26 settembre, 2013

Costì vi si aspetta.

Da oggi e fino a domenica, Manualmente al Lingotto di Torino.
Un appuntamento irrinunciabile che per il sesto (sesto?!) anno vede impegnato Cuore di Maglia e una squadra affiatata e collaudatissima in questa maratona affascinante e piena di sorprese.
Molte le novità di quest'anno a partire dal nuovo padiglione che ospita l'evento, all'allestimento dello stand ma anche e soprattutto per un evento speciale da non perdere per niente al mondo.
Colà mi trovo e colà vi aspetto.
Non fate tardi.

24 settembre, 2013

L'avventuroso viaggio della Lumaca Lia.

Non era quel che si dice una bellezza.
Anzi, a guardarla bene faceva anche un pò schifo, con licenza parlando.
Lunga, marroncina, molliccia e lucida, con le sue cornine grigiastre,  la lumaca Lia abitava da qualche settimana il Regio Orto lassù, nella Casa in Collina.
Si poteva scorgere fra le foglie rattrappite dei pomodori, oppure a sorpresa, posata a oziare su una foglia di cavolo.
Non era quel che si dice un ospite gradito.
La Lumaca Lia aveva preso possesso di quella parte di orto dove poteva agire non vista, farsi scorpacciate di cavolo o di insalata e poi riposarsi all'ombra, non importa se sulla terra o dietro la staccionata, in santa pace.
Non piaceva a nessuno.
La Princi Liceale, inviata speciale una sera al crepuscolo a controllare lo stato di maturazione delle zucchine, rientrò con un'espressione tra il disgustato e il terrorizzato, al pari avesse visto, che so, uno pterodattilo in mezzo alla lattuga.
Ma la Scrivente sapeva.
Avevo infatti adocchiato da giorni la Lumaca Lia nel regio Orto e non ne avevo fatto parola con nessuno.
L'avevo presa con delicatezza e posata oltre la siepe,  sono maschiaccio in queste cose e a prendere lumache e lucertole, seppur con smalto Mysterious Chanel n. 601 non mi fa nè caldo nè freddo. 
Ma la Lumaca Lia amava il regio Orto ed era tornata.
Non solo, si era portata una serie di amiche sue, fors'anche un fidanzato rimediato lì per lì, e l'allegra combriccola banchettava allegra nel fogliame.
Ben comprendo che le lumache sono calamità per orti casalinghi, ancorchè appena insediati.
Mi era stato suggerito di ubriacarle con la birra ed eliminarle tutte in un colpo solo, ma non ho avuto cuore di attuare una tale carneficina.
E poi, le foglie del cavolo avevano dei bei ghirigori, tanti buchini delicati che davano al regio orto un'aria retrò, come centrini al chiacchierino, quelli che si mettevano sul televisore sotto alla gondola recante la scritta Saluti da Venezia.
La Lumaca Lia può stare nel Regio Orto quanto vuole, se vuole. Lei e le sue ancelle. 
E andare e tornare, andare e tornare, dalla siepe all'Orto, ogni volta che vuole, coi suoi tempi, si capisce.
Che non se ne accorga lo Sposo, però.
Dalle urla di quest'oggi a pranzo, per tutt'altra vicenda, s'intenda bene, ma sempre di urla si tratta, Egli potrebbe decretare lo sterminio delle lumache in meno di un secondo, magari con un potentissimo battericida a base di soda caustica o di qualche altro intruglio malefico, come per la talpa, per dire.
Non è periodo questo di sottoporre all'attenzione dell'Illustrissimo la pratica Lumache nell'Orto.

Nasconderò la Lumaca Lia, cercherò di portarla fuori dal Regio Orto ogni volta che la incontro.
In cambio, lei ricamerà per me eleganti centrini per il mio centrotavola.

Come, foglie di cavolo per centrotavola? Perchè no, alla fine.
Senza gondola, però. Quella mi manca.


17 settembre, 2013

Le sere del minestrone.

                                            ph.aromadicacao.it
La è stata ieri sera, una sera da minestrone. Succede che quando non ci sono per qualche giorno, il menù di questa casa consti perlopiù in cose semplici, comprate, nessuno che si metta a cucinare, grandi insalate, grandi pastasciutte, fine della storia. Ieri sera, a uno dei miei figlioli è punta vaghezza di un piatto salutare: Mamma, Ce l'Abbiamo il Minestrone? 
Ce l'abbiamo.
Il Regio Orto ancora non dà frutti a sufficienza per un pentolone di minestra, perciò, santissimi surgelati. 
Ieri sera, il menù di casa mia ha previsto : Minestrone.

Occorre però esaminare con attenzione la questione. Il Minestrone, maiuscolo, è un piatto di un certo spessore, di una certa valenza psicologica, ancorchè sentimentale.
Non si fa in sere qualunque, non si improvvisa, non si dica, boh, facciamo un minestrone.
Le sere del Minestrone sono quelle che hanno avuto un pomeriggio critico, capisco i miei figli dai passi sulle scale, da come girano la chiave nella toppa, da come chiudono la porta. 
Le sere del Minestrone portano in esse stesse una voglia di stare un pò più insieme, trovare conforto, confrontandosi un pò, senza discussioni che si sa, sono spesso a pranzo e a cena, come negarlo.

Già il fatto di servirlo è un atto d'affetto incondizionato, non sono gli spaghetti che li impiatti e via.
Il mestolo si carica di gemme colorate e brodino gustoso, ne vuoi di più? ne vuoi di meno? e la lentezza dei gesti è già affettuosa di per sè stessa, già così.

Il minestrone non si può mangiare di fretta, ma si mescola anche nel piatto, per raffreddarlo un pochino, e questo indugiare e chiacchierare insieme fa sì che si parli con una pacatezza insperata, si ha tempo, tutto il tempo che si vuole, la cena durerà a lungo questa sera, se si aspetta che il minestrone si raffreddi.

