29 agosto, 2010

La Raccolta delle More.

Quasi un chilo e ottocento grammi.  Un gran raccolto di more, un'invasione di rovi ricoperte di preziosissime gemme di un bel viola scuro. Ne abbiamo raccolti quattro sacchettini, sfidando le spine e le asperità del terreno circostante, il campo appena arato e le zolle irregolari, la riva scoscesa e il caldo. Non che fosse in programma, si ciondolava tranquilli per il sentiero, una pigra domenica, come a ricaricarci per la settimana che verrà e che inizia domani, di grandi cose, di grandi fatti, di grande vicende. Non che raccogliere more sia la cosa più semplice del mondo. Primo, bisogna trovarle. Secondo, bisogna aver voglia di lavorare per obiettivi, con metodo scientifico, nel senso che non è che ti diano grandi soddisfazioni, come i fichi, per esempio. La mora non è che tenga tanto spazio, e ti sembra di averne già raccolte un sacco e invece ne hai una ventina o poco più. Terzo, non è che sia così agevole, la mora non è che stia lì aggrappata al suo rametto e ti dica, Còglimi, Sono Qui. La mora la devi cercare tra le frasche, spostare i rametti spinosi, le foglie che pizzicano,  se ti va bene sei a cavalcioni su un fossato o, come nel mio caso, in equilibrio malfermo, che non mi ero attrezzata per la raccolta a sorpresa, e dovevo stare bene attenta a non impigliare la camiciola nelle spine, o peggio, graffiarmi le gambe dacchè, bella pensata, avevo anche la gonna. Ma mica faccio la Raccoglitrice di More di mestiere.  Ora, il preziosissimo bottino troneggia sul tavolo della mia cucina. Resta da capire cosa farne. Marmellata? Una torta? Li schiaffo sul gelato e buonanotte ai suonatori? ci penserò. Ora però devo recarmi di fretta al capezzale del mio Illustre Sposo, che per amor mio ha sfidato spine e dirupi, burroni e terreni scoscesi ed ora giace, ferito, graffiato che nemmeno il Gladiatore. Non è vero affatto che gli uomini preferiscano le bionde. Io mora sono.  E infatti.

28 agosto, 2010

Dischcloths in progress.

Ossessivo compulsiva. Credo sia questa la diagnosi. Prima con gli scialli, poi coi dishcloths, o meglio, le spugne, così non sto qui a spiegare che cosa sono, che ormai lo sanno tutti. Sono uscita da un tunnel e sono entrata in un altro. In realtà c'è una ragione. Ho un mese di tempo per farne circa una tonnellata, suppergiù. Per Manualmente, nella fattispecie. Ho una scorta di kitchen cotton di ogni colore, molto lilla, com'è ovvio che sia, e molto bianco, anche. La finezza è una, anzi due. La prima. Farò deliziosi set a tema, giardino, fiori, frutta, spiaggia, e matrimonio, anche, con tanto di wedding cake. La seconda. Le etichette. I miei dishcloths, questa volta saranno griffati Fragole Infinite. E ciò farò di loro oggetti di culto. Sì, vabbè. Sciocche riflessioni del sabato mattina, che c'è fuori un caldo appiccicoso ma un bel cielo, a vederlo da qui. Che c'è un sacco di cose da fare ma si faranno tutte con calma e mestiere. Che è in programma un giro giù in città,  ancora deserta, a comprare i grissini nel vicolo e l'insalatina da Said, a guardare due vetrine, a incontrare forse l'Amica delle Perle e il suo Sposo Illustrissimo, dacchè Biancaneve è al mare, l'Amica delle Provette anche, e Afef in mezzo a leoni, iene e coccodrilli. Noi, in grazia di Dio, si sta piuttosto bene, si contano i figli che han dormito sotto il paterno tetto, si controllano i panni stesi al sole e se proprio ci sarà da stirare ci si organizzerà per farlo in terrazzo, fra la Selvaggia Salvia e il la Prosperosa Menta.  Un sabato bello sereno, di una tranquillità devastante, di una piccola, impercettibile, leggerissima beatitudine. O almeno, così ci si augura.

27 agosto, 2010

Simple Therapy.

