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29 gennaio, 2019

Come cipria.

Siediti qui che ti racconto delle cose che non sai.
Hai la voce stanca, chiudi gli occhi e non pensare a niente.
Ma pensare a niente non si può. Lo sanno anche i sassi, lo dico sempre, ci sono espressioni che ti porti dietro da anni, o che impari. Anche Zero in Cassa, o Chiusa la Genova Nizza, o quel mio Veramente? 

Ci sono momenti ai quali non sai dare un nome, che scendono piano su di te come neve gelata, qualche volta, o pioggia battente, o dolci come zucchero a velo o belli e lucenti come cipria scintillante, come brillantini a Natale.
Momenti che sembrano perfetti e di fatto lo sono, e non fa niente se fa troppo freddo o troppo caldo e forse nemmeno lo senti, anzi di sicuro. E parlo, parlo tanto e tu non senti, oppure fai finta, lo so che fai finta certe volte, perchè non scappa niente nemmeno a te, e guardi di sottecchi, un pò di lato, un pò di storto e allora so che hai sentito e ascoltato che no, non è la stessa cosa.

Ci si regala momenti di pura follia, di calma accesa, di quiete che non è quiete ma tempesta perfetta, si trasformano minuti in ore infinite e ore infinite in lampi veloci, navicelle spaziali per attraversare galassie e mondi invisibili, e  Mondi Giusti e Mondi Sotterranei. E mondi Belli.

Piove bellezza su questi giorni, gennaio è un mese con millecinquecento giorni, ognuno fa piovere quello che vuole, quello che gli piace di più, se rubini o petali, o neve o grandine, o sassi verdi trovati al mare o biglie di vetro da strofinare per esprimere desideri. Non si avverano mai, ma è un gesto che fa bene al cuore, che bello è quando ti dicono Chiudi Gli Occhi e Ed Esprimi Un Desiderio e in quel momento, in quell'istante preciso sei padrona del mondo e puoi decidere tutto, nessuno saprà mai il tuo desiderio o se hai barato come fanno tutti e di desideri ne esprimi sei, sette, cosa credi, che non lo sappia nessuno?

Piove neve domani, così dicono  sarà tutto bianco e silenzioso, e ci si sentirà un pò in vacanza, un pò in pace, un pò Vorrei ma Come Faccio che Nevica, e dentro di noi, un sorriso grande come una casa.

Piove cipria sulle cose di adesso, leggera, opalescente, che fa belli musi color seppia e occhi pesti, cipria che fissa risate belle a ridere di niente, ridere di niente è un privilegio, non lo sanno fare tutti, e spesso è una fortuna, qualche volta qualcosa in più.

Soffio cipria sottile sulle cose più belle, le illumino e le tengo per quando farà troppo buio e mancherà la luce, e si camminerà a tentoni per trovare l'interruttore o la candela, che ne ho mille e quando servono non le trovo mai.

La pace e l'allegria sottile meritano un posto preciso nella vita di ognuno. E' un esercizio di stile, ogni giorno che nasce merita una piccola festa, ogni alba, ogni tramonto d'inverno che ti lascia senza parole, e allora, se non si sa dove andare si va verso di lì, dove il sole è una frittata luminosa e ti fa dire Ma Che Meraviglia E', e tutto prende senso, il sole, la cipria, lo sanno anche i sassi.

ora, lo sai anche tu.


12 ottobre, 2018

A-social


E basta.
Sono stata un'entusiasta dei social. Di tutti i social.
Ho avuto Facebook per 10 anni. Ho incontrato vecchi amici persi, rivisto facce di fidanzati delle medie, e chi non lo ha fatto, compagne di banco, vicine di casa.
Ho fatto volare un'associazione e trovato chi se ne occupasse in tutta Italia.
Ho fatto il Gioco delle Scatole di Latta, il Giorno della Teiera e il Colino Day.
E riso, riso tantissimo.
Pianto anche, qualche volta.
Condiviso notizie belle, bisticciato per opinioni controverse, ma appena appena, con le faccine alla fine, come a dire, non discutiamo per queste cose e proprio qui.
Ho avuto Instagram per 5 anni.
Fotografato torte, libri, candeline, risotti, albe e tamonti e scie di aerei, colazioni su prati e su tavoli con le briciole.
E scarpe.
Fra le foglie, al mare, sul muro di Berlino, in barca, sulle scalette degli aerei.
Quelle foto le ho perse tutte, la mia pagina è stata hackerata da non so chi.
Ho perso tanto.
Ne ho aperta un'altra, ma non c'era più lo stesso gusto. 
Come quando scaldi la minestrina. Che perde ogni sapore possibile.
Solo la pastasciutta è più buona riscaldata. Con la crosticina e il sugo buono.

Mi sono tolta da tutto.
Mi sono tolta dal mondo, da Facebook, da Instagram, tengo Twitter per leggere le notizie, per guardare i commenti a XFactor, per leggere Ester Viola e Vittorio Zucconi.
Sono fuori dal mondo?  No. Ci sono di più. Nel mio.

Non era tutta sta passeggiata di salute, sui social l'odio passa velocissimo, in cinque minuti tutto il mondo può sapere che sei una terrorista, una stronza, una troia, una poco di buono. E una delinquente.
Anche se non è vero. Soprattutto se non è vero.
E ti condannano senza appello, senza poter dire Non è Così, che in fondo è del tutto inutile.

Perciò ho chiuso tutto, salvato le poche fotografie rimaste, di quella vacanza lontana, di quei compleanni, di quel ferragosto con una persona che non c'è più. Tutto il resto l'ho cancellato.

Ho ritrovato me.
Ho ritrovato le Fragole, che nessuno può portarmi via, così come i pensieri, le cose che scrivo,le sensazioni che ho e nessuna è molto bella, da qualche mese in qua. Ma devo guarire.

Ho ritrovato i miei libri, il mio ricamo, il lavoro a maglia quello sempre, la cucina, anche, che non sono bravissima ma mi piace e solo quando sono ispirata faccio cose da primato. E poi, ho una cucina nuova e un bel frigo rosa e uno sgabello che mentre cucini qualcuno può sedersi lì e chiacchierare con te mentre sbatti le uova. E farsi un giro se vuole, perchè lo sgabello ha le ruote.

Ma resta tutto qui.
In questa casa strana, con le mattonelle colorate, i balconi, il citofono e i gelsomini.

Ho ritrovato tempo e serenità, devo guarire e stare bene, soffocavo sotto una montagna di qualcosa che non so definire, che è più di cattiveria, più di infamia, e che mi sembra impossibile che nessuno ci abbia pensato mai, mai una volta.

Ritrovo me, sul divano da dove vedo i tetti delle case, che ho i fili per stendere e una gomma verdina per innaffiare i vasi. Non fotografo niente, non racconto niente se non qui, conservo energie e pensieri per raccontarli solo a me, che ne ho bisogno. Non ricordo a memoria un momento così complicato ma da ogni devastazione, da ogni dolore lancinante, da ogni desiderio di sparire, o di gridare, o di piangere così forte da farti bruciare gli occhi e la gola, deve nascere qualcosa di bello.
Di più bello.
E di reale.

Ho ritrovato il piacere di leggere per non impazzire, il gusto di scrivere per mettere ordine, solo per me, senza filtri, i blog sono passati di moda, come i citofoni e i fili per stendere.
Sarà per questo che li amo già così tanto.

Senza rancore Facebook, senza rancore Instagram.
Tenetevi tutto il bene.
Il male, quello no.
Sarebbe troppo, anche per voi.







Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...