Le sere del Minestrone iniziano verso la metà di settembre, quando l'estate è definitivamente archiviata e si organizza la vita di sempre, la scuola iniziata, l'università che inizierà a breve ma già si parla di esami, quando si ha voglia delle abitudini semplici che fanno di una casa qualsiasi la propria casa.

Le sere del Minestrone sono sere di una calma sconcertante, ricercata dopo una giornata pesante, sono quelle dei discorsi serissimi e delle risate di gusto,  dove per una volta nessuno è  redarguito, scocciato, ripreso, incazzato,  nervoso o stanco.

vorrei che le mie sere fossero tutte da minestrone, la nebbiolina leggera di fuori, la coperta in fondo al letto per tirarla sù se serve e serve sempre, verso mattina.

Amo la stagione frescolina, che si è tutti qui e si sta bene, che le cose passano, che ci si sente privilegiati ed unici, e così vicini e complici, e che miracoli che fa, un piatto di minestrone.



10 settembre, 2013

Le Promesse di Settembre.

ci sono dei giorni dell'anno, dei periodi della vita che sono più belli di altri.
bella scoperta

si è passati indenni da un'estate faticosa, più di testa che di fatica fisica, che poi è quella che ti stanca di più, alla fine, come se avessi arato un campo a cucchiaiate, ecco, una roba del genere. credevo peggio.

I giorni dell'inizio della scuola sono giorni bellissimi, che hanno il profumo dei quaderni nuovi e delle matite temperate, e le promesse di un bell'autunno e dei colori scuri, degli smalti nuovi delle collezioni più glamour, delle lane più preziose.
L'inizio della scuola porta con sè una serie di piccoli riti, abitudini proprie di questa casa, della mia famiglia, piccole cose che nessuno sembra notare ma che se ti sbaglia non fare tutti a chiederti Come Mai. Si ripongono i piatti dell'estate, quelli colorati e si tira fuori il servizio coi melograni, e i fichi e l'uvaspina. Tempo ci sarà per ritirare gli arredi del giardino, ancora non è male star fuori a guardare le colline e il vento e i nuvoloni e i fiori e l'orto e l'acero che tra poco darà il meglio di sè, da tanto rosso che sarà.

E' iniziata la scuola.
una sola Liceale parte da casa mia bella come il sole, uno chignon sapientemente sfatto, i libri in mano e quella meraviglia che hanno le ragazze alla sua età. Una soltanto. Lontani sono gli anni in cui da casa mia uscivano in fila indiana 4 figlioli, in 4 scuole diverse, dal liceo alla materna, con merende  e dizionari e cartelline e grembiuli e pennarelli e trecce e compassi e flauti e quadernoniConGliAnelli, perchè la maestra li vuole così.

E' il tempo che passa, dolcezza.
e mi piace.

oggi mi lascio cullare da questa giornata bella, come lo sono le giornate belle dell'inizio della scuola, tra non molto tutta questa magia svanirà e tutto sarà dovere e menate e freddo porco e ritardi e libri e firme e giustificazioni. 

Le promesse di settembre sono quelle che valgono di più di tutto l'anno, più ancora di quelle di Natale e dell'anno nuovo.
Buoni propositi e tante cose belle, piccole gioie inanellate una dopo l'altra, di poco conto, certo, ma così preziose nella loro semplicità.

Le Promesse che ti fa settembre sono di un bell'autunno colorato, bordeaux come il vino novello e marrone come le castagne.
Le Promesse che ti fa settembre sono piccoli messaggi di benessere, piccoli, piccolissimi diamanti incastonati nel cartone, sul marciapiede, e te le trovi così, all'improvviso, e all'improvviso ti fanno bene come uno sciroppo miracoloso, come una pastiglia per il mal di testa, come una carezza.

Le Promesse di settembre vanno cercate con cura, trovate e messe da parte, in un cestino di vimini, in un barattolo di vetro, in un piccolo angolo solo nostro.

Non si ha notizia di nessun settembre che non sia stato romantico e meraviglioso, pieno di uva, libri nuovi foglie gialle appena appena e belle cose per l'anima.

E' dal settembre che si capisce l'inverno che sarà.

che bel settembre che sei, di già, per me.


06 settembre, 2013

Malefico Insetto.

Uno, con questa faccia da falso, già non promette niente di buono.
Vi scrivo dal mio giaciglio di dolore e/o immobilità e/o riposo forzato e/o incazzatura a millemila.
I fatti.
Due giorni or sono venivo punta da un calabrone. 
oooohhh, non farla tanto lunga, che sarà mai, una puntura brucia un pò e poi passa.
le balle, con rispetto parlando.
Tralascio i particolari del fatto medesimo, della scena pietosa in cui entravo in casa saltellando e urlando e imprecando, con una busta della spesa in mano e l'altra rovesciata fuori dalla porta, e il mio Sposo Illustrissimo Nella Buona e Nella Cattiva Sorte, ma preferisce nella buona, dacchè di me non è che si sia occupato più di tanto in verità.
Ora, a distanza di due giorni son qui, avvinta come l'edera al divano di casa, impossibilitata a muovermi senza imprecare, dacchè la puntura, no le due, no le TRE punture di quel figlio di calabrona sono alla caviglia che nel frattempo è diventata un tubo informe. impiastricciata di qualunque tipo di unguento, impasticcata con qualunque tipo di pasticca (legale, si intenda bene) con ghiaccio, impacchi vari e cose.

