10 agosto, 2009

Stelle.

Ossì che le guarderò, anche stasera, come ogni anno, da una vita. Non che in altre sere non le guardi mai, questo no, ma quelle di stasera, chissà perchè, hanno un valore speciale. Sarà perchè difficilmente si è da soli, si rastrellano amici e amici di amici, i figli no, quelli vanno alla diga a guardarle, e quanti fidanzamenti e sfidanzamenti la notte di San Lorenzo. SI preparerà qualche dolcetto, un mirto ghiacciato, si disporranno cuscini e tappeti perchè le stelle le vedi meglio col naso per aria, certo, che scoperta, ma da coricato ne vedi molte di più. Ci vuol mestiere, anche a guardare le stelle, cosa credi. Serata di stelle, perciò. In questa estate farlocca, tarocca, che non è d'oro come le altre, e prova un pò a morderla, vedrai che è così. E non bagnarla che diventa brutta, come i braccialettini luccicanti delle bancarelle, che ti lasciano poi tutto il segno sul polso eppure, erano così luccicosi sotto le luci del mercatino. Un'estate un pò falsa, che non sai bene se sperare che finisca in fretta o aspettare che inizi. Strani pensieri affastellati senza ordine, accumulati come le cose da stirare che non ne hai voglia nemmeno se piangi, e passi per le magliette, ma le camicie un colpo di ferro ce l'han proprio bisogno. Seratona nel patio di casa, a guardare in sù, a sperare di vederne una dozzina e forse di più, a gridare VISTA! e a tenere il conto per sapere chi ne vede di più. Ne vedrò una sola mi sa, non ho mai grosse fortune in campo stellare, ma dovrà essere bella grossa, di quelle che fanno la scia. Non ho nessun desiderio da affidarle, ma almeno, che si faccia vedere, e che trasformi per me questa estate di latta in un'estate d'argento. D'oro no, pare troppo.

06 agosto, 2009

Eccheccavolo!

E basta che non se ne può più. SI è raggiunto il colmo, la misura, fine delle trasmissioni. Si è passati giorni, sprecati, ci si è seduti in giardino aspettando che passàssero, il mare mi guarisce di tutto, ho sempre detto, ma nemmeno del mare avevo voglia e lo vedevo lontano e ostile, perfino, non me lo spiego ancora, ci si è fatti anche pungere da un calabrone, una cosa da mezzo chilo o giù di lì, si E adesso basta. C'è un'aria frizzante che sa di cose belle, c'è una sporta di giunco nuova di zecca che mi accompagnerà alla spiaggia, ci sono grandi progetti, grandi cose che frullano e frullano, basta i magoni, basta le lagne e i poveramè, basta coi piagnistei e le frignate e gli sguardi vacui senza guardare niente, e i momenti che non stai bene nè qui nè là, c'è un blù che acceca se alzo appena lo sguardo, c'è un Buddha Bar sommesso che cerca di svegliare due delle casa che ancora dormono, e che spande tutt'intorno una pace mai vista. C'è molto da fare, fuori e dentro di me, c'è un vaso di fiori e una vita tranquilla, di quelle che hai sempre voluto, e allora, si alzano le chiappe, ci si dà un certo contegno, ci si soffia il naso per l'ultima volta, ci si apparecchia carine, si fa scorta di bello e di buono, che l'estate non è certo qui per restare per sempre, ci si liscia il vestito, un velo di gloss, e allora, coraggio, bellezza, si va.

02 agosto, 2009

Di cuori, ibisco, basilico e croissant.


