02 novembre, 2009

Senza titolo.

I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.

I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.

Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.


Alda Merini

31 ottobre, 2009

Il cielo che cade.

C'è un cielo così strano, quando è di nebbia. C'è una luce rarefatta, finta, come finta? sì, finta. Perchè la nebbia la filtra e te la fa arrivare non proprio brillante com'è. Ho perso le parole, mi ci sono inciampata e non riesco a dire quello che voglio. Mi succede di rado. Sarebbe un pomeriggio da divano e nient'altro. Mi piacciono così tanto i pomeriggi da divano, con intorno soltanto le cose che posso fare da qui. Leggere, dormire, un bel niente. Mi sa che è l'inizio dell'influenza, o che ne so, forse ho Saturno contro, i pianeti messi di traverso, o di traverso sono soltanto io. Non mi concentro, non ne infilo una, non mi riesce di formulare un pensiero corretto che sia uno, non che abbia sonno, ma è come se la nebbia di fuori mi sia calata anche nel cervello. Forse un Cebion mi salverà la vita, una coperta leggera e un momento di ferma, facciamo mezz'ora. Il tempo che mi serve a ripigliarmi un pochino, a non sentirmi un frullatore nella testa e gli occhi pesti.,che anche a girarli mi fanno male. La luce di fuori è sempre strana, le foglie appiccicate una all'altra, non è vero che scricchiolano se ci cammini sopra, oggi no, fa freddo, più freddo, mi sa che ho la febbre e mi ronzano le orecchie, mi succede sempre così quando c'è il cielo che cade.

29 ottobre, 2009

Pace fatta.

Con la Zimmerman, intendo. Dacchè è noto ai più che c'ho litigato parecchie volte, con la Signora, che il Coro degli Angeli La Accolga, tanto da credere di essere vittima di una fattura, un sortilegio, un incantesimo. Le altre del Knit, che fra l'altro c'è quest'oggi, hanno fatto di tutto, scialli e sciarpe e scarpette e teli mare, borse e copricapi, sacchetti per conservarci il riso, teli per coprire la bici, insomma, di tutto. E io, l'ultimissima della classe, quella dell'ultimo banco, ci sono arrivata da poco, alla fine, only the brave, lo so, ma anche only the zuccons, non so se mi spiego. Complice il mio figliolo Liceale, che si è finalmente accorto che la sua mamma non fa mica presine e babbucce della nonna, ma che riesce, in grazia di Dio, a fare anche delle cose che sono di gran moda in questo tiepido, meraviglioso autunno. E così, invidiosissimo dello scaldacollo per la moto che Afef ha fatto al suo figliolone, quello del tonno, per intenderci, timidamente ha fatto la sua richiesta E Io? Già, ettù? Agguantata che ebbi una lana morbidissima e preziosa, lo ben si sa che i colli dei motociclisti son così delicati, e che la sciarpa, orrore, non si mette nemmeno sotto tortura. Così, oggi, al Knit consueto del giovedì pomeriggio al Bio Cafè, ultimerò in tutta scioltezza lo scaldacollo per il Liceale Spilungone BelloComeIlSole. Dovrò spiegargli che è fatto in lana Merinos di Debbie Bliss, col Magic Loop di Elizabeth Zimmerman e coi ferri circolari di cristallo purissimo (!) KnitPicks? Meglio lasciar perdere. Gli uomini, di queste cose, mica ci capiscono. Per loro, sempre presine sono.

28 ottobre, 2009

Senza titolo.

Trovata così, nel cortile di una vecchia cascina, usata da deposito per vecchi mobili, carabattole che non vuole nessuno, scatole di latta, cestini di vimini, vecchie sedie, salotti di velluto stracciato, tavolini che stanno sotto gli acquazzoni, servizi di piatti spaiati, tazzine, portadolci, casseruole, ferri da stiro, una Olivetti, lampade e lampadari a goccia senza gocce, nè lampadine, nè niente. Sono andata lì per il mio progetto, ho scelto qualche mobile qua e là, un armadio, dei banchi, delle cose. Starò sospesa. Dirò e non dirò, come quando ho cose tanto belle da dire e che non dico, non so, per paura che scòppino, bolle di sapone, palloncini persi per aria, sogni schiacciati. E' così simpatico quest'omino, mi racconta sempre un sacco di storie, questo armadio viene da e questo organo, anche. Questo tavolo déco, non ha una gamba, ma non è bellissimo? Lo è, infatti. Questi posti mi affascinano, luoghi dove si accatastano tante vite e tante storie, e si intrecciano mille destini, mille facce, mille esistenze passate, forse, sparite, probabile. Mi piacerebbe sapere chi si è seduto in questo banco da chiesa, e quali preghiere e quali peccati, e quali mani hanno acceso questa lampada elegante, in quale salotto, da quale promessa sposa, o zitella iniacidita, o maestra di pianoforte, col ricamo in quel cestino di vimini, e la borsetta a mezza punto. E quale rosolio ha versato in questi bicchierini sbeccati e pieni di acqua piovana e di foglie, e di terra, e quali biscotti ha conservato questa scatola di latta con la Mole, offerti al notabile del paese, seduto all'orlo di questa seggiolina sbrecciata, che ci esce l'imbottitura da una parte, e questo appendiabiti, ha forse accolto il mantello del medico condotto, con quella borsa di cuoio, che veniva in visita alla signora malata, il viso sofferente tra i cuscini ricamati, intristiti dal tempo e dai topi, forse, ma una volta candidi e perfetti, resi immacolati dalle sapienti mani della servitù, che accompagnava il piccolo di casa all'asilo, la merenda in quel cestino con la chiusura rossa, e quel camion di latta, con la scritta Shell che si vede a malapena. Volevo una lavagna di scuola e un banco, di quelli di legno, in un pezzo solo, con il buco per il calamaio. L'omino della cascina non ce l'aveva. E quando ho visto questa insegna, abbracciata da mille rami di rovi umidi e foglie di vite vergine e tralci e terra, bagnata, pesantissima, l'ho portata via con me. Perchè nessun segno del destino è più forte di questo.

Da stamattina presto.

Arresa.


Avviso ai naviganti: non è un post a sfondo fetish, nemmeno per sogno. La realtà è che mi sono arresa. Tutti a dirmi ti ammalerai, lo vedi, hai già un pò di tosse, per forza, fa un freddo polare e tu giri ancora senza calze. Vero. Fino a due giorni fa. Poi, alla fine, un briciolo di buon senso e a malincuore ho capitolato. Non che le calze non mi piacciano, anzi, a pizzi, trine, righine e fiorellini, monastiche o da Grande Raccordo Anulare, coprentissime o velatissime, mi piacciono eccome. Solo, rimetterle dopo l'estate, con ancora un accenno di abbronzatura, mi sembra un delitto, ecco. E con la gonna e il cappottino, chi ti vede in ballerine e gamba nuda, potrebbe anche chiamare il 118. Ben perciò, ecco che ieri mi sono vestita di tutto punto, calze comprese. La cosa che più mi disturba, però, è l'avere imprigionato sotto un velo di filanca nera, quel portafortuna greco, che ho da mesi legato alla caviglia, quello coi campanellini, che non potrei fare un colpo al museo in stile Eva Kant, perchè appena mi muovo sono tutto uno scampanellio. Ma non lo tolgo, no che non lo tolgo, sono esperta di queste cose e i portafortuna acquistati per euro 2 nelle isole greche non si strappano per tirarli via, ma si aspetta pazienti che si sfilaccino e si tolgano da soli, sennò i tre desideri mica si avverano, lo sanno anche i sassi. Perciò, e va bene le calze, però quel cordino viola stinto, con l'occhio del mare e le perline di legno, nonostante la calza, rimane al posto suo. la campanellina non si sente quasi, ma l'effetto desiderio è assicurato. Mica posso andare contro il volere degli déi.

27 ottobre, 2009

Di nebbia, mercurio e stelline.

