28 agosto, 2013

Sushi. Si chiama Sushi.

E’ arrivata due sere fa, la sera del temporale devastante, per capirci.
Avvinghiata al mio figliolo mediano, ha subito trovato un posto in casa nostra, ovvio che sia così.
E’ una micina dolcissima, nient’affatto timida, già ambientata coi cani e il gatto di casa. E’ nera e grigia, un po’ crema e sembra che abbia le zampine sporche di cappuccino.
Una vera minuscola delizia.
E qui, abbiamo tutti perso la testa per lei.
L’abbiamo chiamata Sushi.

Uno in più, nella Casa in Collina.
Nel frattempo, le mattine van via veloci, si rientra lentamente nel mood delle cose da fare, la scuola, stamattina un esame, relazioni da consegnare e un progetto ambiziosissimo per Cuore di Maglia, da presentare al prossimo Manualmente, alla fine di settembre.
Il gruppo delle mie amiche sparse si sta lentamente ricomponendo, ieri si è riso di gusto a trovarsi insieme dopo un po’ di giorni, che bella cosa che siamo, insieme.
Oggi è una bella giornata senza sole, di quelle che però le lenzuola profumate stese un attimo fa asciugano lo stesso.

E’ una mattina di quelle lente ma già accese, con tante cose, qualche cambiamento nei mobili della cucina, una tovaglietta animalier trovata in stra saldo da Zara Home e un vaso con le ultime rose estive, accanto alla ciotola della lavanda, chè le amiche che ti vogliono bene te ne portano un rametto simbolico, strappato dall’aiuola del laboratorio, prima di venire da te. O te ne regalano tonnellate, già sgranata, così non hai lo sbatti di sgranarla tu.
Tutto è tranquillo nella Casa in Collina, come una pace ritrovata, come una calma dopo un scombussolamento feroce, come un thè caldo dopo un tuffo nella neve.
Che sia merito di Sushi?

Nel frattempo, comunque, il sole c'è.


20 agosto, 2013

Gusto Anice.

Così è il cielo questa mattina.
trasparente.
Lucido, liscio, perfetto.
Squassato dai lampi di ieri sera, ripulito dalle nuvole trasportate via da un vento impertinente ma bellissimo, eccolo qui, il mio cielo di oggi, azzurro azzurro, turchese forse, non saprei dire.
Sa di anice.

Il cielo trasparente è un bel regalo di questi giorni in città, di questa strana estate che ti rimane appiccicata alle dita come la carta dei ghiaccioli. 
La cosa bella è che in mattine come questa puoi decidere di fare quello che ti va, tutto e il contrario di tutto, se ribaltare casa o stare fermissima, se stirare come se non ci fosse un domani o decidere per un picnic nel Prato Grande, non sarebbe male, dopotutto è ancora vacanza per un bel pò.

Nel cielo trasparente-lucido-turchese- all'anice puoi scrivere quello che vuoi, la frase di una bella canzone, il nome di una persona che ti è cara, financo la lista della spesa, non è vietato.
I pensieri che ti vengono nelle mattine di cielo trasparente sono trasparenti anch'essi, leggeri e un pò frivoli, che hai steso le lenzuola con un sorriso impercettibile, che hai accennato un passo di danza nel corridoio di sopra, che hai mangiato di baci la Princi mezza addormentata nel suo lettino.

Nel venti di agosto, le cose da fare sono le stesse di ieri e di ieri l'altro, cambia solo il modo con cui si prendono, con cui si affrontano, con cui si girano nel verso giusto, rivoltandole a piacer nostro.

Oggi è un giorno chiaro di sole calmo e cielo bello.
le tempeste torneranno, i mattoni pioveranno giù come niente fosse, ma oggi no, ci si goda in graziadiddio una mattina così perfetta, in un'estate così strana che non se ne vuole andare. E non se ne andrà, almeno per ora.

Oggi mi comprerò un ghiacciolo.

Gusto Anice.
Azzurro così.


17 agosto, 2013

L'efferato attacco della Talpa Rosita.

