 Ancora non ho capito che cosa sia. Il mio cuore, intendo. Se un organo, un muscolo, come si studia a scuola, come si impara a disegnare fin da piccoli, due curve perfette, sui biglietti, sugli zaini e poi sul vapore dello specchio, dopo la doccia. Io non so se non sia piuttosto uno strano animale, un essere che vive una vita propria, un cavallo, forse, che corre e galoppa e si imbizzarrisce, certe volte, la notte, più spesso. Non si riesce ad ammansirlo in nessun modo, nè leggendo nè guardando fuori dalla finestra, nè respirare profondo, guardando il soffitto, dicendo sì, adesso passa. Batte fortissimo, corre veloce verso dove non lo so, senza rumore, senza fare polvere, senza niente. Così forte che se fermi il respiro un istante e stai lì ad ascoltarlo, ti sembra di sentirne il rumore, che ti balla in testa e in tutta la stanza, sveglierò qualcuno, così. Un cuore così ha bisogno di cure, non di pillole e intrugli, ma di cose belle e bei pensieri, ed è vero che già si è iniziato, ad andare più lenti, come dicono le tue Amiche, a ingranare la prima, a fare tutto con più calma, e a non farsi prendere dalle cose. Vero è ben. Ci vuol mestiere ed esercizio, non è che viene tutto subito, così, ci si è fatti delle promesse, a se stessi, che sono le più difficili da mantenere, che scoperta. Nel frattempo, lui corre velocissimo, salta i cespugli del sentiero, schiva le dune, batte così forte che ti viene voglia di tirarlo fuori e metterlo in un cassetto, o accarezzarlo e dirgli, Calmati, ma lui niente, e tu cerchi di camminargli vicino e di stare al passo e stargli dietro, ma camminare vicino a uno che corre, dimmi un pò come si fa.
 Ancora non ho capito che cosa sia. Il mio cuore, intendo. Se un organo, un muscolo, come si studia a scuola, come si impara a disegnare fin da piccoli, due curve perfette, sui biglietti, sugli zaini e poi sul vapore dello specchio, dopo la doccia. Io non so se non sia piuttosto uno strano animale, un essere che vive una vita propria, un cavallo, forse, che corre e galoppa e si imbizzarrisce, certe volte, la notte, più spesso. Non si riesce ad ammansirlo in nessun modo, nè leggendo nè guardando fuori dalla finestra, nè respirare profondo, guardando il soffitto, dicendo sì, adesso passa. Batte fortissimo, corre veloce verso dove non lo so, senza rumore, senza fare polvere, senza niente. Così forte che se fermi il respiro un istante e stai lì ad ascoltarlo, ti sembra di sentirne il rumore, che ti balla in testa e in tutta la stanza, sveglierò qualcuno, così. Un cuore così ha bisogno di cure, non di pillole e intrugli, ma di cose belle e bei pensieri, ed è vero che già si è iniziato, ad andare più lenti, come dicono le tue Amiche, a ingranare la prima, a fare tutto con più calma, e a non farsi prendere dalle cose. Vero è ben. Ci vuol mestiere ed esercizio, non è che viene tutto subito, così, ci si è fatti delle promesse, a se stessi, che sono le più difficili da mantenere, che scoperta. Nel frattempo, lui corre velocissimo, salta i cespugli del sentiero, schiva le dune, batte così forte che ti viene voglia di tirarlo fuori e metterlo in un cassetto, o accarezzarlo e dirgli, Calmati, ma lui niente, e tu cerchi di camminargli vicino e di stare al passo e stargli dietro, ma camminare vicino a uno che corre, dimmi un pò come si fa.11 gennaio, 2010
Corre.