Lo so bene che è impopolare,ma a me la nebbia piace, e anche tanto. Sarà perchè ci sono nata, ricordo certe nebbie a lenzuolo, che non si vedeva neppure la casa di fronte, e il pulmino giallo che mi portava a scuola appariva solo all'ultimo, mica dal fondo della strada, eppure era giallo, colore che non sopporto, che non è nella mia palette di colori, di giallo non ho proprio niente, anche se compro cose gialle, in realtà, ma le regalo, alla Cognata del Mio Sposo, che in realtà era mia, insomma una faccenda complicata, ma così. La nebbia di stamattina era bellissima, era la prima, o la seconda, non so e mi rende tutto così bello e magico, che perfino il suono delle campane mi arriva come incartato, nella velina, quella che scriccchiola un pò, da avvolgerci le tazzine nel trasloco, viola, magari, quella da incartarci i regali, quelli che vedi e anche quelli che non vedi, che non occorre incartare, che sono i baci, le carezze, le parole e i silenzi e i pensieri, anche quelli, che lanci lontano, che non riesci ad afferrare e a dar loro un senso, come quella volta che ho rotto il termometro e il mercurio e scappato via sulle mattonelle, e io cercavo di fermarlo ma nemmeno tanto, perchè volevo vedere lo spettacolo che non mi sarebbe ricapitato di certo, tutte quelle palline impazzite e anche il Liceale di pochissimi anni lo guardava dal lettino, era a lui che misuravo la febbre quella volta, e mi ha chiesto Ma Sono Stelline? massì, le stelline del termomentro, e da quella volta mai che si sia fatto pregare per farsi misurare la febbre, e si teneva stretto quel termometro sotto il braccio e so che in cuor suo sperava che di stelline ne uscissero ancora e che la sua mamma, fatina distratta, ne facesse uscire ancora, nonostante gliel'avesse menata per mesi, col cucchiaio dell'antibiotico, Ti Ricordi Le Stelline, un attimo prima che esso, l'antibiotico, venisse sputato nel ficus banjamin. Divago, stamattina, che passo dalla nebbia all'antibiotico e di cose da fare ne ho una tonnellata e una tonnellata ne ho fatte di già, ma mi sono fermata un attimo a leggere le notizie, e ho bevuto un caffè solinga nella mia cucina, e che guardavo di fuori e pensavo che forse si potrebbe mettere l'erica nei vasi perchè la salvia e il basilico sono disintegrati come i cachi che ho comprato ieri all'Esselunga e sono volati giù dal nastro della cassa e la cassiera lo so mi voleva strangolare lì per lì, e avrebbe anche potuto accoltellarmi, tanto poi arriva l'omino con la segatura e cancellava ogni traccia, me che oca che sono questa mattina, che mi specchio nello specchio (ovvio, e dove se no) del forno e volteggio e canticchio e di stirare nemmeno per l'anticamera, farò una torta, massì, e missà che un pò di quel mercurio, quella volta là, mi è finito nel cervello, ecco, ora si spiegano molte cose.

26 ottobre, 2009

Cadeaux.

La luce orrenda, la foto pure. Ho fretta, ci s'accontenta, questa casa è un delirio, due giorni lontano dal focolare domestico, ma quale focolare, fa un caldo feroce che sembra aprile, due giorni lontano da qui e la si paga, ossì che la si paga. Ho fretta, millemilioni di cose da fare e star qui a cincischiare e a baloccarmi con le cose comprate a Parigi, coi regali ricevuti, ancora???eppure il mio compleanno è passato da un pò. Regali e regali, questa pennina dalle mie AmicheTutte, me l'hanno data ieri, Avevamo Visto che Ti Piaceva Tanto, ed è vero, che donne sono che scoprono e sanno quando una cosa mi piace e anche tanto e che pensiero morbido per me. E' una penna da pucciare, non so come si dice in francese, non ha mica le cartucce, ma un botticino di inchiostro che sembra uscito da Il Nome Della Rosa, che sa di viola perchè è viola, e scrive viola, pensa un pò. E sì che mi piacerebbe stare qui a raccontare di quei boulevard, signora cara, e tutti quei gomitoli, e quei negozi di fiori sul lungoSenna che mi sarei portata via un cinque vasi e mille mazzi, ma di mazzi, mi aiuti a dire, me ne devo fare uno soltanto e qui, dacchè la mia umile magione, in grazia di Dio, non è più in stato di magione, dopo due giorni di giustificata assenza. Così, racconterò più in là di quel che è stato, di knitting e chiacchiere oggi non se ne parla proprio, devo girare come una trottola e occuparmi testè del mio Sposo e dei figlioli, e rimpinguare il frigorifero saccheggiato e dare un senso alla lavanderia. Un cul a cabane, madame. C'est ça.

Laggìta.

E tutti curiosi come scimmie, a scrivere, a chiedere e allora? e allora? com'è andata, che avete fatto, che c'avete combinato lassù, e poi, e siete andate lì e siete andate là, e avete visto questo e poi, invece? Dirò e non dirò. Siamo state così bene che non ci sembrava neanche vero, una specie di gita scolatica, per quasi tutte, mogli e madri, diciassette figli in sette, non so se mi spiego, era la prima volta che si andava via senza corteo di figli e mariti. Uno spasso vero. Siamo passate indenni persino attraverso le dodici ore ( sì, dodici ore, ho scritto giusto), passate in aeroporto venerdì, causa dannatissimo e stramaledettissimo sciopero che ci ha rosicchiato una giornata intera di quai, di quoi, di combien, di faubourg, di gare, di métro. Ma noi, stoiche e granitiche non ci siamo fatte minimamente scalfire e siamo state lì, noi si va apparigi, e da qui non ci muoviamo. Bello. Ora, quel che si vede è questo qua. Notre Dame de Paris, senza gobbi e esmeralde, e noi 7. Il cuore del Cuore. E quindi, con enfasi le presento al Grande Pubblico. Da sinistra, l'Amica delle Provette, Biancaneve, MeStessaMedesima, l'Amica delle Perle, Afef, la Milanesa, e Knitaly. Sette meraviglie del mondo, sette donne fatte che qualchevolta tornano in quarta superiore, sette cuori colorati, sei Amiche che adoro e ringrazio, sei abbracci in fila, e sei sorrisi e sei voci, che hanno per me attenzioni speciali, che sanno di me tutto quel che da sapere c'è, e che con me hanno inventato qualcosa. Sette Cuori A Parigi. Da farci Un Film.

21 ottobre, 2009

Bonjour, l'automne.

Che bella mattina che è. Silenziosissima, come sa essere bello il silenzio quando ti fa sentire in pace, contenta, di nulla in specifico, ma ci si sente così, e che ci vuoi fare. Si ascolta con sodisfazione questo benessere, questa sottile serenità, certo il frutto di tanti esercizi, esito di tanti lividi, magoni e pianti, momenti in cui ci si è sentiti così soli e disperati e immobili e assurdi. Lontani, alla fine, si è lavorato su di sè, si è imparato, si è cancellato, accantonato, chiusi capitoli e questioni, ci si è fatti più forti, si sono dette cose, ascoltate altre, si è cambiato registro, uniforme. Mai il sorriso. E' un cammino faticoso, come quando fai in salita un sentiero che ti porterà a uno spettacolo meraviglioso, non so come dire, sarà la piacevole malinconia di questa mattina autunnale da catalogo, la pioggerellina, che non sai bene se è pioggia o nebbia, e che mi rende così romantica e melensa, e mi fa pensare e pensare. A cose belle, però. Che non necessariamente son tutte metafisiche e filosofeggianti, echeppalle, ma va bene l'alternarsi continuo, il senso del cosmo e quegli stivali da viale su cui ho messo il cuore giorni fa, verificare il proprio stato emotivo e scervellarsi a ricordare il nome di quel mascara che fa gli occhi da pantera. Così, si dipana questa mattinata autunnale, nella casa in collina silenziosa e ancora un pò in disordine, scarmigliata, scalza e vestita da casa, una felpa di Bali che racchiude un cuore d'autunno, un cuore sfacciato, un cuore che ride.

20 ottobre, 2009

Il ritardo.

E non già quello che a tempo debito porterà un frugolo, dacchè, in grazia di Dio, abbiamo già dato a sufficienza, anche se mi spupazzo i figlioli delle mie Regie Vicine di casa, e li annuso e li tengo in braccio e mi sforzo di ricordare quando ne avevo anche io di piccini così, e mi viene un pò di nostalgia, ora che ho omoni e donnine, invece di pollicini morbidi col facciotto cicciardo. Orbene. Il ritardo è quello in cui ti svegli nel cuore della notte, apri l'angolo di un occhio soltanto, e lo posi sulla sveglia accanto a te. 7.35. Ah, ok. Cooooooooosa? Fai un salto nel letto, scuoti lo Sposo, altro che risveglio a baci come nei film, non abbiamo sentito, forse abbiamo sentito ma abbiamo finta di nulla, forse non è neppure suonata, impossibile, è che ci siamo addormentati secchi, e abbiamo un'ora o giù di lì di ritardo sulla tabella, qui c'e scritto che si deve essere in piedi alle 6.30, altrochè. La Princi esprime il suo personale disappunto per non avere a disposizione quella mezz'ora per decidere il vestiario e se la felpa blu o il maglioncino rosso, e che collana, e che sciarpa, dacchè, sempre in grazia di Dio, ne ha una trentina. Il Liceale esprime il suo personale disappunto bofonchiando qualcosa in una lingua incomprensibile, prendendo a caso nel mucchio dei suoi abiti ammonticchiato di malagrazia sulla poltrona accanto al suo lettino e in in 18 secondi è già lì, spazzolino in bocca e zaino in spalla. Il mio Sposo esprime il suo personale disappunto imprecando in maniera silente, impercettibile ai più, ma io che lo conosco più che bene, so che le imprecazioni silenziose son le più pericolose, e attendo la deflagrazione da un momento all'altro. La scrivente piomba in cucina, nel lavello ancora i piatti della cena, che è una cosa che odio rassettare la mattina presto; realizza che ha dimenticato di esporre il sacco dell'indifferenziata, che sono finiti i croissant per l'intervallo delle 10, che deve dare 7,50 per non so quale obolo a non sa quale figlio, che ha scordato di firmare questo, che deve andare alla posta e che e che. Ben perciò, la scrivente medesima, non sa se esprimere il proprio personale disappunto urlando, vomitando, o tornando a dormire.

