Seratona! Ieri sera, grandissima emozione per la Princi al suo primo concerto. In verità era al secondo, avendo già assistito a quello di Giovanni Allevi, ma il paragone, con tutto il rispetto, mi sembra un pochino azzardato. Tali Finley, quattro ragazzini con la faccia da buoni scolari, hanno infatti intrattenuto sulla pubblica piazza , quasi tutta la meglio gioventù cittadina. Essendo la Princi in tenera età, mi sono offerta volontaria di accompagnarla a tale evento. Che di concerti ne ho visti una tonnellata, e insomma, la maggior parte degli astanti poteva essere figlio mio, ma chiaro, so molto bene i meccanismi dei concerti, non si deve stare nè troppo lontani nè troppo sotto al palco, non ci si deve far sovrastare, nè spingere, nè tirare bottigliette, insomma, le regole della buona creanza. Quattro ore quattro, all'impiedi, per difendere strenuamente la posizione, non lasciando passare davanti un bel nessuno, eccheccavolo, volevi star davanti?, arrivavi prima. Una logica disarmante. Luci e fumi, musica assordante come da copione, espolosione di stelle filanti. Emozionante per la Princi? Emozionante anche per me. A vedermela lì, a saltare, rossa in viso, un pò invasata, felice e meravigliata da tutto quel caos, a cantare a memoria queste canzoni, ma dove le impara? non studiava Bach, ieri l'altro?, insomma, mi ha fatto un certo effetto. Il paragone con i miei concerti, era fin troppo facile. Solo, io andavo a vedere DeGregori, Zucchero, Eurythmics, e poi, quei Rolling Stones che ancora ne parlo. Giurassica? Pronta per Villa Serena? Non proprio, a Dio piacendo. Giusto per assistere a una sera del genere e dire che sì, tutto è cambiato ma niente è cambiato. I ragazzi sono gli stessi, in fondo, hanno le stesse facce, le stesse risate di niente, gli stessi Levi's, le stesse Superga, persino gli stessi occhiali. Soltanto, il concerto non lo guardano. O meglio, sì, ma attraverso macchine digitali e telefonini. Tutto il resto è rimasto uguale. Assistere a un concerto con la propria figliola undicenne è un regalo che ci si deve fare, prima o poi. Dire che mi sono divertita è una parola grossa, ad un certo punto proprio non ne potevo più, ma mi è piaciuto guardare lei che guardava loro e vedere me che mi guardavo in lei. E senza nemmeno il telefonino.
13 giugno, 2008
12 giugno, 2008
Un pò più piano.

poesieregionicapitalifreudpolinomidenominatoritogo went gone, e poi recite, compleanni, regalini e saggi. Le mattine come questa si vivono così, i cartoni alla tv e un foglio bianco dove scrivere con calma la to do list. Un puzzle buttato in aria, dove nessuno ti sgrida se metti il cielo sul prato, il becco di Nonna Papera nel cestino, tutto un pò alla rinfusa. Si vivrà con lentezza e compiaciuta tranquillità, un pò lusso un pò vacanza, che di confusione ne abbiamo avuta abbastanza e che per ora, aiutatemi a dire, un pò di ozio male non fa.
11 giugno, 2008
Violet dahlia.

