolanza avevano un sapore diverso, festeggiati a casa e non da qualche parte in Costa, in mezzo al mare, così.
Tornò perchè le sembrava che il tempo fosse arrivato.
tornò perchè aveva cose da dire
tornò perchè un'anima squassata ogni tanto ha bisogno di respirare, è il gioco che si fa da piccoli al mare, nell'acqua dove si tocca, si va sotto e si viene fuori, sotto e fuori, si respira e ancora sotto, alternando il rumore della spiaggia al gorgoglio dell'acqua nelle orecchie, il mondo fuori al mondo sommerso, non sapendo decidere quale piace di più, se quello vero del mare di sopra  o lo sconfinato mistero del mare di sotto.
tornò perchè ne aveva voglia
tornò perchè qualche volta era così difficile tirarsi fuori, così complicato, così incredibilmente doloroso, e scrivere e scrivere le faceva così bene, le faceva credere che tutto sarebbe cambiato o sarebbe rimasto così com'era, a giorni alterni. E in ogni caso, andava bene così.
tornò per chi le scriveva
per chi le chiedeva Dove Diavolo Ti Sei Cacciata
tornò perchè Sara potesse ritrovare il pratino, Lo Sai, le aveva detto, Mi Sembra Di Esserci Stata, su Quel Pratino.
tornò perchè pioveva
e la pioggia d'estate ha un profumo meraviglioso che non va bene tenere per sè, che è peccato mortalissimo non condividere con chi ti vuole bene e te lo dice e te lo dimostra, in tutti i modi possibili.
Quello fu il primo diluvio di una strana, stranissima estate lassù, nella Casa in Collina.
E mai diluvio fu più belo di quello, prima d'allora.







08 luglio, 2013

L'estate Leggera.


L'inizio di questo mese di luglio verrà ricordato negli annali e catalogato alla voce: riordinare.
Ho riordinato di tutto.
Armadi, Di abiti, di lenzuola, di asciugamani. Armadietti di lavanderie, la scatola del cucito, perfino il cestino delle collane, dove ho rinvenuto cimeli che avevo perso di vista da mesi. E il cassetto dei rossetti.

Ho fatto ordine, suddiviso. Asciugamani piccoli, da spiaggia, viso, mani, ospite, ricamate, rovinate, eliminate quelle vecchie e stinte che tenevo per ricordo, ma de che. E lenzuola, una piazza, due piazze, una piazza e mezza, sopra con angoli, sotto senza angoli, matrimoniali con angoli ma con gli elastici rotti e quindi, buoni solo per lavare i vetri.

ho messo in ordine la qualsiasi.
la mia estate è così, per ora, e mi piace un sacco perdermi in qualche cassetto, in casa mia ce ne sono parecchi di cassetti dimenticati, una vera e propria scoperta.
Ho eliminato abiti e tailleur gessati da Credito Italiano, come dico sempre, che tenevo per decenza, per averli pagati una sassata ma che non mi appartengono più. Ho riscoperto jeans che credevo smarriti, camiciole a fiorellini relegate in una scatola e colà dimenticate, pantaloni leggeri che pensavo in qualche altra casa. Ritrovarli è stato bello.
Come bello è stato ritrovare quel vestitino a quadretti, largo e con le papere, che ha aspettato insieme a me i miei bambini...
Ho buttato via molto, ho passato giorni appollaiata sulla scala, in un sù e giù preciso e razionale, questo tengo, questo butto, spietata, come solo le donne sanno essere.
E mi sento leggera.

così sarà la mia estate. Leggera. Leggera e lontana. Zero social, che non se ne può più, qualche foto per non perdere l'abitudine. Lontana anche da qui, per un pò.

Mi prendo una vacanza dalle grane e dai magoni, negli ultimi giorni mi hanno pesato discussioni e cattiverie, cose di poco conto, certo,  ma nemmeno quelle voglio più. Sto lontana dalle chiacchiere da pollaio, dalle frasi fatte, dalle cose che sembrano in un modo e invece sono tutto il contrario, anche dalle persone, qualche volta e quante, quante ce n'è.
Ho avuto due giorni bellissimi in una montagna vicina, e amici, amici veri, cari come solo loro sanno essere da ventidue anni in qua, quelli che aiuti ad apparecchiare aprendo i cassetti come fossero tuoi, non lo puoi mica fare a casa di tutti, ecco, da loro sì. Loro, amici di mare, di monti,  di barca e della terraferma, sempre ai compleanni, alle cerimonie, sempre loro, così vicini che basta anche non parlare e sanno già, quelli che hanno le foto dei tuoi figli, e anche le tue, in mostra nel salone, Ti Ricordi Dove Eravamo Qui? e tu lo sai, eccome se ti ricordi, perchè la tua storia è un pò la loro, e loro ci sono da sempre. E sempre.

e' l'estate leggera, questa qui.
Sorveglio le piante di pomodori, ce n'è una quantità tale che forse davvero un'insalata ci viene. E un'insalata per casa mia, non so se mi spiego.
Cambierò colore alle pareti di una stanza, ricamerò delle tendine chic per un bagno blu notte, butterò via il superfluo, le cose pesanti, tengo i biglietti di auguri ma lascio senza nostalgia le cose che mi hanno fatto del male. E le persone, anche, che me ne hanno fatto e non lo sanno, e allora ma vaffanculo, se nemmeno ti accorgi non è roba per me.
Mi sa che con le mie Amiche organizzeremo un picnic al fiume, e un Marmellata Day nella mia cucina, basta solo decidere di cosa, è un attimo, barattoli ne ho un sacco, metteremo questa estate sottovetro e la consumeremo piano, nell'inverno che verrà.