19 ottobre, 2009

Buona domenica?


C'era scritto che sarebbe stata una pigra domenica di ultimo sole, di passeggiata in collina con Biancaneve e il suo Sposo, che avrei ultimato in tutta scioltezza la Baby Surprise Jacket e tutti a chiedermi cos'è, cos'è, e io con aria di sufficienza a dire, eh, sì in effetti è una cosa misteriosa, di fatto, lo è, se l'ho fatta e rifatta e disfatta millecinquecento volte circa, e poi alla fine disfatta del tutto, e la sua, quella di Biancaneve, rosa e perfetta, ma io sono la più zuccona di tutte e sono l'unica che ancora non l'ha fatta, e vabbè. C'è di peggio. E infatti c'è. Per non farci mancare niente, ma niente proprio, il Junior Ing. ha pensato bene di cadere malamente giocando a pallone, una cosa da nulla, dice al telefono, Ma Vado a Farmi Vedere. Così, sul finire della domenica, ce lo siam ritrovati al Pronto Soccorso, suo padre ed io, quelle sette ore perchè è il tempo necessario per farti dire che ha la scapola rotta e voilà, lo avvolgono per bene come le valigie all'aeroporto e te lo riconsegnano così, dolorante e inca@@ato, il braccio ripiegato, la manica molle della tuta sociale che un certo effetto fa, la sua faccina stralunata, ma come, non eri tu il piu' grande di tutti? Bene, molto bene. Buona domenica? E come no.

16 ottobre, 2009

L'equilibrista.

Che sarebbe stato facile non è mai venuto in mente a nessuno, nè di pensarlo, nè tantomeno, di dirlo. Non è che si cambiano le cose così, come la luce, accendi, spegni, non c'è un interruttore, non è che chiudi la porta e buonanotte ai suonatori. Ci sono delle volte che ti viene un pò da pensare, e di solito succede quando ti fermi un attimo, finchè vai, vai e basta, non ti sogni nemmeno di, e poi all'improvviso, ecco che le certezze un pò si sbriciolano, appena appena, e si procede sì, ma un pò si ha paura. Passa. Passerà. Si fa con calma, un passo dopo l'altro, si va avanti con metodo e sapienza, ci vuole mestiere e quello c'è, e allora dove sta il problema, noi qui siamo abituati a mangiarne, di problemi e questioni e pasticci e vicende, corazzati che siamo. Passa. Passerà. L'equilibrista del circo sulla piazza, quello coi carrozzoni scrostati e un leone triste nel recinto che non fa più paura a nessuno, quello con la cassiera finta bionda con lo smalto rosa, che legge un romanzo di Liala quando non c'è nessuno, lui, l'equilibrista fa così, l'ho visto io. Passa sulla fune ben tesa, con l'asticella che sembra leggerissima tra le sue mani bianche di gesso, e scivola elegante, sui nasi della gente e sulla pista polverosa dove prima giravano i cavalli stanchi col pennacchio e il domatore infilava la testa nelle fauci della tigre spelacchiata. Lui procede, sicuro e concentrato e l'ho visto bene come fa, se hai una corda te lo faccio vedere anche io, lui cammina anzi scivola e non muove un muscolo, attento e invincibile, scivola e scivola finchè non è arrivato di là, e allora sorride e tutti applaudono ma se ci hai fatto caso, non guarda mai giù.

15 ottobre, 2009

Ogni mattina una gazzella.

Eccetera. Non vado pazza per gli aforismi, le frasi da cioccolatino, quelle che dicono quelli che parlano bene. Ma è la mattina presto, quando la giornata è ancora tutta da inventare, che si sta lì, a mescolare il latte e a guardar fuori, ne ho parlato di già, è uno dei miei momenti più perfetti, non saprei dirlo meglio. Che belli che sono i pensieri del primissimo mattino, brillanti, trasparenti, lucidi come la targa d'ottone sulla porta d'ingresso, ancora impiastricciati di sogni e di coperte, e di caldo del letto, che sei ancora in camicia da notte, una specie di limbo, al confine, tra quel che eri un minuto fa e quel che sarai per le prossime, vediamo, quanto dura la mia giornata, la giornata di ognuno, tredici ore, forse, anche di più, se mi rimbambisco davanti alla tv, con una parte di famiglia, a finire finalmente la copertina a righe e a sentire come un belloccio fa a pezzi una canzone di David Bowie che adoro. Son pensieri bellissimi e crudeli, quelli del mattino prestopresto. Ti senti così potente, carica, sul pezzo, come dicono invece quelli che parlano male, ci stai dentro, come dicono i ggggiovani, e ti attardi e cincischi, e sei lì che pensi e pensi ma i numerini rossi sull'orologio del forno vanno così veloci e lo Sposo e i figlioli sono usciti da un bel dieci minuti e di cose e di idee e di pensieri ne hai avuti già un centinaio, e allora e perciò, come si dice, non importa che tu sia leone o gazzella eccetera, meglio sarà che ti dia una scossa e che barcolli fin sotto la doccia. Pensieri bagnati, pensieri fortunati. Come dicono quelli che parlano e basta.


13 ottobre, 2009

E fuori, l'azzurro.


Chi si aspettava il vento freddogelato dalla Siberia, ne ha avuto slo un pochino ieri sera. Già ci si immaginava in colbacco e pellicciona sulla slitta del dottor Zivago, e invece un bel niente del tutto. Domani sì ci sarà freddo ma per oggi ci si gusta in grazia di Dio ancora un pò di questo cielo. Anche nella casa in collina tutto procede con un'insperata beatitudine, almeno nelle ultimissime ore. Beninteso, la casa in collina certo non è una casa tutta zucchero e miele, amorecuorefiore, attenzione. Qui si urla e si strepita, si mettono musi qualche volta, si grida dalle scale E' Prontooooooo!!!!, si fanno discussioni e discussioni e si perorano cause e si litiga, com'è ovvio che sia, io con lo Sposo, lo Sposo con me, io coi figli, i figli con me, i figli con lo Sposo, lo Sposo coi figli, e tu avevi detto che, chi? Io? Ma mai nella vita, e allora vedi che sei bugiardo, no sei tu che non capisci, che non capisco cosa? son mica deficiente? insomma, così. Solo, oggi è una beata giornata, almeno fino ad ora. Qualche bella notizia che fa bene al cuore, un esperimento di torta, di quelle dei pacchetti che però vengono una delizia, e una teglia di mele al forno per le quali la Princi va pazza (ingredienti: mele, teglia e forno) la casa tirata a lucido, in ordine per le prossime due ore scarse, lo Sposo mansueto, ciarliero, felice. Il Giurisprudente che si è offerto volontario di ritirare i fratelli a scuola, cosa non da poco, ma da qualche tempo è uno zucchero di fanciullo, sarà la Biondina, sempre lei, che me lo sta addomesticando? In questi cinque beati minuti appena prima di pranzo, che è tutto pronto e si attende, meglio non c'è che sedersi un istante, bearsi di questo momento piuccheperfetto, i panni che asciugano fuori, un silenzio che è una carezza, una sottile, balsamica felicità. Magari, alle quattro e un quarto in questa casa si scatenerà il delirio, ma per adesso, lasciamo tutto così, la pace qui dentro e fuori l'azzurro.

12 ottobre, 2009

Vento dalla Siberia.




Meglio prepararsi con musica adeguata.

Ottobre, d'estate.

