07 agosto, 2010

Ode al Cetriolino Solitario.

Pigre mattine nella casa davanti al mare. Sole a picco e cielo blù, confusione un pò dovunque, che agosto sarebbe se no. La bellezza è che si può scegliere, se il caos o il nulla, se la spiaggia affollata o il lussuoso silenzio del patio inondato di sole e di profumo di limone. In mattine così, ci si  può dedicare senza indugio a qualche piccola, piccolissima faccenda domestica, che so, stendere una lavatrice che non si stirerà, nemmeno sotto tortura, il lavaggio velocissimo di un pavimento e uno soltanto, un'occhiata al frigorifero per vedere che cosa manca, in previsione di una spesa da caserma programmata per non so quando. Ed è lì, nel frigorifero, che è avvenuta stamani la beffarda scoperta. Ora. Nella gestione di questa scombinatissima e meravigliosa combriccola di Sposo, Figlioli, Compagni di Merende, Amiche di Scuola e Passavo Di Qua, mi avvalgo non già di uno stuolo di domestici in livrea e crestina, ma degli abitanti stessi della Casa Davanti al Mare. Che sono, eccezion fatta per il Capitano, fanciulli o poco più. Che sparecchiano sì, una task force di tutto rispetto, ma che lo fanno di fretta, il richiamo delle rocce è troppo forte, c'è la festa in spiaggia fino al mattino, devo trovarmi in piazzetta fra mezz'ora, stasera, stelle a secchi dalla piscina. Così è. E così capita che stìpino tutto alla rinfusa, velocissimamente. E' questa la triste storia del Cetriolino Sottaceto, dimenticato mesto e solingo nel suo vaso deserto, quando tutti i suoi compagni erano già stati divorati all'aperitivo. Lui galleggiava quieto, nel suo liquido asprigno, e si domandava il perchè e il percome di tanto silenzio, di tanta solitudine. Sono gli scellerati abitanti di questa casa, caro il mio bel Cetriolino, che rassettano senza guardare, che fan tutto al volo, di fretta e di furia, pur di scappare presto a vivere le fresche sere di quest'estate pasticciata e meravigliosa. Non ti angustiare perciò, se ti trovi solo nel tuo barattolo e perdona questi figli sciagurati. E perdona anche la scrivente, fossi per caso io l'autrice di tale scempio. Anche io sparecchio di fretta per aver più tempo per guardare il cielo e le stelle, per camminare fino in fondo alla strada nel buio più buio, per sentire il profumo del mare e il rumore del vento fra i cespugli. L'estate pasticciata e meravigliosa sembra  inizi ora, anche per me. 

05 agosto, 2010

L'Azzu. A razzu.

A razzu. Nel senso di veloce, velocissimo. In sardo. Questo Azzu Shawl, sempre Lei, manco a dirlo, è stato messo sui ferri  non ieri, ma ieri l'altro, intorno alle 10 del mattino, giust'appunto dopo colazione. E doveva, per forza di cose, essere finito in frettissima dato che l'utente finale lo voleva, assolutamente, prima di abbandonare l'Isola. Così è stato. Complice i giorni di vento e di poca spiaggia, complice il fatto che io a far scialli, signora mia, sono diventata un vero asso, complice il tunnel e tutto quello che ci vuol mettere, eccolo qua, il Razzu Azzu è stato alla fine completato, giusto pochissimi minuti fa. Così, la Patti potrà sfoggiarlo ancora in questa estate, facendo schiattare d'invidia le sue Amiche Oltrepadane, e perchè no, diventando testimonial di una griffe  che si preannuncia di grande, grandissima tendenza. Senza scialle, d'ora in poi, nemmeno a buttare la plastica. In Costa Smeralda è già oggetto di culto. Figuriamoci a Torricella! 

Corrono le nuvole.