L'estate, la strana estate del duemilatredici, lassù nella Casa in Collina procedeva senza grossi intoppi.
Era un'estate fresca, in un certo senso delicata, costellata da piccoli e grandi avvenimenti, i compleanni, per esempio, una serie, da festeggiare in semplicità e  graziadiddio. Si stava bene.
Quel mattino, ella si attardava con pigra beatitudine nel suo letto, indecisa se leggere le notizie o continuare a fissare il vaso delle surfinie sul davanzale, che sì, forse avrebbero avuto bisogno di un pò di acqua, seguendo il filo dei suoi pensieri, per una volta gradevoli.
Lo udì all'improvviso.
La voce del suo Sposo Illustrissimo le arrivò, decisa e niente affatto rassicurante.
Si chiese con chi potesse mai avercela così, di primissimo mattino, in un sabato ferragostano dove tutto o quasi sembrava aver preso la piega giusta. La figliolanza presente dormiva ancora di gusto, si domandò se per caso avesse combinato un qualche guaio Lei Medesima. Si rispose di no, ma i suoi pensieri vennero interrotti da una parola proferita tra tante, ma udita distintamente. VELENO.
Non vi era tempo da perdere, si disse che le surfinie potevano aspettare e si fiondò fuori dal letto, scarmigliata e lievemente preoccupata.
Il suo Sposo era lì, che trafficava in giardino in un avanti e indietro poco rassicurante. Non la degnò di uno sguardo, continuando ad imprecare.
E quale non fu il suo sollievo nel verificare che il veleno di cui parlava l'Illustrissimo non fosse per Lei Medesima.

Rosita, la talpa, aveva deciso di far visita al Regio Orto.

Nottetempo, dopo una breve riunione con Orazio, suo marito, Rosita era addivenuta alla conclusione che sì, quell'orticello minuscolo e perfetto poteva essere la sede di un Resort per Talpe, e aveva cominciato a costruire tane, mono e bilocali, per sè e per un nutrito gruppo di amici suoi.
Ma non aveva fatto i conti con il Regio Ing., proprietario e designer del Regio Orto.
Rosita, che da quando aveva scoperto di essere omonima della gallina di Banderas si dava un sacco di arie, aveva preso di mira la zona dedicata ai cavoli viola, di cui le talpe sono ghiottissime, che ora si presentava tutta a mucchietti ben definiti, graziosi alla fine. 

Non per l'Ing.

Egli infatti meditava vendetta, tremenda vendetta.

Sulle prime pensò al veleno, ma fu un attimo. In una casa dove nemmeno i ragni vengono schiacciati, ma accompagnati con grazia verso l'uscita, dove vivono in beatitudine due cani e un gatto, dove sono passati conigli, grilliricci, pipistrelli e ogni genere di altro animale, il solo pensiero di poter far male alla talpa e a tutta la sua famiglia lo fece rabbrividire. Si documentò quindi per un rimedio naturale, ultrasuoni, una specie di vapore dall'odore sgradevole, financo una musica soffusa che potesse far allontanare Rosita e i suoi dalla Zona Cavoli del Regio Orto senza far loro alcun male.

La Scrivente tirò un sospiro di sollievo. Nessun veleno sarebbe stato preparato nè per Lei nè per Rosita.
Ma da quel giorno, si ripromise di stare più attenta, più gentile e accomodante col Regio Sposo.
Non avrebbe mai voluto ritrovarsi a colazione un muffin al cianuro, o alla cicuta, per dire.
Certo, lei non era mica una talpa, ma le precauzioni non erano mai troppe e sentire il suo sposo parlare di veleno la mattina presto non è roba da tutti i giorni.

Rosita la Talpa, ti parlo col cuore in mano, ben meglio sarà che tu ed Orazio scegliate un altro orto dove costruire il vostro Resort, sennò saranno cavoli.
Beh, cos'ho detto di male?



14 agosto, 2013

L'inganno delle Haribo.