Che bell'aria che c'era. Forse non è proprio il modo giusto per dirlo, ma è stato proprio così, un'aria bella di sole caldo, inusuale, strano, forse nemmeno tanto giusto ma chissenefrega, noi col sole si sta già meglio a prescindere, e tutto sembra più lucido e luminoso, anche quello che non lo è. Invece, di un week end luminosissssssssimo si è trattato, sabato a conoscere un pò i cugini, i miei nipoti, suppongo, che anche io ce li ho, come tutti, e sono anche belli e quel che è magnifico hanno una casa tutta viola e due bambini così belli da farmi venir voglia di farne un altro, ma insomma. E poi ieri, la prima vera domenica tutti insieme, come noi si fa d'inverno, di solito, ma quale inverno se siamo in maglietta stravaccati sul prato, a far le foto con l'autoscatto, mentre il Regio Architetto, inforcati gli occhiali da architetto, ovvio, comincia ad immaginare quel progetto che diventerà una figata, sarà così, lo so che non si dice ma oggi vale tutto. Si attendono riunioni su riunioni, anche con l'Alter Ego, che mi sgrideranno, lo so, perchè io parto dai lampadari e loro pensano prima ai pavimenti, ma si sa, nasco barocca, me lo dicono da sempre, e allora, che farne di me? Un sole bello così da molto non si vedeva, o forse sì, ma che bei giorni di sole perfetto sono stati questi qui, perchè il sole va bene, è lassù, va bene che scalda e abbronza e secca i fiori se non li annaffi e ingiallisce il pratino e asciuga le lenzuola in un secondo, ma il sole, quello vero, lo fanno le persone che hai intorno, quelle che ami e che vorresti sempre con te, e che ci sono sempre in effetti, al pranzo della domenica con la tovaglia candida e i fiori, e alla merenda, quando la casa è tutta un tramestio di tazze e dolcetti e nutelle home made e chiacchiere. Mercoledì, si dice, perturbazione dalla Siberia. Che arrivi pure, se vuole, che di sole, noi qui, c'abbiamo il nostro privato. E scalda anche di più.

08 ottobre, 2009

Calma.

Un giorno quieto, di quelli che scivolano via piano piano, la mattina che erano le 8 e dopo un attimo già quasi mezzogiorno, ma come, non doveva essere lenta questa mattina qui? Si è rovesciato tutto così, come la bottiglia dello shampoo quando ti cade nella doccia, lento eppure veloce, quieto ma acceso, che bella frase questa qui, mi piace così tanto. Così, ho mischiato fusilli e penne, imbastito un pranzo veloce, riordinato magliette e pensieri, stirato camicie e progetti, idee e quelle dannate tende della cucina, che non ne voglion sapere. Ho la tastiera che non mi fa la o, devo premere forte e qualcuna la perdo, come l'orchidea sul tavolo che perde i fiori, un profumo di buono per tutta la casa, l'orecchino non l'ho trovato,e tre libri da leggere sul comodino. E' un giorno lento e meraviglioso, non si fa niente di speciale, che cosa avrà mai di speciale un giovedì qualunque, c'è un sole tiepido che scalda ancora e asciuga le lenzuola stese fuori, oggi si va in centro, si è trottato con grazia tutta la mattina per riuscire a ritagliare un pomeriggio così, in un bar del centro coi tavolini ancora fuori, più tardi forse, appena prima di cena, una passeggiata nelle clline rosse di foglie di vite e profumate di mosto e di umido, e che caldo strano che fa, nessuno lo dica che è già autunno o l'incantesimo svanirà.

07 ottobre, 2009

Pizzi e briciole.

Contro la malinconia. E' una giornata particolare questa qui, per me. I dolori, quelli grandi, quelli veri, non è che scompaiano col passare del tempo. Solo, ed è brutto a dirsi, un pò ti ci abitui, come una convivenza forzata, a dire, c'è, me lo tengo. A volte di più a volte di meno, ci sono giorni in cui nemmeno lo senti, altri invece che te lo trovi seduto lì, e fino a sera non và via, un ospite sgradito ma conosciuto, sai bene com'è fatto. E ogni anno è un anno in più, li conti, accidenti, ventinove, ventinove, è più di una vita, quanta ne è passata e passerà, ho avuto gli anni suoi quando è andato via, e spesso mi trovo ad immaginare come sarebbe stata la mia vita se quel giorno non fosse arrivato mai, dove sarei, che farei, se le cose che ho sarebbero uguali, e se e se. Non posso dire di essere triste, oggi, non è la parola giusta. Un pò vuota, forse, come senza corrente, come se rivivessi un pò quel giorno, come se avessi ancora la gonna blù a pieghe e quel nastrino, e allora, per darmi forza, ho iniziato subito una sciarpa leggerissima, di un color malva che adoro, è un filo sottile e un punto difficile, bisogna stare concentrati, non ho neppure tolto la tovaglia della colazione, e il gomitolo si è riempito di briciole, ma ho voluto la mia mente impegnata per un pò a contare, prima di cominciare una giornata così, coi fiori freschi e il camposanto, nel pomeriggio. E' un giorno come tanti, ce ne son stati ventinove da allora, e quel dolore è seduto lì, in cucina, con le briciole e il thè che si è raffreddato nella tazza con le ortensie, e quel pizzo leggero che devi stare concentrata e contare, e lo so fare, l'ho fatto mille volte di già, eppure, stamattina non mi viene.

06 ottobre, 2009

Maleficio.


Si preannunciava una sera così tranquilla, di quelle come da molto tempo non, non so come dire, di cene così amene come stasera, tutti rilassati e ridanciani e anche allegri, và, che in questa casa si è allegri senza un motivo vero, che è l'allegria più bella se ci pensi bene. Già immaginavo quel bel divano un pò sfilacciato, in realtà, ma ha un'aria csì vissuta e pestata, e stropicciata e un pò trasandata che lo fa più bello di quello che è, a rifoderarlo ci sarà tempo. Immaginavo me e qualche abitante la casa in collina, forse la Princi se avesse finito in tempo di ripassare geografia, e forse il Giurisprudente, perchè no, sono giorni di grazia, sorride molto, non si imbizzarrisce come fa di solito, non massacra neppure tanto il Liceale, bah!, è così strano. Pensavo e immaginavo di iniziare qualcosa con la lana nuova di zecca arrivata da Stoccolma. Un bel niente. Ho guardato sul tavolo, ho perso una cosa, cioè, non che proprio l'ho persa, stamattina era lì e mi sono detta, ok, devo ritirarli, inutile che li lasci lì, e stasera, al loro posto, cioè al posto di due cose ce n'era una soltanto e l'altra, puff! sparita, polverizzata. Preziosa, certo, un pò. E mi piaceva anche tanto, accidenti. E adersso ne ho una sola, non che non la si possa portare anche così, certo che no, ma dove diavolo è finita l'altra, ho cercato sotto il tavolo, spostato tutto, non c'è mica Mago Merlino in questa casa e nemmeno il mago Silvan, Mistero Magia, Apparizioni e Sparizioni. Niente, perso, sparito, dissolto nel nulla. E adesso mi dico che ben mi sta, che non posso continuare ad essere così disordinata e dire, sì, le cose sono lì, le ritiro tra un momento, ma una punizione così mi sembra davvero troppo, insomma, vorrei ritrovare quel dannato coso che mi piaceva tanto, e allora e perciò, continuerò a cercare e cercare e rovinarmi questa bella sera che bella non è, stramaledettissimo orecchino ma dove diavolo sei accidenti a te.

05 ottobre, 2009

Thanks to.


Come si dice? Stanca ma felice? O forse, felice e basta. La maratona di Manualmente, anche quest'anno, ha tirato giù la serranda, si sono fatti scatoloni e scatolini, raccolto ferri, uncinetti, aghi, vezzose forbicine, presiosissimi ferri circolari di cristallo di Boemia, arrivati direttamente dagli States sotto forma di regalo di compleann per la scrivente. Si son radunati gomitoli e avanzi e ripiegato copertine e imbottito cappellini con la carta velina, pronti per l'operazione smistamento dei prossimi giorni: come al solito, il luogo deputato per tale delicatissima riunione è il nuziale talamo di Knitaly. Che dire, anche quest'anno è stato bello, forse più bello dello scorso anno, non so, perchè forse sapevamo tante cose in più e tante ne abbiamo ancora imparate. Divertente, anche, stimolante, emozionante. Cuore di Maglia piace, e tanto anche. E questo non può che renderci un pò più felici ogni volta. Perciò, ringrazio tutti quelli che sono passati da noi, a farci un saluto, a vedere un pò che faccia che avevamo, a toccare le cose che avevano visto solo in fotografia. Perciò, grazie. Alle fanciulle dei Gomitoli Rossi, perchè so che non le perderemo per strada. A Manuela che mi ha detto Sei proprio Tu, insieme a Simona, perchè sono certa che la conoscevo di già. A Tiziana che ha imparato i dishcloths, a Cristina, con gli occhi lucidi, Conoscete Una Certa Che Scrive? A Francesca, che ha lasciato un pò di figli a casa e un pò se li è portati, a Nadia, amica persa e spero ritrovata, a Lella lontana ma vicinissima, a Erre e Gemma, che mi hanno portato la torta e la loro allegria, a Cristina che ha imparato il "KillerLoop", alla delegazione di Albenga, nata lì e subito, ai curiosi, ai meravigliati, alle nonne con le nipoti, a chi c'era e anche a chi non c'era, grazie. E poi, di noi, grazie alle mie Amiche Galline che da qui sono venute fin a là a darci prezioso supporto, a Maya, Ewa, SilviaElisaTypesetter da Milano, Emma Stylist con deliziose bambine al seguito, Francesca e i treni di Matteo, insomma, a tutte proprio tutte. E alla fine, a lei, preziosa compagna d'avventure, Precisa Ingegnera, grazie mica lo dico,. Tanto sa già tutto.