Ovvio che ho tremila cosa da fare.
Ovvio che tutti qui di casa sono dispiaciuti sì, ma c'hanno le loro cose da fare, un figliolo in un week end romantico, un altro nella sua casa da studente, la Princi alle prese coi suoi libri nuovi e la delicatissima fase dell'acquisto del diario scolastico che per la prima volta nella sua carriera scolastica non si acquista alla cartoleria Su Nuraghe.

Perciò, ivi mi trovo circondata dall'affetto dei miei...animali, una micina nuova si zecca, il gatto transgender che ho curato amorevolmente un mese fa che mi guarda e comprende, i cani di casa che considerano la faccenda con grande filosofia Se è Qui Ferma, Un Motivo Ci Sarà.

E il motivo c'è eccome. Dicono che passerà in un paio di giorni, ma nel frattempo, son qui a baloccarmi con una serie infinita di cose che nemmeno mi fanno dispiacere, per dire.

Per cominciare so tutto, ma proprio tutto sui prossimi smalti Chanel per l'autunno ed già è partita una cernita, questo mi piace, questo no, questo me lo devo vedere addosso.
In più, visto l'approssimarsi del mio compleanno, ho stilato una lunghiiiiiiiisssima wish list, che a leggerla bene potrebbe sembrare quella di Farah Diba,  perchè ci ho messo tutto, ma proprio tutto quello che mi passava per la testa, da un bottiglione gigante di Virgin Island alla Boston Bag di Céline e molte cose costano una sassata e probabilmente desiderio rimarranno ma d'altra parte, se un desiderio non costa una sassata, ma che desiderio è?

Ho letto qualsiasi genere di quotidiano, twittato l'inverosimile, mi sono fatta una cultura sulla Siria e sul matrimonio di Belen, sempre con l'impacco di ghiaccio e la gamba immobilissima, attorniata da gomitoli e schemi, e progetti e mail e lavori noiosi che ho sempre rimandato, ho iniziato uno scialle corallo per la prossima estate, pensato un nuovo sacco nanna, scelto il filato per il MisteryKal di Stephen West...

Le mie Amiche mi chiamano premurose, scollìno, c'hai bisogno, come stai, sei andata a farti vedere,  e devo dire che mi rendono più leggera questo soggiorno obbligato del quale ne avrei fatto volentieri a meno.

Allo stramaledetto insetto che mi colpì vorrei dire tutto quello che penso, che mi ha colpita ed affondata, che davvero mi ha fatto tanto ma tanto ma tanto male, ma del resto, lui non può più sentirmi.
Nell'impeto della vendetta, e perchè aveva una fretta orba di continuare a lavorare, il mio Sposo Illustrissimo poco dopo l'efferato attacco, è uscito sulle tracce del calabrone che stava ancora di fuori ronzando e ronzando sulle rose e lo ha schiacciato, uccidendolo all'istante.

beh, almeno quello.

Son qui, avvinta come l'edera sul divano di casa, fra poco l'antibiotico ma....ho visto una ballerina camouflage che era un amore. 
Presto, la carta di credito.
A un'inferma nessuno ha il coraggio di dire di no.

03 settembre, 2013

Sera Leggera.

e' raro che esca di sera
non nel senso di serata, ma in giro, nel prato grande, nel giro che si fa tutt'intorno a dove vivo. esco fuori quando sta per piovere, di quei temporali a goccioloni grossi, e vado a vedere l'effetto che fa.
Ma di girare in collina di sera, in una sera qualsiasi, beh, direi di no
ma questa è una sera leggera e vale tutto

leggera, come di piuma sottile,  la sera profumata scende sulla collina dove oggi hanno colto la poca uva che c'è. Forse per questo è così profumata, di erba calpestata e di acini appiccicosi, stasera il profumo del mare non si sente, non c'è stato abbastanza vento, ma arriverà prima o poi. Mi prendono per matta quando lo dico ma anche qui si sente il mare qualche volta. Bisogna saperlo sentire.

leggera, la sera che è ancora così calda che sembra agosto ma ha le stelle diverse, le conosco bene le stelle di agosto e non sono queste qua, simili, certo ma non queste. 

non ho niente da fare, ho il telefono spento e so bene le coordinate di ogni figliolo, sparso ma non lontano, e questa sera complice mi piace per quello che è, banale eppure bellissima, uguale eppure diversa, uguale a mille, fra mille lucente.

chissà se stasera mi chiederanno ancora Ti Ricordi Come Fa quel Pezzo di Libro, quello che mi hai prestato quella volta.

sono io, sono quella che cammina la sera nel prato, sono quella che riconosce le stelle, che ricorda pezzi di libri a memoria, che sente da lontano l'odore del mare.

le sere leggere son tutte così

30 agosto, 2013

Anime Lucide.

    ph.by HelenaWantsMore Tumblr


Di gente ne conosco tanta.
Ma proprio tanta tanta.
Già sono una che parla pure con il Folletto, per dire
Ma poi, le cose della mia vita, le mie passioni, il mio aver cambiato diverse città, il mio avere tanti figli, beh, tutto fa.
ognuna di esse mi ha dato qualcosa, anzi molte di esse, non tutte. Ci sono persone che non ne sono proprio capaci, non è colpa loro, proprio non ce la fanno e basta.
Sono tutte un io, io, io, mio, mio, mio e a me proprio non mi van giù.
con qualcuna ci ho litigato pesante e l'ho cancellata dalla mia vita
con qualcuna ci ho litigato pesante e poi ci siamo abbracciate
qualcuna ha cancellato me, ma pazienza, succede.
con tutte le altre ho avuto cose alterne, situazioni belle e meno belle, abbiamo parlato di tante cose, anche di politica, e pazienza se la pensavamo diversamente, mica è la guerra che devi essere uguale a me se no t'ammazzo. Con qualcuna di loro ci ho fatto viaggi, shopping, sono andata al cinema, in montagna, al mare, mi hanno accompagnato nei luoghi più diversi, ci ho preso un gelato, molti caffè, qualche colazione, ci ho fatto la spesa, molte cene, sono andata a rosari e funerali, anche a matrimoni, certo, e qualche volta il matrimonio era proprio il loro. Ho passato ore al telefono, a chiacchierare fittissimo, ho scambiato opinioni, gossip, confessioni, battutacce da osteria, parolacce. Con qualcuna ci ho corso, andata in vela, in bicicletta, in moto, in aereo, anche in treno, la nave, in mongolfiera invece no. Mai stata.
con tante di loro ci ho fatto la maglia, uh, ma quante. Mi sono scambiata libri, vestiti, borse e scarpe, ci siamo regalate marmellate e scialli e penne e smalti e gomitoli, ma tanti tanti.