Velocissime, così veloci che non sai, non sai chi sono e dove vanno e se stanno arrivando o vanno via,  da quale parte devi guardare per capre bene. Corrono, non si può dire che vòlino, le nuvole non volano, passano e vanno, scivolano sul cielo, dove non c'è strada o sentiero, scivolano e basta, seguono una rotta fantastica, che c'è e non c'è. C'è qualcuno che soffia forte per farle passare, o per farle arrivare, per spostarle da qui a laggiù, per coprire il sole, per scoprire la luna di notte,  per farla riflettere preziosa sul mare, per illuminare il sentiero che porta alla diga, quanti baci di ragazzi in quel sentiero, quante stelle cadenti, quante albe guardate, promesse strappate, desideri lanciati in alto, a manciate. Le nuvole passano, stanno poco, i maestrale di oggi ci gioca come un matto, si diverte a sfilacciarle e ricomporle come fossero di pongo, di panna e di cotone, e loro corrono e corrono. No che non pioverà, nemmeno oggi, ci piace tanto questo tempo che c'è, il vento forte, la tenda che sbatte, le tende leggere che volano in alto. Intanto, le nuvole passano e passano, e alla fine c'è il lusso di poter scegliere, preziosissime nuvole che puoi decidere, se stare a guardarle o volare insieme a loro. 

04 agosto, 2010

Nascòndili.

Lo vedi? lì c'è il mare, è così piatto stamattina, eppure qualcuno aveva detto che no, oggi ci sarebbe stato un caos di vento e sabbia, ma dove avrà guardato chi lo sa. E' silenzio e calma piatta, nessuno in giro, nella casa degli Orari Ribaltati, si vive di notte, si va a guardare l'alba alla vedetta e la spiaggia tardi, quando tutti vanno via. I pensieri sono tutti piegati e ripiegati su loro stessi, nascosti sotto un mucchio di magliette stropicciate, di federe lavate e non stirate, avvoltolati nelle copertine bianche leggere che ciascun letto ha in dotazione, la notte, si sa, da queste parti fa frescolino e verso mattina si dorme meglio se un pò più coperti. I pensieri fan così, si lasciano nascondere e non trovare, se non vuoi, se ne stanno rintanati, appiattiti e senza forma da qualche parte. Fotogrammi in bianco e nero di un'estate che non si sa, non si ha voglia di pensarli adesso, si piegano fin quasi a farli scomparire, com'era quel gioco, se pieghi dieci volte un foglio di quaderno ti rimane una specie di francobollo a mille strati, che puoi buttare nel cesto della carta, fare un buco in fondo al prato, dietro alla roccia, e fingere di dimenticartene per un pò, sono immagini in bianco e nero, sbiadite anche un pò, e con tutto il blu del mare proprio non ci vanno d'accordo. 

01 agosto, 2010

Forest on The Rocks.

Si vede appena, la roccia ne confonde il colore, ma mi piaceva questa immagine decadente, all'ombra dell'olivastro, e stavolta, Paola, l'ho messo al diritto, non come il Bouganville, che l'ho immortalato al contrario, e solo tu forse te ne sei accorta, ma è così bello. E' verdolino chiaro, l'ho chiamato Pistacchio, ma in realtà si chiama Kiwi, Blue Sky Alpaca, tre pallocchetti di un sapiente mix di alpaca e seta che mi ha regalato Daniela. E questo, già si sa. Quel che non si sa e che non mi spiego, è che non appena viene portata a termine la complicatissima operazione di bloccaggio, ecco che mi vien voglia, immediatamente, di farne un altro. Di scialle, intendo. E non mi spiego benebenebene il senso della questione. Lo scialle è uno strano, stranissimo orpello. Si narra, o meglio, Lei mi ha narrato, che lo scialle sia il capo di vestiario concesso alle Fate per passare dal loro mondo a quello terreno.  Sarà questo. Sarà il fatto che avvolgersi in uno scialle è un gesto antico e bellissimo, e ti fa sentire protetta e a posto, scaldata e accudita, non so come dire. Invincibile, in un certo senso, una specie di morbida, morbidissima armatura con la quale affrontare il mondo, la vita, le cose. Fatto sta ed è che di scialli me ne farò una tonnellata. Fata non sono, ma coi tempi che corrono, si fa trenta, trentuno e pure trentadue. E crepi l'avarizia.