02 ottobre, 2009

E grazie.

Quanti baci, quanti pacchettini, quanti abbracci, quanti tantiauguriateeee, quanti sms, quanti messaggi su Facebook, quante mail, quante telefonate. Rispondo a tutti, lo giuro, appena finito Manualmente.
Io vi aspetto lì, Stand F5, fino a domenica compresa...la festa, continua. E io, vi adoro.

01 ottobre, 2009

Che bello.

Come mi piace quando c'è la luna e ancora non è buio. E' una lampadina dimenticata accesa, non serve ad illuminare, solo, si fa guardare, vanitosa com'è. E che bella l'autostrada stasera, non c'era nessuno o quasi. E' stato così un bel pomeriggio, oggi a Manualmente, tante amiche ritrovate, tante nuove e curiose, che ci hanno dato del loro, insegnandoci a fare dei fermacapelli meravigliosi, con perline ed uncinetto, il loro personalissimo contributo a Cuore di Maglia. Che bello stasera, la Princi che suona con la finestra aperta, va bene, è ottobre, ma è un ottobre così bello che di castagne di polenta non ne parliamo ancora, tempo ci sarà, è ancora un pò estate, se la guardi bene, si è ancora leggerini, senza calze, coi golfini che portiamo appresso per pudore ma che non infiliamo mai. Che bello stasera, che bella sera, che bel buio che è arrivato in un momento, e che belle le rose sul tavolo, fioritissime, con qualche petalo caduto ma ancora così profumato che è quasi un peccato buttarlo via. Domani compio gli anni. Con un sera così, la festa è praticamente già iniziata.

30 settembre, 2009

Non si impara.


Non è che ci si può mettere lì e studiarli tutti, dal primo all'ultimo. O meglio, sì, si potrebbe anche fare, volendo e avendone il tempo e la voglia. Ma non si imparerebbe. Mai. E non c'entra che sia la cosa che più ti piace fare al mondo, perchè queste cose qua le hai volute così tanto, li disegnavi già a scuola, in fila, la bambina coi codini e il vestitino a pois e le manine larghe, impalata, statica, perchè no, non sono brava a disegnare. E i bambini coi calzoncini e la palla. Ho voluto questi figli con tutta l'anima, non si son nemmeno fatti aspettare, in realtà, deciso, voilà, eccoli in viaggio verso di me, verso di noi. Ma ancora non ho imparato. Ad avere la risposta giusta, a consolare, a dispensare consigli, a dire le cose che vorrebbero sentirsi dire per essere sollevati, leggeri. Non ho imparato. Per loro farei le cose più grandi, così grandi che non so nemmeno cosa, mi butterei nel fuoco, come si dice quando faresti di tutto, ma proprio di tutto. E quando li vedi così, impacciati, a disagio, che non sanno nemmeno da che parte cominciare a raccontare, che ti dicono Non So Quale è La Mia Strada, e tu che non vorresti essere lì ad ascoltare perchè non hai risposte da dare, nè parole adatte, nè ti vengono i verbi, lì per lì, e nemmeno sai che cosa dire, e ci provi, certo, e la prendi alla lontana, ma che cosa inventare, se non che li ami, li ami così tanto che non si può dire a voce, ma solo stringere e stringere, e fargli sentire il tuo cuore, vicino al loro, perchè son cuori che si conoscono bene, e per un pò hanno battuto insieme e allora, che dire e che fare, tu sei confuso e io con te, io che ti stringo e basta e sento il tuo respiro, io, tua mamma, che a fare la mamma ancora non ho imparato.

29 settembre, 2009

Il lusso.

Tornare a casa ha di certo i suoi bei vantaggi, se hai complice una stagione meravigliosa, come sa essere bello l'autunno quando non piove. Ci si è svegliati prestissimo, la finestra regalava un'immagine romantica, le colline avvolte da qualcosa di sofficissimo che sembra nebbia ma non è. Non ancora, almeno. Ci si tuffa con quiete accesa in un'altra giornata, le cose da fare sono almeno una quindicina, i pensieri sono morbidi e plasmabili, come di pongo, si può scegliere che forma dare loro, tutto è ancora lì, come in attesa. Ci si sente un pò privilegiati, a poter scegliere cosa fare per prima, se iniziare a riordinare, o godersi il prezioso tempo che va dall'uscita di casa dei ragazzi all'inizio vero della propria giornata. E in quei pochi minuti, una decina, non di più, si può decidere che piega avrà questo ventinove di settembre. Ci si risiede al tavolo della colazione, si leggono le notizie sorseggiando il thè che era rimasto ancora in fondo alla tazza, si guarda fuori senza un vero pensiero. Fra poco si inizia sul serio, ma questo impagabile silenzio, spezzato soltanto dal ronzio del frigo e dalle fusa del gatto, è un gioiello della corona, un momento di beatitudine pressochè perfetta, il vero lusso di questo autunno luminoso.

26 settembre, 2009

La leggenda dell'ippocastano.

Sono di una bellezza unica. A cominciare dall'albero, che ha l'aria così saggia, imponente, altissima, che a primavera si veste di fiorellini bianchi non troppo profumati, ma che sono un capolavoro di precisione architettonica, mai visti grappoli così perfetti. E' in autunno, però, che l'ippocastano dà il meglio di sè. Se cammini nel sentiero del bosco, lo senti?, ti accompagna questo suono di foglie calpestate, a metà fra un gracidìo e una risatina sommessa, e non ti fa sentire troppo sola, nè di sicuro ti perderai. E poi, quei frutti meravigliosi, che certo che non si mangiano, che scoperta, ma che servono a un'infinità di cose, mica solo per le vetrine d'autunno. Lucide e perfette, di quel marrone rasserenante che ti fa pensare a coperte e tazze di tisana fumante, alla nebbia, anche, e al fuoco del camino, il primo della stagione. Ma ora, ti svelo un segreto. Prendi uno di questi gioielli rotondi, uno che è appena caduto dall'albero con quel rumore sordo e che magari ha rotolato fino a te. Lo hai trovato lì, in mezzo ai resti di ricci schiacciati o ancora chiusi, scrigni inespugnabili a custodire un misterioso tesoro, e foglie e rametti. Ora, raccoglilo e portalo con te sempre. Ti salverà dal raffreddore, per cominciare. E dai ragni, dai funghi velenosi, dalla tosse e dalla malinconia. Ti racconterà storie fantastiche, ti svelerà i misteri del Bosco Incantato, degli elfi che vivono dentro ai tronchi degli alberi, le storie d'amore degli scoiattoli e mille e mille altre storie, che scoprirai da te. Conservalo, nella tasca del cappotto, in fondo alla borsa fra le monetine e le caramelle spiaccicate, dentro allo zaino, vicino al righello, le matite senza punta e le briciole di tante merende, sulla scrivania, accanto al piccolo cactus e alla foto delle vacanze. Il frutto dell'ippocastano è una miniera di mistero e di magia, un rito irrinunciabile di ogni autunno, un alleato prezioso, che tu ci creda o no. E guai a chiamarlo castagna amara.

25 settembre, 2009

Stessa spiaggia, stesso mare.

Con le castagne, il ritorno del grigio, della lana e dei minestroni fumanti, arriva anche lui, Manualmente. Che anche quest'anno, come si dice, ci verrà belli presenti, nei secoli fedeli, perchè è un modo straordinario per far conoscere tutti i nostri progetti. Noi avremo colà il nostro bello stand di Cuore di Maglia. Dico noi perchè anche quest'anno, fra la delegazione di Milano, Torino e Alessandria saremo, come l'anno scorso, al mare sul pattino, la metà di mille. Venite quindi senza indugio, cercateci tra gli stand di ricami e feltri e ceramiche e fiori di stoffa e perline, quante perline lo scorso anno, e palle di Natale e molto altro. Noi avremo cuori dappertutto, ci saremo, Knitaly ed io in alta uniforme, per passare qualche tempo insieme. Perciò, per quest'anno, non cambiare eccetera.
Manualmente
dal 1 al 4 ottobre 2009
Torino Lingotto
Colà, vi si aspetta, e che ve lo dico a fare.

24 settembre, 2009

Meraviglia.

