11 settembre, 2009

Solinga.


Non càpita mai. Non ricordo a memoria di essere mai stata sola solissima di venerdì sera, nella casa sulla collina. Fa effetto, niente da dire. Questa in verità non è che sia una casa di quelle normali, c'è sempre un gran traffico di arrivi e partenze e stazionamenti e passavo di qua, e campanelli e telefonini e bip bip di messaggi e urla e risate e voci di sottofondo e pianoforti e chitarre e sedie spostate e rumori di doccia e spruzzi di deodoranti e ticchettii di tastiere e passi sulle scale e parolacce, esclamazioni, imprecazioni, risse, ogni tanto, litigi, canzoni, palline che rimbalzano, phon, rasoi, e cose così. Stasera, un bel niente. I figlioli sparsi, il Capitano salpato, persino la Princi ospite da un'amica per quel rito complice che è così in voga fra le ragazzine, StaseraPossoDormireDa. E' l'ultimo week end prima della buriana della scuola, e lasciamo che sia. Quassù, nel silenzio inusuale di queste pareti, mi organizzo. Avrei ben potuto uscire, un cinema magari, come suggerito dalla mia Amica con la Toga, perchè non esci? No che non esco. Mi impossesso di questa divano sterminato e ci sto io ed io soltanto. E posso permettermi di scegliere tutti i film in bianco e nero che voglio, senza sentirmi dire MaCosaGuardi? con aria schifata. E fare la maglia con tutte le luci accese, se mi va. E leggere fino alle due quel libro che ho comprato questo pomeriggio. E magari finirlo, come mi capita spesso. E che ne so, farmi un bagno di due ore, scioglierci ogni genere di corbelleria, le palle frizzanti coi brilli di Lush, per esempio, e lì scialacquarmi senza che nessuno bussi o chieda udienza o che mi racconti di aver preso una multa parlandomi da dietro la porta, è già successo. Potrei mettermi uno smalto fiammeggiante, farmi un impacco di hennè ai capelli, accendere gli incensi che non piacciono a nessuno, mettere la musica del Buddha Bar a palla, guardare vecchie fotografie, fare un dolce per domani, riordinare qualche cassetto. Deciderò man mano. E' una strana pace, quella di stasera, gradevole, certo, forse un pò malinconica, appena appena. Domani arriverà in fretta, e tutti i figli riederanno alla casa sulla collina, per l'ora di pranzo. Fino ad allora la casa è tutta per me. Qualcosa mi inventerò, ma, e lo dico sottovoce, a questo silenzio preferisco il caos. Son fatta male. Lo so.

08 settembre, 2009

Matrimonio di settembre.

Ripresa dai festeggiamenti per il millesimo post, ubriaca persa da tutti quelle parole così belle, e grazie grazie, mazzi di fiori, vassoi di tartine e flute di bollicine, e fette di torta, grazie, grazie, infinite come le Fragole, grazie altrettanto. Finita la festa, ora ci si smuove un pò, cose e cose da fare, manco a dirlo, anche se ancora si respira un'aria vacanziera che mette allegria, anche se ancora non si è a pieno regime, la PrinciMusicista riede domani da una mini vacanza dove si nutre di pane e spartiti e note e Bach. Settembre è un mese frizzante, gradevolissimo per certi aspetti, anche in una casa chiassosa e faticosa come Villa Villacolle. Ci si organizzerà per bene, come al solito, come sempre, come tutte quelle volte in cui una minuziosa e chirurgica organizzazione scongiura il pericolo incipiente di uscire definitivamente di senno. Già, perchè non è mica tutto un rosolio, tutto biscottini e centrini candidi, e ciccì e coccò. Si fa con calma, si ordinano i pensieri insieme alle camicie stirate, si individuano calzini spaiati e soluzioni a questioni che sembravano così complicate, si puliscono tonnellate di fagiolini, lo sguardo vacuo e intento mentre si allontanano, insieme agli scarti, anche le cose che non vuoi più sentire, le menate, si chiamano così, le cose da nulla. Settembre è foriero di grandi progetti e grandi, grandissime aspettative, di un clima di giorni intatti prima della Grandissima Buriana rappresentata dall'inizio delle scuole. C'è già un sole tiepido che ha sposato stamattina in giardino un'aria dolcissima e fresca, testimoni il basilico e l'ibisco, celebrante il ciliegio verdissimo, invitati la talpa e il Candido Gatto, grande assente il pettirosso ma ha mandato un telegramma. Noi qui di settembre ricacciamo i magoni in fondo alle scale, li nascondiamo sotto alla terra umida, compreremo dell'erica per quel vaso senza nulla, cucineremo un pochino, ascolteremo con grazia questa fine di un'estate che è ancora lì sulla porta e che non sa se restare o andare via, portiamo con noi un golfino leggero, ai matrimoni, ben lo si sa, non si va mai a braccia nude.