E' iniziata la vera estate. I veri giorni. Il vero sole, il vero profumo. Nulla da togliere all'altra vacanza. Ma questa qui, quest'anno, qui, ha un gusto diverso. Che sa dei croissant della panetteria comprati al mattino presto, coi giornali, anche. un rito che si ripete quasi ogni mattina, ogniqualvolta a qualcuno di questa casa venga in mente di spingersi fino in paese e fare una sorpresa al resto degli inquilini. Finalmente iniziano i giorni che conosco bene e che amo. Questo è un luogo speciale, dove non si arriva, in realtà, ma si torna sempre. Si torna dopo l'inverno, si torna dopo altre vacanze, per altri meravigliosi luoghi, si torna dopo viaggi intercontinentali, dopo gli esami, dopo la maturità, dopo tutto. Anche dopo aver dato una sterzata alla propria vita, professionale, s'intende, non già sentimentale, che il Cielo mi ascolti e che mi ascolti benissimo, per carità. Qui di sentimento, lorsignori non ne abbiano a male, ce n'è a bizzeffe. E quando c'è quello, un pò come la salute, signora mia, ma mi vuole un pò dire che cosa si pretende di più? Qui c'è tutto quel che serve. Un ciotolone di basilico di un verde accecante e di un profumo, ma di un profumo, che la prossima insalata caprese sarà una meraviglia mai vista. E un'altra ciotolona di ibisco, di un rosso vivo, che ha trovato la sua collocazione lì, nè troppo all'ombra nè troppo al sole e che ascolta le chiacchiere della sera, quelle prima di andare a dormire, o quando si guardano le stelle o semplicemente si sta lì col naso all'aria, ad annusare il venticello della notte, in camiciola, che non fa freddo ma quasi. Si fanno dishcloth a forma di cuore, a tonnellate, con lune e stelle e cose così, si sospira a fondo, meravigliati di questa tranquillità ritrovata, di questa calma magnifica, di questo niente che c'è da fare, chiacchiere al muretto, adorabili lentezze che fanno stare bene. L'ibisco rosso mi guarda, giocherella un pò col vento, si dà arie da fiore impegnato e un pò snob e non sa che è un pò il simbolo dell'estate che è qui, questa qui, che inizia adesso. Almeno per me.

Non dirò.


Dei giorni cupi che ci sono stati. Delle ore che ho dormito e dormito, come non fossi capace di fare nient'altro. Dei pensieri tremendi che ho avuto. Di quel viaggio di ritorno dalle isole, della confusione su quell'autobus, della faccia di quel tipo delle valigie, e della signorina del check in. Non dirò di quel buco nello stomaco, di quell'inspiegabile senso di spossatezza e fallimento e tristezza, tristezza infinita, da non riuscire a contenere, ad arginare. Non dirò di me, seduta nella hall dell'aeroporto, a piangere dopo aver accompagnato il Liceale verso il viaggio dei suoi sogni. Di questo, di tutto questo non dirò. Anche perchè, a pensarci bene, non è nemmeno che me le ricordi così bene, tutte queste cose. Ben perciò, scusate tanto che vado di fretta, stasera ero al cinema con la mia Amica dell'Isola e domani la mia sveglia suonerà, sìccerto, anche qui in vacanza, dacchè il mio Sposo arriva finalmente ed io sarò lì, ritta e fiera ad aspettarlo al porto. Ci saranno bei giorni ancora su quest'Isola della Meraviglie, e le angosce cacciate via, scivolate giù come la schiuma dei piatti dal buco del lavandino. Ci saranno bei soli e belle stelle, silenzi sereni e calmi, luminosi sorrisi, fiori profumati e carinerie,e di questo, di questo soltanto, finalmente dirò.

29 luglio, 2009

Dal beige al blù.

Che ora è non si sa bene. E forse non se ne ha nemmeno voglia, di saperlo, intendo. Si sta coi gomiti ben poggiati sul tavolo, si vuole ritrovare un gusto antico, che calma un pò, ci si fuor fare una carezza, così, leggera. Gli occhi si muovono, dal beige al blù, dal blù al beige. Non si pensa mica, in momenti così, solo lo sguardo si muove, ed è l'unica cosa vitale, per il momento. La mente è sgombra, si respira piano, si è svegli da molto ma ci vuole tempo ancora, si è già fatto un giro in paese e ci si deve ripigliare un pò, di questi tempi ci si è un pò inselvatichiti, non si sopporta la gente, il rumore, le macchine, le cose. Così, mentre si pensa al pomeriggio che viene e alle cose da fare, si lascia che siano gli occhi, gli occhi soltanto a muoversi intermittenti e si resta così, a raggranellare energie, e si passa con un movimento perfetto di ciglia, palpebre e pupille, guardando dentro la tazza e al di sopra di essa, dal beige al blù, dal blù al beige. Dal caffelatte al mare. E viceversa, ovvio.

