Quando si apre la porta. E al mattino, dal vostro letto, attraverso gli occhi stropicciati dal sonno, chi vedete, china su di voi, a dirvi Sveglia, Buongiorno, e a mangiarvi di baci, ancora, anche adesso che siete già grandi. Chi vedete, arrivando da scuola, che lanciate gli zaini e dal vostro camminare capisco già se dovrò sentire qualcosa che non mi piacerà, lo so, da come muovete le orecchie, dico sempre, ma come mamma, le orecchie non si muovono, appunto. Chi vedete la sera, chi vedete a cucinare, ridere, ballare e saltare, chi vedete in un angolo, qualche volta, seduta senza corrente, e mi sforzo di sembrare normale ma ci sono volte che proprio non gira, cosa vedete, quelle volte, cosa pensate, che fate. Di che colore sono i pensieri che vengono fuori da voi, quando urlo, quando sgrido, quando anche a me sembra di esagerare, ma è così che si fa, lo farete anche voi, tra un bel pò. Che madre avete, bambini miei, di cristallo e di roccia, che madre vedete le mattine col sole, le sere a darvi la buonanotte e a dirvi Spegnete Presto, e a chiudere la porta pianissimo, a custodire i vostri sogni preziosi. Sono io, bambini che bambini non siete più, sono una madre qualunque che si chiede e che si sforza, e cerca di, capire, consolare, raccontare, spiegare, medicare, rincuorare. Sono io, bambini, che canto piano la domenica mattina, sono io, che piango piano le volte che piango, che soffro adagio le volte che soffro, per non farvi sentire. Per proteggervi. Sollevarvi. Nascondermi. Sono io, bambini, che rido forte, che faccio la scema, che invento le poesie nelle merende del mattino, che vi chiedo di fidanzate e di amici e di feste, per capirvi di più, per essere più dentro alla vostra vita, che non è mia, certo, ma che forse un pochino. Mi sono chiesta chi vedete, chi pensate che io sia. Sono un pò di quel che c'è in voi, sono un pò dell'alchimia, sono un pezzo della formula magica. Sono un sasso nello stagno, un onda nel vostro mare, un pastello colorato nel vostro zaino di scuola. E voi, un pò di me. Sono un cuore fatto di cuori, di stelle comete e di venti profumati. Vi abbraccio e mi abbandono, educo e imparo, cresco insieme a voi, custodisco e mi lascio custodire, vivo, discuto, rido insieme a voi. Siete i miei giorni più belli. Siete i cuori dentro al mio cuore, che pianga o che rida, che balli o che soffra, il mio cuore è dentro al vostro. E il vostro, al mio.
10 marzo, 2008
La raccolta differente.
Diciamo che ci è acchiappata secca. Ci prende, 'sta cosa. Ci sentiamo di fare un quaccheccosa per il Pianeta e allora, anche se da anni in casa nostra la si fa, abbiamo affinato la tecnica, per così dire. Dacchè il nostro ridente villaggio ha anch'esso adottato la pratica del porta a porta, laddove Bruno Vespa non c'entra una beata, ormai la spazzatura è una questione alquanto complessa. E mi vado a spiegare. Prima si poteva dire con serenità, Di Chi è il Turno della Spazzatura? giacchè a parte carta e vetro, il sacchetto, rigorosamente viola anch'esso come la quasi totalità della mia casa, era, imprescindibilmente, uno soltanto. Ma ora no. Il volontario deputato alla barbosa questione deve portare seco ben 3 e dico 3 deliziosi contenitori Seletti, unitamente al molliccio sacchetto dell'organico o umido. E fin qui niente da dire. Siamo o non siamo un paese civile, facciamo tutti qualcosa, risparmiamo energia, e M'Illumino di Meno, ricicliamo e via così. Ma stasera, in una cena chiassosa ed allegra come ci capita spesso da qualche sera in qua, con questi figlioli adorabili e scellerati, da adorare e strangolare a giorni alterni, si disquisiva bellamente sulla banda stagnata. Dove và riposta? In quale misterioso loculo? E le bustine del thè? E le cozze? Fermo resta il fatto che non è propriamente che da noi si mangino le cozze con grande frequenza, ma insomma, così, tanto per sapere. Il mio Solerte Ingegneristico Sposo ha ben pensato di stampare un elenco e di affiggerlo accanto alla lavagna. Per non fare errori. Dal canto mio sto ricamando con lentezza un adorabile quadrettino con la scritta Recycle da apporre accanto alla fila delle pattumiere, perchè così si chiamano, sognora cara, e senza tante storie, e che razza di orrendità ci hanno mai fornito, un assurdo bidone marroncino, che non si intona ai colori della mia cucina, e nemmeno di Prada, e senza nemmeno un disegnino, una grechina, che ne so, un fiorellino. Così', cenando si parlava. A dire il vero, un Maturando troppo loquace, tristanzuolo per la partenza della Biondina in Gita Scolastica, si faceva domande di spessore. I blister delle vitamine, per esempio. Il Liceale nicchiava, se la dava da Gran Ciambellano di Corte, Noi la Facciamo dalla Materna la Differenziata, così come la Princess. E poi, sai quanto ci vuole a smaltire un pannolino da neonato? Fatti due conti, sbottò il Maturando, dobbiamo ancora smaltire i pannolini di Foscolo. Che devo fare. Presto darà la maturità classica, i suoi sogni sono già popolati da versioni di greco e autori vari, e stasera per lui è una triste sera, qualcosa gli devo pur perdonare. E pazienza se dice qualche stupidata. C'è solo da sperare che metta al posto giusto gli incarti del Duplo. E che la Biondina torni presto. Almeno quello.