 Ancora non ho capito che cosa sia. Il mio cuore, intendo. Se un organo, un muscolo, come si studia a scuola, come si impara a disegnare fin da piccoli, due curve perfette, sui biglietti, sugli zaini e poi sul vapore dello specchio, dopo la doccia. Io non so se non sia piuttosto uno strano animale, un essere che vive una vita propria, un cavallo, forse, che corre e galoppa e si imbizzarrisce, certe volte, la notte, più spesso. Non si riesce ad ammansirlo in nessun modo, nè leggendo nè guardando fuori dalla finestra, nè respirare profondo, guardando il soffitto, dicendo sì, adesso passa. Batte fortissimo, corre veloce verso dove non lo so, senza rumore, senza fare polvere, senza niente. Così forte che se fermi il respiro un istante e stai lì ad ascoltarlo, ti sembra di sentirne il rumore, che ti balla in testa e in tutta la stanza, sveglierò qualcuno, così. Un cuore così ha bisogno di cure, non di pillole e intrugli, ma di cose belle e bei pensieri, ed è vero che già si è iniziato, ad andare più lenti, come dicono le tue Amiche, a ingranare la prima, a fare tutto con più calma, e a non farsi prendere dalle cose. Vero è ben. Ci vuol mestiere ed esercizio, non è che viene tutto subito, così, ci si è fatti delle promesse, a se stessi, che sono le più difficili da mantenere, che scoperta. Nel frattempo, lui corre velocissimo, salta i cespugli del sentiero, schiva le dune, batte così forte che ti viene voglia di tirarlo fuori e metterlo in un cassetto, o accarezzarlo e dirgli, Calmati, ma lui niente, e tu cerchi di camminargli vicino e di stare al passo e stargli dietro, ma camminare vicino a uno che corre, dimmi un pò come si fa.
 Ancora non ho capito che cosa sia. Il mio cuore, intendo. Se un organo, un muscolo, come si studia a scuola, come si impara a disegnare fin da piccoli, due curve perfette, sui biglietti, sugli zaini e poi sul vapore dello specchio, dopo la doccia. Io non so se non sia piuttosto uno strano animale, un essere che vive una vita propria, un cavallo, forse, che corre e galoppa e si imbizzarrisce, certe volte, la notte, più spesso. Non si riesce ad ammansirlo in nessun modo, nè leggendo nè guardando fuori dalla finestra, nè respirare profondo, guardando il soffitto, dicendo sì, adesso passa. Batte fortissimo, corre veloce verso dove non lo so, senza rumore, senza fare polvere, senza niente. Così forte che se fermi il respiro un istante e stai lì ad ascoltarlo, ti sembra di sentirne il rumore, che ti balla in testa e in tutta la stanza, sveglierò qualcuno, così. Un cuore così ha bisogno di cure, non di pillole e intrugli, ma di cose belle e bei pensieri, ed è vero che già si è iniziato, ad andare più lenti, come dicono le tue Amiche, a ingranare la prima, a fare tutto con più calma, e a non farsi prendere dalle cose. Vero è ben. Ci vuol mestiere ed esercizio, non è che viene tutto subito, così, ci si è fatti delle promesse, a se stessi, che sono le più difficili da mantenere, che scoperta. Nel frattempo, lui corre velocissimo, salta i cespugli del sentiero, schiva le dune, batte così forte che ti viene voglia di tirarlo fuori e metterlo in un cassetto, o accarezzarlo e dirgli, Calmati, ma lui niente, e tu cerchi di camminargli vicino e di stare al passo e stargli dietro, ma camminare vicino a uno che corre, dimmi un pò come si fa.10 gennaio, 2010
Il Ridicolo Cappello.
09 gennaio, 2010
Ode all'Arancia di Ribera.