Le persone che conosco sono molto diverse tra di loro, sono le genti strane, diverse sì, ma forse le lega un filo così sottile e tra loro in fondo, un pochino si somigliano.
Anzi, si somigliano proprio tanto.

Sono anime buone, anime che qualcuno ha messo sulla tua strada senza un motivo apparente, ma che se cerchi bene, ecco, lo trovi.
Le anime lucide sono solo dentro alle persone che ti guardano in un certo modo, che ti parlano e ti ascoltano in un certo modo, che non è che fan finta di ascoltarti e pensano a tutt'altro e dicono ok solo per farti contenta, no, loro ti ascoltano sul serio e si capisce.
e si raccontano.
e ascoltano te che ti racconti

Delle Anime Lucide è pieno il mondo, basta riuscire a scovarle là dove sono.
Una volta che le hai trovate, vedi di non fartele scappare, che è vero che sono tante ma non è così semplice individuarle.
certo, le Anime Lucide son Genti Strane anche loro.
Son capaci di farsi dei chilometri solo per stare insieme un pochino
o mandarti una foto in piena notte con l'immagine di una borsa, La Compro o No, così, per saperlo
e poi ti confessano cose più grandi di loro che non ne hanno parlato a nessuno e tu sei la prima e questo ti fa sentire orgogliosi a e spaventata, ma più orgogliosa che spaventata, alla fine
Le Anime Lucide scrivono delle belle poesie che tieni sul comodino e sanno parlare e sanno tacere e sanno gridare o sussurrare, esattamente nel momento in cui si deve parlare e tacere e gridare e sussurrare
Le Anime Lucide ti scrivono dall'altra parte del mondo, e sembra che siano lì, sono quelle che ti abbracciano stretta quando ti incontrano, quelle che ti dicono CheBellaCheSei anche se quel giorno ti senti un rifiuto radioattivo altamente tossico.
Le Anime Lucide ti sono vicine anche quando non le vedi, sono quelle che quando le incontri ti presentano come LaMiaAmicaDelCuore e sorridono tanto, sorridono sempre, anche se in quel momento  hanno il cuore più pesante del tuo. Ma sanno, e questo basta già.

Ho incontrato un'Anima Lucida che mi legge da tempo immemore, che sa tanto di me e lo sapeva ancora prima di sapere la mia faccia, per dire.
E' un'anima bella, che conosce a memoria i migliori Tumblr di fotografie, e mi dice, Mi Ci Perdo Ogni Volta, a guardare le foto dei fiori e delle case e l'altro giorno mi son persa nella foto di un caffelatte, ma così bella, ma così bella e per un pò ho pensato ad altro, a vedere le foto in questo Tumblr e soprattutto quella del caffelatte.

Se vi perdete nella foto di un caffelatte, forse anzi di sicuro siete un'Anima Lucida.
esattamente come lei.

Grazie, Brunella, per la bella mattina.
Spero che la foto del caffelatte sia questa qua.



28 agosto, 2013

Sushi. Si chiama Sushi.

E’ arrivata due sere fa, la sera del temporale devastante, per capirci.
Avvinghiata al mio figliolo mediano, ha subito trovato un posto in casa nostra, ovvio che sia così.
E’ una micina dolcissima, nient’affatto timida, già ambientata coi cani e il gatto di casa. E’ nera e grigia, un po’ crema e sembra che abbia le zampine sporche di cappuccino.
Una vera minuscola delizia.
E qui, abbiamo tutti perso la testa per lei.
L’abbiamo chiamata Sushi.

Uno in più, nella Casa in Collina.
Nel frattempo, le mattine van via veloci, si rientra lentamente nel mood delle cose da fare, la scuola, stamattina un esame, relazioni da consegnare e un progetto ambiziosissimo per Cuore di Maglia, da presentare al prossimo Manualmente, alla fine di settembre.
Il gruppo delle mie amiche sparse si sta lentamente ricomponendo, ieri si è riso di gusto a trovarsi insieme dopo un po’ di giorni, che bella cosa che siamo, insieme.
Oggi è una bella giornata senza sole, di quelle che però le lenzuola profumate stese un attimo fa asciugano lo stesso.

E’ una mattina di quelle lente ma già accese, con tante cose, qualche cambiamento nei mobili della cucina, una tovaglietta animalier trovata in stra saldo da Zara Home e un vaso con le ultime rose estive, accanto alla ciotola della lavanda, chè le amiche che ti vogliono bene te ne portano un rametto simbolico, strappato dall’aiuola del laboratorio, prima di venire da te. O te ne regalano tonnellate, già sgranata, così non hai lo sbatti di sgranarla tu.
Tutto è tranquillo nella Casa in Collina, come una pace ritrovata, come una calma dopo un scombussolamento feroce, come un thè caldo dopo un tuffo nella neve.
Che sia merito di Sushi?

Nel frattempo, comunque, il sole c'è.


