
E solo da calcio. E qualcuna da calcetto. E parastinchi. Che non vanno più bene a nessuno. Tre figlioli calciatori hanno il loro perchè, cara la mia signora. E questa distesa di scarpe inutilizzate e ahimè, ormai inutilizzabili perchè, come si dice, piccoli piedi crescono, la dice lunghissima. Oggi, col mio sposo, mi sono dedicata ad una emozionante pratica, che si fa raramente, invero, perchè comporta un notevole dispendio di energia e molto tempo a disposizione. Non già un nuovo capitolo dell'Ars Amatoria, signora, non mi faccia arrossire, bensì, ecco, non so come dirglielo...il riordino del garage. Lo so che non è propriamente una poesia, ma va fatto e allora si fa. E si fa di sci, di ogni misura, ne ho contate 13 paia, e scarponi e bob, e tute da sci, e pantaloni da sci e occhiali da sci e guanti da sci e caschi da sci e biciclettine e biciclettone e mountain bike e monopattini e cap da cavallo e pattini in linea e zainini da asilo e cartelle con scritto Classe I, e scarpette da ballo e tutù minuscoli e zaini da liceo e cerate da vela e cuffie da piscina e cose, cose, cose dovunque, non buttate mai, tenute lì, conservate. Questa pratica non mi entusiasma. Mi costringe a buttare cose che davvero non userei mai e vorrei tenere solo per ricordo, di quella volta che e allora io e allora lui e poi alla fine. Fosse per me non butterei niente. Ho ancora il mio Ciao blù classe 1978, non venderei le macchine, ho ancora i biberon e i ciucci appiccicosi dei miei figli, i lenzuolini con i ricci ricamati e tutte le bavaglie coi loro nomi, sono una novantina, ne farò una coperta, mi sa. Ma buttare serve. Serve a capire. Serve un pò a crescere, a staccarsi, a guardare in là, ad aspettarsi le cose più belle, ancora più belle di quelle che sono qui. E allora, chiudo gli occhi e butto via, non cancello, ma butto via, e riordino, fuori e dentro, e faccio spazio, e invento una nuova stanza, un salotto anni 60, coi mobili di recupero e la specchiera sulla credenza, dove leggere e stare con gli amici e accendere il camino, e uno studio tutto mio, dove ricamo e scrivo e progetto e penso, e faccio di un garage disordinato e pieno di cose un magazzino ordinato e con un senso, e una dispensa che nemmeno Palazzo Reale. E fra mille anni, quando di nuovo riordinerò, che di nuovo avrò accumulato e mai buttato, ritroverò cose e penserò ancora a quella volta che e allora lui e allora io, e ricomincerò da capo, e rifarò tutto. Sorriderò. Perchè forse, ritroverò parecchie delle cose che ho qui ora. C'è da giurarci.