A tonnellate.
Si compravano nella latteria di via Roma, in quei sù e giù dei pomeriggi di novembre, dopo lo studio, la nebbia ad avvolgerci, il loden verde e le mollettine con le ciliegie. Il lattaio le pesava con fare da scienziato, fissando il quadrante della bilancia e a volte togliendone una, una soltanto, per non sforare dalle 100 lire. Idiota.

ieri ho fatto un piccolo viaggio con due mie amiche, compagne di scuola, di banco, per anni. Certo, non era un viaggio di piacere, ma il solo fatto di ritrovarsi e chiacchierare e raccontare ed ascoltare, ha fatto sì che ci fosse anche del bello, alla fine.
Ci mancava solo lei.

Abbiamo parlato tanto, sì, e forse era un pò l'ansia a farci parlare e parlare, come a non voler sentire un peso, da qualche parte, come a scacciar via un'angoscia che non sai da che parte venga, invisibile eppure presente, una mancanza.

E' incredibile come negli anni il tuo ruolo in un gruppo non cambi, e sono sempre io, la più fifona, quella che non ha rubato il burrocacao nella gita a Firenze, quella che non ha marinato la scuola quella mattina di maggio. E così, eccoci, noi tre in piedi accanto a un letto di ospedale, le mie amiche sono sempre più brave di me a fare le cose, e ancora una volta il coraggio non lo trovo e non riesco a parlarti, perchè nemmeno so se mi sentiresti, e ti guardo anche se non mi vedi. Ma so che sai che sono qui, che siamo qui. Ed è uno strazio sottile, e ci si sente così straniti e io così stupida. Sei tu ma non sei più tu, e vorrei dire e fare ma resto così come di marmo, come interrogata su una cosa che non so, e nessuno a suggerire.

Vorrei che dal primo banco arrivasse la soluzione, vorrei che qualcuno mi bisbigliasse quanto fa, che angolo è, una data qualsiasi, se è attivo o passivo,  i complementi no, quelli ero io a suggerirli, sempre.
Allora saprei che cosa dire. Adesso, no.

veniamo via che ci parliamo a sguardi, ci conosciamo da mille anni e sappiamo bene come siamo, gli occhi non mentono, le parole qualche volta non hanno un gran significato, gli occhi invece, quelli sempre.

E non sappiamo quale disegno, quale mappa del destino e quali domande e cosa e come e perchè poi.
Interrogate, ma nessuna di noi risponde.
Impreparate, un'altra volta.

All'autogrill di Bologna compriamo le caramelle gommose della latteria.


ci manchi, Grazia.









12 agosto, 2013

La Notte delle Stelle.

Ma dove vai esattamente?
A Carate.
Ah. A fare cosa?
Da UnFiloDi, sai, la KnitHouse piena di gomitoli e gatti e persone carine, quella col giardino ordinato e quelle montagne di schemi e poi Lulù...
Ho capito, ho capito ma...perchè parti di pomeriggio?
Perchè dormo là.
Cooooosa?
Sì, dormo là. In giardino.
.....
Che faccia fai?
Dormi là?!? In giardino?!?
eccerto, è la notte delle stelle, difficile vedere le stelle in salotto, non credi?
E poi cosa fate?
Guardiamo le stelle e facciamo la maglia. E stiamo sveglie. E facciamo after, come dicono i miei figli.
........
........

La mia notte di San Lorenzo è stata una notte speciale.
Non solo perchè mi sono presa della squilibrata da almeno 3 persone, ma perchè l'ho passata in un modo inusuale, inusitato, da squilibrata, appunto, e contenta che sono.
Un KnitPigiamaParty per la notte delle stelle, con tante amiche squilibrate come me che colà si son trovate per passare una notte diversa, a guardare il cielo, a chiacchierare avvoltolate nei sacchi a pelo come a quindici anni scarsi, a fare a maglia un progetto di Emma Fassio che ha diviso con me il viaggio, il caffè delle 2, le chiacchiere prima di dormire e la parte di prato che ci eravamo scelte, posizione strategica per avere tutto il firmamento a portata di mano e ad esprimere così una quantità invereconda di desideri.
Una bella sera.
Una bella notte.
Freddina, in realtà. come mai avrei immaginato una notte d'agosto. Ma bellissima. Invero avremmo anche potuto dormire belle scialle e comode al chiuso ma allora, dove stava lo squilibrio il divertimento?