09 marzo, 2008
Lingotto, anch'io.
E alla fine, ci sono andata anche io. In verità, sapevo da tempo quanto Cristiana organizzasse al Lingotto ogni secondo sabato del mese. Ben perciò, mi sono recata, con la mia Amica della Pastiera, a questo scellerato incontro di genio e creatività. Invero, obnubilata come sono in questi ultimi giorni, il fato ha voluto che sbagliassi confondessi, che travisassi le precise istruzioni di Cristiana. Ristorante del Pastificio al Lingotto. E io, la tonna, che stazionavo da Eataly. Ma ci siamo testè riprese, non prima di aver scorribandato per gli scaffali, acquistato pasta e sale e caramelline per poi recarci alla giusta meta. Lì, si è schiuso un mondo magico di filati ricercati, di riviste introvabili, di lavori a 72 fili, di giochi tricottati, di una misteriosa quanto affascinante tecnica di sfilaggio che ci ha fatto restare di gesso. Una meraviglia. Son persone speciali quelle che incontri ai knit cafè. La sanno lunga e te la insegnano. SI armano di santissima pazienza per trasformare il tuo banale dirittorovescio in qualcosa di decisamente migliore. Come il Vertigo, per esempio, che non è un gioco erotico o una giostra del Luna Park, ma un cappellino per l'inverno prossimo, fatto tutto a spirali e giravolte, che ho testè imparato e confezionato. Perchè vero che non sono brava, ma come dire, l'impegno ce lo metto eccome. Grazie a Cristiana, Ursula, Maya e a tutte le altre che hanno festeggiato con me, senza mimosa e nel miglior modo possibile, un altro Otto Marzo.
Lavori in corso.
Sì, si è lavorato. E tanto anche. Ma è stato così gradevole, sapesse, signora mia. Sono stati due giorni di niente assoluto e di tutto cosmico. Di grandi, invisibili manovre. Di riassettamenti vari, una lucidata qua, una stirata là. No, non ho iniziato le pulizie di primavera, ma di quale primavera poi, che io l'aspettavo eccome, anzi, già la credevo arrivata e invece eccomi qua col mal di gola per aver circolato una settimana senza calze col freddo che fa. Ho lavorato, ha lavorato il mio Esimio Sposo sulle Fragole, no, dico, ma ha visto che cosa mi ha fatto? Ho lavorato. In questi giorni ho cercato. Guardato meglio. Pensato, anche. Riflettuto. Mi sono trovata spesso a guardare fuori con la mente sciolta. Ho avuto pensieri distanti e vicinissimi, pensieri faticosi e altri deliziosi. Ho avuto modo. Di pensare a me. Di prendermi del tempo, e senza parrucchiere o massaggio. Ho pensato e basta. Una specie di seduta psichiatrica ma stando in piedi, non so come dire. Mi sono beata, anche. E alla fine, le cose che ho pensato le ho messe in fila. Una accanto all'altra, come quei vecchi bottoni che ho comprato giorni fa e che stanno adesso in un vaso vuoto della marmellata. Mi piacciono, le cose che ho pensato. Mi piaccio io, adesso, che non ho ansia e malinconia e quel disagio, quella specie di nausea leggera, quella scontentezza di fondo, quella stanca paura. Sto bene. Che bello quando si lavora, fuori e dentro. Si tira l'anima a lucido come una teiera d'argento, si spolvera il cuore per bene, si appendono tende fresche di bucato e si comprano vecchi bottoni, spaiati e bellissimi, luccicanti di madreperla, da conservare nel barattolo della marmellata.