Il mio regalo dura ancora qualche giorno. Alla fine, dopo anni, credo che sia la prima, unica vacanza da sola, e dove sola intendo sola sola, non sola con. A volte mi sono trovata sola col mio Sposo, con la Princi, e prima ancora sola con i maschi piccolissimi: qui, sono io e basta. E mi beo di queste passeggiate nel bosco, sù sù, fino a vedere il mare dall'alto, e il porticciolo e le case. E di tutte le coccole che ho, la colazione in camera, che è un lusso vero e il guardare l'orologio alle 6 e dire, massì, dormo ancora un pochino, tanto nessuna sveglia mi sveglierà, tra poco. E' un regalo speciale, questo qui. Staccata dalla mia vita di sempre, che è così piena di Sposo e figlioli e casa e cose, e, diciamolo, nei mesi scorsi scossoni e notti insonni ce ne sono stati un bel pò, e allora sì che se ne sono accorti, mi sa che stavolta è la volta buona, mandiamola a riposarsi un pò, prima che scleri del tutto. Così, ecco che ho accolto questo regalo anticipato come ambrosia, e mi godo ogni istante, e ancora qualche giorno qui. A casa è tutto perfetto, si dice, si sentono anche loro un pò in vacanza dai miei urli, cucinano insieme, sparecchiano a turno, e da qui mi fanno una tenerezza infinita. Mi ricarico di coccole e massaggi e corbellerie e yoga e niente fare, faccio la maglia sulla panchina che guarda il mare, leggo, chiacchiero e sto in silenzio e penso e penso, ma i pensieri che ho sono d'oro e d'argento, soffici come nuvole, bellissimi e semplici, colorati di rosa e d'arancio come il tramonto che si vede dal bosco, se arrivi fin là.

21 settembre, 2009

Un regalo.

In anticipo di un pò sulla data del mio compleanno. Lo volevo da un pò. E adesso eccolo qui. In valigia, 3 libri, un lavoro a maglia e pochissimo altro. Perchè nient'altro mi servirà. Peccato il tempo schifido, ma sarò troppo impegnata a farmi pasticciare per avere il tempo di guardare fuori dalla finestra. Tornerò bell'e riposata, liscissima, come nuova. La Direzione ringrazia il Regio Isoscele Sommo Altissimo Profeta per cotanta benevolenza. E che adesso, con tutto l'amore e l'ossequio e la deferenza, giri lui come una trottola. Illustrissima e Regia, s'intende.

Non è più tempo.


Senti? Piove. E' da stanotte, da ieri sera, che mi sono addormentata di schianto, è stata una settimana lunga e faticosa, chissà come la stanchezza viene fuori sempre alla fine, quando ti fermi un pò, la domenica. Senti? Piove. E poi è stato un fine settimana un pò insolito, io e lei da sole, ho sempre così voglia di fare la figlia ogni tanto e la faccio così poco, così mai, che quasi mi dimentico di esserlo ancora, una figlia. Ho riscoperto gesti antichi ai quali non sono più abituata, il suo modo di girare quel suo ragù meraviglioso, che a me non verrà mai come il suo, eppure è uguale. Il suo sedersi sulla punta della sedia, il suo modo di legarsi il grembiule. Io non sono come lei, e questa lontananza di anni e chilometri non fa che accrescere la diversità, l'arrabbiarmi così tanto per certe cose che non comprendo, il suo schierarsi sempre e comunque da una parte sola, il suo non voler sapere quasi niente della vita che ho. Certo, mi manca, e anche se ho imparato negli anni a farne a meno, qualche volta mi verrebbe così voglia di sedermi con lei, e affidarle il mio destino, raccontarle le mille cose che mi girano nella testa, se ho paura o sono felice, o angosciata o entusiasta. Non è più tempo. Delle confidenze in bagno, della complicità che c'era, di quando al telefono la scambiavano per me. E rimane solo il tempo che passa, la consapevolezza di aver perso dei giorni preziosi, le porte sbattute in faccia, sulla mia, l'amarmi, certo, ma nascondendolo così bene che quasi non me ne accorgo. Ha perso tanto di me, della mia vita, dei miei figli e della mia storia, che pure ha inventato lei, e io non so se è colpa mia o colpa sua, e vorrei rimediare e cambiare tutto e ricominciare da capo, e ancora raccontarle e confidarmi, ma sarebbe un altro peso sui pesi che ha già, certo che non mi dimentico quanto ha sofferto, ma lo abbiamo fatto insieme e sembra non ricordarlo più, che il suo dolore era anche il mio, e allora che non si preoccupi per me, che per me mi preoccupo da sola, che alla fine una strada la trovo come sempre, e che a lei racconterò solo le cose che la fanno ridere, e quel che vuol sentire, perchè sono una donna fatta, ormai e ho imparato a non piagnucolare e che di consolarmi e difendermi e starmi vicina, forse non è più tempo.

19 settembre, 2009

Facce da knit.

Eccoci, alla fine. Raggiunte dalla delegazione torinese, con figliolanza al seguito, in un bel pomeriggio di sole, che ci ha permesso di stare bell'e apparecchiate di fuori, bell'e rilassate, belle, non c'è che dire. Diciamo che è stato un pomeriggio movimentato, per la scrivente. Figlioli chiusi fuori di casa, gatti da ritirare dal veterinario, l'Amica Milanese alla quale ho fatto da TomTom per arrivare fino a noi, la coperta fedifraga che non mi veniva manco a piangerci cinese. Insomma, un bel momento. Nessuno si è fatto scalfire dalla mia agitazione, emmenomale, abbiamo fatto progetti, ammirato estasiate i lavori di tutte le altre Primissime della Classe. E io, io sono quella dell'ultimo banco, quella che non gli viene più il Magic Loop, quella che la Zimmerman la odia, quella che si imbelìna (si può dire?) con segnapunti e affini, quella che avrebbe bisgono di un minimo di ripasso prima di affrontare un lungo inverno di knittaggio, quelle che sono tutte più brave di me, quella che non ha ancora provato a fare la Baby Surprise Jacket e invece le altre galline, dall'Amica delle Perle, a quella delle Provette, a Biancaneve stessa, la fanno sbadigliando davanti alla tv dicendo pure Uff, che noia. Senza contare i veri pezzi unici di Clarissa in Fuga, che dice che dalle parti sue, negli USA, va di moda così, e noi lì, a mascella scesa, a chiederci, invidiosissime, ma come diavolo si farà. E' stato uno splendido pomeriggio, che si è concluso a notte fonda, ore 22,35, con la pizza al volo e chiacchiere aggiunte. Bello. Peccato per chi non c'era, ma intanto, le iscrizioni sono già aperte per il prossimo. Ho un piano: mi dimenticherò i ferri a casa e farò finta di nulla. Perchè io, quasi quasi, quelle brave brave non le faccio più amiche. Così imparano.

16 settembre, 2009

Ossì.

Fatevi un nodo da qualche parte, segnatelo sul Blackberry, un post it, dietro alla lista della spesa, appiccicatevelo allo specchio. Domani, stesso posto, stessa ora, come si può agevolmente leggere nel calendario a fianco appositamente stilato, per vostra comodità. Domani ci si trova, si racconterà, si mostrerà, si imparerà, si insegnerà, si scambierà, si chiacchiererà. Di trecce e questioni spinose, di aumenti e faccende torbide, di magic loop e affari importanti, di cose disfatte di punti sbagliati, di misure prese male. E' incredibile come la maglia abbia affinità con la vita di sempre. Noi là saremo, al solito. Cuore di Maglia cresce e cresce. E il nostro gruppo magico, quasi come il loop, cresce insieme a lui.

15 settembre, 2009

Non passa.

Ha un esame domani. Ha studiato poco e lo sa. Me lo dice, anche. Ma non è solo questo. E' triste, da due giorni in qua, inconcludente, insofferente, silenzioso. Non è da lui. Non chiedo, giro intorno, faccio tentativi. Abbiamo aggiunto una coperta al suo letto, mi ha aiutato. Si è fermato di scatto e mi ha abbracciato forte, quasi mi fa male, con quelle braccia robuste che ho fatto proprio io. Mi abbraccia così solo quando piange. E infatti. Non chiedo. Non chiedo ma so. Io Non so Come Fare, Mamma, Ho Dei Pensieri Assurdi. E io so. So di che pensieri si tratta, che fa questo mio figlio, so di che burrasca tremenda è pieno il suo cuore, a volte meno, a volte di più. Oggi, di più. So di quel suo dolore, so di quelle lacrime ricacciate giù tante volte, o lasciate scendere quando nessuno vede, quando sono tra loro, tra amici, alle panchine. So che ne parlano tanto, ancora e sempre. Piange. Piange le sue lacrime di diamante che non vorrei vedere mai, che strazio per una madre un figlio che piange, soprattutto se da dire non c'è nulla, proprio nulla. Provo, azzardo un discorso strampalato, il senso della vita , il ricordo in chi resta, e l'amore, l'amore che è l'unica strada, l'amore che consola e scaldae accarezza e fa sentire più forti anche quando senti di non farcela più. Mi arrabatto, cerco di uscirne, in qualche modo, ma com'è difficile, e faticoso, sento le parole pesanti e senza senso. Si asciuga goffo gli occhi con la manica, lo fa sempre, e in questo gesto ritrovo il mio bambino a tre anni, eccolo qua. Come sarebbe semplice se ancora avessi tre anni, figlio, come sarebbe liscio e senza ostacoli il mio consolarti, il mio soffiare sul ginocchio, il mio fazzoletto bagnato sulla testa, il mio massaggio alla pancia. Passerebbe subito. Così no. Io non sono brava a consolare e non trovo le parole giuste, mai. Questo, poi, è un nodo tanto grande e impossibile da disfare, che nessuno al mondo sa darti la strada, la soluzione, un fazzoletto bagnato per sollevarti, accudirti e stringerti, e scolorire un pò questo dolore che non passa.