05 settembre, 2009

Mille mille mille mille mille mille........

Ti ho fatto una torta.
Come , per me?
Certo, per chi se no?
E per qual motivo?
Come, non lo sai? Dai, non far la furba, sono mille.
No, non sono mille, son quarantasei, fra un mese circa.
Ma và, che cosa hai capito. Mille. Mille. Mille i post di questo blog.
Ma dai...davvero?
Seeee, dimmi che non lo sapevi.
Sì, beh, certo che lo sapevo, lo vedo sempre quanti post faccio, son mica scema. Ho cominciato a contarli all'indietro, circa cento post, e dicevo ne mancano venti e poi dieci, e poi due, così...
Allora?
Allora che?
Come si sta dopo mille post?
Si sta così. Bene, direi. Benissimo, anzi. Sono quasi tre anni che scrivoscrivoscrivo e ancora non mi sono stancata. E mi piace, mi piace da morire scrivere di me, scrivo per me, anche se so che mi leggono tanti, ma tanti , ma così tanti che davvero non credevo.E le cose che scrivono loro a me, poi, da brivido, lo sai?
Beh, sì, ne ho letto qualcuno, di commenti intendo, qualcuno è davvero pesante.
Sì, è vero, ma non ci bado, in tre anni ne ho cancellato solo due davvero brutti, malvagi, non so come dire ma gli altri li lascio, fanno parte del gioco.
E che gioco è?
E' il gioco che mi piace fare di più. Scrivo da quando ho dieci anni, avevo un quadernino con Gatto SIlvestro, un quaderno a quadretti smesso da mio fratello, di quelli con poche pagine usate, che era un peccato buttare via, aveva la copertina di quelle a righine, di quelle figurine che se le muovi cambiano l'immagine, capito come?
No, ma fa niente.
Ecco, il quaderno di Gatto Silvestro era il mio rifugio segreto, lo tenevo nascosto dietro al mobile dell'ingresso, e quando ero triste o l'avevo combinata grossa, lo prendevo e scrivevo.
Cosa scrivevi?
Tutto quello che mi veniva in mente, così, non molto diverso da quallo che faccio ora.
Beh, ne è passato di tempo.
Sì, e non ho mai smesso. Credo di essere un pò dipendente, in fondo. Scrivere mi fa sentire bene, mi calma e mi esalta, mi tranquillizza e mi elettrizza, non so, è così difficile da spiegare. Metto in fila le parole, mi vengono così, di getto, non rileggo mai, così come non ho mai fatto le brutte dei temi a scuola. Inizio a scrivere che ho un peso sul cuore, che magari ho un nodo proprio qui che non scende giù, e allora mi siedo un attimo, faccio un respiro, e le mie mani scorrono veloci sui tasti, così veloci che non so se sono davvero io a muoverle, o se vanno da sole. E la mia mente vola con loro, in automatico, non importa che io parli di rossetti o di malinconia, di drittoerovescio o di lacrime disperate, quel che c'è è che rimagno solo io, con il rumore delizioso dei tasti, magari la lavatrice che centrifuga di sottofondo, ma per quei dieci minuti, e solo dieci, te lo giuro, non ci metto mai di più per scrivere le mie cose qui sopra, dieci minuti in cui io rimango sola, sola in questo mondo incantato che è mio e mio soltanto e mi sento in pace, sospesa, protetta, avvolta, e forte, anche, brava, che me lo dico da sola, e che ogni tanto ci vuole. E alla fine, mi sento leggera e trasparente e il peso sul cuore è andato via, volato lontano, così. Ho scritto di tutto qui, di quanto ami questa famiglia, e questa vita che ho, e questa casa e le mie più piccole cose, i cani, il basilico, il pettirosso, i miei gomitoli, le mie amiche, l'amore della mia vita, i miei figli, mio padre lassù, i giorni disperati, le sciocchezze, mia madre lontana, la paura, questo mio essere così come sono, l'ansia, la tristezza, la gioia vera, il gossip, il lucidalabbra, che odio stirare, i ragni, i topi, le tende nuove, il mio divano strappato, che non so stendere, del libro che voglio scrivere da un secolo, che non so far di conto, che so a memoria un milione di canzoni e di poesie, il disordine, la mia cucina, mio fratello, le rose, i libri,i giorni che gira e quelli che no, i tacchi, il pigiama, il mare, la collina, i biscotti. E le torte.
Eccone allora, una per te. E' del colore giusto, mi pare.
Sì, è bellissima,
Sì, mi è venuta bene.
E' bello ricevere regali, e davvero non so come dirti grazie...
Di niente.
Anzi, lo so, te lo scrivo. Dopotutto, è la cosa che so fare meglio.
Dai, scrivi.
Mille grazie per mille post.
Col cuore.
A tutti quelli che li hanno letti, che non si stancano di leggere, che un pò si riconoscono, che un pò mi vogliono bene, che un pò mi fanno felice, così felice che mille ne ho scritti e ancora mille ne scriverò.