06 marzo, 2008
Knitting day.
C'è da ricordarlo? C'è da dire che ogni primo giovedì di ogni mese noi ci si trova a knittare-chiacchierare-sorseggiare-ricamare-scambiare-imparare-insegnare, anche, perchè no ? E oggi, stessa spiaggia stesso mare, nel pomeriggio, passate quando volete, dalle alle non mi va, saremo lì. Ma oggi, una novità, un gioco a sorpresa, una cosa carina, un'idea che mi è frullata. Knit & Fun, allora. Portate con voi oltre al vostro knit, il vostro ricamo o il vostro bel niente, una penna. Le chiacchiere, l'entusiasmo e la voglia di fare, beh, quelle ci sono già.
A Casa di Josephine
Via Parma 10
Alessandria
dalle 15 in poi...
05 marzo, 2008
La Fata Smemorina.
Così non va. Sicuro, va tutto bene, è un periodo relativamente tranquillo, il Liceale ha persino riportato un discreto voto di matematica e, se non proprio la fanfara, almeno il picchetto d'onore ci stava bene. E allora? Allora sono io. Io che non funziono. Io che sono inceppata, come dire, mi manca la pila, quella tonda degli Swatch che si compra dai cinesi in comodi blister da 12 alla ridicola cifra di euro 1. Sono io che devo fare il tagliando. Sono io che non freno. Mi è andata giù la catena, lo dice anche Zucchero in quella assurda canzone che, se avessi scritto io mi avrebbero internato. Ma forse, da internare lo sono davvero. Ho la spia dell'olio accesa. Il simbolo del brillantante nella lavastoviglie. Senza benzina, ma con l'indicatore sotto allo zero, che ti dici, ecco, adesso mi fermo. Low battery. Recharge. Non ho la linea. Scollegata. E' andata via la corrente e adesso devo fare reset. Bene, esponga il suo problema. Il mio problema sono io. Dimentico. Non mi concentro. Non ricordo. Ma dove avrò messo, eppure era qua. Per poi scoprire che ce l'ho davanti al naso. Come si chiama? Chi era quello? Ho messo il sale? Come si dice? Ecco, questa sono io. Il mio Sposo mi studia. Ci fai o ci sei? Ti metteremo in una bella stanza luminosa, con la coperta sulle ginocchia, ti piazzeremo davanti alla tv con Alda d'Eusanio e ogni tanto verremo a vederti. Mi provoca. Ma io davvero sono fusa. Storneggiata, sembro un pò fatta, un pò ubriaca, un pò scema. L'inizio della fine? Mi starò fidanzando con Helmut Halzheimer? Mi era successo un'altra volta. E anche lì, forse venivo da un periodino di quelli non proprio rosei, di quelli che non sai più bene a che santo votarti, di quelli che, se avessi a portata di mano un bel precipizio non esiteresti nemmeno un secondo a farci un bel salto dentro. In senso metaforico, lo ben si intenda! Così, questa Fragola storneggiata si appresta ad iniziare un'altra giornata, ancora più confusa di ieri e di ieri l'altro, per colpa di quel vento polare di ieri sera che ha buttato tutto all'aria e le povere viole del pensiero che sbatacchiavano di qua e di là, un pò come la mia testa, o meglio, come i pensieri ivi riposti. Ma ieri, la mia Amica delle Provette, delle Perle, quella della Pastiera e anche Biancaneve mi hanno rincuorato un pochino. Mi bombarderò di vitamine, magari qualche goccia omeopatica farò al caso mio e mi aiuterà ad uscire dal tunnel dell'oblio. Perchè è vero che scordo di comprare i limoni, di pagare le cose alla posta, di ritirare le cose in tintoria, ma delle persone che adoro, di quelle che mi scaldano e mettono un cerotto sul mio cuore sbucciato, quelle che danno lo sciroppo alla mia anima con la tosse, beh, di quelle non mi scordo di sicuro.
04 marzo, 2008
La PrinciFesta.
