18 novembre, 2007

Black Christmas.

Oh, sì, quest'anno signora mia mi và il nero per Natale. In verità anche l'anno scorso, possiedo già palle e stelle e lucine total black. E visto che mi devo portare avanti e farmi una cura ricostituente ed invogliante, si dice?, per le prossime festività, eccomi già ad impegnare i miei sabati di relax totale o quasi con un bel film, una tazza di tisana e questo strofinaccio nerissimo. Schemi francesi e strofinaccio Graziano tutto sberluccicante. Servirà? E chi può dirlo. Non ho voglia di Natale, non ancora almeno, non ho voglia di uscire di casa nemmeno se mi prendessero a scudisciate, certo, si gela, ma c'è un bel sole, forse un giro in campagna aiuterebbe, no? Lasciatemi qui, i figlioli studiano o leggono o guardano la tv o fanno i fatti loro, il mio Sposo stila per noi itinerari da favola, viaggi, visite guidate, settimane in barca a vela, giri in aliante, mongolfiera e sommergibile. Io ho la mente sgombra e un vuoto nello stomaco, ricamo ricamo ricamo per non pensare o per pensare un pò, cucinerò, questa mattina, il pane, certo anche quello, ma non chiedetemi di più, forse il nero del filo ha tinto anche il mio umore, la mia faccia stralunata e incomprensibile, lasciatemi stare, mi passerà. Oggi riso. Al nero di seppia.

17 novembre, 2007

Knitting pleasure.


Com'è, come non è, le fotografie sono tutte sballate, mosse, polverose, tremolanti e sfocatissime. Non sono brava e poi non ho avuto tanto tempo, sa com'è, e chiacchiera di qui, e knitta di là, e traduci dal francese un bordino svolazzante che è una vera meraviglia e che la mia Amica delle Perle ha subito monopolizzato confezionando in men che non si dica un portacellulare vezzoso e frivolissimo che è un amore. Dicono che ne faccia un business. Dicono. Comunque, è stato bellissimo, come al solito, thè e pasticcini, amiche e passanti, anche di quelle che non vedi da secoli, arrivate in treno fin qua, a raccontare in una mezz'ora quel che è stato delle nostre rispettive vite, a ridere come se ancora fossimo all'ufficio fatture con le scarpe da ginnastica e un tre quattro fidanzati da gestire ( eh, signora, a vent'anni eravam gigli, tigrati ma gigli). Così, il pomeriggio del Knit Cafè vola via. E pensare che ancora qualcuno storce il naso, sogghigna spocchioso ed esclama Checcooooosa? Vi trovate A Far La Maglia? Mia nonna diceva, Raglio d'Asino Non Va in Cielo. E nemmeno al Knit Cafè.

Un grazie specialissimo alla Filatura di Crosa, Special Guest e Royal Partner, e a Josephine, magnifica location di questa giornata. Che si ripeterà il 5 dicembre.



15 novembre, 2007

Giorni appuntiti.


Non il massimo e non il minimo. Giorni e basta. Solo oggi, in realtà, non si sta mica così di solito, sole e nuvole, rumore di foglie che scricchiolano, e il delirio di casa in disordine che renderebbe nevrastenico anche un monaco zen. Non mi sono lasciata afferrare, ieri, dal turbine delle orme sul pavimento, dalla polvere ovunque e dovunque, dalla confusione insomma. Oggi, ci sono finita dentro, mica è casa d'altri, è casa mia, qualcuno deve pur risistemare i libri al loro posto e senza fermarsi a leggerne nemmeno una pagina, che bello questo qui, che noia questo qui, che schifo questo qui. Qualcuno deve pur riassettare la lavanderia, ci voglio fare dei disegnini, che ne so, stencil, magari, ma il mio Sposo Imbufalito storce il naso, Stencil? Boh. Qualcuno deve fare, aiutata da un'ancella che non capisce una beata, che è sempre nel posto dove non deve essere, che fa le cose esattamente al contrario di come vanno fatte, le cose che non avrebbe voglia di fare nemmeno sotto tortura. Mi piace prendermi cura della casa, pulire sul pulito, signora, ma qui sono passati Unni, Barbari e pure gli spazzacamini, che mi aspettavo con la faccia triste, sporchi di fuliggine , il cilindro e la palandrana, ma invece no, signora, come, non lo sa? gli spazzacamini c'hanno pure il telefonino e mica la scopa di saggina e gli scarponi. O meglio, sì gli scarponi ce li hanno eccome visto che ne hanno lasciato visibilissime impronte sulla scala appena lavata. Sinceramente, ho di meglio da fare. Vedrò di non farmi contagiare dall'umore più che pessimo del mio Sposo, e cercare di non sentire quella punta di matita, appena temperata, sottilissima, appena appena, che in giorni così sento proprio lì, al centro del cervello. Qualcuno la chiamerebbe giramento di palle. Andrebbe meglio, mi sa. E si fottano pure tutti i temperini.