Domenica Agosto 1.

Così c'è scritto sul Blackberry, stamattina. Che strano modo di scrivere le date, di intendere un giorno qualsiasi dell'anno, il primo d'agosto, estate piena, confusione e gente, solo per due settimane dicono qui, che di turisti in massa ancora non ce ne sono stati, e dopo il 15 se ne andranno via. Qui tutto tace, quasi tutto. La Princi e la sua Amica hanno deciso di fare una torta, dacchè c'è un altro compleanno da festeggiare quest'oggi, che è quello  del Compagno di Merende del Liceale, quello che ha preso residenza estiva qui da noi. Le bambine perciò hanno pensato a una torta di mele, da fare nel silenzio della domenica mattina. Il pane al rosmarino già quasi pronto, il sole e il vento, le cicale che se la cantano e se la suonano. I ragazzi dormono ancora tutti, ieri sera scorribande in Costa, ma rientrati ad un'ora decente, li ho sentiti far colazione verso le 4, prima di andare a dormire. Che buffo, far colazione prima di andare a dormire, ma in fondo, di Domenica Agosto 1, non c'è mica da stupirsi. L'unica cosa normale è la torta per Michele. Emmenomale. 

29 luglio, 2010

Ode alla Colazione al Bar.

Non è mia abitudine, nè qui, nè in città. A me piace far colazione a casa mia, coi miei tempi, le mie tazze, il mio mescolare il latte guardando di fuori, imbambolata, oppure qui, guardando il mare, stesso mescolamento di latte, stessa imbambolaggine. La colazione al bar con cappuccino e croissant, la faccio di solito quando faccio gli esami del sangue che per forza che si deve esser digiuni e perciò ci si può premiare in qualche modo di tutto lo sbatti della questione, ma mi rendo conto che è un'immagine che non si confà alla poesia che volevo dare all'evento. La colazione al bar inizia in sordina, facendo finta di niente, sbirciando già da lontano la teca delle brioche e individuandone con sicurezza la prescelta. Eccola, sarà mia. Non saprei dire se mi piace di più prendermela da sola lentamente, col tovagliolino sottile piegato in due, o attendere che qualcuno me la porga con grazia, con quegli aggeggi di metallo, faccia attenzione, non la rovini, per carità. Il momento che mi piace di più è attendere che il mio cappuccino tiepido e con poca schiuma venga preparato dalle sapienti mani del barista. Me ne sto lì, leggermente impaziente, ma appena appena, di quell'impazienza che si ha soltanto prima delle cose belle, prima di una piccola carezza. Non so mai se iniziare con la brioche, e allora, guardinga, anzichè addentarla, che non sta bene, ne stacco elegante un angolino, di solito la cima, e ne testo la fragranza, la dolcezza, l'impagabile meraviglia. E conservo il suo opposto, cioè l'altra punta, per tuffarla nella tazza a cappuccino quasi finito, così, giusto per raccoglierne le ultime benefiche proprietà corroboranti. Giusto ieri, si è consumato un tale rito, in un bar di questo paesino che non è un paesino di mare, ma un paese normale che ah, sì, ha anche il mare ma non è che sia determinante, ce n'è tanto tutt'intorno, davanti, di fianco, di isole e arcipelago. Nel bar prescelto, il Petit Cafè, come quello degli Aristogatti, c'è anche l'edicola. E ci si può sprofondare per un'ora buona nelle poltroncine di vimini, a leggere i quotidiani di carta, per una volta, e a non aver altro da fare che far passare il tempo, pensieri morbidi e a tinte pastello, l'odore del mare che si mescola a quello del caffè e dei croissant appena sfornati. Mi prescrivo da sola due scatole di questa medicina, colazione al bar a giorni alterni, effetti collaterali  briciole agli angoli della bocca e zucchero a velo sul pareo. Niente male

26 luglio, 2010

Amici di mare.