Stanchi ma felici, si dice così? Un delirio di fanciullini non proprio tranquilli e rilassanti ha fatto festa ieri alla PrinciUndici. In realtà il D-Day è oggi: lo si capisce dalla siepe di forsizie che fiorisce sempre, ogni anno come quell'anno, tra il 3 e il 4 di marzo, ma si sa, i bambini hanno segnato in agenda tanti appuntamenti quanto la Marcegaglia, tennis, catechismo, calcio e musica e inglese e decoupage e origami e dama cinese. Ma è andata bene. A parte un atterraggio sulla ghiaia durante un'agguerrita gara di rubabandiera, a parte chi ha scambiato un delizioso sgabello viola con le ruote è per un'automobilina dell'autoscontro, beh, è stata una bella festa. Semplice, nel suo insieme, nel suo pane e nutella on demand, nella sua focaccia salata e nei dolcetti con i cereali, che quelli funzionano sempre, e niente prosciutto, per favore, c'è una splendida bimba che viene dal Marocco fra gli invitati, Lo Sai Mamma, Non La Invita Mai Nessuno. L'integrazione, ma dov'è. E poi, basket al parco, e High School Musical, e poi, già che ci siamo, facciamoci una cantata e una suonatina, mescolando Ligabue e Beethoven. Bellobello. Io e il mio sposo un pò sfatti, la Princi felice. Felice di avere qui i suoi compagni per merenda, felice dei regali e della torta gigante col suo nome e basta. Per questo cuore di undici anni, per questa piccola donna che non è mica più tanto PrinciPiccolina, voglio un mondo speciale, e una vita tranquilla, semplice ma saporita, colorata, delicata, come la siepe di forsizie che fiorisce ogni anno, solo per lei.
29 febbraio, 2008
Domanda.
Lo so. Banale. Ce li hanno proprosti in tutte le salse, dalle Alpi alle Piramidi, col figliolino sulle Presidenziali spalle e lei con occhialoni griffati e maglioncino. Ma, concedetemi, oggi e oggi soltanto, giorno bisesto, di fare una bieca, bassa, pettegolissima chiacchiera da venerdì sera, da portineria, ma che dico, da osteria, o meglio, da bar sciccoso del centro la mattina alle 11: Ma Lei, l'italiana, la top delle top, Carlà con l'accento, che si è ...si è... conquistata prima il padre e poi il figlio, Lei, che cantava con voce roca, Lei annovera tra i suoi amori Mick Jagger, e scusate se è pochissimo, Lei, bellissima, architettonicamente perfetta, come dice il mio Sposo, Lei, che abbiamo visto fasciata da abiti da delirio e anche fasciata proprio di un bel niente nei paginoni centrali delle riviste for men only, Lei, il buon gusto, l'eleganza e lo stile italiano e bla e bla e bla...
Possibile che se ne debba stare lì, al cospetto di non so quale capo di Stato, lei e il suo ruspante Presidente, lì, imbalsamata con una faccia da trota, vestita come una commessa di Prada Galleria, non un gioiellino, non una passata di Labello, non un'ombra di fard, nemmeno la messimpiega, sciatta fra le sciatte, con l'espressione da sala d'aspetto di ginecologo, Sa Com'è Devo Fare il Pap Test?
Bisesto de che?
Dicono porti sgarro. Dicono. Dicono Anno bisesto, anno funesto. Dicono. ma noi che ci fa. Sì è vero, c'è una nebbia gentile stamattina, o almeno pare da qui. Magari piovigginerà noiosamente a metà pomeriggio, e resta da sperare che il week end ci lasci modo di piatare le primule sui davanzali, orsù un pò di colore, domani sarà marzo e marzo fa rima con primavera. Bisesto o no, secondo il mio modestissimo parere, dato che oggi lo si vive ogni quattro anni soltanto, bene, vediamo di impiegarlo in un modo carino, magari facendo qualcosa che non abbiamo mai fatto e nei limiti della decenza, signora mia, non è che adesso mi và ad assaltare una banca. Si raccolgono idee. Personalmente ancora non ci ho pensato, ma data una rapida scorsa alle cose che ho da fare quest'oggi, direi che devo andare a comprare una pattumiera. Ma quali primule, me quale primavera, ma quali celestiali visioni di prati fioriti e sole: da domani, al villaggio, cambia la musica e c'è un viavai di bidoni, benne, cassonetti nuovi di zecca per la differenziata obbligatoria, che peraltro in molti quassù si fa da anni. Bisesto o no, qui si deve stare al passo coi tempi. Se qualcosa mi verrà in mente, che non ho mai fatto o che faccio di raro, giuro, la farò. Un giorno regalato non và sprecato. Fare una cosa mai fatta prima, a patto che sia molto, molto originale. Direi che con la pattumiera mi porto avanti. Al resto, penserò poi.