14 novembre, 2007

Pittura fresca.

Vero è ben, Pindemonte, la mia non si può dire una casa tranquilla.Non è adatta al riposo, al silenzio, alle convalescenze in genere. E', quanto meno, confusionaria, qualche volta disordinata, due o tre volte l'anno diabolicamente sottosopra. Come oggi. Come ora. Ed è incredibile come si esca alle 8 lasciandola, nei limiti, una casa decente e vi si faccia ritorno, dopo pochissime ore, forse nemmeno due, e la si ritrovi, signora!, in uno stato che pietoso non rende bene l'idea. L'odore della vernice mi piace. Le latte radunate in centro al salone, il pavimento ricoperto di un tappetone grigio, Così Non Roviniamo Il Legno, scale, pennelli, cappellini della ConfArtigianato, fogli di giornale, telefonini stranieri, chiavi di furgoni. E loro, gli Omini della Vernice, i Geni del Colore, in salopette che un dì era bianca ed ora ha millecinquecentotrentasette macchie e macchioline e schizzi di colori diversi, che van su è giù con rullo e pennellessa e stucco, anche. I miei libri affastellati alla bell'e meglio sul tavolo della cucina, già, e oggi dove pranziamo? teli e teloni che danno alla mia casa l'aspetto della casa del Caro Estinto, tutto sparpagliato, tutto in un luogo che non è il suo, perfino sulle scale e in ingresso e di qua e di là. Però, sono felice. Felice di aver scoperto di stare così bene, di avere i nervi così saldi, di non avere avuto il minimo momento di cedimento, di essere entrata sorridendo, scavalcando compunta un pennello messo lì, i giornali e la stampante. La pace del cuore, la perfetta salute mentale della quale ho così tanto dubitato, e della quale molti ancora dubitano, passa anche da qui. Speriamo che duri.

Oggi.


Spiego tutto daccapo. Non occorre saper fare a maglia. Non occorre avere un lavoro iniziato. Non occorre nemmeno essere bravisssssssssime. Quel che occorre è solo la curiosità, ma andiamo un pò a vedere che torbide cose fanno in questi Knit Cafè, La voglia di scoprire un ristorante nuovo, coi divani e i cuscinoni, di vedere facce che non vedi di solito e che poi, magari, incroci distrattamente la mercato, ma io ti conosco, sei venuta al Knit Cafè. Occorre avere voglia di un pomeriggio di relax pressochè totale, di frugare fra i kit di filati che ha messo a disposizione la Filatura di Crosa, di tirarsi fuori per una volta dalla routine casaspesafigli. Daniela, la padrona di casa, ha promesso thè esotici e garbati dolcetti. Qualcuna vorrà imparare a fare le trecce. Altre, fedifraghe, promettono un gossip vivace. Perchè privarsi di tanto bendiddio?
A casa di Josephine
Via Parma 10
Alessandria
dalle ore 16 alle 19.
Ok. Ivi saremo.

13 novembre, 2007

Script.


Coraggio, coraggio, non è per sfiducia, le mani nel sacco, mi serve un idraulico. Non basta sognare, nemmeno scappare, ci voglion risposte, segnali, un caffè. Passavo per caso, non è che mi piacciano, ma in fondo le cose arrivan così. Vorrei un regalo, o farlo , magari, le scuse non servono e suona il citofono, un attimo, forse, un istante svelato, mi inciampo, mi alzo, alla fine, chi è? Facciamo un riassunto, e poi com' è andata, giocava d'astuzia, sapevi perchè. E porta pazienza, c'è un ragno in cucina, un topo nell'angolo, un gatto e un bignè. Ma tu quando torni, mi faccia il piacere, son quasi le due, no, sono le tre. Montagne di carta, quaderni a quadretti, coraggio, non senti? sembrava anche a me. Cantare fa bene, si illumina il cuore, si stira per ore, sappiamo com'è. Si gioca d'azzardo, si sente l'autunno, la torta è bruciata, perchè sempre a me. Ma in fondo, bellezza, è il gesto che conta, corrida, signori, spettacolo, olè.

Ode alla Nutella.