Non è che ci si può dannare l'anima, sempre, in continuazione, e arrovellarsi e  supporre, commiserarsi, lasciarsi cadere sul divano e dire SciagurataMe. Non va bene. Così, si cerca con attenzione di dare uno scopo a questo fine settimana, il sole non c'è, e pazienza, ne ho già avuto tanto, non starò certo qui a frignare sul tempo e a dir banalità. Ci si prepara con un minimo di grazia a vivere in santissima pace il primo week end cittadino, ma quale cittadino se sei sulla collina. La colazione, per cominciare, con grande, grandissima lentezza, apparecchiata con cura già da ier sera, le tazze tutte uguali, le ortensie nel bicchiere, la tovaglia carina. Ci sono piccole piccolissime cose che ti fanno bene all'anima, un pomeriggio da inventare di sana pianta, che  riordinare e sistemare e piegare e stendere hai deciso che si farà solo stamattina, e che è pure troppo. La casa è un'isola di beata pace e figlioli dormienti, lo Sposo di ottimo umore e dai tremila progetti, un pane al rosmarino si sta cuocendo beato e sarà pronto per pranzo, quando uno Scavezzacollo nostalgico amico del Liceale arriverà a dividere il nostro umile desco. E' ancora un pò vacanza, alla fine, almeno fino a quando le scuole non inizieranno e ancora un sacco di giorni e di idee, e di cose belle da fare o da non fare, oggi l'omino taglierà l'erba nel prato, mi piacerebbe fare una marmellata di qualcosa, farò seccare le ortensie del muretto, avrò cura di me e starò bene, in pace, che alla mia anima spaccata almeno questo glielo devo.

25 agosto, 2010

Cambiare.

Che tutto cambi perchè nulla cambi. Cambia la scena, la visione, le cose. Ovunque disordine e valigie mezze sfatte, siamo a casa, tutti e anche di più, la Laureanda Fidanzata al Laureando, amici di passaggio, Siete Tornati Prima, sì, è vero. Siamo tornati a casa, in città, perchè casa alla fine è solo dove ti trovi meglio, dove ti piace di più stare, e casa può essere anche un divano soltanto, o un gradino da qualche parte nel mondo, non necessariamente l'indirizzo scritto sui documenti. Così, qui, alla fine. C'è bisogno di ordine e pulizia, molto ordine e molta pulizia, fuori e dentro. E' ancora estate si dice, ha fatto brutto fino a ieri o oeri l'altro, ora ci sarà ancora caldo, ancora sole, nessuno dica che l'estate è finita, nemmeno per sogno. Chissà se davvero vorrei che questa estate così bizzarra finisse per sempre, e si portasse via tutto, le darei una mano, scuoterei i miei cassetti da riordinare, farei un mucchio compatto in mezzo al pratino, incendierei tutto, voilà, mi siederei in un angolo a guardare le mie cose che spariscono, e i cassetti vuoti, finalmente, da riempire solo con ciò che pare a me. Un giro in città, questa mattina, a riprendere possesso di piccoli lussi, piacevoli abitudini, poche certezze di una vita straordinariamente normale, quieta fino alla tempesta, eclatante fino al silenzio, scoppi di bombe e melodie, piume e valanghe, diamanti e fango. Si raccolgono con cura le cose da lavare, si è già festeggiato la quinta lavatrice in poche ore, a casa, dove il prato è foresta, dove tutto è più grande, dove ho esitato a trovare le tazze, dove le ortensie fioriscono nell'ombra, dove tutto cambia e resta sempre uguale al sempre, è cambiato il colore degli alberi fuori e forse anche del cielo, ma io resto sempre uguale, cambiata perchè tutto resti com'è, uguale perchè tutto riesca a cambiare.

21 agosto, 2010

Svogliato Glicine.

Il colore è bellissimo, ma solo quello. Anche la morbidezza non è male. Ma non è granchè. E'svogliato e senza forze, proprio come me. Alla fine, dovrò chiamare col suo nome proprio di cosa  femminile singolare astratto questo malessere che ho, sennò la scambiano tutti per capricci e stupidaggini, MaVaLà Che Non è Niente e Che Cosa Vuoi di Più. Ho fatto questo scialle senza sapere come sarebbe venuto, non ho copiato nessuno schema, all'inizio lo volevo senza buchi poi con tanti buchi, poi con un buco qui e l'altro là, poi coi buchi in scala e per un pò devo dire che è anche venuto bene, poi mi sono stufata e ho detto basta, che mi si fondeva il cervello a furia di contare e in questi giorni faccio fatica anche al supermercato a realizzare che una scatola di 6 uova più un'altra scatola di 6 uova fanno in tutto 12 uova. Alla fine questo scialle è venuto così com'è, come si vede , è scialle poco avvolgente e sciarpa generosa, è una specie di foulard. Glicine è il suo nome, scialle svogliato dal colore luminoso, proprio come chi l'ha fatto. Che, a pensarci bene, nemmeno è luminosa.