02 settembre, 2009

New season.

Inizia qui. Che non è caldo e non è freddo ancora, e tanti progetti si possono fare, non necessariamente legati alla stagione in corso, è questa la magia, si può finire un bikini o una gonnina di cotone, mentre si sbircia con impazienza un pacco di lana nuovo di zecca, pronto per essere trasformato in whatever you want. Uno scialle, dice Emma dal suo blog, ci salverà dalla noia, dai ragni, dalla tristezza dell'autunno, dalla tosse e dalla monotonia. Ben perciò, oggi ci si rechi senza indugio, come al solito, come sempre al BioCafè, quello del vicolo, per il primo KnitCafè della stagione. E, di grazia, si consulti con solerzia il calendario a lato, ci si apppunti per bene giorno e ora, per non dire poi con la faccia contrita, gli occhi da cocker e i lucciconi, MaIoNonLoSapevo!! Fuori c'è un cielo senza colore, ci sono cose e cose da fare, ma due chiacchiere tranquille, un pò di gossip innocente e due giri di maglia sono il meglio che c'è.
Bio Cafè
Vicolo dell'Erba
Alessandria
dalle 15 alle 18

Colà vi si attende, e che ve lo dico a fare.


29 agosto, 2009

Sei a casa se.

Ti svegli la mattina con il vrsshhhh vrsshhhh dell'irrigazione.
Dormi finalmente nel tuo letto.
Hai dovuto fare una spesa che nemmeno Napoleone a Marengo.
Trovi ragnatele e ragni rattrappiti, stecchiti, sospesi, un pò dovunque.
Non funziona più nulla, dal decoder, alla stampante, al condizionatore.
Il gatto di casa non ti riconosce più.
C'è polvere anche sul tappo della bottiglia dell'olio.
L'aiuola delle rose è uno strazio vero di erbacce e di sterpi.
Il basilico è tutto mangiato dagli insetti.
La talpa ha costruito un resort nel pratino.
L'origano ci ha lasciati.
La quantità degli indumenti da lavare e ovviamente stirare, che lavare è un attimo ma stirare un secolo, ha raggiunto dimensioni tali che è difficile scorgere all'interno del locale uso lavanderia persino la lavatrice, obnubilata da teli mare rigidi come stoccafissi, tende, fodere di divani, asciugamani, viso e ospite, ovvio, varia biancheria, da maschio, da ragazzo, da bambina e da donna fatta, nero-peccato, bianco virginale, rosso-viale, calze spaiate, lenzuola che sanno ancora di doposole, strofinacci con scritto L'Amore è Una Conchiglia, deliziosi cuscini a coralli, cappellini di cotone, cinque o sei maglie da calcio, con relativo pantaloncino e calzettone, circa un migliaio fra polo e t-shirt, una ventina di camicie, una dozzina di jeans, capri pants, shorts, parei, canottiere e top. E allora forse è il caso che alzi il regio cul@ dal regio divano e invece di star qui a raccontare e scrivere e cincischiare e baloccarmi con le parole come mi piace tanto fare, ben meglio sarà che mi dia una smossa e mi cali per bene nella parte.
And welcome back home.