Di Lei è stato detto tutto o quasi. Quarant'anni più o meno e non li dimostra, fece la sua comparsa nelle dispense delle italiche mamme, che la spalmavano sul pane per le merende dei loro adorati, italici figli . Vituperata, in qualche caso, additata come responsabile di ciccia, brufoli, acetoni e tosse asinina, forse anche del morbillo, simbolo di un pasto frugale e sbrigativo e nemmeno tanto sano, una mamma vera fa la marmellata con le sue manine d'oro, mica questa roba industriale qua. Ma Lei, Lei non si è mai scomposta. E' passata indenne attraverso le critiche e le chiacchiere radical chic, scalando con morbida e cremosa semplicità le gerarchie della famiglia. Non solo i bambini, ora, ma ogni membro della famiglia ne è dipendente. Vate. Adoratore. Idolatrata, occupa il posto d'onore nella dispensa, in pratici barattoli da mezzo chilo, con l'inconfondibile vasetto panciuto: i fedelissimi ancora conservano il barattolone da tre chilogrammi tre nella versione del 2000. Ci tengo le penne. Aprirla è un rito pagano, si annusa, prima, e poi si affonda con beatitudine il cucchiaino nel piccolo universo marroncino, un minuscolo lago di meraviglia, c'è qualcosa più inebriante di così? E' affascinante e sa di esserlo. Ma da buona piemontese, non si espone nè si scompone. Resta lì. Unico alimento che si gusta previo schiocco di lingua su palato, che vi tira sù in giorni di encefalogramma piatto o quasi, che vi testè passare un'incazzatura di quelle stellari, Lei non vi abbandonerà. Sarà lì, a portata di cucchiaino, alla bisogna. Certo, un pò invadente lo è. E si fa fatica a mandarla via, come un'ospite non più gradito, ma che vi ha fatto stare tanto bene. E allora, giù, di giri di corsa e di sedute di palestra e massaggi e finocchi al vapore e tristerrimo pollo ai ferri. Madama Nutella è fatta così. Ma buona com'è, si può fargliene una colpa?

10 novembre, 2007

Quel cuore.


Ci pensavo da giorni. Da quando ho fissato la visita con un luminare del settore, credo. Ho preso informazioni, chiesto e richiesto. Forse, nemmeno Barnard mi sarebbe sembrato abbastanza preparato. Non è mai una cosa gradevole portare i figli dal medico. In verità, pochissime volte li ho portati, a parte quando uno di loro ( già, chi era?) si ricoprì di misteriose bolle rossastre o quando hanno dovuto cucire qua e là un taglio sul mento o in fronte, o ingessare qualcosa. Ma stavolta, la richiesta era esplicita: urgeva al Liceale una visita cardiologica, un soffio al cuore che andava approfondito, sa com'è. No, non lo so. So che non è una frattura o una sbucciatura: è il cuore, il suo, per la precisione, e non è che basterebbe, nel caso, uno sciroppino o dell'acqua ossigenata. Mi sono fatta coraggio, riesco ad essere così fredda in certe situazioni, in verità era davvero solo uno scrupolo del medico sportivo, il Liceale è un vero atleta, lungo lungo e magro magro, un fuscellino che è cresciuto di undici centimetri in poco meno di tre mesi, e, giuro, non l'ho mica innaffiato. Non è divertente andare dal medico, non sono divertente io, a me stessa, quando mi immagino cose così tragiche che non ho nemmeno il coraggio di dire a voce alta. Così, andiamo. Se Vuole, Signora, Può Guardare nel Monitor Il Cuore di Suo Figlio. Come. Quel cuore, dottore, lo conosco a memoria. C'è un pò di me lì dentro e di suo padre, anche. L'ho preparato io, come una torta semplice, farina uova e zucchero. Amore, tanto, tanto, tanto che forse avrei dovuto pesarlo meglio, nella bilancia della cucina, sarà troppo? Ci ho messo tutto l'impegno e tutta la poesia del mondo, ho messo il grido di sorpresa, se chiudo gli occhi, ancora mi vedo con la camicia verde e i capelli lunghissimi, quando ho gurdato il test. Ero in cucina, appoggiata, mi sono lasciata scivolare lungo il muro, e un pò ridevo e un pò piangevo, e avevo il Maturando, anni 3, che mi guardava curioso, Arriva un Fratellino, o Una Sorellina, Lo Sai? ma lui aveva un Plasmon in mano, non che gliene fregasse granchè. L'ho conosciuto presto, quel cuore, sa? Ho sentito quel tump! tump! tump! dell'ecografo, quel cavallo al galoppo, quell'istante in cui una donna si sente scrigno prezioso, che ancora nessuno lo sa, sono poche settimane e la pancia non si vede nemmeno, ma tu, furbissima, nascondi un brillante da mille carati, e guardi di sbieco lo schermo e hai quel gel sulla pancia e ti senti improvvisamente così bella e diversa e innamorata e paurosa un pochino, ma ami già così tanto quella macchia, una specie di fagiolo, che è lì, insieme a te e hai già per lui tutti i sogni del mondo, lo aspettavi e lo aspetterai, sapevi che sarebbe arrivato, eccoti qui. Lo conosco, quel cuore. E' quello, fra quelli dei miei figli, che mi attira di più, non so come spiegare, è romantico e pratico, sognatore e preciso, e un cuore dolcissimo in una scorza di porcellana, una piuma leggera in un riccio di castagna. Quel cuore sta bene, mi dice il medico. E io tiro un respiro di sollievo, forse un pò lo sapevo già, ma sono rasserenata da questa conferma. Ma sapevo. Quel cuore, dottore, e un pezzo del mio, se guarda bene, c'è una stellina piccola proprio qui, nel ventricolo. Ce l'ho messa io. Perchè sono la sua mamma, e quel cuore è stato così vicino al mio per così tanti giorni e tante notti, ha respirato, camminato, cantato e dormito com me, e la stellina è il regalo che gli ho messo perchè se ne ricordasse sempre. Anche quando batterà lontano dal mio. Ma anche allora, lo sentirò.