20 agosto, 2013

Gusto Anice.

Così è il cielo questa mattina.
trasparente.
Lucido, liscio, perfetto.
Squassato dai lampi di ieri sera, ripulito dalle nuvole trasportate via da un vento impertinente ma bellissimo, eccolo qui, il mio cielo di oggi, azzurro azzurro, turchese forse, non saprei dire.
Sa di anice.

Il cielo trasparente è un bel regalo di questi giorni in città, di questa strana estate che ti rimane appiccicata alle dita come la carta dei ghiaccioli. 
La cosa bella è che in mattine come questa puoi decidere di fare quello che ti va, tutto e il contrario di tutto, se ribaltare casa o stare fermissima, se stirare come se non ci fosse un domani o decidere per un picnic nel Prato Grande, non sarebbe male, dopotutto è ancora vacanza per un bel pò.

Nel cielo trasparente-lucido-turchese- all'anice puoi scrivere quello che vuoi, la frase di una bella canzone, il nome di una persona che ti è cara, financo la lista della spesa, non è vietato.
I pensieri che ti vengono nelle mattine di cielo trasparente sono trasparenti anch'essi, leggeri e un pò frivoli, che hai steso le lenzuola con un sorriso impercettibile, che hai accennato un passo di danza nel corridoio di sopra, che hai mangiato di baci la Princi mezza addormentata nel suo lettino.

Nel venti di agosto, le cose da fare sono le stesse di ieri e di ieri l'altro, cambia solo il modo con cui si prendono, con cui si affrontano, con cui si girano nel verso giusto, rivoltandole a piacer nostro.

Oggi è un giorno chiaro di sole calmo e cielo bello.
le tempeste torneranno, i mattoni pioveranno giù come niente fosse, ma oggi no, ci si goda in graziadiddio una mattina così perfetta, in un'estate così strana che non se ne vuole andare. E non se ne andrà, almeno per ora.

Oggi mi comprerò un ghiacciolo.

Gusto Anice.
Azzurro così.


17 agosto, 2013

L'efferato attacco della Talpa Rosita.

L'estate, la strana estate del duemilatredici, lassù nella Casa in Collina procedeva senza grossi intoppi.
Era un'estate fresca, in un certo senso delicata, costellata da piccoli e grandi avvenimenti, i compleanni, per esempio, una serie, da festeggiare in semplicità e  graziadiddio. Si stava bene.
Quel mattino, ella si attardava con pigra beatitudine nel suo letto, indecisa se leggere le notizie o continuare a fissare il vaso delle surfinie sul davanzale, che sì, forse avrebbero avuto bisogno di un pò di acqua, seguendo il filo dei suoi pensieri, per una volta gradevoli.
Lo udì all'improvviso.
La voce del suo Sposo Illustrissimo le arrivò, decisa e niente affatto rassicurante.
Si chiese con chi potesse mai avercela così, di primissimo mattino, in un sabato ferragostano dove tutto o quasi sembrava aver preso la piega giusta. La figliolanza presente dormiva ancora di gusto, si domandò se per caso avesse combinato un qualche guaio Lei Medesima. Si rispose di no, ma i suoi pensieri vennero interrotti da una parola proferita tra tante, ma udita distintamente. VELENO.
Non vi era tempo da perdere, si disse che le surfinie potevano aspettare e si fiondò fuori dal letto, scarmigliata e lievemente preoccupata.
Il suo Sposo era lì, che trafficava in giardino in un avanti e indietro poco rassicurante. Non la degnò di uno sguardo, continuando ad imprecare.
E quale non fu il suo sollievo nel verificare che il veleno di cui parlava l'Illustrissimo non fosse per Lei Medesima.

Rosita, la talpa, aveva deciso di far visita al Regio Orto.

Nottetempo, dopo una breve riunione con Orazio, suo marito, Rosita era addivenuta alla conclusione che sì, quell'orticello minuscolo e perfetto poteva essere la sede di un Resort per Talpe, e aveva cominciato a costruire tane, mono e bilocali, per sè e per un nutrito gruppo di amici suoi.
Ma non aveva fatto i conti con il Regio Ing., proprietario e designer del Regio Orto.
Rosita, che da quando aveva scoperto di essere omonima della gallina di Banderas si dava un sacco di arie, aveva preso di mira la zona dedicata ai cavoli viola, di cui le talpe sono ghiottissime, che ora si presentava tutta a mucchietti ben definiti, graziosi alla fine. 

Non per l'Ing.

Egli infatti meditava vendetta, tremenda vendetta.

Sulle prime pensò al veleno, ma fu un attimo. In una casa dove nemmeno i ragni vengono schiacciati, ma accompagnati con grazia verso l'uscita, dove vivono in beatitudine due cani e un gatto, dove sono passati conigli, grilliricci, pipistrelli e ogni genere di altro animale, il solo pensiero di poter far male alla talpa e a tutta la sua famiglia lo fece rabbrividire. Si documentò quindi per un rimedio naturale, ultrasuoni, una specie di vapore dall'odore sgradevole, financo una musica soffusa che potesse far allontanare Rosita e i suoi dalla Zona Cavoli del Regio Orto senza far loro alcun male.

La Scrivente tirò un sospiro di sollievo. Nessun veleno sarebbe stato preparato nè per Lei nè per Rosita.
Ma da quel giorno, si ripromise di stare più attenta, più gentile e accomodante col Regio Sposo.
Non avrebbe mai voluto ritrovarsi a colazione un muffin al cianuro, o alla cicuta, per dire.
Certo, lei non era mica una talpa, ma le precauzioni non erano mai troppe e sentire il suo sposo parlare di veleno la mattina presto non è roba da tutti i giorni.