19 agosto, 2010

Sul cuore non so.

Beh, sì. A un certo bel punto di ogni certa bella vicenda si dovrà anche tornare. Pensare a tornare, quanto meno. Pensare a come fare a cominciare a pensare di tornare. Uhm. Complicato. I sospesi giorni di agosto inoltrato non mi sono mai piaciuti, men che meno quest'anno, che mi è piaciuto meno di tutto in assoluto. E' come essere sempre lì lì per fare delle cose, e non puoi dire, Lo Faccio la Prossima Settimana, perchè la prossima settimana, ahinoi, non sarai più qui. Ed è questo che destabilizza un pò tutti. Quando davanti a te non hai nemmeno una settimana intera, ma pochi giorni soltanto, e quando ci vuoi stare al mare, fino all'Immacolata?, no, certo no, ma non ne ho voglia, non ne ho voglia nessuna, di disarmare tutto, smontare, piegare, ricoverare, preparare per l'autunno, l'inverno, la vita che verrà. Non è solo preparare e andare via, è immergersi in un'altro pezzo di vita, Capodanno è questo qua, mica il 31 dicembre, si riprende e non ne ho voglia. Perchè non so riprendere, non so ricominciare da capo, e nemmeno voglio imparare. Alla fine, farò così, chiuderò la porta dietro di me lasciando tutto così com'è, quale piegare, quale staccare le tende, quale lavare i cuscini, un bel niente, li lascio così, sghinci e vissuti, riordino solo l'armadio, per la prima volta rientrerò in città che sarà ancora estate e mi serviranno magliettine leggere, mancano pochi giorni e ho già nostalgia, mi viene da nascondermi dietro le rocce e non farmi trovare più, ma sarò forte, mi incollo questo mare davanti agli occhi, sul cuore non so.

15 agosto, 2010

Alternativa.

Un pò selvatica, anche. Ho risposto a un sms di B, non quella del 12, quella della RAI, sono circondata di B, al momento. Come Mi Stai? mi si chiedeva. Ti Sto Bene, si rispondeva, Misantropa e Selvatica. Persino un pò  Orsa, mi si passi il termine. Ti sto che mi piace far le cose che a Ferragosto  non fa nessuno, prendere l'acqua alla fontana, leggere un libro in un giorno, non cucinare per niente. Nessuna grigliata, ci pensano i ragazzi, quella dozzina di ragazzi che mi sono trovata in casa quest'oggi, 6 conviventi e 6 raffazzonati qua e là dai conviventi medesimi, ma li conosco da sempre, sono gli stessi di ogni estate, solo, ogni estate più grandi e più belli. Stasera, gran soirée. Il cinema all'aperto, forse un gelato più tardi. Nessun Ferragosto fu più alternativo, più semplice, più felice di questo. Felice. Una parola che non scrivevo da un pò.

13 agosto, 2010

Anche se.

Anche se quest'anno niente isole greche.
Anche se quest'anno Amaranta se ne sta buona buona in porto, a farsi bellissima, pronta per il prossimo viaggio, da qualche parte nel mondo.
Anche se quest'anno è mare stanziale e non vagabondo e selvaggio.
Beh, io sono qui. A pagina 28.
Che nostalgia, però.

12 agosto, 2010

Il CiliegiaScialle. E le ViolaVitamine.