09 novembre, 2007

Pronte?


  1. Carta, penna e calamaio. E ferri, mi sembra chiarissimo. Ho perso il conto, se è il quarto o il quinto Knit Cafè. ma questo, creature celesti, ha qualcosa di spettacolare. C'è una specie di sponsor, uno Special Guest, un ospite di tutto rispetto, che si chiama Filatura di Crosa, mica zucchine bollite! Perciò, annotatevi giorno e ora, cancellate ogni appuntamento e trovatevi lì, senza nessuna scusa. Se anche non siete brave, se anche non siete e basta, se non avete mai visto un gomitolo di lana da vicino, venite lo stesso. Un Knit Cafè non si può perdere, per nulla al mondo. Figuriamoci questo.
    Mercoledì 14 novembre
    dalle 16 alla 19
    A Casa di Josephine
    Via Parma 10 - Alessandria
  2. Bene. Là saremo.

08 novembre, 2007

Le biglie.



Non è bello venire a svegliarti. Apro pianissimo la porta per regalarti ancora un solo secondo di sonno e di magia. I tuoi fratelli sono svegli da un pò, fanno tutto alla moviola, loro, così mi porto avanti e passo prima da loro. Tu no. Tu sei un fringuello già da subito, hai già tutto allineato sulla sedia, magari un bigliettino per ricordarti di una cosa da fare. Già grande. Stamattina hai indugiato un pò, ti sei stiracchiata come certi gattini, e mi hai circondato il collo con le braccia, Stavo Sognando. Così, raccontami. Di quella compagna di scuola vestita di lustrini che ti regalava un cane e lo portava a scuola, questa notte. Che buffi che sono i sogni dei bambini, quelli che passano piano da sotto la porta, quelli che respiri a briciole sul loro cuscino, col calore della notte e i capelli arruffati, tra i pupazzi e i cuscinetti con le scritte. Raccontami i tuoi sogni. Ti racconterò i miei, solo i più belli, però, quelli colorati, quelli in cui vedo le cose più lucide, non quelli dove corro inseguita, magari, o quelli in cui voglio parlare o scrivere o comporre un numero e non ci riesco, capita soltanto a me? Ti racconterò dei sogni che ho io, non quelli della notte, quelli del cuore, quelli che faccio di giorno, con tuo padre, magari, o soltanto miei. Guardali. Sono biglie colorate in una retina di plastica, li ho sempre con me, a volte li accarezzo dalla tasca, per sentire il rumore che fanno e non scordarmi mai che ci sono, che ce li ho, che sono lì e finchè li sentirò tintinnare sarà una specie di magia e sarò felice di averli. Li custodirò, ne avrò di nuovi, per tutti i giorni che verranno. Fai lo stesso anche tu, figlia, tieni in tasca i sogni della vita, sérbali e difendili, con forza, se dovesse servire, tienili lì, accanto a quelli della notte, si faranno compagnia. Sono palline di cristallo, quelle coi colori dentro, sai?, quelle da giocarci sulla spiaggia, da far suonare, da avere. Nascondile, un pochino. Ci sarà qualcuno che vorrà portartele via, o rompertele o scambiarle con le sue. Non farlo mai. Soprattutto con chi chiama le tue preziose sfere di cristallo semplici e stupide biglie di vetro.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...