No che le arance non sono tutte uguali. Ci sono arance aspre, arance comuni, arance insignificanti, arance scarse, arance sgràuse, ma questo è un termine che mi hanno insegnato le mie Amiche Indigene, quelle Native Alexandria, per intenderci, quelle della riserva, le Sioux del Basso Monferrato. Ma fra tutta l'infiniterrima varietà delle arance troviamo Lei, la Principessa dell'Agrume, Sua Altezza Serenissima L'Arancia di Ribera. Essa ha le fattezze tipiche dell'arancia, forse è un pochino più tonda, più perfetta, più che perfetta, ma al primissimo assaggio si capisce subito che Lei la sa lunghissima. E' succosa, dolcissima, un vago sentore di vaniglia e gelsomino, e zagara, per forza di cose, e porta con se il sole meraviglioso che l'ha fatta maturare e diventare così bella e così buona com'è. Stamattina, nella tormenta, la scrivente si è trovata a comprare dall'Omino al Bivio una certa considerevole quantità di tale frutto prezioso, dacchè, in grazia d'Iddio non ci facciamo proprio mancare niente e già che ci siamo, perchè non far venire un bel quaranta di febbre al mio figliolo Liceale, sì, quello lungo lungo e magro magro, che già da oggi mi sembra ancora un pò più lungo e un pò più magro. Il suo unico alimento nelle ultime 24 ore è stata un'arancia a spicchi e mezzo bicchiere di spremuta, più due bastoncini Findus tristissimi che ha mangiato di malavoglia, ma quali orripilanti pietanze può cucinare una madre per indurre un figlio a ingoiare un qualcheccosa? Non mi si facciano le spieghe sui bastoncini Findus, lo so da me. However, si parlava di arance. L' Omino del Bivio si fa sù e giù per il Patrio Stivale ogni settimana e porta i dorati frutti direttamente dal paese suo, Ribera, appunto, provincia di Agrigento. E io adoro quest'uomo semplice che mi saluta con un inchino rispettoso appena accennato, che non mi fa portare la cassetta nemmeno sotto tortura, e che mi alletta ogni volta con vasetti meravigliosi di conserve, acciughe sott'olio e altre meraviglie del Creato, che scende da quel camioncino sgangherato. Lui sa che io baro. A chi mi chiede che genere di delicato profumo ho indossato quest'oggi, io butto lì , per tutta risposta, olii preziosi e conturbanti, cremine di nuovissima generazione, sì, perchè l'aroma di queste arance paradisiache ti rimane addosso per ore. Ben triste sarebbe rispondere che ho sbucciato arance e fatto spremute al mio Figliolone Malatissimo, e l'Omino del Bivio lo sa. Ma uomo d'onore è.
08 gennaio, 2010
In caso di neve.
 Non è tutta la neve che ci si aspettava. I figlioli scolari, gli ultimi due, si sono cimentati in una danza propiziatoria già dal pomeriggio di ieri, scrutando il cielo ogni dieci minuti, ma come, ne deve venire un metro e non nevica ancora. Il Nostro Illustrissimo Signor Sindaco, quello della Città, già da ieri aveva deciso di chiudere le scuole, in caso di neve. Avevo una tuta da sci, una volta, con la scritta In Caso DI Neve Colmar, avrò avuto sì e no 13 anni, i capelli lunghi fino al sedere, gli occhiali rotondi di tartaruga. Vabbè. Nevischia, o non si sa bene che cosa faccia, un altro giorno di vacanza vinto nella casa in collina. Ieri, primo KnitCafè del 2010, per me un pò in sordina, in reltà, ero distratta, non presente, un pò svanita come mi capita ogni tanto, non tranquilla, non concentrata, risciacquata e centrifugata, noiosa, bruttina, inconcludente e scema. RImedierò. Alla bisogna, si deve avere la forza di focalizzare il problema, così parlò il mio Venerato Sposo, e cercare in tutti i modi di porvi rimedio. Farò così. Mi dedicherò con grande enfasi a me stessa medesima, cercherò di darmi un bello scrollone, questo stato di stupida ansia e stupida sfiducia e stupidissima paura non è certo il modo più fulgido per iniziare questo anno rotondo, MMX, appunto, che detto così sembra più un vaccino o una marca di biciclette. Perciò, mi sono prescritta da sola una ricetta, ho un ricettario speciale che si compila solo in viola e con la stilografica, numerato a caso, proprio perchè è mio e coi numeri, si sa. La prescrizione consiste nel fare quest'oggi più o meno quello che mi va, in grazia di DIo e nei limiti della decenza, pur occupandomi anima e corpo della mia famigliola blindata da due insulsi fiocchi di neve. Che grande sorpresa i giorni di vacanza che non ti aspettavi, ti danno la brillante occasione per tirarti sù, che a cominciare proprio non eri ancora pronta e ci hai provato, ma mioddio che fatica. La neve aiuterà. Puoi sotterrarci non vista i pensieri che ti sfiancano e ti fanno avere gli occhi all'ingiù, e non stare bene da nessuna parte che non sia il letto e con la testa sotto il piumone, o a punirti in lavanderia a stirare fino alle convulsioni, o appollaiata sulla sedia della cucina a guardare fuori, ma non fuori le cose, fuori il niente, lontano, vicino, non ha importanza, guardi fuori e basta e stai così male ma così male che nemmeno ti accorgi del tempo che passa e stai lì, abbracciata alle tue gambe incrociate e potrebbero passare anche mille anni e tu sempre lì staresti. Ma oggi, niente di tutto ciò. Oggi ci si riprende, oggi ottogennaio si ottempera alla prescrizione FareQuelloCheTiFaStareBene. In caso di neve, si fa così.
