
25 giugno, 2007
Seven o'clock.

21 giugno, 2007
Piscina therapy.

20 giugno, 2007
Sola.

Breakfast with the cat.
19 giugno, 2007
Sognami.
Che questa mia canzone arrivi a te
Ti porterà dove niente e nessuno l'ascolterà
La canterò con poca voce, sussurrandotela
e arriverà prima che tu ti addormenterai….
E se mi sognerai
Dal cielo cadrò
E se domanderai….
Da qui risponderò
E se tristezza e vuoto avrai
Da qui cancellerò
Sognami se nevica
Sognami sono nuvola
Sono vento e nostalgia
Sono dove vai…..
E se mi sognerai
Quel viso riavrò…
mai più..mai più quel piangere per me
sorridi e riavrò……..
Sognami se nevica
Sognami sono nuvola
Sono il tempo che consola
Sono dove vai…..
Rèves de moi amour perdu
Rèves moi, s’il neigera
Je suis vent et nostalgie
Je suis où tu vas
Sognami mancato amore
La mia cASA è insieme a te
Sono l’ombra che farai
Sognami da li……….
Il mio cuore è li
Biagio Antonacci
La canto da giorni. Non è bellissima?
L'ostello.

14 giugno, 2007
E a smalto?

Ortensie.
Sono tra i miei fiori preferiti. Mi piace scoprirle ogni mattina, a ridosso del muretto del terrazzo, ogni volta un pò più colorite della volta prima, un pò più tonde, più esplose di fucsia e di lilla e di celeste. Mi piacciono perchè sono facili da raccogliere, non pungono e non perdono i petali. Con semplicità, tre o quattro di loro messe insieme fanno, in un angolo del tavolo, nel vaso viola che mi ha regalato Patrizia per il matrimonio, un trionfo di eleganza e di perfezione, con tutti quei fiorellini sapientemente assemblati a dare origine ad una palla morbida di squisita fattura. Altro non serve. La mia mattina è iniziata così. Ho messo una musichina soave nel telefono, che non svegliasse la PrinciPanna che dormiva accanto a me, giacchè il legittimo inquilino del talamo nuziale non riederà che domani sera dall'Altra Isola. Colazione solinga, all'alba o quasi, con due gatti acciambellati e un cane implorante e goloso di biscotti. Fuori, un sole ancora incerto. Davanti al caffelatte ho stilato la lista delle cose da fare, una decina, più o meno, ho pregato fra me che la comprensione del testo di inglese che il Mediano affronterà questa mattina, potesse scorrere via in tutta scioltezza. Loro, le ortensie, erano lì, accanto alla biscottiera, e lì le ho lasciate, tra la tazza della PrinciMiele e quella del Giovane Holden, che si sveglieranno tra poco. Sul Liceale non ci si conta prima di mezzogiorno suonato. Le ortensie danno pace, in un certo senso, passare con leggerezza una mano sui petali dà coraggio e armonia, e colore a una mattina qualunque, a ridosso di una partenza che sembrava imminente e invece no, in una cucina piena di sole e di animali, pensando che, accidenti, la colazione da sola proprio non mi piace farla. E poichè non mi lagno quasi mai, e appena realizzo che quel che ho detto è una lagnanza dura e pura, mi ricompongo con classe e mi organizzo una bella mattina di svago (!) in attesa del Mediano. Ma domattina raddoppierò il numero delle ortensie. Pat, urge un altro vaso.12 giugno, 2007
Notte prima degli esami.