Non so bene che cosa mi prese, settimane fa, quando comprai queste bustine. In realtà non erano proprio bustine, ma specie di sacchetti trasparenti, coi buchini, con all'interno qualcosa simile ad una patata. Bulbi, certamente. Ma mi sono fatta attirare dalla bella foto dell'etichetta, una rigogliosa pianta di dalie violette. Che strani fiori, le dalie. Tanto per cominciare nessuno le pianta più, sono fiori obsoleti, troppo semplici, forse, volgarotti nel loro insieme di foglie a punta e di steli troppo spessi. Non hanno l'eleganza delle rose, nemmeno la raffinata semplicità delle margherite. E poi, diciamola tutta per intero, non è che proprio siano di gran moda. Nessuno ti regalerà un bel mazzo di dalie. Le dalie si portavano alla maestra, anno scolastico 1968- 1969, insieme alle prime rose del giardino, per non farle troppo sfigurare. O si mettevano alla cappelletta della Madonna, quella all'incrocio con la strada per i colli, poco prima di andare al rosario del mese mariano. Fatto sta ed è che ho comprato queste dalie. E stamattina, il sole, che si è fatto desiderare come il fidanzato giusto, ha illuminato con discrezione quell'angolo di giardino. Un bottoncino violetto in una foresta di foglie verdissimo scurissimo, i petali ancora tutti abbracciati a formare una pallottola graziosa, ma che si vede che tra poco esploderà in tutto il suo violetto fulgore. Un regalo per me. Il primo di una serie, un ventisette giusto ieri, che il Giovane Innamorato Holden non tralascia affatto le carte per le Trecce Brune. Un Maturando sorridente e che non me la conta giusta, fin troppo studioso e con una media di tutto rispetto. Il Liceale, rassegnato oramai ad avere latino a settembre, ma più pentito di un camorrista, e speriamo che a qualcosa serva, in fondo. La Princi festosa e dolcissima, che si appresta a vivere un'estate spensierata e leggera. Che forse è già qui. Si può capire dal cielo, si può capire dall'odore del mare che arriva fin qui, da questa lentezza, accesa ed incredula dei primi giorni di vacanza, e da quel bottoncino, ancora inesploso, che se ne sta buono buono nel cespuglio laggiù. Chiedere di più sarebbe un peccato.
09 giugno, 2008
Integral Version.

07 giugno, 2008
La festa.

No che non si festeggiava niente. O forse sì, ma era tutto magico e misterioso, qualcuno sapeva, qualcuno no, eppure nessun compleanno, nessuna ricorrenza, nessun niente di niente. E i garbati e perfetti padroni di casa, ben si son guardati dallo svelare arcani e magheggi. Fatt'è che la festa c'è stata. E bellissima, perdipiù. Nonostante la pioggia battente che rendeva improponibile il patio sotto le stelle, bellissima vera. Come ne càpitano una ogni qualche anno, di solito si và alle cene, placé o non placè, di solito ci si trova in ambienti silenziosi e un pò ovattati, noiosini, aiutami a dire. Ennò. Come nello stile effervescente della mia Amica delle Perle, esplosiva padrona di casa, la festa di ieri era un delirio. Di musica, di colori, di mises variegate, le più diverse. Qualcuna in lungo e stola, qualcuna in palloncino, qualcun'altra VengoCosìComeMiTrovo. Ma il tacco, signora mia, ce l'avevano proprio tutte. Al giorno d'oggi (!), ma mi vuole un pò dire lei che serata sarebbe senza tacco? Già la festa era cominciata al mattino in Corso, l'AdP, l'Amica dell'Arma e la scrivente che si sono trovate bellamente a misurarsi improbabili scollature per la serata imminente. Più per ridere, in verità, l'AdP è più furba di una faina, sapeva bene lo scazzo (si può dire?) che mi portavo in giro, e voleva tirarmi un pò sù. Com'è, come non è, ci siam trovate bell'e apparecchiate, nero fatale per l'AdP, nero mistero per l'AdA, look candido-dorato-guru-indiano-con-sandalo-da-viale per la scrivente. Bella sera. Certo, la vera festa si concluderà alla prima riunione, che di intrecci signora mia carissima, ce n'erano così tanti, ma così tanti che mi aspettavo di vedere Alfonso Signorini spuntar fuori da un divanetto: l' ex moglie di questo con l'ex marito di quella, il marito di quella con la ex-ex fidanzata di quell'altro che però non disdegna l'altra che a sua volta, insomma, le feste sono un pò come dei censimenti, ci si aggiorna sulla composizione delle nuove coppie, è tutto lì il divertimento, in questo mondo di brutture, non lo pensa anche lei? Comunque, gossip o non gossip, facente parte delle CN, Coppie Noiose, nei secoli fedeli allo stesso marito, mi sono goduta lo spettacolo, la serata e la bella gente che ivi ho incontrato, ho riso e ballato, persin bevuto un intruglio rosa che andava giù così bene, ma così bene che ad un certo punto, mi sono trovata ridanciana e ballerina e un pò malferma sulle gambe. Colpa del tacco 12, mi sa.
05 giugno, 2008
Accontentatevi.
L'antivirus.

03 giugno, 2008
La presa.

01 giugno, 2008
Ma che bel castello.
La quiete.
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