Ho guardato le stelle da un prato a Carate Brianza, da un giardino curatissimo e pieno di lucine e candele e veli e biscotti e tisane e Nespresso e lampade e scoppi di risate improvvise alle 3 di notte, la Marina è indisciplinatissima, lo sanno tutti.
Ho chiacchierato e fatto la maglia, e visto 3 stelle luminose e velocissime, improvvise, nel cielo d'agosto di Carate Brianza, coi grilli  e le amiche e mi sembrava così strano essere lì ma così bello, un pò in campeggio un pò in gita, che cosa strana.

Ho espresso 3 desideri.
Il cielo è uguale dovunque, da qualunque parte tu lo possa guardare e in qualunque modo tu lo intenda.
Le stelle poi, scelgono di cadere proprio sopra il tuo naso per darti modo di essere contenta, lì e in quel momento, anche solo per un pò.
Amo il cielo e le sue stelle, il suo mistero e la sua luce scura, la sua immensa bellezza, il capolavoro di luci e santità, di perfezione e imponenza che mi affascina ogni volta.

Conservo le mie stelle cadute in una tasca nascosta e ogni tanto  tornerò a guardarle, a lucidarle, a vedere se sono ancora lì.
Le troverò.
nessuna stella mai ha deluso chi le ha trovate.
Nessuna mai.

08 agosto, 2013

CiaoCiao Temporale.

Stamattina c'è stato il temporale.
di quelli belli che piacciono a me.
anche se ero in città e senza ombrello, non come l'AmicadellePerle che l'ombrello ce l'aveva eccome, ma aveva i sandalini di gomma tutti brilli ma sempre di gomma e di correre sotto la pioggia proprio non se ne parlava, che sennò femori e menischi si mescolavano insieme, così ci siamo dette, andiamo in fretta ma senza correre che sennò ci si ammazza, e alla fine ci siamo bagnate un sacco che lei per solidarietà l'ombrello non l'ha mica aperto.

Il temporale ha dato il meglio di sè non appena sono arrivata a casa.
E buio buio, fulmini e lampi chiarissimi, e di quei tuoni che sembrano polverizzare il tetto proprio sopra la tua testa, questo significa che il temporale è proprio qui, a me sta cosa di contare dal lampo al tuono non mi è mai entrata bene bene in testa, ma si sa che zuccona sono e ci sono cose che proprio non capisco, che mi rifiuto di capire, che non mi impegno, come i venti, le divisioni con la virgola, le tariffe degli smartphone e questa cosa qui dei lampi.
E molto altro ancora.

Il temporale dà una scossa a tutto, tutt'intorno e ancora in giro, ovunque, comunque e quantunque.
Il temporale squassa il pratino e il Regio Orto, e perfino il ficodindia tutt'attaccato, che non è tanto contento del fatto che piova. Lui siculo è, viene da un giardino di Cefalù, non è che si entusiasma del clima del Monferrato, se lo fa andare bene, certo, per amor mio, che lo accudisco e ci parlo, ma non è tutta sta contentezza quando piove.

Il temporale mi piace perchè sa di buono, non saprei descrivere l'odore del temporale ma mi piace perchè sa di pulito, perchè lava via anche la polvere dal terrazzo, e rinfresca e rinnova e fa più salubre tutta l'aria, e sa di acqua e di bellezza, e anche un pò di cielo, perchè è da lì che viene.

Del temporale mi piace il buio e poi la luce.
Mi piace il rumore e il silenzio subito dopo, e poi ancora il rumore, sia del tuono che dei goccioloni.
E rimango lì, incantata, ad ascoltarlo e ad annusarlo, il temporale, nessuno nel globo terracqueo credo che annusi il temporale, io sì.

