
20 febbraio, 2009
La camomilla.

19 febbraio, 2009
Il caos.
Se da tutto questo nasce questo...allora, vuol dire che va bene.
A tutte, grazie.
18 febbraio, 2009
Le rose bianche.

17 febbraio, 2009
La scorta.
15 febbraio, 2009
La mia compagna di banco.

Non l'ho mica riconosciuta subito. Una bella voce squillante, da bimbetta, la sua, quella che ha avuto sempre. Ho fatto un salto sulla sedia, che stavo litigando con un pattern in inglese, ma neanche inglese, in greco antico, mi sa che non ci ho capito una beata e che invece di una scarpetta ci salterà fuori una presina. Mi ha chiamato la mia compagna di banco. Quella che ha fatto con me, prima che andassi via, quattro anni delle superiori, un pò davanti, un pò dietro, spesso alla destra o alla sinistra, i banchi erano da tre, mica da due, e potevi averne anche due di vicine di banco, una cosa furba, un lusso in un certo senso. Ci siamo divertite tanto, abbiamo litigato tanto, abbiamo fatto gite e canti sguaiati e pianti nei cessi, e abbiamo ripassato febbrilmente, ci siamo passate compiti, io la brava di italiano, lei e la Manu le brave di matematica, e bigliettini e scritte sul banco, e assemblee, e scioperi, e giustificazioni e cuori trafitti e cineforum e merende divise e alzate di mano, e discussioni. Mi ha chiamato la mia compagna di banco e mi ha fatto venire un magone che mi piace, e mi sono stupita che non mi abbia chiesto i compiti che ci sono domani. Ha figli lei, ho figli io, è passato un secolo, ma oggi ho sedici anni, ho qualcuno che non mi ha scordato e che non ho scordato mai, e ho un cuore felice che balla e sorride.
14 febbraio, 2009
Gelosissima....

E a quel bel donnino di Roma, voglio dire un grazie grosso come una casa, e dirle che la stimo e che so come fa le cose e con che cuore e so che lo sa anche lei e allora va bene.
13 febbraio, 2009
Origami.

12 febbraio, 2009
Peter Coniglio.

Bastasse il sole. Bastassero le montagne con la neve che si vedono laggiù. Bastasse quella luna bianchissima appiccicata sui palazzi in città, la mattina presto. Non basta niente. Si prosegue così, un passo dopo l'altro, funambola inesperta, trapezista senza rete, scema, per dirla con una parola sola. Infilata in un cunicolo che non porta da nessuna parte, non sbuca in un orto pieno di carote, un coniglio impacciato che non può nascondersi nemmeno dentro l'innaffiatoio come Peter, ma quante volte l'ho raccontata questa storia e a quanti figli, e in quanti viaggi in macchina e in quante sere di antibiotico e sciroppo per la tosse. Ora, vorrei qualcuno che la raccontasse a me. Si galleggia, in una mattina di riorganizzazione pressochè totale, di vicende da sbrigare, e di nessunissima anche lontana ispirazione per portare a termine le cose iniziate. Verrà da sola. Se fossi brava me la disegnerei da me, colorandola con i pastelli e mi scrollerei di dosso questa sensazione che non sopporto e che conosco così bene, cercando il sentiero nell'orto, fra cavoli e patate, e scaverei e scaverei, fino a trovarmi nel giardino del Signor McGregor. La mia giacca rimarrà impigliata nella rete del cancello, avrò perso un bottone e so che prima o poi qualcuno farà di me un pasticcio di coniglio. Ma forse, lo sono già.
11 febbraio, 2009
Paura del vento.

10 febbraio, 2009
Il muso.

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Odore di dicembre.
Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...

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