Mare stirato.

Senza nemmeno una piegolina. Senza un barlume di onda, un moto, un sussulto, una cosa così. Si vede da qui che non c'è un filo di aria, che le onde minuscole fanno lo stesso rumore della Fanta, quando apri la lattina, e nient'altro. C'è un sole opaco, giusto per dire che c'è il sole, e uno strato di nuvole pigre che ne occulta lo splendore. Non che faccia brutto, solo così, anestetizzato, lentissimo, immobile, direi. Qui nella casa fra le rocce nessuno è sveglio, e chi si è svegliato presto si è guardato in giro e si è riaddormentato secco, e chemmimportammè. La Bruna Fidanzata è partita questa mattina, lasciando un JuniorIng. malinconico e contrariato. Domani partirà il Liceale, verso un'avventura attesa e temuta, lascia più di un cuore infranto sull'Isola, come nelle migliori tradizioni. Queste sciocche, strane, non consuete vacanze scorrono così, con la consapevolezza di doversi in qualche modo calmare, rilassare, di dirsi che è tutto a posto e quel che non è ci andrà, che le cose stanno prendendo il giusto cammino. E quel buco nello stomaco non accenna a restringersi e quel peso sul petto non accenna a diminuire e come vorrei avere un ferro da stiro e stirare per bene le pieghe della mia anima stropicciata e confusa, un ferro gigante e potentissimo, a vapore, magari, di quelli neri da tintoria, lo stesso che stanotte ha stirato il mare.

27 luglio, 2009

Mirto therapy.

Che male può fare, in fondo. Io non bevo nè alcolici, nè super alcolici, un bel niente di niente, sono un pò noiosa da questo punto di vista, il mio massimo dei massimi è stato il mojito dell'anno scorso al matrimonio dell'anno, e da allora un bel niente liscio, solo qualche bicchiere di vino bianco profumato e solo in occasioni più che speciali. Per il resto, niente di niente. Stasera uno dei miei figlioli mi ha offerto un bicchierino di mirto, Mà, Vuoi Un Goccio, che detto così potrebbe sembrare un film americano, di quelli che la protagonista è una donna inciabattata, vestagliata, bigodinata e che si scola la bottiglia avvolta in un sacchetto di carta. Si vede che mi han visto sbattutella, dico tra me, e che sperano che un pò di mirto mi tiri sù il morale. Male non può fare, ed è vero. Non che sia un alcolico vero e proprio, ma una carezzina, diciamo che te la dà. Non ti fa girar la testa, certo che no, ma in fondo ti dà quel senso di leggerezza, appena appena, ti ronzano solo un pochino le orecchie, ti viene un pò da sorridere, da darti una pacca sulla spalla e dirti massì, che andrà tutto bene, non ti affliggere così. Un bicchierino di mirto ghiacciato e la vita assume subito tutt'un'altra prospettiva, tutta un'altra storia, tutta un'altra situazione. Buono a sapersi.

26 luglio, 2009

Regina.

Càpita così di rado. Che ci siano tutti, intendo. E che lo Sposo Illustrissimo non sia qui con noi, sennò sarebbe troppo facile. Stasera, che bello, c'erano proprio tutti, tutti e 5 i figlioli, tutti in fila, con amico e fidanzata. Una sera semplice e bellissima, senza TantiAuguriATeeeee, Ti Prego Mamma, No, ma si doveva festeggiare in qualche modo il compleanno targato 16 del mio figliolo liceale. Così, eccoci lì, una pizza veloce, appena via dalla spiaggia, da dove si può vedere un tramonto senza pari e sentire il profumo delle dune, delle piante che ci crescono e che di sera, complici i grilli, lo si sente più forte, sembra. Tutti, i figli. A salutare per bene la signora del ristorante, quella che fa la zuppa gallurese più straordinaria del pianeta, di una saggezza semplice, che ogni anno li abbraccia e li bacia, e dice Gesummaria, Che Grandi Che Sono, e lo dice in sardo, anche, che non si capisce ma ormai lo sappiamo. Io, in mezzo a loro. Stasera, la signora Ottavia ha baciato e abbracciato per un buon quarto d'ora, non finivano più questi figli, biondicci, dorati, bellissimi, un pò scarmigliati. E io, rosolavo nel miele, mi sentivo davvero felice e adorante e beata come poche volte, tutti proprio tutti lì con me, un pò a proteggermi, un pò a sfidarmi, sicuramente ad amarmi, di amori differenti, ricamato e colorato come quello della Princi, ruvido e spigoloso quello dei maschi. Del quale Amore, sconfinato e lucido, mai come stasera, mi sono sentita Regina.