28 febbraio, 2008
Beata ingenuità.
Faccio pubblica ammenda.
Sono giorni che mi frulla in testa una canzone, io canto spesso, mi piace, mi concentra, mi tira sù, mi fa passare la malinconia, mi fa fare le cose senza pensarci, laddove debba fare qualcosa che non mi piace, basta che canticchi e voilà. A volte, improvviso con la Princi, anche canzoni di tutto rispetto, da Samuele Bersani all'Ave Verum di Mozart. E scusate se non mi trattengo. Ma quella che canto sguaiatamente in questi giorni, che ha così un bel ritmo, incalzante, travolgente e mette allegria, certo, non la so bene, ne so qualche parola, ma poi faccio na na na e vado avanti, mi dicevo, e parla di uno che fa surf, e baseball, e golf, anche, ma che bello, stamattina, mi ha fatto rimanere di stucco, così, lo spazzolino in bocca, un rivolo di dentifricio e gli occhi sbarrati, mi sono guardata allo specchio con la radio a mille. Ohi Ohi. Ho ascoltato bene il testo. Che vi vado testè a proporre.
Orbene. Può una donna, moglie e madre esemplare, generalmente considerata a posto, senza vizi, che non fuma, che non beve, che non si è mai fatta una canna in vita sua, con tre figli in tenera età, ai quali deve dare esempio di candore e moralità e rettitudine, può, dico, può andare in giro a cantare questa roba qui? Giuro, l'ho fatto senza volerlo.
Giuro, l'ho fatto in buona fede.
Giuro, non lo faccio più.
Sono già inginocchiata sui ceci.
Chiamate Baustelle. Ditegli che mi avrà sulla coscienza.
Sob.
P.s. Però, è così bella!
27 febbraio, 2008
Oh, sì. Ravelry!
Oh, sì, oggi me la tiro proprio. Dopo pochissimi giorni di attesa, ecco che finalmente il tanto sospirato invito è arrivato. Sono su Ravelry. Sì, ecco, in vero non è che ci sia proprio da tirarsela. Nel senso che sì, è un gran bel posto dove passarci le ore (e dico, le ore!) ma solo per chi ha questa passione smodata per gomitoli e affini. Ad ogni buon conto, felice son di esser stata chiamata to edit my profile su Ravelry, la più grande comunità di knitters al mondo. A cosa serve è prestissimo detto. Serve che, alla fine, se volessi sapere che tipo di coperta tricotta la sciura Naomi da Singapore, che ferri usa e che punto, ecco, lo saprei. e se poi volessi fare un copri bidoncino dell'umido all'uncinetto, ben sapendo che il mercato dei copri- bidoncino dell'umido è fiorente in Estonia, voilà, a portata di clic io saprei con esattezza come fare, dove e con cosa, e venderei il pattern ( lo schema, signora, lo sche-ma!) sottobanco a tutte le mie scelleratissime amiche, delle Perle e Senza, da Alta Cucina e non, da Pastiera e da Surgelato, che fisioterapiscono o logopediscono, che fanno Pilates o vendono cachemere, che maneggiano provette o tessuti, beh, respiro, potrei anche farlo. Però, inutile proprio che me la tiri tanto. Che donne ci sono su Ravelry? E che lavori, signora mia, che lavori! Tutto un intorcinamento di trecce e di trafori e di merletti e di scambi di colori e scialli e calze a 12 ferri, e insomma, i miei miserrimi e infimi lavoretti da seconda ora di applicazioni tecniche, fan veramente pietà. I miei maglioncini insulsi, sempre un pò troppo larghi e con le maniche sempre troppo corte, le mie cuffie sbilenche, le mie anonime sciarpe...povera, piccola fiammiferaia dello knit, povera cenerentola dell'uncinetto, povera, povera, povera. Orsù. Non stiamo lì tanto a frignare, chè su Ravelry ci siamo e possiamo migliorarci, un altro knit cafè tra poco, qualche lezione ben presa da chi ne sa più di me, qualche ripetizione da Cristiana, e via, ci sentiremo di certo all'altezza di cotanta situazione. Ma sì che ce la facciamo. Yes, we can. Ma dove l'ho già sentita?
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