Il temporale dura poco, fa spavento prima che arrivi, fa bellezza quando c'è, si fa mancare quando va via, e senti i tuoni in lontananza e dici E' Passato e sembrano tanti saluti lontani, come quelli che facevi dal retro del pullman in gita scolastica, CiaoCiao, ridevi certo, ma c'era sempre un pò di malinconia, c'è sempre malinconia nei saluti fatti con la mano da un finestrino qualsiasi.
CiaoCiao Temporale d'estate, torna presto fra queste colline, e grazie per lasciarmi in regalo un sole più lucido e chiaro

Del temporale, la cosa che mi piace di più, è il sole che c'è ora.

06 agosto, 2013

La Mancata Fioritura dei Gerani



Ci si era messa d'impegno.
Aveva scelto con cura maniacale tra le piantine del vivaio e del mercato, quelle con la sfumatura giusta, dal bianco al viola intenso, passando per il fucsia e il rosso acceso.
Li aveva sistemati sul davanzale, annaffiati con cura, sorvegliati, ne aveva tolto i fiori rovinati con un gesto deciso come le aveva insegnato sua nonna, alla base del gambo, così.
I gerani sono fiori grati a chi li cura bene e danno il meglio di loro stessi con sole, acqua, acqua, sole. Null'altro.
I gerani le piacevano.  Ne aveva trasportato uno dalla montagna al mare pur di tenerlo con sè, dandogli  perfino un nome, Felice.
Era convinta che i gerani avessero molte potenzialità, non soltanto quella di stare imbambolati sui davanzali.
Si chiedeva perchemmai non si avesse notizia di qualcuno che avesse donato un mazzo di gerani. Eppure, mica era vietato.
Da qualche tempo però, i gerani del suo davanzale non c'erano più.
O meglio c'erano, ma soltanto le foglie.
Nessuno dei vasi aveva più un solo fiore, e tutto quel gran lavoro di cromia e di sfumature non era servito proprio a nulla.
Si fece qualche domanda.
Li aveva innaffiati sempre? Si disse di sì.
Li aveva liberati dai fiori rovinati? Si disse di sì.
Li aveva forse trascurati per qualche altro fiore? Si disse di no.
Li aveva soffocati forse con il fertilizzante, come quella volta delle ortensie? Si disse di no.
La faccenda si faceva complicata.

Poi, le venne in mente di quella volta, qualche settimana fa, che le punse vaghezza di svolgere la tenda a rigoni, invisa a tutta la famiglia, uguale a quella di tutte le altre case, che se ne stava sempre arrotolata su se stessa. E che diamine, mormorò fra sè e sè, se non la svolgiamo d'estate, quando mai? Nessuno amava quella tenda, qualcuno aveva anche proposto di toglierla, tanto non si utilizzava mai ed era così triste, a righe grosse bianche e marroni, ma Ella decise ugualmente di farla entrare in funzione, non che ce ne fosse bisogno, ma così, per provare.

Da lì, l'illuminazione.
La tenda aveva tolto ai gerani il sole necessario, tutta la luce bella che faceva fiorire i fiori rossi, e fucsia, e bianchi e rosa pallido e bianchi e viola.
Se ne rese conto un mattino, riavvolse la tenda triste a rigoni ed aspettò.
Non passò molto tempo, e i bocciolini di geranio cominciarono a spuntare tra le foglie verdissime.

Era così anche per lei
Si rese conto di avere qualche volta una tenda sulla testa che le impediva di essere quella che era per davvero, facendo di lei solo un fascio di foglie verdi e tristi e senza colori.
il sole non passa attraverso le tende a righe bianche e marroni.
i gerani non fioriscono se tenuti all'ombra
il cuore fa uguale

mai come quel giorno si sentì così geranio
bastava solo attendere la fioritura, quella nuova.

con la tenda a righe bianche e marroni ci fece un falò.










05 agosto, 2013

Invisibili cicale.