25 luglio, 2009

Lenzuola.

No che non è stato un giorno sprecato, no di certo. Di mare, ancora non se ne ha voglia, con tutte le cose piccole e grandi da fare in questa casa, con una lentezza esasperata, come la spesa di questa mattina. Questo vento villano e meraviglioso, che schiaffeggia e sussurra, ha cullato i pensieri di un pomeriggio, fra lenzuola candide di lavatrice, profumate, quelle spesse, freschissime, del corredo di mia nonna, quelle che non stiro perchè mi piacciono stropicciate, con l'orlo fatto a mano da lei, da ragazzina, dalle suore. Ho schiacciato il mio cuore sul cuscino, con la raccomandazione a non fare troppo le bizze, a non mettersi a ciondolare come fa di solito, quando sono così, ma così come, se non lo spiego nemmeno a me. Così che mi sembra tutto pesante e faticoso e impossibile e ingombrante e fastidioso. Così che è tutto un magone, anche qui che sarei da uccidere, in un posto così, a stare così. Non farei altro che dormire, dormire e dormire, anestetizzando ogni sensazione, tanto, non è proprio che siano granchè, ultimamente. Le lenzuola di mia nonna mi hanno accompagnato in un sonno confuso e colpevole, mi sento sempre così in colpa quando dormo troppo, solo che quest'oggi non mi è sembrato di perdere tempo. Fuori, il vento scrollava gli ulivi e gli oleandri, con raffiche precise e sorprendenti, sbatteva porte e rovesciava cose. Dentro, io dormivo il mio sonno bianco di lino e di spigo, una cura primitiva a tutti i mali del mondo, la sola strada che conosco, per ora, per tirarmi fuori da qui. Speriamo funzioni.

23 luglio, 2009

Di isola in isola.

Ecco, alla fine. O all'inizio, chissà. Arrivata, approdata, finalmente giunta e da qui chi mai potrà smuovermi adesso. Ho fatto valigie un pò alla rinfusa, gomitoli e cose e libri e due lampade bianche comprate per un nulla all'Ikea, lì, dove ti vendono le cose un pò rotte, rimaste fuori, non perfette. Il Comitato di Accoglienza è stato impagabile. Quanti sono. Amici e amici di amici, qualche figlio, fidanzata di figlio, una soltanto, dacchè la Biondina è stata coercitivamente prelevata per soggiornare in un altro angolo dell'isola, insieme alla famiglia. Non contenta, pare, ma niente è, se, come è detto già alla di lei madre, Ella è graziosa pure col muso. Sono tanti, comunque. Ma rispettosi ed educatissimi e stralunati per essersi svegliti all'alba, le ragazze hanno tirato a lucido la casa per l'occasione, sotto la guida dell'Unica Fidanzata, la Bruna, per intenderci. Ho trovato i miei figli cresciuti, si può? dopo solo una decina di giorni, eppure così grandi, abbronzati, belli da togliere il respiro, per forza di cose. Ora sono qui, In questa casa che non è avventura, ma porto sicuro. Che accoglie e consola. Che culla e rincuora. Che accarezza e sorregge. Che ha quel profumo che riconosceresti fra mille e mille e mille ancora. Sono qui, al mio limone, ai tronchi recuperati un pò dovunque, ai sassolini, alle conchiglie, al rosario appeso sul letto, agli oleandri. Tutto che conosco e so a memoria, a curare un'anima provata ma non sconfitta, stanca ma non arresa, confusa ma serena, in fondo. Di meglio, non c'è.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...