Rosita la Talpa, ti parlo col cuore in mano, ben meglio sarà che tu ed Orazio scegliate un altro orto dove costruire il vostro Resort, sennò saranno cavoli.
Beh, cos'ho detto di male?



14 agosto, 2013

L'inganno delle Haribo.

A tonnellate.
Si compravano nella latteria di via Roma, in quei sù e giù dei pomeriggi di novembre, dopo lo studio, la nebbia ad avvolgerci, il loden verde e le mollettine con le ciliegie. Il lattaio le pesava con fare da scienziato, fissando il quadrante della bilancia e a volte togliendone una, una soltanto, per non sforare dalle 100 lire. Idiota.

ieri ho fatto un piccolo viaggio con due mie amiche, compagne di scuola, di banco, per anni. Certo, non era un viaggio di piacere, ma il solo fatto di ritrovarsi e chiacchierare e raccontare ed ascoltare, ha fatto sì che ci fosse anche del bello, alla fine.
Ci mancava solo lei.

Abbiamo parlato tanto, sì, e forse era un pò l'ansia a farci parlare e parlare, come a non voler sentire un peso, da qualche parte, come a scacciar via un'angoscia che non sai da che parte venga, invisibile eppure presente, una mancanza.

E' incredibile come negli anni il tuo ruolo in un gruppo non cambi, e sono sempre io, la più fifona, quella che non ha rubato il burrocacao nella gita a Firenze, quella che non ha marinato la scuola quella mattina di maggio. E così, eccoci, noi tre in piedi accanto a un letto di ospedale, le mie amiche sono sempre più brave di me a fare le cose, e ancora una volta il coraggio non lo trovo e non riesco a parlarti, perchè nemmeno so se mi sentiresti, e ti guardo anche se non mi vedi. Ma so che sai che sono qui, che siamo qui. Ed è uno strazio sottile, e ci si sente così straniti e io così stupida. Sei tu ma non sei più tu, e vorrei dire e fare ma resto così come di marmo, come interrogata su una cosa che non so, e nessuno a suggerire.

Vorrei che dal primo banco arrivasse la soluzione, vorrei che qualcuno mi bisbigliasse quanto fa, che angolo è, una data qualsiasi, se è attivo o passivo,  i complementi no, quelli ero io a suggerirli, sempre.
Allora saprei che cosa dire. Adesso, no.

veniamo via che ci parliamo a sguardi, ci conosciamo da mille anni e sappiamo bene come siamo, gli occhi non mentono, le parole qualche volta non hanno un gran significato, gli occhi invece, quelli sempre.

E non sappiamo quale disegno, quale mappa del destino e quali domande e cosa e come e perchè poi.
Interrogate, ma nessuna di noi risponde.
Impreparate, un'altra volta.

All'autogrill di Bologna compriamo le caramelle gommose della latteria.


ci manchi, Grazia.









12 agosto, 2013

La Notte delle Stelle.

Ma dove vai esattamente?
A Carate.
Ah. A fare cosa?
Da UnFiloDi, sai, la KnitHouse piena di gomitoli e gatti e persone carine, quella col giardino ordinato e quelle montagne di schemi e poi Lulù...
Ho capito, ho capito ma...perchè parti di pomeriggio?
Perchè dormo là.
Cooooosa?
Sì, dormo là. In giardino.
.....
Che faccia fai?
Dormi là?!? In giardino?!?
eccerto, è la notte delle stelle, difficile vedere le stelle in salotto, non credi?
E poi cosa fate?
Guardiamo le stelle e facciamo la maglia. E stiamo sveglie. E facciamo after, come dicono i miei figli.
........
........

La mia notte di San Lorenzo è stata una notte speciale.
Non solo perchè mi sono presa della squilibrata da almeno 3 persone, ma perchè l'ho passata in un modo inusuale, inusitato, da squilibrata, appunto, e contenta che sono.
Un KnitPigiamaParty per la notte delle stelle, con tante amiche squilibrate come me che colà si son trovate per passare una notte diversa, a guardare il cielo, a chiacchierare avvoltolate nei sacchi a pelo come a quindici anni scarsi, a fare a maglia un progetto di Emma Fassio che ha diviso con me il viaggio, il caffè delle 2, le chiacchiere prima di dormire e la parte di prato che ci eravamo scelte, posizione strategica per avere tutto il firmamento a portata di mano e ad esprimere così una quantità invereconda di desideri.
Una bella sera.
Una bella notte.
Freddina, in realtà. come mai avrei immaginato una notte d'agosto. Ma bellissima. Invero avremmo anche potuto dormire belle scialle e comode al chiuso ma allora, dove stava lo squilibrio il divertimento?

Ho guardato le stelle da un prato a Carate Brianza, da un giardino curatissimo e pieno di lucine e candele e veli e biscotti e tisane e Nespresso e lampade e scoppi di risate improvvise alle 3 di notte, la Marina è indisciplinatissima, lo sanno tutti.
Ho chiacchierato e fatto la maglia, e visto 3 stelle luminose e velocissime, improvvise, nel cielo d'agosto di Carate Brianza, coi grilli  e le amiche e mi sembrava così strano essere lì ma così bello, un pò in campeggio un pò in gita, che cosa strana.

Ho espresso 3 desideri.
Il cielo è uguale dovunque, da qualunque parte tu lo possa guardare e in qualunque modo tu lo intenda.
Le stelle poi, scelgono di cadere proprio sopra il tuo naso per darti modo di essere contenta, lì e in quel momento, anche solo per un pò.
Amo il cielo e le sue stelle, il suo mistero e la sua luce scura, la sua immensa bellezza, il capolavoro di luci e santità, di perfezione e imponenza che mi affascina ogni volta.