..per le mille volte che l'ho visto.

Rosa d'autunno.

I miei figli direbbero La Mamma Si è Presa Bene. Nel senso che mi sono perfettamente calata nella parte della casalinga a tempo perso, nient'affatto disperata, efficiente, bravissima, che insiste sulla macchia, che arriva presto e và via presto e di solito vabbè, che stira cantando, che si è innamorata del Folletto della Vicina, che rammenda, cucina, e fa il bucato. Insomma, provetta Cenerentola del Terzo Millennio. Ma nulla vieta di essere housewife con un pizzico di glamour e un occhio alla ricerca. Al rogo casalinghe sciatte e ciabattanti, se proprio lavare i pavimenti non è il sogno della vostra lucente vita, almeno rendete più gradevole e colorata la questione e fate quel che vi dico. Recatevi tosto al supermercato più vicino, lo adocchierete subito, ce n'era una tale catasta, ieri, di sicuro non rimarrete senza. (Comunicazione di Servizio: invece di assumere promoter che in cambio di 14 sacchetti di biscotti ti regalano sei pastelli a cera, che idea fulgida sarebbe sistemare lì accanto una signorina che spieghi alle donne che fanno la spesa che è meglio per loro se investono 3euroEsessantacinque per questo splendido secchiellino, completo di MocioVileda?). Già, dimenticavo la parte più importante dell'intera vicenda. Una parte dei vostri 3 euro e fischia verrà devoluta a Susan Komen Italia per la lotta ai tumori al seno. Compratelo e regalatelo, è un bel pensiero, trovo. Io già ce l'ho e fa bella mostra di sè sul pavimento della mia cucina. Per adesso ci ho messo le rose e sta un amore. Poi, si vedrà.

P.S. A grande richiesta : io l'ho trovato al Bennet.
P.P.S. Ma quante siete stamattina????

14 settembre, 2009

Quando non dormi.

Lo senti? E' il vento. Un vento rabbioso e fuori posto, che strano un vento così, qui. Fischia e sibila attraverso le persiane chiuse, litiga con gli alberi, maltratta il caprifoglio. Mi ha svegliato un rumore, non so. Forse stavo sognando. Non dormo, non è chiaro perchè, io dormo sempre come un sasso, di quei sonni improvvisi, di quelli che non riesci proprio a tenere gli occhi aperti, e non è che ti giri e ti rigiri, no, tocchi il letto e sei già lì, bell'e stecchita. Così, bighellono per casa, e guardo fuori quella mezzaluna velata, queste nuvole sfilacciate, quasi blu, chissà se pioverà. Non è male non dormire, qualche volta. I pensieri che fai la notte, quasi a mattina, hanno un sapore diverso da quelli del resto della giornata. Dormono tutti, e tu sei lì, sveglissima, come a sorvegliare il loro sonno, come a dire, Dormite Pure, Sono Qua Io. Non si conosce il motivo di questa insonnia inconsueta, così diversa da quelle odiose e agitate, questa mi piace, invece. E, complice questo vento mascalzone, posso fare ciò che voglio: leggere i quotidiani di domattina, che un pò mattina è già adesso, innaffiare l'orchidea nel vaso, un libro, magari. Queste raffiche scomposte mi portano solo pensieri gradevoli, che venga pure il primo giorno di scuola domani, mi troverà organizzata ed efficiente, nonostante sia qui a scrivere, adesso. E che venga pure l'autunno e i suoi rossi e arancioni e le foglie secche, ne raccoglierò qualcuna da tenere fra le pagine dei libri, lo faccio, qualche volta, ho un rametto di bouganville che ancora porta quel fucsia meraviglioso che solo il sole dell'Isola può regalare. Ogni cosa, a guardarla bene, ha un aspetto migliore di come appaia in realtà. Basta trovare le lenti giuste, o solo il momento giusto per guardarla, sia esso un pomeriggio di sole, una domenica mattina, o una notte di vento disordinato e chiacchierone, che dormono tutti, che mi ha svegliato un rumore e che mi piace star qui a scrivere, adesso che è quasi mattina.

12 settembre, 2009

Non sono pronta.


E' vero, mica ci vado io. E poi, su quattro, solo gli ultimi due vanno a scuola, gli altri due stanno studiando per gli esami. Rettifico. Uno sta studiando per gli esami, l'altro fa finta di studiare per gli esami. Ma non è questo il punto. No, non sono pronta, non sono pronta affatto. Ad alzarmi all'alba, per esempio. A cominciare la sinfonia, la menata, lo sbattimento. Non sono pronta e non ne ho voglia. DI libri e lezioni e di orari, nooooooo, gli orari no, alle tre devo essere e per le cinque devo andare, e poi alle sei meno un quarto mi devo trovare, nooooooooo, vi prego no. Io ho ancora il fuso orario dell'estate, profumo ancora di cocco e di gelato sulla spiaggia, giro scalza, scollacciata, e abbronzatina, ho ancora i campanellini di Folegandròs alla caviglia, io non ce la posso fare a mettere l'orologio, a far la lista delle cose, a foderare i libri, i compiti, le udienze, la sola parola mi fa venire i puntini rossi. Sono giorni frenetici, sembra che tutto proprio tutto si sia concentrato qui e adesso, e non mi ha trovata pronta. Sarà che mi sento il cervello come risciacquato, messo in candeggina e scolorito, come si faceva coi jeans una volta. La verità è che non ne ho voglia e basta, che pagherei per avere ancora una decina di giorni di niente assoluto, di baloccamenti, di zero pensieri, di zero appuntamenti, di zero di tutto. E adesso, scusate tantissimo ma vado di fretta, la Princi è a una festa e và ripresa alle 21. Come, non è ancora lunedì 14!!! Certo che no, bellezza, ma Giostra ha già iniziato a girare. E pronta o non pronta, ben meglio sarà che che inizi girare anche tu.

11 settembre, 2009

Solinga.


Non càpita mai. Non ricordo a memoria di essere mai stata sola solissima di venerdì sera, nella casa sulla collina. Fa effetto, niente da dire. Questa in verità non è che sia una casa di quelle normali, c'è sempre un gran traffico di arrivi e partenze e stazionamenti e passavo di qua, e campanelli e telefonini e bip bip di messaggi e urla e risate e voci di sottofondo e pianoforti e chitarre e sedie spostate e rumori di doccia e spruzzi di deodoranti e ticchettii di tastiere e passi sulle scale e parolacce, esclamazioni, imprecazioni, risse, ogni tanto, litigi, canzoni, palline che rimbalzano, phon, rasoi, e cose così. Stasera, un bel niente. I figlioli sparsi, il Capitano salpato, persino la Princi ospite da un'amica per quel rito complice che è così in voga fra le ragazzine, StaseraPossoDormireDa. E' l'ultimo week end prima della buriana della scuola, e lasciamo che sia. Quassù, nel silenzio inusuale di queste pareti, mi organizzo. Avrei ben potuto uscire, un cinema magari, come suggerito dalla mia Amica con la Toga, perchè non esci? No che non esco. Mi impossesso di questa divano sterminato e ci sto io ed io soltanto. E posso permettermi di scegliere tutti i film in bianco e nero che voglio, senza sentirmi dire MaCosaGuardi? con aria schifata. E fare la maglia con tutte le luci accese, se mi va. E leggere fino alle due quel libro che ho comprato questo pomeriggio. E magari finirlo, come mi capita spesso. E che ne so, farmi un bagno di due ore, scioglierci ogni genere di corbelleria, le palle frizzanti coi brilli di Lush, per esempio, e lì scialacquarmi senza che nessuno bussi o chieda udienza o che mi racconti di aver preso una multa parlandomi da dietro la porta, è già successo. Potrei mettermi uno smalto fiammeggiante, farmi un impacco di hennè ai capelli, accendere gli incensi che non piacciono a nessuno, mettere la musica del Buddha Bar a palla, guardare vecchie fotografie, fare un dolce per domani, riordinare qualche cassetto. Deciderò man mano. E' una strana pace, quella di stasera, gradevole, certo, forse un pò malinconica, appena appena. Domani arriverà in fretta, e tutti i figli riederanno alla casa sulla collina, per l'ora di pranzo. Fino ad allora la casa è tutta per me. Qualcosa mi inventerò, ma, e lo dico sottovoce, a questo silenzio preferisco il caos. Son fatta male. Lo so.

