
Non so mica se mi conviene. Ma, come si suole, colgo la palla lanciata da Cabiria, e partecipo con massimo entusiasmo a un altro di questi graziosi giochini in cui ci si imbatte ogni tanto...
3) Non mi piace la frutta lavata. O meglio, la frutta bagnata. Non lavo mai le mele d’inverno e le pesche d’estate. Qualche volta, giusto per non prendere una qualche infezione o rara malattia tropicale, mi inganno da sola: le lavo, le asciugo e le mangio il giorno dopo, fingendo di dimenticarmene. La mia Amica Logopedista direbbe che sono psicotico-ossessivo-compulsiva, ma io, che non so proprio bene che cosa significhi, credo che esageri un pochino, so che mi vuole bene e non faccio altre domande.
4) Ho un rosario nella borsa, che porto sempre con me. E un altro accanto al letto,in una scatolina, regalo di un’Amica Cara. A volte, lo recito sottovoce, un po’ di nascosto, non so. Sono stata militante di Azione Cattolica e catechista e soffro da morire a non poter avvicinarmi a nessun Sacramento, confessione compresa, E neppure fare da madrina di battesimo o testimone di nozze, per espiare la colpa di aver sposato in Municipio un uomo divorziato, e, benché i miei figli siano cresimati e battezzati, essi sono nati fuori dal matrimonio cattolico e quindi Nostra Romana Chiesa di me non sa proprio che farsene. E io ci piango ogni volta.
5) Sono un’ansiosissima e lo sanno anche i sassi. In tempi non sospetti, prima delle Torri Gemelle e quindi una decina di anni fa, mio marito viaggiava spesso in aereo. Dato che per me ogni partenza, sia transoceanica che il tratto campo di calcio- scuola media, è passibile di tamponamenti a catena, voragini improvvise, inondazioni non previste e terremoti di catastrofiche dimensioni, ero usa telefonare all’aeroporto per tranquillizzarmi(ancora non avevo scoperto la valeriana e altre corbellerie). Un giorno, e fu l’ultima volta, chiamai Napoli Capodichino, per avere notizie sul volo dove viaggiava beato e ignaro, il mio sposo. L’omino che mi rispose restò un attimo in silenzio e poi mi disse, con marcato accento partenopeo, “E chevvulìte, signurì, che l’aereo abbia caduto?” Lì per lì non ci avevo pensato, ma credo che l’omino, rientrato a casa, abbia raccontato al desco famigliare che quella mattina una stordita aveva chiamato per sapere se l’aereo Torino Napoli fosse arrivato, e che in giro era pieno di gente bizzarra e che non aveva niente di meglio da fare, e tutta la famiglia ha convenuto con lui che in effetti quella lì doveva essere parecchio strana. Se lo facessi ora avrei già la Polizia alle calcagna, mi sa.
Di me non si sa molto altro. Ma dato che questo Meme si accontenta solo di 5 cose, direi che mi è andata di lusso. E a voi, anche.









