"Il mondo è cambiato e noi dobbiamo cambiare con lui."Thanks to Lisa.
Ci si trova dentro all'ostrica all'improvviso. Appena lasciati gli ultimi palazzi della città e imboccato il ponte. Dove siamo, mi chiedo. La strada che si compie ogni giorno quattrovolte almeno, e sù e giù, ad un tratto sparisce e si viene ighiottiti da una specie di enorme, inimmaginabile ostrica gigante. Il fiume è scomparso, eppure era lì anche stamattina, com'era quella storia delle anatre, che andavano al fiume a nuotare e poi una notte il fiume è gelato e loro sono volate via, portando il fiume con sè, e adesso quel fiume è da qualche parte in Arkansas. Insomma, non c'è. Al suo posto, una strana caligine grigiastra, non bella soffice come la nebbia, di un colore di seppia, indefinito, biancogrigio, grigiobianco, chi lo sa. Color ostrica, ecco, mi sembra calzante. Ci si infila in quel tunnel di sfumature, non si vede un bel nulla, e la strada la fai perchè la sai a memoria. Dentro l'ostrica si cammina, non si guardano neppure le vetrine, anche i rumori arrivano come da lontano, e in macchina è pure peggio, ci si sente atronauti, marziani improvvisati, extraterrestri di un mondo conosciuto. Non bella a vedersi, non bella a viversi,dentro l'ostrica si sta come rattrappiti, prigionieri, relegati: il grigio che c'è qui è pesante e difficile, e devi andare in fretta a casa, rintanarti al caldo delle cose tue, chiudere la neve sporca e la nebbia e le pozzanghere fuori dalla porta a doppia mandata e farti un thè al mandarino per scaldarti un pò, e non darla vinta allo sporco e all'opaco, al nero e alla fuliggine, e mai sia che intacchi il lucido perfetto di un cuore semplice che sogna.
Me lo hanno fatto scoprire i miei figli. O meglio, riscoprire. Ci sono da tempo immemore, è vero, cambiano la scatola ogni tanto ma il concetto rimane sempre lo stesso: piccolo peccato, grande soddisfazione, così dice il saggio. Loro ne fanno un uso scellerato, io ne compro a tonnellate, com'è ovvio che sia. E' per loro la merenda del mattino, a scuola, non tanto per questioni di calorie e di golosità, piuttosto perchè, con la loro scatola snella, riescono anche ad essere lanciati dalla finestra, nelle gelide mattine di gennaio, qualora si fossero dimenticati di prenderla, eppure gliel'avevo messa lì sul tavolo, e baci e baci, sono usciti belli e imbambolati e l'hanno lasciata qui, e dire che hanno il tema alle prime due ore, che farà il Liceale, riuscirà ad inanellare la sequenza soggetto-predicato-complemento, o si addormenterà di stecco sul foglio? I Mikado hanno la leadership per ciò che concerne il settore Peccati Veniali. Se ne possono assaggiare due, quattro o sei, sempre in numero pari, chè mai sia che si gusta un Mikado solingo e attonito, che allora sì che si sconfina nel settore Peccato Mortale e direi che, coi tempi che corrono, proprio non è il caso. Si addenta con delicatezza, sorreggendone la fine con l'indice, piccoli morsi di purissimo fondente, che appena appena si sente il sottofondo il crickk crikk del bastoncino di biscotto, esile ed elegante nella sua indispensabile funzione di rimandare alla memoria il primitivo gusto di pane e cioccolata. Con un quindicesimo delle calorie, però. Grandissimi protagonisti del caffè in cucina al pomeriggio, due soltanto, da usare come cucchiaino per al massimo due giri, appena appena, per dare il tempo di sciogliersi un'impercettibile quantità di cioccolato. Qualcuno narra di aver veduto baffi di cioccolata fusa ai bordi della tazza: SACRILEGIO! Essi si leveranno con disinvoltura, con abile e furtiva mossa, da lingua di formichiere, per intenderci, che una signora non sta mica bene, lì, a ripulire con la lingua il bordo della tazza, anche se tutto ciò si compie nella tranquillità della sua umile magione. I Mikado, dalla scatola, ammiccano e comprendono. Soddisfano l'improvvisa voglia di cioccolata senza far danni, che già se ne sono compiuti più d'uno nelle ultime festività, ottemperano al desiderio di trasgressione innocentissima, con il benestare di Chiappe & Affini. Così dice il saggio.