Conservo le mie stelle cadute in una tasca nascosta e ogni tanto  tornerò a guardarle, a lucidarle, a vedere se sono ancora lì.
Le troverò.
nessuna stella mai ha deluso chi le ha trovate.
Nessuna mai.

08 agosto, 2013

CiaoCiao Temporale.

Stamattina c'è stato il temporale.
di quelli belli che piacciono a me.
anche se ero in città e senza ombrello, non come l'AmicadellePerle che l'ombrello ce l'aveva eccome, ma aveva i sandalini di gomma tutti brilli ma sempre di gomma e di correre sotto la pioggia proprio non se ne parlava, che sennò femori e menischi si mescolavano insieme, così ci siamo dette, andiamo in fretta ma senza correre che sennò ci si ammazza, e alla fine ci siamo bagnate un sacco che lei per solidarietà l'ombrello non l'ha mica aperto.

Il temporale ha dato il meglio di sè non appena sono arrivata a casa.
E buio buio, fulmini e lampi chiarissimi, e di quei tuoni che sembrano polverizzare il tetto proprio sopra la tua testa, questo significa che il temporale è proprio qui, a me sta cosa di contare dal lampo al tuono non mi è mai entrata bene bene in testa, ma si sa che zuccona sono e ci sono cose che proprio non capisco, che mi rifiuto di capire, che non mi impegno, come i venti, le divisioni con la virgola, le tariffe degli smartphone e questa cosa qui dei lampi.
E molto altro ancora.

Il temporale dà una scossa a tutto, tutt'intorno e ancora in giro, ovunque, comunque e quantunque.
Il temporale squassa il pratino e il Regio Orto, e perfino il ficodindia tutt'attaccato, che non è tanto contento del fatto che piova. Lui siculo è, viene da un giardino di Cefalù, non è che si entusiasma del clima del Monferrato, se lo fa andare bene, certo, per amor mio, che lo accudisco e ci parlo, ma non è tutta sta contentezza quando piove.

Il temporale mi piace perchè sa di buono, non saprei descrivere l'odore del temporale ma mi piace perchè sa di pulito, perchè lava via anche la polvere dal terrazzo, e rinfresca e rinnova e fa più salubre tutta l'aria, e sa di acqua e di bellezza, e anche un pò di cielo, perchè è da lì che viene.

Del temporale mi piace il buio e poi la luce.
Mi piace il rumore e il silenzio subito dopo, e poi ancora il rumore, sia del tuono che dei goccioloni.
E rimango lì, incantata, ad ascoltarlo e ad annusarlo, il temporale, nessuno nel globo terracqueo credo che annusi il temporale, io sì.

Il temporale dura poco, fa spavento prima che arrivi, fa bellezza quando c'è, si fa mancare quando va via, e senti i tuoni in lontananza e dici E' Passato e sembrano tanti saluti lontani, come quelli che facevi dal retro del pullman in gita scolastica, CiaoCiao, ridevi certo, ma c'era sempre un pò di malinconia, c'è sempre malinconia nei saluti fatti con la mano da un finestrino qualsiasi.
CiaoCiao Temporale d'estate, torna presto fra queste colline, e grazie per lasciarmi in regalo un sole più lucido e chiaro

Del temporale, la cosa che mi piace di più, è il sole che c'è ora.

06 agosto, 2013

La Mancata Fioritura dei Gerani



Ci si era messa d'impegno.
Aveva scelto con cura maniacale tra le piantine del vivaio e del mercato, quelle con la sfumatura giusta, dal bianco al viola intenso, passando per il fucsia e il rosso acceso.
Li aveva sistemati sul davanzale, annaffiati con cura, sorvegliati, ne aveva tolto i fiori rovinati con un gesto deciso come le aveva insegnato sua nonna, alla base del gambo, così.
I gerani sono fiori grati a chi li cura bene e danno il meglio di loro stessi con sole, acqua, acqua, sole. Null'altro.
I gerani le piacevano.  Ne aveva trasportato uno dalla montagna al mare pur di tenerlo con sè, dandogli  perfino un nome, Felice.
Era convinta che i gerani avessero molte potenzialità, non soltanto quella di stare imbambolati sui davanzali.
Si chiedeva perchemmai non si avesse notizia di qualcuno che avesse donato un mazzo di gerani. Eppure, mica era vietato.
Da qualche tempo però, i gerani del suo davanzale non c'erano più.
O meglio c'erano, ma soltanto le foglie.
Nessuno dei vasi aveva più un solo fiore, e tutto quel gran lavoro di cromia e di sfumature non era servito proprio a nulla.
Si fece qualche domanda.
Li aveva innaffiati sempre? Si disse di sì.
Li aveva liberati dai fiori rovinati? Si disse di sì.
Li aveva forse trascurati per qualche altro fiore? Si disse di no.
Li aveva soffocati forse con il fertilizzante, come quella volta delle ortensie? Si disse di no.
La faccenda si faceva complicata.

Poi, le venne in mente di quella volta, qualche settimana fa, che le punse vaghezza di svolgere la tenda a rigoni, invisa a tutta la famiglia, uguale a quella di tutte le altre case, che se ne stava sempre arrotolata su se stessa. E che diamine, mormorò fra sè e sè, se non la svolgiamo d'estate, quando mai? Nessuno amava quella tenda, qualcuno aveva anche proposto di toglierla, tanto non si utilizzava mai ed era così triste, a righe grosse bianche e marroni, ma Ella decise ugualmente di farla entrare in funzione, non che ce ne fosse bisogno, ma così, per provare.

Da lì, l'illuminazione.
La tenda aveva tolto ai gerani il sole necessario, tutta la luce bella che faceva fiorire i fiori rossi, e fucsia, e bianchi e rosa pallido e bianchi e viola.
Se ne rese conto un mattino, riavvolse la tenda triste a rigoni ed aspettò.
Non passò molto tempo, e i bocciolini di geranio cominciarono a spuntare tra le foglie verdissime.