I miei maschi son d'estate, i  figlioli, intendo. Nati d'estate. Ed è sempre qui che si festeggiano i compleanni. Del ristorante non ne avevamo voglia, e così, c'è punta vaghezza di una grigliata semplice, per stare tutti insieme, più vicini, a festeggiare il Liceale Languido, diciassettenne da oggi. Una festa in famiglia, con i tavoli avvicinati, siamo tanti già noi, si aggiungono gli amici, com'è ovvio. E non solo quelli conviventi, quelli che sono affascinati dal funzionamento di questa stramba famiglia e dalle sue regole, Chi Apparecchia Non Sparecchia, Chi Finisce L'Acqua la Va A Prendere e cose del genere.Si aggiungano anche gli amici di sempre, quelli delle giornate intere sulla spiaggia, quelli incontrati cercando un cagnolino perso, quanti anni fa? gli amici del 12, quelli del nascondino sulle dune, del pallone scalzi nel prato, delle ore in acqua, Uscite da Lì o Vi Verranno Le Branchie. Sono cresciuti e sono così belli, ce ne fosse uno brutto a questo tavolo, lo diciamo ogni volta e ogni volta ne ridiamo e ci illuminiamo dei loro occhi trasparenti, dei loro capelli schiariti dal sole e dal mare, e adesso, ahimè, di barbe che crescono,  di fidanzate e cose. Si sono abbracciati ieri, a vedersi dopo un anno intero, con un affetto vero che li lega, che han parlato ore ed ore sulle rocce, per anni, che a turno si sono accompagnati a casa dalla piazzetta, Mi Lasciano Solo Se Ci Vai Tu. Che gruppo bellissimo, che belli tutti insieme stasera, a cantare cose da far rabbrividire tutto il vicinato, cori da stadio e canzoni da osteria, ma dove impareranno queste cose da bordello? Si muovono in gruppo, sempre e da sempre, e sanno che queste sono le più belle estati, le più lucide, le più spensierate. Crescono insieme, ogni anno un pò di più, e fa così bene al cuore vederli così, e che bella sera stasera e non solo per la luna piena che illumina il sentiero, che bello sapere dell'affetto che c'è tra di loro, a dividersi la torta fatta in casa, a ridereridereridere, la brace quasi spenta e i tavoli vicini.

25 luglio, 2010

It's just another simple Forest Shawl.

Potrebbe sembrare il titolo di una canzone dei Supertramp. E invece, è mio. E non è di una canzone. Ho iniziato quest'oggi questa delizia verde pistacchio, di un' alpaca finissima mista a seta, come la lana?!?!?, massì, non fa più tutto quel caldo, e poi Messer Maestrale c'ha messo del suo e ha rinfrescato tutto per bene, anche l'acqua che oggi era ghiaccia, che a fare il bagno, brrrrr, da restarci secchi.  Questa nuvola verdina, tre preziosissimi gomitoli, mi arrivano nientemeno che da Parigi, da Lei e dalle sue bambine bionde e bellissime, e da quelle sue fotografie così strane e semplici eppure non è uno scherzo fare foto così belle come lei, e adesso ha pure il virtual shop, dove vende le cose che cuce, che oltre a cucinare e a far bambine, Lei, sa anche cucire. Una nuvola di morbidezza infinita, il calore ancora non si avverte, ma la purezza sì, e la tenerezza e l'infinita sofficità, ma si può dire, massì, oggi è domenica , va bene tutto. Non so quanto grande diventerà, mi fermerò quando i tre preziosi batuffoli saranno, ahimè, terminati. Una specie di assaggio, un test per vedere che effetto mi fa l'autunno che arriverà, e a pensarci adesso fa paura o cosa, fa ansia o cosa, ma no, sarà solo un autunno come tutti gli altri, solo che avrò intorno al collo il mio bel Forest di alpaca e seta, e sì che mi ricorderò che l'ho fatto qui, e allora sì, chissà che effetto mi farà, faccio in pareo una cosa che metterò col piumino. Che donna avanti.

24 luglio, 2010

Nel vento, ci dormo.