27 agosto, 2009

E l'ultimo....

...chiuda la porta.

L'arcobaleno.

Qui si vede appena, ma c'è, eccome se c'è. Arrivato all'improvviso, dopo l'acquazzone benedetto che ha fatto scappare tutti dalla spiaggia, alla spicciolata, in fretta, ma mica tanto, si è camminato lungo il mare, che bello il mare quando piove, non sai bene che cosa ti bagna di più, se le ondine timide sulla riva o le gocciolone che cadono giù e che ricamano la sabbia e ti appiccicano il vestituccio addosso e fradiciano i capelli un pò di sale e un pò di acqua dal cielo. Che odori scatena il temporale da queste parti, di erba bagnata, di arbusti, di muschio, di stalla, anche, passando di fianco al maneggio. Che bella sorpresa, dopo l'estate rovente, la prima pioggia. E poi, a casa, mentre si cercava di ritirare tutto, il bucato steso, i cuscini inzuppati, eccolo lì, l'arcobaleno, proprio dietro casa. Che bell'effetto ha avuto su di me, questa pioggia improvvisa. Come innaffiata, come se mi avessero spruzzato vitamine dal cielo, come se proprio dal cielo venisse una gioia sottile, una timida allegria. Stasera si parte, un pò dovunque sparse valigie e zaini e pile di libri, la chitarra, le cose. Fuori, un chiassoso disordine, ognuno si fa la valigia sua, ci mancherebbe ancora. Dentro, una voglia di tornare a casa, mista all'impercettibile malinconia di lasciare questa vista, questo mare, questo vento profumato, il muretto, il limone, le rocce, l'ulivo. Inizia un altro viaggio, un'altra stagione, un 'altra puntata, un altro capitolo, un'altra storia. E c'è chi ha il coraggio di chiamarla soltanto Fine delle Vacanze. Ma forse, quelli che la chiamano così, non hanno mai avuto un arcobaleno sopra la testa. E' così che funziona.

25 agosto, 2009

Status: arrived.

Alla fine, è arrivato. In leggerissimo ritardo, ma non era importante, suo padre ed io eravamo lì già da un pò, minuto più, minuto meno non faceva differenza. Abbiamo sbirciato dalla porta scorrevole dell'aeroporto, lato arrivi, un aeroporto rimesso a nuovissimo per quel G8 a Maddalena che non c'è stato. L'ho visto subito che aspettava i suoi bagagli, una maglia rossa con la scritta Phillies "per farmi riconoscere". Mi ha sorriso di un sorriso di luna, che belli sono i sorrisi che non vedi da un pò, mi sono venuti i lucciconi, ma agli arrivi è vietato, si piange solo alle partenze, questo si sa, e poi il mio Sposo Illustrerrimo mi ha fulminato "cosa piangi a fare". Già, che piango a fare. Non so, invero, ma se c'è da frignare certo non mi tiro indietro, e adesso sono qui, che abbraccio il mio pallido, spilungone, meraviglioso figliolo che riede dopo un tempo che sembra lunghissimo, lontano come nessuno di loro è stato mai, nemmeno i suoi fratelli più grandi. Che piango a fare, se finalmente ce l'ho qui, e non mi dannerò più di telefonate e messaggi e mail e Facebook, per vedere se ha messo qualche fotografia, per vedere cosa scrive, come sta. Racconta a raffica, non sa da dove cominciare, e io accoccolo i miei occhi su di lui, e sono così felice che sia qui, sembra più alto e ancora più bello, e mi ubriaco di queste mille cose che racconta e che sentirò ripetute tra non molto ai suoi fratelli. Poso i miei occhi su di lui, e lì ce li lascio, come sorpresa di averlo qui vicino, beata e felice, innamorata di questo sorriso, impertinente e dolcissimo, che non vedevo da un pò.