 Non è tutta la neve che ci si aspettava. I figlioli scolari, gli ultimi due, si sono cimentati in una danza propiziatoria già dal pomeriggio di ieri, scrutando il cielo ogni dieci minuti, ma come, ne deve venire un metro e non nevica ancora. Il Nostro Illustrissimo Signor Sindaco, quello della Città, già da ieri aveva deciso di chiudere le scuole, in caso di neve. Avevo una tuta da sci, una volta, con la scritta In Caso DI Neve Colmar, avrò avuto sì e no 13 anni, i capelli lunghi fino al sedere, gli occhiali rotondi di tartaruga. Vabbè. Nevischia, o non si sa bene che cosa faccia, un altro giorno di vacanza vinto nella casa in collina. Ieri, primo KnitCafè del 2010, per me un pò in sordina, in reltà, ero distratta, non presente, un pò svanita come mi capita ogni tanto, non tranquilla, non concentrata, risciacquata e centrifugata, noiosa, bruttina, inconcludente e scema. RImedierò. Alla bisogna, si deve avere la forza di focalizzare il problema, così parlò il mio Venerato Sposo, e cercare in tutti i modi di porvi rimedio. Farò così. Mi dedicherò con grande enfasi a me stessa medesima, cercherò di darmi un bello scrollone, questo stato di stupida ansia e stupida sfiducia e stupidissima paura non è certo il modo più fulgido per iniziare questo anno rotondo, MMX, appunto, che detto così sembra più un vaccino o una marca di biciclette. Perciò, mi sono prescritta da sola una ricetta, ho un ricettario speciale che si compila solo in viola e con la stilografica, numerato a caso, proprio perchè è mio e coi numeri, si sa. La prescrizione consiste nel fare quest'oggi più o meno quello che mi va, in grazia di DIo e nei limiti della decenza, pur occupandomi anima e corpo della mia famigliola blindata da due insulsi fiocchi di neve. Che grande sorpresa i giorni di vacanza che non ti aspettavi, ti danno la brillante occasione per tirarti sù, che a cominciare proprio non eri ancora pronta e ci hai provato, ma mioddio che fatica. La neve aiuterà. Puoi sotterrarci non vista i pensieri che ti sfiancano e ti fanno avere gli occhi all'ingiù, e non stare bene da nessuna parte che non sia il letto e con la testa sotto il piumone, o a punirti in lavanderia a stirare fino alle convulsioni, o appollaiata sulla sedia della cucina a guardare fuori, ma non fuori le cose, fuori il niente, lontano, vicino, non ha importanza, guardi fuori e basta e stai così male ma così male che nemmeno ti accorgi del tempo che passa e stai lì, abbracciata alle tue gambe incrociate e potrebbero passare anche mille anni e tu sempre lì staresti. Ma oggi, niente di tutto ciò. Oggi ci si riprende, oggi ottogennaio si ottempera alla prescrizione FareQuelloCheTiFaStareBene. In caso di neve, si fa così.Tumblr. theJoanne.
06 gennaio, 2010
Ogni cosa è illuminata.