E non è mica uno scherzo. Ci dormo in mezzo, mi coprirò bene, non sentirò freddo come stanotte, e prego davvero che non sia una notte come quella passata, la buriana, sissignori, la tempesta e vento da tutte le parti, quello forte, bellissimo, quello che spegne la fiamma sotto il caffè, entrando prepotente dalla finestra  della cucina, è così che mi accorgo che è maestrale, e quanto ha riso la mia Vicina del 12. Dormo nel vento, lasciando aperte le due porte che lo fanno passare, e mi ci trovo nel mezzo, nel mio letto con le stelle, le lune, uno Sposo insonne, il cuscino di lino con la scritta GoodNight, e speriamo che la sia, questa notte. Il vento passerà su di me, coperta fino agli occhi, ne sentirò il fresco e la malizia, la tenda si gonfia e svolazza fino al cielo, leggera com'è. Sono in mezzo a una corrente, di aria di mare e di odore di muschio e di roccia, ma vacci a capire che profumo è questo. Il vento riempie la stanza di foglioline secche e polvere e piccolissime bacche, me ne trovo dovunque, chissà da dove. Qualcosa lascia e qualcosa prende. Prenditi allora le cose che non voglio, voglio dormire tranquilla e svegliarmi sorridendo e stiracchiarmi  come fanno i gatti e compiacermi di essere qui, non aprire gli occhi sbarrandoli o peggio guardar fuori per ore, o il soffitto e gli angoli della stanza e questa tenda. Il vento ha cura di me e prenderà le cose che mi fanno male, passando dalla porta e uscendo dalla finestra, io sono nel mezzo, mi troverà, il vento mi è amico, non può succedermi nulla di male, coraggio, vento, fammi un regalo, adesso dormo, e domattina sarà meglio, sarà tutto più bello, avrò colori e sorrisi e sarò in pace, il vento lo conosco, questo vento fa così, e adesso dormo perchè se sto sveglia, mi sa che non funziona, scorbutico vento, non vuol farsi vedere.

23 luglio, 2010

Noiosa che sei.

Me chi te lo chiede. Che gusto ci trovi. E chi se ne importa di te, alla fine, di te, delle cose tue, delle tue angosce e della tua vita, ma chi se ne frega se stai male o se stai benissimo, nessuno qui ha voglia di sentir parlare più delle tue menate, finchè si tratta di smalti e di maglia e di cazzate allora ok, ma per favore basta menate. Lo dico a me. E' stato un giorno di vento forsennato, un giorno liquido di niente spiaggia, di cose normali, di fresco, finalmente, dell'olivastro spettinato e di quel profumo, si sente ancora adesso, che la luna è una faccia preziosa, un gioiello nell'indaco perchè ancora non è buio e lei è bellissima, a quest'ora. A un giorno così, segue sempre una sera tranquilla, fatta di niente, un pò spossati da tutto quel tramestio, la tenda che cigola, i soffi decisi dentro al limone, è belo sentirli da coricati, questo vento arriva a raffiche precise, canta persino, è una melodia seducente e bellissima, che in pochi conoscono e che tutti, indistintamente, amano. Ispeziono la me di stasera per capire le cose che sono e dove vado e dove andrò, ma non è tempo di filosofia da quattro soldi, è che ho avuto poco da fare, stasera han cucinato le ragazze, è da stamattina che preparavano il menù e ho dovuto dare lezioni di sbattimento uova con la forchetta, non son cose da  nulla, ci vuole mestiere, polso fermo, attenzione a non schizzare. I giorni scivolano via, è vacanza, madamigella, non se lo ricorda più? in effetti non è semplicissimo, è vacanza perchè vedo il mare e non le colline, e penso e penso e mi ripetevo anche stasera quella canzone che mi piace da sempre, e allora di pensare smettila, e di dir menate smettila, e guarda in sù , una sera così, che la luna è una faccia e che di tutto il resto a nessuno gliene importa.

..penso troppo e vivo male
penso che tra più di un anno
cambieranno i miei progetti
penso che tra più di un anno
avrò nuove verità.
Ma tu non farmi questo errore
vivi sempre nel momento
cogli il giorno
e tanto amore
cogli i fiori di lillà.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...