E' un disegno lieve. Di quelli che i bambini fanno quando un pò si annoiano, eppure era un compito delle vacanze, disegna il Natale, la neve, l'inverno. Non è mica tanto facile. Io avrei fatto un albero verde, un pino gigante, senza disegnarlo prima, solo col pastello, così. E sotto, tanti pacchetti coi nastri d'oro, un orsacchiotto seduto di sghimbescio, col fiocco al collo, forse un monopattino. Lei, no. Lei ha disegnato la neve. Lei ha fatto una stella grande al centro. Una stella di ghiaccio, sembra, e bianca e un pò azzurrina, perfetta nella sua imprecisione, mai vista una stella con 8 punte, esiste solo per Lei. E poi fiocchi, tanti, fiocchi e stelline vere, di quelle che fai senza mai togliere la matita dal foglio, gliel'ho insegnato io, era piccolissima, un pomeriggio di pioggia, mentre i suoi fratelli alle elementari facevano i compiti e così anche Lei. Com'è il tuo mondo, bambina di zucchero, dove si mescolano senza ordine Piccole Donne e Msn, l'astuccio all'uncinetto e la ricerca su Wikipedia, mica con l'enciclopedia a volumi grossi, da prendere con la sedia sullo scaffale più alto del salone, da sfogliare con religiosa attenziosa, che guai a rovinarla. Come sono i tuoi pensieri, che ieri sera piangevi un pochino sul divano, Non So Perchè Mamma, e io lì a cercare le parole giuste, succede, bambina, che da bambina diventi grande, ogni giorno un pezzettino, ogni giorno un pò di più. Io non so che cose vedono i tuoi occhi di bosco e di lago, ma so le cose che ti racconto, le canzoni che ti insegno e le poesie, so quello che vorrei per te e che è così inutile, perchè sarai tu che sceglierai, ogni volta. Io non so che cosa senti in questi giorni di cammino verso un mondo più grande e complicato, ma forse, si capisce dai disegni e da quello che ci scrivi accanto, vicino alla firma : Nel mio mondo cade neve colorata. Adesso, io so, bambina.
Ossì, stavolta l'ho proprio combinata grossa, mi sa. E' bastato un nonnulla per stuzzicare con grazia invisibile le curiosità più nascoste, il brusio più sommesso, ma cosa saranno mai, ma che belli, ma come, ma dove, ma con che cosa. Orbene, a qualcuna di voi ho risposto in privato, a qualcun'altra direttamente nei commenti (ebbene sì, col 2009 qualche commento ai commenti lo farò anche io, promesso). Insomma, questi dishcloths hanno spopolato. In realtà hanno catturato anche me, sono così belli nella loro semplicità e così nuovinuovissmi da proporre e da regalare e da mettere in bella mostra sul ripiano della cucina, o del bagno, appenderli o lasciarli in giro con noncuranza, ben sapendo di fare breccia nei cuori di chi, si sa, ben sensibile è a queste cose. Bene. Ciò detto, è davvero tutto quello che so a riguardo. Domani, scenderò a valle col calesse e raccoglierò informazioni sul cotone più adatto ad usarsi. Dopodichè, renderò edotto il mondo intero su quanto ho scoperto e farò un dettagliatissimo rapporto qui, sulle Fragole. E vista la mia misericordia e la mia assoluta benevolenza al popolo del web, segnalo con grande giubilo un sito dove si potrà imparare a confezionare un dishcloths di base, semplicissimo, in poco meno di un'ora. Trovate soltanto del cotone piuttosto spesso, del colore che più vi piace, o che più piace alla vostra amica: da lasciare di stucco, nel regalarglielo. Troppo avanti.. La Maga dei Dishcloths qui si trova a disposizione per ogni eventualità, felice di aver trovato una cosa che piace davvero a tantissime, felice di questo inizio d'anno e di questo brusio. Mai vespaio fu più gradito.Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...