17 aprile, 2011

Di domenica.

Dei giorni della settimana, non saprei dire quale possa essere il mio preferito, mi piacciono più o meno tutti, non ci ho mai pensato, sono domande che non  hanno grande senso se formulate ad individui maggiori di anni sei. Forse, al di sotto ci si può ragionare. Mi piace il lunedì per il mercato di piazza Garibaldi e per le incursioni con le mie Amiche al Banco Incasinato dei Bottoni Spaiati e dai gomitoli di Sandra e Raimondo. Il martedì non saprei, il mercoledì perchè di solito vado a Torino e il giovedì perchè c'è il knit, e poi il venerdì arrivano tutti e sono contenta perchè poi è sabato e, ovvio, domenica. Con la mente affollata da ragionamenti di altissimo spessore sociale Ella si accingeva a vivere appieno una Bella Domenica lassù, nella Casa in Collina. Dormiente la tanta parte dei suoi abitanti, acciambellata nell'angolo di divano a lei assegnato, quello vicino al muro, così ci puoi impilare le tue cose,  i libri, le copie di Elle che non finisci mai di leggere, il cestino dei gomitoli e una serie di progetti, fogli e cose, meraviglioso ciarpame che solo un individuo disordinato sa affastellare con tanta grazia, che sembra frutto di ore di studio, per come sta tutto in bilico, per come vive di vita propria, governato da misteriose leggi di gravità, che a prendere qualcosa da sotto frana tutto. La domenica era fatta così, Ella lo sapeva benissimo. Non v'era bisogno alcuno di formulare grandi pensieri, grandi concetti, bastava girar lo sguardo di pochissimo e far volare la mente oltre la finestra, riflettendo sulle umane sorti: lasagne o arrosto? La tavola della colazione era già pronta da ieri sera, come al solito, profumatissimi  lillà fra le tazze, i biscotti e il Nesquik, nessun programma a brevissimo, solo leggere i giornali, ciondolare un pò, avviare un pranzo ma con grande, grandissima calma. Di domenica, la lentezza è regina nelle case come questa, dove nel pesantissimo vaso di cristallo viola, il più prezioso dei regali di nozze, qualcuno ha infilato un ramo di alloro lungo quanto una spada medievale, dono del Regio Vicino. Dove gli unici rumori consentiti sono il chiacchierare degli uccellini che abitano da qualche giorno il ciliegio del pratino. Dove ci si sveglia random, dalle 8 alle 14, dove le tazze col caffelatte vengono tolte appena prima di servire le tagliatelle, giusto, dovrò pur pensare anche al ragù, per l'alloro non c'è problema, non mi devo nemmeno spingere fino in fondo alla siepe, è lì in ingresso, nel Preziosissimo Vaso. In case come questa, di domenica, è la meraviglia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Un bacio!
Cristina

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...