Non ho mica paura, sai mamma? Me lo ha detto così, a sorpresa, uscendo un po’ gocciolante dalla doccia, avvoltolato alla bell’e meglio in un telo di spugna, i ricci scomposti, gli occhi nocciola un po’ arrossati dallo shampoo, quel sorriso disarmante e furbastro, quel fare spaccone e tenerissimo. E’ quel che si dice un bell’elemento. Un giusto mix fra suo padre e me, preciso e vivace, intelligente e fantasioso, dolcissimo e pignolo. Tace poco, anche quando tacere lo salverebbe da urla e strepiti che lo seguono fino in cima alle scale. O quando per le scale lo seguo io, facendo i gradini a quattro a quattro, un po’ ridendo , anche se sono infuriata, ma quella scena che li rincorro sulle scale mi fa sempre ridere e lo so che è tutt’altro che educativo, ma che ci posso fare, di sberle i miei figli ne hanno prese proprio poche, lui meno di tutti. Stasera è un po’ agitato, non lo dà a vedere, ma parlaparlaparla, e gioca con suo fratello grande, ripassare? manco a parlarne, c’è il tema domani, mamma, e che ripasso a fare? Non fa una grinza. Lo adoro, com’è ovvio che sia. Mi piace perché ride sempre, perché storpia le canzoni in inglese, perchè sembra solo l’altro ieri che appendevo al cancello del viale che portava a casa un enorme fiocco di tulle con scritto il suo nome. Mi piace perché ha la s che sibila, un sorriso che conquista, una dolcezza che incanta. E sembra solo ieri che ha iniziato la prima elementare, con il braccio destro fratturato, con i Simpson disegnati da me sul gesso, perché non si vergognasse di avere il braccio ingessato in un giorno così importante, che ci ridesse un po’ su. Domani sarò lì, col cuore, accanto a lui e gli suggerirò congiuntivi e punteggiatura, il cuore non è bravo con grammatica e sintassi, ma se ti concentri, Enrico, lo sentirai, vicinissimo al tuo.Se l’amore è amore.
Sempre caro mi fu.
E' finita la scuola, da qualche giorno, oramai. Cioè, solo da venerdì, per qualcuno di casa, per qualcun altro sabato. E fin qui, niente di speciale. Non è certo una notizia, o meglio, è una notizia da Studio Aperto, con quel Brachino che ti racconta di un accoltellamento feroce e quella del caldo a Palermo con la stessa espressione attonita, fintamente professionale, vagamente addormentata e da PassavoDiQua. Perciò, meglio SkyTg24. Ma non è una recensione dei tg che voglio fare. La fine della scuola, si diceva. Dovrebbe portare con sè un'immagine romanzata, di colazioni con calma su candide tovaglie di fiandra, il porta toast argentato e la cuccuma del caffè. Di eleganti stiracchiamenti in camicia da notte, sul terrazzo, appena prima di controllare la lavanda che sta esplodendo del viola che amo, le ortensie giganti, il prato perfetto. Ho detto dovrebbe. La fine della scuola, quest'anno è tutto, fuorchè così. Tanto per cominciare non è affatto finita, il Mediano ha gli esami di licenza media, ripete l'Infinito di Leopardi a sua sorella, che paziente lo corregge, quei sovrumani silenzi se li dimentica sempre. Il Liceale è ansioso: greco proprio non lo ha mai digerito, si vedrà, l'ansia perciò, la combatte vivendo più fuori che in casa, in compagnia dell'Amata. Il Giovane Holden ancora sotto esami, ma rientrato temporaneamente qui, in famiglia. Un bel quadretto. bello se si omettono, nell'ordine, le varie incombenze veterinarie, le varie organizzazioni di traghetti, aerei, mongolfiere, Shuttle e feluche per i vari spostamenti, giammai che la regale famigliola si sposti tutta insieme, quella è roba da anni 60, la Cinquecento e il portapacchi. Noi ci si sposta a rate, come il mutuo, sarebbe troppo semplice se no, uno arriva a luglio, l'altro a fine giugno, l'altro invece ha una festa di fine scuola alla quale proprio non si manca, uno arriva con un amico, forse, ma non so bene quando. Il mio sposo, già che c'è, si fa un congressino in un'altra isola, così, tanto per far qualcosa. La casa, le vicende, le feste e i libri delle vacanze creano un groviglio di bigliettini, annotazioni, cerchiolini sul calendario e appunti sulla lavagna in cucina che nemmeno alla Nasa. Altro che toast imburrati e niente fare. Così, "tra questo delirio", si annega il pensier mio. E il naufragare, ben lo si sa, mi è dolce in questo mare. Appunto.08 giugno, 2007
Chi, io?
Odore di dicembre.
Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...
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Sarà il periodo. O la mia proverbiale e assoluta frivolezza cosmica. Ma a me, scartare i pacchi, galvanizza. Elettrizza. Mi piace, insomma....
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Da poco, abito accanto a una palestra. Alla palestra di una scuola. Ho spesso la finestra aperta, non mi arrendo ai temporali alle piog...