Non so nemmeno che faccia abbiano. Non le saprei disegnare. Non come l'ape o la formica, io le cicale non so proprio come sono fatte. Ma le amo. Mi piace il suono monotono, il concerto che mettono in piedi ad un certo punto della giornata, mi piace immaginarle ben disposte, tutte in ordine, con una cicala direttore d'orchestra, e tutte le altre intorno, senza spartito, magari in frac. 
A loro modo, ogni giorno raccontano una storia diversa, un capitolo nuovo, anche se è sempre lo stesso motivo, la stessa nota ripetuta miliardi e miliardi di volte.

Ascoltava le cicale.
E a loro affidava i suoi pensieri e il suo sentire, quei piccoli pesi, i macigni e i sassolini, le brezze leggere  e i ventacci, gli smeraldi e le bottiglie rotte e tutto quello che faceva di quella estate la sua estate.
Ci provò una volta, a raccontare qualcosa di bello alle cicale.
Fu un mattino presto, l'Orchestra Invisibile aveva già iniziato la sua romanza, si schiarì la voce ed iniziò, C'era Una Volta, ma le cicale no, suonavano e suonavano, la solita musica, le solite note.
Poi, ci fu una pausa.
Allora, prese coraggio e nel silenzio  del sole d'agosto, quello immobile e caldissimo, iniziò a raccontare una storia alle cicale del Pratino, che forse nemmeno erano nel Pratino ma nella siepe grande, o chissà.
e raccontò una storia vera, o forse vera per metà, di un viaggio bellissimo sotto il mare, fra conchiglie e stelle marine, e raccontava e raccontava nel silenzio del sole d'agosto.
Sembrava che finalmente le cicale la ascoltassero, che avessero sospeso il loro concerto per sentire la sua storia.
ma ad un tratto, una cicala, una sola, intonò una nota e subito dopo le altre, e le altre e le altre ancora, nella completezza della più grande delle orchestre sinfoniche.
Ancora una volta non l'avevano ascoltata e la storia del viaggio in fondo al mare rimase a metà.

Le cicale non ne vogliono sapere di stelle marine e pesci colorati.
a loro, basta il fieno, i campi di grano tagliato, le vigne acerbe e le siepi di rovi, con le more quasi mature.
Loro raccontano di colline verdissime e campanili e lucertole immobili e siepi di ortensie da tuffarcisi dentro. A loro, non importa nulla della tua storia.

Le cicale non ascoltano, cantano e basta, e non sapranno mai le meraviglie del fondo del mare, non capiranno mai la danza delle stelle marine e i misteri delle conchiglie, che se sei fortunato ci puoi pure trovare una perla dentro.

Vàllo a spiegare alle cicale.

31 luglio, 2013

#mystrangesummer

 ::::sento il mare dentro una conchiglia
estate
l'eternità è un battito di ciglia::::
Le capitava di cantava sottovoce quella canzone così estiva, così da ghiacciolo, così da chiosco sulla spiaggia che non importava molto se si trovava, dal mare, così lontana.
Quell'anno, il mare non lo avrebbe visto, o almeno non il mare che amava, non il suo.
Del resto, forse le importava meno di quello che voleva raccontarsi. Che anime bizzarre le donne, dalle infinite risorse, dai repentini cambiamenti di rotta, dalle improvvise variazioni non solo di programmi ma di strade, sentieri, financo sensazioni.
:::sento il mare dentro una conchiglia::::
di quella strana estate ne aveva fatto un quaderno bianco, un blocco per gli appunti dove scrivere tante cose, i progetti, le idee, perfino le invenzioni. Ne aveva parlato a tavola Ho Inventato Un Innaffiatoio, ma nessuno le dette tanto peso, intenti com'erano a dosare la giusta quantità di feta nell'insalata greca, vero piatto forte di quell'anno, in attesa dei pomodorini del Regio Orto che si sa, hanno tutto un altro sapore.
:::sento il mare dentro una conchiglia::::
di quell'estate, piena di cose inusuali, ne aveva perfino fatto un hashtag, checccoooooooosa? sì, un argomento, ecco, una cosa per chi ci è rimasto sotto.
Le vacanze iniziavano, o continuavano, oppure dovevano ancora venire chi lo sa.
Una sorta di lussuosa incertezza, di leggerezza, di probabilità, l'eventuale, purchessia.