 Così, illumina. Il sole che buca le nuvole, che fa brillare la neve ammucchiata sui prati e resa ghiaccia nella notte, diamanti purissimi sul bianco che c'è. Illumina i sentieri, le stradine i campi lisci, le orme lasciate, le aiuole, le foglie bagnate, quel che resta delle rose intirizzite, del cavolo viola piantato nel vaso. Illumina le case laggiù, la città che non si vede, d'inverno mai o quasi, con la nebbia e si ha come l'impressione di non averla più, se non per la guglia del duomo, se stringi gli occhi forse la vedi, eccola là. Illumina e regala un cielo azzurro che è una lavagna, ci puoi scrivere quello che vuoi in una giornata come questa. E' molto freddo ma forse un giro nel verde e nel bianco non potrà che farti bene, il freddo conserva e scuote, rende chiari anche i pensieri più torbidi, stira, gelandole, le situazioni più stropicciate, iberna i vuoti e le mancanze, trasforma le lacrime in piccolissime gemme preziose che non scendono più. Arrossa la faccia e fa tirar sù col naso, e c'è da coprirsi bene, le mani in tasca, una sciarpa calda da affondarcisi, lasciar fuori solo gli occhi per vedere dove vai. Già, ma dove. La strada della collina la conosci a memoria, ma ci si può perdere anche nel sentiero dietro casa, se non si ha la mente sgombra e il passo sicuro. Ma oggi, nel sole e nel limpido, questa luce nuova illuminerà. Il viottolo e le zolle, quel buco prima del campo dove più di una volta hai rischiato di finirci dentro, i filari spogli e l'alloro maestoso. illuminerà anche te, anima inquieta, Regina Dell'Ansia e della Neve, che studi la vita segreta dei pettirossi del pratino, che ti chiudi dentro un castello di zucchero e d'acciaio e non ti lasci illuminare da questo raggio di sole ghiacciato, da questo respiro che si vede dal freddo che fa, da questa neve che riflette, conforta, illumina e brilla.
 Così, illumina. Il sole che buca le nuvole, che fa brillare la neve ammucchiata sui prati e resa ghiaccia nella notte, diamanti purissimi sul bianco che c'è. Illumina i sentieri, le stradine i campi lisci, le orme lasciate, le aiuole, le foglie bagnate, quel che resta delle rose intirizzite, del cavolo viola piantato nel vaso. Illumina le case laggiù, la città che non si vede, d'inverno mai o quasi, con la nebbia e si ha come l'impressione di non averla più, se non per la guglia del duomo, se stringi gli occhi forse la vedi, eccola là. Illumina e regala un cielo azzurro che è una lavagna, ci puoi scrivere quello che vuoi in una giornata come questa. E' molto freddo ma forse un giro nel verde e nel bianco non potrà che farti bene, il freddo conserva e scuote, rende chiari anche i pensieri più torbidi, stira, gelandole, le situazioni più stropicciate, iberna i vuoti e le mancanze, trasforma le lacrime in piccolissime gemme preziose che non scendono più. Arrossa la faccia e fa tirar sù col naso, e c'è da coprirsi bene, le mani in tasca, una sciarpa calda da affondarcisi, lasciar fuori solo gli occhi per vedere dove vai. Già, ma dove. La strada della collina la conosci a memoria, ma ci si può perdere anche nel sentiero dietro casa, se non si ha la mente sgombra e il passo sicuro. Ma oggi, nel sole e nel limpido, questa luce nuova illuminerà. Il viottolo e le zolle, quel buco prima del campo dove più di una volta hai rischiato di finirci dentro, i filari spogli e l'alloro maestoso. illuminerà anche te, anima inquieta, Regina Dell'Ansia e della Neve, che studi la vita segreta dei pettirossi del pratino, che ti chiudi dentro un castello di zucchero e d'acciaio e non ti lasci illuminare da questo raggio di sole ghiacciato, da questo respiro che si vede dal freddo che fa, da questa neve che riflette, conforta, illumina e brilla.05 gennaio, 2010
A dormire c'è tempo.