08 settembre, 2009

Matrimonio di settembre.

Ripresa dai festeggiamenti per il millesimo post, ubriaca persa da tutti quelle parole così belle, e grazie grazie, mazzi di fiori, vassoi di tartine e flute di bollicine, e fette di torta, grazie, grazie, infinite come le Fragole, grazie altrettanto. Finita la festa, ora ci si smuove un pò, cose e cose da fare, manco a dirlo, anche se ancora si respira un'aria vacanziera che mette allegria, anche se ancora non si è a pieno regime, la PrinciMusicista riede domani da una mini vacanza dove si nutre di pane e spartiti e note e Bach. Settembre è un mese frizzante, gradevolissimo per certi aspetti, anche in una casa chiassosa e faticosa come Villa Villacolle. Ci si organizzerà per bene, come al solito, come sempre, come tutte quelle volte in cui una minuziosa e chirurgica organizzazione scongiura il pericolo incipiente di uscire definitivamente di senno. Già, perchè non è mica tutto un rosolio, tutto biscottini e centrini candidi, e ciccì e coccò. Si fa con calma, si ordinano i pensieri insieme alle camicie stirate, si individuano calzini spaiati e soluzioni a questioni che sembravano così complicate, si puliscono tonnellate di fagiolini, lo sguardo vacuo e intento mentre si allontanano, insieme agli scarti, anche le cose che non vuoi più sentire, le menate, si chiamano così, le cose da nulla. Settembre è foriero di grandi progetti e grandi, grandissime aspettative, di un clima di giorni intatti prima della Grandissima Buriana rappresentata dall'inizio delle scuole. C'è già un sole tiepido che ha sposato stamattina in giardino un'aria dolcissima e fresca, testimoni il basilico e l'ibisco, celebrante il ciliegio verdissimo, invitati la talpa e il Candido Gatto, grande assente il pettirosso ma ha mandato un telegramma. Noi qui di settembre ricacciamo i magoni in fondo alle scale, li nascondiamo sotto alla terra umida, compreremo dell'erica per quel vaso senza nulla, cucineremo un pochino, ascolteremo con grazia questa fine di un'estate che è ancora lì sulla porta e che non sa se restare o andare via, portiamo con noi un golfino leggero, ai matrimoni, ben lo si sa, non si va mai a braccia nude.

05 settembre, 2009

Mille mille mille mille mille mille........

Ti ho fatto una torta.
Come , per me?
Certo, per chi se no?
E per qual motivo?
Come, non lo sai? Dai, non far la furba, sono mille.
No, non sono mille, son quarantasei, fra un mese circa.
Ma và, che cosa hai capito. Mille. Mille. Mille i post di questo blog.
Ma dai...davvero?
Seeee, dimmi che non lo sapevi.
Sì, beh, certo che lo sapevo, lo vedo sempre quanti post faccio, son mica scema. Ho cominciato a contarli all'indietro, circa cento post, e dicevo ne mancano venti e poi dieci, e poi due, così...
Allora?
Allora che?
Come si sta dopo mille post?
Si sta così. Bene, direi. Benissimo, anzi. Sono quasi tre anni che scrivoscrivoscrivo e ancora non mi sono stancata. E mi piace, mi piace da morire scrivere di me, scrivo per me, anche se so che mi leggono tanti, ma tanti , ma così tanti che davvero non credevo.E le cose che scrivono loro a me, poi, da brivido, lo sai?
Beh, sì, ne ho letto qualcuno, di commenti intendo, qualcuno è davvero pesante.
Sì, è vero, ma non ci bado, in tre anni ne ho cancellato solo due davvero brutti, malvagi, non so come dire ma gli altri li lascio, fanno parte del gioco.
E che gioco è?
E' il gioco che mi piace fare di più. Scrivo da quando ho dieci anni, avevo un quadernino con Gatto SIlvestro, un quaderno a quadretti smesso da mio fratello, di quelli con poche pagine usate, che era un peccato buttare via, aveva la copertina di quelle a righine, di quelle figurine che se le muovi cambiano l'immagine, capito come?
No, ma fa niente.
Ecco, il quaderno di Gatto Silvestro era il mio rifugio segreto, lo tenevo nascosto dietro al mobile dell'ingresso, e quando ero triste o l'avevo combinata grossa, lo prendevo e scrivevo.
Cosa scrivevi?
Tutto quello che mi veniva in mente, così, non molto diverso da quallo che faccio ora.
Beh, ne è passato di tempo.
Sì, e non ho mai smesso. Credo di essere un pò dipendente, in fondo. Scrivere mi fa sentire bene, mi calma e mi esalta, mi tranquillizza e mi elettrizza, non so, è così difficile da spiegare. Metto in fila le parole, mi vengono così, di getto, non rileggo mai, così come non ho mai fatto le brutte dei temi a scuola. Inizio a scrivere che ho un peso sul cuore, che magari ho un nodo proprio qui che non scende giù, e allora mi siedo un attimo, faccio un respiro, e le mie mani scorrono veloci sui tasti, così veloci che non so se sono davvero io a muoverle, o se vanno da sole. E la mia mente vola con loro, in automatico, non importa che io parli di rossetti o di malinconia, di drittoerovescio o di lacrime disperate, quel che c'è è che rimagno solo io, con il rumore delizioso dei tasti, magari la lavatrice che centrifuga di sottofondo, ma per quei dieci minuti, e solo dieci, te lo giuro, non ci metto mai di più per scrivere le mie cose qui sopra, dieci minuti in cui io rimango sola, sola in questo mondo incantato che è mio e mio soltanto e mi sento in pace, sospesa, protetta, avvolta, e forte, anche, brava, che me lo dico da sola, e che ogni tanto ci vuole. E alla fine, mi sento leggera e trasparente e il peso sul cuore è andato via, volato lontano, così. Ho scritto di tutto qui, di quanto ami questa famiglia, e questa vita che ho, e questa casa e le mie più piccole cose, i cani, il basilico, il pettirosso, i miei gomitoli, le mie amiche, l'amore della mia vita, i miei figli, mio padre lassù, i giorni disperati, le sciocchezze, mia madre lontana, la paura, questo mio essere così come sono, l'ansia, la tristezza, la gioia vera, il gossip, il lucidalabbra, che odio stirare, i ragni, i topi, le tende nuove, il mio divano strappato, che non so stendere, del libro che voglio scrivere da un secolo, che non so far di conto, che so a memoria un milione di canzoni e di poesie, il disordine, la mia cucina, mio fratello, le rose, i libri,i giorni che gira e quelli che no, i tacchi, il pigiama, il mare, la collina, i biscotti. E le torte.
Eccone allora, una per te. E' del colore giusto, mi pare.
Sì, è bellissima,
Sì, mi è venuta bene.
E' bello ricevere regali, e davvero non so come dirti grazie...
Di niente.
Anzi, lo so, te lo scrivo. Dopotutto, è la cosa che so fare meglio.
Dai, scrivi.
Mille grazie per mille post.
Col cuore.
A tutti quelli che li hanno letti, che non si stancano di leggere, che un pò si riconoscono, che un pò mi vogliono bene, che un pò mi fanno felice, così felice che mille ne ho scritti e ancora mille ne scriverò.

02 settembre, 2009

New season.

Inizia qui. Che non è caldo e non è freddo ancora, e tanti progetti si possono fare, non necessariamente legati alla stagione in corso, è questa la magia, si può finire un bikini o una gonnina di cotone, mentre si sbircia con impazienza un pacco di lana nuovo di zecca, pronto per essere trasformato in whatever you want. Uno scialle, dice Emma dal suo blog, ci salverà dalla noia, dai ragni, dalla tristezza dell'autunno, dalla tosse e dalla monotonia. Ben perciò, oggi ci si rechi senza indugio, come al solito, come sempre al BioCafè, quello del vicolo, per il primo KnitCafè della stagione. E, di grazia, si consulti con solerzia il calendario a lato, ci si apppunti per bene giorno e ora, per non dire poi con la faccia contrita, gli occhi da cocker e i lucciconi, MaIoNonLoSapevo!! Fuori c'è un cielo senza colore, ci sono cose e cose da fare, ma due chiacchiere tranquille, un pò di gossip innocente e due giri di maglia sono il meglio che c'è.
Bio Cafè
Vicolo dell'Erba
Alessandria
dalle 15 alle 18

Colà vi si attende, e che ve lo dico a fare.


Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...