Era l'estate del duemilatredici, c'erano cose che erano cambiate e cose che invece erano rimaste sempre le stesse, sotto il sole di agosto, le cicale e le mille cose che si riuscivano a fare in una giornata, leggere e scrivere, perfino inventare un innaffiatoio, forse una gita al fiume chissà, a cercare ciottoli bianchi sulla riva, l'acqua gelata, i moscerini, il picnic nel cestino, quanti misteri mai racconta l'acqua del fiume, quante canzoni sa, l'acqua del fiume là dove è più trasparente, gliene insegnò una nuova ::::sento il mare dentro una conchiglia:::: ma nessun fiume al mondo mai sa una conchiglia che cosa sia.


:::e tutto il mondo è la mia famiglia::::


29 luglio, 2013

Tornò col diluvio.

Nessuna estate poteva dirsi tale se non portava con sè almeno un paio di diluvi, una manciata di lampi e tuoni, fantastiliardi di goccioloni.
Nemmeno quella estate si discostò dalle altre, e regalò al mondo il primo vero diluvio della stagione.

Fu così che tornò.
Fu quella mattina che decise che il tempo della riflessione e del volontario esilio e del mese sabbatico lontano dalle sue pagine era terminato.
tornò perchè era il momento
perchè era ora
perchè c'erano state volte in cui scrivere e scrivere le era mancato così tanto da levarle il respiro, e sì che scriveva da un'altra parte ma non era la stessa cosa, no.
Era una strana estate quella.
I mesi pieni di sabbia e mare e vento si erano trasformati in mesi di casa, di giardino e quell'anno pure di orto, la vera novità. Perfino i compleanni estivi della figliolanza avevano un sapore diverso, festeggiati a casa e non da qualche parte in Costa, in mezzo al mare, così.
Tornò perchè le sembrava che il tempo fosse arrivato.
tornò perchè aveva cose da dire
tornò perchè un'anima squassata ogni tanto ha bisogno di respirare, è il gioco che si fa da piccoli al mare, nell'acqua dove si tocca, si va sotto e si viene fuori, sotto e fuori, si respira e ancora sotto, alternando il rumore della spiaggia al gorgoglio dell'acqua nelle orecchie, il mondo fuori al mondo sommerso, non sapendo decidere quale piace di più, se quello vero del mare di sopra  o lo sconfinato mistero del mare di sotto.
tornò perchè ne aveva voglia
tornò perchè qualche volta era così difficile tirarsi fuori, così complicato, così incredibilmente doloroso, e scrivere e scrivere le faceva così bene, le faceva credere che tutto sarebbe cambiato o sarebbe rimasto così com'era, a giorni alterni. E in ogni caso, andava bene così.
tornò per chi le scriveva
per chi le chiedeva Dove Diavolo Ti Sei Cacciata
tornò perchè Sara potesse ritrovare il pratino, Lo Sai, le aveva detto, Mi Sembra Di Esserci Stata, su Quel Pratino.
tornò perchè pioveva
e la pioggia d'estate ha un profumo meraviglioso che non va bene tenere per sè, che è peccato mortalissimo non condividere con chi ti vuole bene e te lo dice e te lo dimostra, in tutti i modi possibili.
Quello fu il primo diluvio di una strana, stranissima estate lassù, nella Casa in Collina.
E mai diluvio fu più belo di quello, prima d'allora.







08 luglio, 2013

L'estate Leggera.


L'inizio di questo mese di luglio verrà ricordato negli annali e catalogato alla voce: riordinare.
Ho riordinato di tutto.
Armadi, Di abiti, di lenzuola, di asciugamani. Armadietti di lavanderie, la scatola del cucito, perfino il cestino delle collane, dove ho rinvenuto cimeli che avevo perso di vista da mesi. E il cassetto dei rossetti.