 Non che sia diventata nottambula. O forse sì, in effetti ho fatto piuttosto tardi, in queste vacanze, e non per feste, baldorie o affini. Ho letto molto, scritto molto prima di dormire, di solito lo faccio al mattino presto, e adesso, invece, ho cambiato. Domani, purtroppo e per fortuna, ultimo, ulitimissimo giorno di queste vacanze natalizie, passate un pò così, come a togliere il vapore dallo specchio dopo la doccia. Si riapriranno le danze, si riprenderanno orari e incombenze, la scuola, le cose. Un pò mi dispiace, alla fine, ci si abitua in fretta a fare un pò quel che si vuole, con moderazione, certo, ma con quella scioltezza che è tipica di questi giorni. Si riprende. Non che sia un male, ma avrei aspettato ancora qualche giorno, non sono poi di umore d'oro e d'argento e di pietre preziose, non ho voglia del mondo e della gente, del traffico e del rumore. Starei qui. A leggere i miei libri, rileggerne altri, scrivere e scrivere che è una delle pochissime cose che mi fa stare bene davvero, scrivere banalità, perchè, mi dicono, tante ne scrivo, con una straordinaria abilità a metterne tante in fila e tutte insieme. Ringrazio ed ossequio. Starei qui. Ad abbracciarmi da sola, a guardare fuori dalla finestra, ad ascoltare questo vuoto e questo fermento, questa confusione e questo nulla, questo silenzio e questa musica di fiati e percussioni, ognuno per conto suo, senza spartito e senza melodia. Inizierò questo anno rotondo con un entusiasmo pacato, con la corrente staccata, andrò a pile, per un pò, si funziona lo stesso, ma sai che non è per sempre, e che dopo un pò le pile finiscono. Non ho tutta questa energia, la troverò da qualche parte, la cercherò, non posso certo permettermi l'extralusso di stare spenta, il mio meccanismo fa funzionare altri meccanismi e non posso incepparmi, per niente al mondo, no. Nè vorrei. Perciò, scrivo e scrivo, mi analizzo e mi curo, mi prescrivo rimedi e pozioni magiche, mi faccio da sola incantesimi e sortilegi. Succede la sera, perciò faccio tardi, che ancora per domani la sveglia non suonerà, e che posso stare qui, adesso a quasi mezzanotte, a pestare sui tasti e a dire sciocchezze e banalità, a leggere e leggere e a pensare e pensare che a dormire c'è tempo e poi domani, chissà.
 Non che sia diventata nottambula. O forse sì, in effetti ho fatto piuttosto tardi, in queste vacanze, e non per feste, baldorie o affini. Ho letto molto, scritto molto prima di dormire, di solito lo faccio al mattino presto, e adesso, invece, ho cambiato. Domani, purtroppo e per fortuna, ultimo, ulitimissimo giorno di queste vacanze natalizie, passate un pò così, come a togliere il vapore dallo specchio dopo la doccia. Si riapriranno le danze, si riprenderanno orari e incombenze, la scuola, le cose. Un pò mi dispiace, alla fine, ci si abitua in fretta a fare un pò quel che si vuole, con moderazione, certo, ma con quella scioltezza che è tipica di questi giorni. Si riprende. Non che sia un male, ma avrei aspettato ancora qualche giorno, non sono poi di umore d'oro e d'argento e di pietre preziose, non ho voglia del mondo e della gente, del traffico e del rumore. Starei qui. A leggere i miei libri, rileggerne altri, scrivere e scrivere che è una delle pochissime cose che mi fa stare bene davvero, scrivere banalità, perchè, mi dicono, tante ne scrivo, con una straordinaria abilità a metterne tante in fila e tutte insieme. Ringrazio ed ossequio. Starei qui. Ad abbracciarmi da sola, a guardare fuori dalla finestra, ad ascoltare questo vuoto e questo fermento, questa confusione e questo nulla, questo silenzio e questa musica di fiati e percussioni, ognuno per conto suo, senza spartito e senza melodia. Inizierò questo anno rotondo con un entusiasmo pacato, con la corrente staccata, andrò a pile, per un pò, si funziona lo stesso, ma sai che non è per sempre, e che dopo un pò le pile finiscono. Non ho tutta questa energia, la troverò da qualche parte, la cercherò, non posso certo permettermi l'extralusso di stare spenta, il mio meccanismo fa funzionare altri meccanismi e non posso incepparmi, per niente al mondo, no. Nè vorrei. Perciò, scrivo e scrivo, mi analizzo e mi curo, mi prescrivo rimedi e pozioni magiche, mi faccio da sola incantesimi e sortilegi. Succede la sera, perciò faccio tardi, che ancora per domani la sveglia non suonerà, e che posso stare qui, adesso a quasi mezzanotte, a pestare sui tasti e a dire sciocchezze e banalità, a leggere e leggere e a pensare e pensare che a dormire c'è tempo e poi domani, chissà. Tumblr.la douleur exquise.
 Tumblr.la douleur exquise.04 gennaio, 2010
Così bianco.