La sciocca estate del duemiladieci, chissamai perchè sciocca, poi, verrà ricordata per una serie di faccende e questioni. Prima fra tutte la mia totale dedizione, la mia entrata nel tunnel, il mio disturbo ossessivo compulsivo nel fare scialli di ogni foggia, colore, filato e dimensione. A dirla tutta, ho messo sù un discreto commercio. Questi cosi piacciono, eccome se piacciono, sono antichi eppur nuovissimi, e danno un che di mistero anche al più banale degli abbigli. Trasformano infatti un jeans blasonato + maglietta di Zara in un look vincente e super glamour. Robe da intenditori. L'ultimo nato nella Casa sul Mare è questo qui, purissimo cotone color ciliegia matura, bello e semplice, da fare ad occhi chiusi o quasi. Spererei di poterlo tenere per me. Anche perchè, esso, lo scialle, è dello stesso colore delle mie vitamine, quelle che mi ha prescritto il mio Amico Farmacista dell'Isola. Esse, infatti, contrariamente a tutte le vitamine che ho sempre preso in vita mia, gialline, bianchine, arancionine e trasparenti, esse, dicevo, sono viola. VIOLA! VIO-LA!!!! O meglio, color del CiliegiaScialle. E soddisfatta son'io di tale, inaspettata coincidenza. Che sciocca estate, quella del duemiladieci. Ogni scusa è buona per farsi una carezza, di cotone o vitamine, color delle ciliegie mature.

10 agosto, 2010

Di quanto cielo.

Cadranno stasera. Ne sono cadute già ieri, una gigantesca e una più piccola, le uniche che ho visto. Gli altri un sacco, io due soltanto. Sarà che mi stufo subito di stare lì col naso per aria, immobile, e se guardo di qua cade di là e viceversa.  Quanto nero del cielo, quanto buio e quanta luce tutta insieme. Un cielo a a schiacciarmi, ad avvolgermi e sollevarmi, a sotterrarmi e pestarmi, fino a non farmi respirare, a farmi volare in alto, ballerina delle stelle, girandola di luce o nero lenzuolo a bendarmi gli occhi. Il cielo che parla e non ascolta, il cielo lucido che ti rincuora e ti accarezza, nel tuo disperare, nel tuo essere sempre come in tensione, come sulle punte, come, non eri una ballerina? Non so ballare questa danza di luce, non so nemmeno legarmi le scarpette, ci vogliono nastri d'argento e una polverina che fa volare e rende leggeri e trasparenti e tu e la tua gonna di voile, cucita con i raggi della luna e gli aghi d'oro della corte del Re. Balla, balla con le stelle che cadono, attenta a non cadere anche tu, affèrrale per la coda e fatti trascinare, chissà dove cadono, chissà dove vanno e da dove vengono, stelle di mille anni fa, solo loro sanno di quanta luce son fatte, di quanti desideri e promesse, di quanti occhi e mani e abbracci e vieni più vicino. Tu balla e balla insieme a loro, ballerina che inciampi e cadi, la treccia sfatta e il vestito strappato, balla come sai, ballerina del buio e della luce, del cielo che un pò piange e un pò ride, dei puntini brillanti nel blu, improvvise, scie luminose, di un colore che non sai, lacrime del cielo, di quanto amore mai, di quanta luce mai, di quanto cielo mai avrà bisogno questo cuore per imparare a contare le stelle.

09 agosto, 2010

Scialla e Smeralda.

E' verde smeraldo. E' morbidissimo. E' brillantissimo. Fatto in questi giorni di mare e di mare e di spiaggia raramente e piscina ogni tanto e sole sempre sole, tanto sole, che oggi è andato via, però. Scirocco, si dice. Ci aspettano giorni non magnifici, ma a me questo tempo qui non è mica che mi dispiaccia, certo che no. Verde speranza, verde bosco, verde fogliame, verde verdissimo, verde purissimo, chi di verde si veste eccetera. Sforno scialli a una velocità che fa spavento, li faccio per inerzia, un pò li copio e un pò li invento. Li faccio e li metto lì, li faccio e li metto la sera in terrazza, in paese, al mercatino della sera che ha le stesse collanine da sempre, gli stessi anelli di conchiglia, gli stessi bracciali di cuoio intrecciato. Li metto a colazione, sulla camicia da notte, perchè a quell'ora il giardiniere, che Dio lo benedica,  passa di qua e mica mi voglio mostrare discinta e scollacciata, ben mi copro, talebana e osservante, timorata e pudìca.  Questo ho sostenuto a mia discolpa con il mio Sposo, che però ha osservato: Ma Se è Pieno di Buchi! Vero è ben. In realtà, ultimamente  il Giardiniere passa e ripassa dalla mia porticina, anche se  l'irrigazione funziona benissimo. Si vede che lo Scialle Smeraldo c'ha il suo perchè, il suo percome e pure il suo bel quantunque. Per non parlare del cionondimeno. Ma devo studiare uno schema senza buchi. Il mio Sposo, chi lo sente, se no.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...