Era così anche per lei
Si rese conto di avere qualche volta una tenda sulla testa che le impediva di essere quella che era per davvero, facendo di lei solo un fascio di foglie verdi e tristi e senza colori.
il sole non passa attraverso le tende a righe bianche e marroni.
i gerani non fioriscono se tenuti all'ombra
il cuore fa uguale

mai come quel giorno si sentì così geranio
bastava solo attendere la fioritura, quella nuova.

con la tenda a righe bianche e marroni ci fece un falò.










05 agosto, 2013

Invisibili cicale.



Non so nemmeno che faccia abbiano. Non le saprei disegnare. Non come l'ape o la formica, io le cicale non so proprio come sono fatte. Ma le amo. Mi piace il suono monotono, il concerto che mettono in piedi ad un certo punto della giornata, mi piace immaginarle ben disposte, tutte in ordine, con una cicala direttore d'orchestra, e tutte le altre intorno, senza spartito, magari in frac. 
A loro modo, ogni giorno raccontano una storia diversa, un capitolo nuovo, anche se è sempre lo stesso motivo, la stessa nota ripetuta miliardi e miliardi di volte.

Ascoltava le cicale.
E a loro affidava i suoi pensieri e il suo sentire, quei piccoli pesi, i macigni e i sassolini, le brezze leggere  e i ventacci, gli smeraldi e le bottiglie rotte e tutto quello che faceva di quella estate la sua estate.
Ci provò una volta, a raccontare qualcosa di bello alle cicale.
Fu un mattino presto, l'Orchestra Invisibile aveva già iniziato la sua romanza, si schiarì la voce ed iniziò, C'era Una Volta, ma le cicale no, suonavano e suonavano, la solita musica, le solite note.
Poi, ci fu una pausa.
Allora, prese coraggio e nel silenzio  del sole d'agosto, quello immobile e caldissimo, iniziò a raccontare una storia alle cicale del Pratino, che forse nemmeno erano nel Pratino ma nella siepe grande, o chissà.
e raccontò una storia vera, o forse vera per metà, di un viaggio bellissimo sotto il mare, fra conchiglie e stelle marine, e raccontava e raccontava nel silenzio del sole d'agosto.
Sembrava che finalmente le cicale la ascoltassero, che avessero sospeso il loro concerto per sentire la sua storia.
ma ad un tratto, una cicala, una sola, intonò una nota e subito dopo le altre, e le altre e le altre ancora, nella completezza della più grande delle orchestre sinfoniche.
Ancora una volta non l'avevano ascoltata e la storia del viaggio in fondo al mare rimase a metà.

Le cicale non ne vogliono sapere di stelle marine e pesci colorati.
a loro, basta il fieno, i campi di grano tagliato, le vigne acerbe e le siepi di rovi, con le more quasi mature.
Loro raccontano di colline verdissime e campanili e lucertole immobili e siepi di ortensie da tuffarcisi dentro. A loro, non importa nulla della tua storia.

Le cicale non ascoltano, cantano e basta, e non sapranno mai le meraviglie del fondo del mare, non capiranno mai la danza delle stelle marine e i misteri delle conchiglie, che se sei fortunato ci puoi pure trovare una perla dentro.

Vàllo a spiegare alle cicale.

31 luglio, 2013

#mystrangesummer

 ::::sento il mare dentro una conchiglia
estate
l'eternità è un battito di ciglia::::
Le capitava di cantava sottovoce quella canzone così estiva, così da ghiacciolo, così da chiosco sulla spiaggia che non importava molto se si trovava, dal mare, così lontana.
Quell'anno, il mare non lo avrebbe visto, o almeno non il mare che amava, non il suo.
Del resto, forse le importava meno di quello che voleva raccontarsi. Che anime bizzarre le donne, dalle infinite risorse, dai repentini cambiamenti di rotta, dalle improvvise variazioni non solo di programmi ma di strade, sentieri, financo sensazioni.
:::sento il mare dentro una conchiglia::::
di quella strana estate ne aveva fatto un quaderno bianco, un blocco per gli appunti dove scrivere tante cose, i progetti, le idee, perfino le invenzioni. Ne aveva parlato a tavola Ho Inventato Un Innaffiatoio, ma nessuno le dette tanto peso, intenti com'erano a dosare la giusta quantità di feta nell'insalata greca, vero piatto forte di quell'anno, in attesa dei pomodorini del Regio Orto che si sa, hanno tutto un altro sapore.
:::sento il mare dentro una conchiglia::::
di quell'estate, piena di cose inusuali, ne aveva perfino fatto un hashtag, checccoooooooosa? sì, un argomento, ecco, una cosa per chi ci è rimasto sotto.
Le vacanze iniziavano, o continuavano, oppure dovevano ancora venire chi lo sa.
Una sorta di lussuosa incertezza, di leggerezza, di probabilità, l'eventuale, purchessia.

Era l'estate del duemilatredici, c'erano cose che erano cambiate e cose che invece erano rimaste sempre le stesse, sotto il sole di agosto, le cicale e le mille cose che si riuscivano a fare in una giornata, leggere e scrivere, perfino inventare un innaffiatoio, forse una gita al fiume chissà, a cercare ciottoli bianchi sulla riva, l'acqua gelata, i moscerini, il picnic nel cestino, quanti misteri mai racconta l'acqua del fiume, quante canzoni sa, l'acqua del fiume là dove è più trasparente, gliene insegnò una nuova ::::sento il mare dentro una conchiglia:::: ma nessun fiume al mondo mai sa una conchiglia che cosa sia.


:::e tutto il mondo è la mia famiglia::::


Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...