 Io lo sapevo già, l'avevo letto nei giornali di questa notte, domani nevicherà, l'avevo detto a tutti, in casa, ma sei sicura, maccerto, l'ho letto. Stamattina presto poi, ho aperto un occhio, uno soltanto, e ho guardato fuori con una smorfia, io non dormo al buio, non chiudo nulla, le persiane di fuori non le tocco mai, mi piace addormentarmi guardando fuori e svegliarmi con la luce, e quanti pensieri ho fatto guardando i rami degli alberi, le nuvole, il cielo, il fumo dei camini, le scie degli aerei. Così, nevica. Non c'è un umore stellare, stamattina, nella casa in collina, è una sorta di transizione, si è a cavallo tra le feste e le cose di sempre, si attraversa un fiumiciattolo e si è con una gamba di qui e l'altra di là, un pò sospesi, da un lato si vorrebbe che tutto questo luccichio e questi panettoni e questi tantiauguri restassero ancora un pò, dall'altro non si vede l'ora di disfarsene, riporre l'albero zen e le sue palline trasparenti, togliere le luci alle finestre, basta, non se ne può più. Indecisi sul da farsi. Come me, del resto. Indecisa se A) spalmarmi sul divano con due o tre libri da leggere random, così come viene, fino a confondere personaggi e situazioni, coperta fin sugli occhi con quella copertina a ghirigori comprata a Barcellona, che l'ho vista e sono rimasta folgorata mentre la guida mi perdeva dietro di sè proprio davanti alla casa di Picasso, va bene l'arte, ma questa copertina vittoriana sul mio divano ci sta un amore, non crede anche lei? B) Scendere di sotto, armarmi di santa, santissima pazienza, travare da qualche parte l'ispirazione che non ho, cercarla per bene, sotto il letto, dentro la lavatrice, persino dentro al baule con le tovaglie piccole e, orrore, stirare. Che stirare in sè e per sè non è tutta questa grande fatica. Ma è dividere, riordinare, mettere insieme calze e calzine e mutande e maglioncini, tutti i miei figli maschi hanno un maglione blu con scollo a V, che adoro, personalmente, ma mai, mai, mai che indovini la taglia e l'armadio giusto dove riporla e ho anche provato a fare dei segni, ma non funziona, è proprio il gesto in sè che mi dà il delirio, che mi disturba, che proprio non mi riesce di mandare giù. Ho anche provato a scrivere sulla lavagna di cucina, col gesso rosso delle comunicazioni urgenti, Oggi alle 15, Tutti in Lavanderia, ma so già che l'assemblea andrà deserta e mi troverò solinga e mesta, a compiere da sola lo svilente rito, a cantarmela e suonarmela, come si dice. Fuori è tutto di un candore disamante, nevica e nevica a fiocconi grossi come francobolli, di usare l'auto non se ne parla, abbiamo provviste per una settimana, mi ritroveranno così, stremata dopo una giornata di stiraggio e riordino, avvoltolata alla bell'e meglio in una coperta viola a disegnini, tutt'intorno libri, gomitoli e un biglietto con scritto Odiava Stirare. Che storia straziante. Nel frattempo, nevica.