L'estate leggera passerà in fretta, ma sarà piena di cose e di persone, di eventi e di chiacchiere, di progetti e cose belle. 
tornerò presto, quando avrò qualcosa da raccontare, un mese forse, forse meno, quando proprio non ce la farò più e mi scapperà di dire qualcosa da queste pagine che amano così tanti, che leggono così tanti che nemmeno me ne rendo conto, che mi chiedono Ma Dove Sei dall'altra parte del globo terracqueo, ma come, mi leggete anche da lì?

Ho un'estate da vivere come forse non ne ho mai vissuta nessuna.
L'Estate Leggera, è così che si chiama.




27 giugno, 2013

Le infinite volte.

Che ho letto un libro in un giorno solo. Mangiato, perlopiù.
Che sono uscita scalza a cercare il gatto.
Che sono rimasta a guardare fuori dalla finestra.
Che sono caduta per terra e mi sono rialzata, spolverandomi le ginocchia e dicendo Non Mi Sono Fatta Niente. Qualche volta non era vero.

L'estate è qui, un'estate verde anzichè blu, anzichè corallo, anzichè turchese, e tutti i colori che ha quel mare.
La collina è così generosa, così bella, così piena di cose.
Mi curo.
Curo le cose che ho, un orto improvvisato, un giardino strapieno di fiori che ti vien voglia di fare una festa, e quante feste i giorni scorsi, compleanni, anniversari e anche niente, Cosa Festeggiamo? Festeggio Te.

Mi verrà voglia di lavanda e marmellate, e pomeriggi con le miei Amiche, e sere tardi a chiacchierare coi miei figli, a identificare i rumori del buio, cicale, i grilli, una civetta che alla fine mi è diventata simpatica, il cucù.
Curo queste cose piccolissime e preziose, diamanti rari, curo me e i miei pensieri scompigliati, disordinati, così crudeli da farti soffocare certe volte, da farti come annegare, annaspi annaspi e non riesci a tornar sù, nemmeno seguendo le bollicine, è seguendo loro che si esce dall'acqua dopo un tuffo, come, non lo sai?

Ho centinaia di barattoli di vetro da riempire di qualcosa, o rivestire con il pizzo come fa la mia amica Rossella, che cuce cose così belle da perderci la testa, che mi insegna, spesso, tanto, ma non a cucire.

Ho scoperto che alla fine riesco sempre a tornare sù, qualche volta vado più a fondo, qualche volta ci metto di più, ma non è importante. E' mestiere che entra, e dovrei essere docente, ormai, di Risalite, di Rialzamenti dopo Cadute, ma forse non sto abbastanza attenta, non prendo appunti ed ogni volta affogo quasi, ogni volta casco.
Casco e mi rialzo, come facevo da piccola, per non preoccupare mia madre che vigilava su di me da sotto la pianta, la seggiolina arancione e il lavoro a maglia, la vicina Mariuccia sempre accanto, Consigli Pratici da sfogliare e risate semplici.

Casco e mi rialzo, spolverandomi le ginocchia appena appena, controllando che non sia troppo sbucciato, ma i graffi e i lividi non si vedono mai subito, spuntano sempre il giorno dopo. Ho imparato a gestire anche quelli.

Le infinite volte che ancora cadrò, e come allora  dirò Non Mi Sono Fatta Niente.
Non sarà vero, ma non lo saprà nessuno.
So mantenere i segreti.






18 giugno, 2013

Furbo Tiglio.

Sì, lo adoro.
Il profumo del tiglio ha uno strano effetto su di me.
Su di me che non mi riconosco, nemmeno mi assomiglio, su una me che non sono io.
chissà chi sono, poi.
Il profumo del tiglio che sento a zaffate girando per la città, mi fa beata fra le beate, calma fra le calme, e nessuno sa invece che generi di tumulti e menate, e magoni, magoni grossi come nespole da mandare giù, tutti interi, così, magoni inutili di una me noiosa e impacciata, di una me che non sono io, l'ho detto un attimo fa.

Il tiglio ha un profumo che mi devasta dalla bellezza, dal buono, dalla meraviglia.
Un pò calmante un pò eccitante, Mi Senti? Sono il tiglio. Che faccia c'hai da due giorni in qua, che smorfie fai, dov'è che guardi quando ti fermi a guardare fuori dalla finestra, non nel pratino, non la siepe, e dove allora. Che cos'hai, quando ti fermi a pensare, cosa ti passa per quella mente contorta e slavata, non un'idea folgorante, di quelle che devi subito raccontare a qualcuno, non un progetto da fare, il nulla sul nulla, il caldo, l'erba tagliata da portare via, è senza senso l'erba dimenticata, verde smeraldo sul pratino e poi giallastra e secca, promette e non mantiene, un pò come te.
Mi senti, sono il tiglio, un tiglio qualunque, un tiglio del viale, o della piazzetta della scuola elementare, ti ho vista passare oggi, non ti vedevo da un pò, o forse ti vedevo ma non eri tu, non sei la stessa che conosco, quella che so io è tutta un sorriso e un chiacchierare, questa qui è una donna stupida e col muso, che ne ha sempre una che non va, che si lamenta spesso, ma da quando poi.
Lo vedi, non sei tu.
Mi senti, sono il tiglio.

sì ero io
il tiglio non lo inganni
il tiglio ne sa.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...