Ho fatto ordine, suddiviso. Asciugamani piccoli, da spiaggia, viso, mani, ospite, ricamate, rovinate, eliminate quelle vecchie e stinte che tenevo per ricordo, ma de che. E lenzuola, una piazza, due piazze, una piazza e mezza, sopra con angoli, sotto senza angoli, matrimoniali con angoli ma con gli elastici rotti e quindi, buoni solo per lavare i vetri.

ho messo in ordine la qualsiasi.
la mia estate è così, per ora, e mi piace un sacco perdermi in qualche cassetto, in casa mia ce ne sono parecchi di cassetti dimenticati, una vera e propria scoperta.
Ho eliminato abiti e tailleur gessati da Credito Italiano, come dico sempre, che tenevo per decenza, per averli pagati una sassata ma che non mi appartengono più. Ho riscoperto jeans che credevo smarriti, camiciole a fiorellini relegate in una scatola e colà dimenticate, pantaloni leggeri che pensavo in qualche altra casa. Ritrovarli è stato bello.
Come bello è stato ritrovare quel vestitino a quadretti, largo e con le papere, che ha aspettato insieme a me i miei bambini...
Ho buttato via molto, ho passato giorni appollaiata sulla scala, in un sù e giù preciso e razionale, questo tengo, questo butto, spietata, come solo le donne sanno essere.
E mi sento leggera.

così sarà la mia estate. Leggera. Leggera e lontana. Zero social, che non se ne può più, qualche foto per non perdere l'abitudine. Lontana anche da qui, per un pò.

Mi prendo una vacanza dalle grane e dai magoni, negli ultimi giorni mi hanno pesato discussioni e cattiverie, cose di poco conto, certo,  ma nemmeno quelle voglio più. Sto lontana dalle chiacchiere da pollaio, dalle frasi fatte, dalle cose che sembrano in un modo e invece sono tutto il contrario, anche dalle persone, qualche volta e quante, quante ce n'è.
Ho avuto due giorni bellissimi in una montagna vicina, e amici, amici veri, cari come solo loro sanno essere da ventidue anni in qua, quelli che aiuti ad apparecchiare aprendo i cassetti come fossero tuoi, non lo puoi mica fare a casa di tutti, ecco, da loro sì. Loro, amici di mare, di monti,  di barca e della terraferma, sempre ai compleanni, alle cerimonie, sempre loro, così vicini che basta anche non parlare e sanno già, quelli che hanno le foto dei tuoi figli, e anche le tue, in mostra nel salone, Ti Ricordi Dove Eravamo Qui? e tu lo sai, eccome se ti ricordi, perchè la tua storia è un pò la loro, e loro ci sono da sempre. E sempre.

e' l'estate leggera, questa qui.
Sorveglio le piante di pomodori, ce n'è una quantità tale che forse davvero un'insalata ci viene. E un'insalata per casa mia, non so se mi spiego.
Cambierò colore alle pareti di una stanza, ricamerò delle tendine chic per un bagno blu notte, butterò via il superfluo, le cose pesanti, tengo i biglietti di auguri ma lascio senza nostalgia le cose che mi hanno fatto del male. E le persone, anche, che me ne hanno fatto e non lo sanno, e allora ma vaffanculo, se nemmeno ti accorgi non è roba per me.
Mi sa che con le mie Amiche organizzeremo un picnic al fiume, e un Marmellata Day nella mia cucina, basta solo decidere di cosa, è un attimo, barattoli ne ho un sacco, metteremo questa estate sottovetro e la consumeremo piano, nell'inverno che verrà.

L'estate leggera passerà in fretta, ma sarà piena di cose e di persone, di eventi e di chiacchiere, di progetti e cose belle. 
tornerò presto, quando avrò qualcosa da raccontare, un mese forse, forse meno, quando proprio non ce la farò più e mi scapperà di dire qualcosa da queste pagine che amano così tanti, che leggono così tanti che nemmeno me ne rendo conto, che mi chiedono Ma Dove Sei dall'altra parte del globo terracqueo, ma come, mi leggete anche da lì?

Ho un'estate da vivere come forse non ne ho mai vissuta nessuna.
L'Estate Leggera, è così che si chiama.




Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...