 Io lo sapevo già, l'avevo letto nei giornali di questa notte, domani nevicherà, l'avevo detto a tutti, in casa, ma sei sicura, maccerto, l'ho letto. Stamattina presto poi, ho aperto un occhio, uno soltanto, e ho guardato fuori con una smorfia, io non dormo al buio, non chiudo nulla, le persiane di fuori non le tocco mai, mi piace addormentarmi guardando fuori e svegliarmi con la luce, e quanti pensieri ho fatto guardando i rami degli alberi, le nuvole, il cielo, il fumo dei camini, le scie degli aerei. Così, nevica. Non c'è un umore stellare, stamattina, nella casa in collina, è una sorta di transizione, si è a cavallo tra le feste e le cose di sempre, si attraversa un fiumiciattolo e si è con una gamba di qui e l'altra di là, un pò sospesi, da un lato si vorrebbe che tutto questo luccichio e questi panettoni e questi tantiauguri restassero ancora un pò, dall'altro non si vede l'ora di disfarsene, riporre l'albero zen e le sue palline trasparenti, togliere le luci alle finestre, basta, non se ne può più. Indecisi sul da farsi. Come me, del resto. Indecisa se A) spalmarmi sul divano con due o tre libri da leggere random, così come viene, fino a confondere personaggi e situazioni, coperta fin sugli occhi con quella copertina a ghirigori comprata a Barcellona, che l'ho vista e sono rimasta folgorata mentre la guida mi perdeva dietro di sè proprio davanti alla casa di Picasso, va bene l'arte, ma questa copertina vittoriana sul mio divano ci sta un amore, non crede anche lei? B) Scendere di sotto, armarmi di santa, santissima pazienza, travare da qualche parte l'ispirazione che non ho, cercarla per bene, sotto il letto, dentro la lavatrice, persino dentro al baule con le tovaglie piccole e, orrore, stirare. Che stirare in sè e per sè non è tutta questa grande fatica. Ma è dividere, riordinare, mettere insieme calze e calzine e mutande e maglioncini, tutti i miei figli maschi hanno un maglione blu con scollo a V, che adoro, personalmente, ma mai, mai, mai che indovini la taglia e l'armadio giusto dove riporla e ho anche provato a fare dei segni, ma non funziona, è proprio il gesto in sè che mi dà il delirio, che mi disturba, che proprio non mi riesce di mandare giù. Ho anche provato a scrivere sulla lavagna di cucina, col gesso rosso delle comunicazioni urgenti, Oggi alle 15, Tutti in Lavanderia, ma so già che l'assemblea andrà deserta e mi troverò solinga e mesta, a compiere da sola lo svilente rito, a cantarmela e suonarmela, come si dice. Fuori è tutto di un candore disamante, nevica e nevica a fiocconi grossi come francobolli, di usare l'auto non se ne parla, abbiamo provviste per una settimana, mi ritroveranno così, stremata dopo una giornata di stiraggio e riordino, avvoltolata alla bell'e meglio in una coperta viola a disegnini, tutt'intorno libri, gomitoli e un biglietto con scritto Odiava Stirare. Che storia straziante. Nel frattempo, nevica.03 gennaio, 2010
Simple Mormor.
02 gennaio, 2010
Ancora sveglia.
 
 E' la prima notte dell'anno. Quella per intero, non quella passata. E' gennaio, si sente. Le lenzuola nuove nel letto, la camicia di notte carina, si vede che ci sono ancora briciole di festa e di vacanza e di niente fare, lassù, nella casa in collina. Si fa tardi, ci si sbronza di film e di libri e di knit e di niente, di chiacchiere, non si è avuto voglia di trenini e trombette e di confusione, si è diventati un pò orsi, ma come, proprio io, proprio io sì, sembra strano anche a me. E' notte e si è ancora tutti svegli, di dormire ancora non se ne ha voglia, si raccolgono i pensieri più belli, si ascolta una bella musica e si balla un pochino da seduti, scrivendo e sorridendo, che bel momento questo qui, a vedermi vista mi piaccio perfino, appollaiata sulla sedia a notte fonda a raccontarmi delle cose e a fermarle qui. E' tutto un pò più lento, ci si può permettere il lusso di non dormire, stanotte, c'è una luna così bella là fuori, e anche un bel cielo, la nebbia è sparita e potrebbe essere ancora Capodanno come ieri, chemmimportaammè, se voglio, la festa per me è stasera. Solo mia. Le mie più piccole cose sono in questa stanza che è mia soltanto, dove nessuno trova nulla, dove vi è raccolta una quantità di cose che non so. Anzi, che so, so solo io. Così, mi sorprendo a cantare sottovoce, è una notte che mi piace così com'è, è la prima dell'anno, me la voglio ricordare bene, fermarla, un pochino, perchè è raro che stia sveglia così e che se non ci fosse il gelo là fuori, uscirei nel pratino a saltare e a ballare a fare giravolte sulle foglie e a guardare la luna e a dire Ciao Bel Duemiladieci, Felice di Trovarti Qui. La mia festa di Capodanno, all'una passata del giorno dopo, in camica da notte e calzettoni rosa, è questa. Trenini e trombette, marameo.
Tumblr.la douleur exquise.
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