23 agosto, 2009

Presenze.

Nemmeno ho il coraggio di mettere una foto vera. Meglio un disegno. Ho visto un topo. Che detta così non è che sia una notiziona. la cosa sconvolgente per me è che l'ho visto, e mi vengono i brividi, nella mia cucina. Cioè, non proprio nella mia cucina, è complicato da spiegare, questa casa è complicata per come è fatta, forse perchè complicati son gli essere umani che la popolano, alla data. Una specie di ripostiglio, ma situato in alto e alle spalle di chi lava i piatti, per dire. E subito lì di fianco una finestra di vetro a lamelle, si aggiunga. Ecco. Lui usciva di lì e passava di là. Ieri sera, dopo la cena di tredicì, dove ognuno porta qualcosa e poi tutti ti aiutano a sparecchiare e se ne vanno coi Tupperware ancora caldi di lavastoviglie. Mezzanotte passata da un bel pezzo, dove vanno i topi a quell'ora, e soprattutto, che diavolo ci fa un topo in casa mia, nella mia cucina. La risposta è più che semplice, siamo in un bosco, fuori è tutto un fitto reticolo di lentischi e mirti e bacche e cespugli e rocce, e cinghiali, e poi ci sono le case vuote, se passi dai tetti puoi guardare dentro tutte, questo villaggio è fatto così, l'Architetto lo ha pensato così ed è per questo che ci piace tanto. Vabbè. Ma intanto il topo l'ho visto io, non che mi abbia guardato, questo no, non avrei sopportato quello sguardo falso e quegli occhietti piccoli, no, gli ho soltanto visto il sedere, e la coda, Gesummaria, la coda, che è quella che mi turba di più in assoluto. E tutti a dirmi, ma dai, non fare troppe scene, in fondo è uno scoiattolo senza coda, una specie di criceto, la coccinella, non è forse uno scarafaggio con un vestito a pois? Com'è, come non è, non ho mica dormito tranquilla. Psicotica? Disturbata? Fobica? E chi lo sa. Solo, a me gli scoiattoli non sono mai piaciuti e i criceti lo stesso. Studierò il modo per eliminarlo, che non sia crudele, certo che no, ma questa convivenza, mi aiuti a dire, proprio non la sopporto. E nel frattempo, per mettermi il cuore in pace, mi guarderò di nuovo Ratatouille. Ma non servirà, lo so.

19 agosto, 2009

Partenze.

Si parte a scaglioni, a plotoni, a piccoli gruppi, a due a due, in fila indiana, dalla Casa Nel Blù. Mai siamo stati così in pochi, lo Sposo ed io ce lo dicevamo stamattina a colazione, che strano, così pochi figli, e raramente tutti insieme. Chi va e chi viene, chi parte e chi arriva, chi trànsuma, staziona, fa un saluto e se ne va. Chi doveva stare mezz'ora e si ferma una settimana, chi ha il biglietto di andata e giammai per il ritorno, chi fa finta di non trovarlo, chi neppure lo cerca. E' una grande soddisfazione, questa, per questa casa, che è nata per questo, in fondo. Una vacanza così, dove non ci sono orari precisi ma dove tutto funziona con precisione chirurgica, meticolosa sicronia, pur essendo la metà di mille, tutto va avanti da sè. Le lavatrici, gli stendimenti, le lavastoviglie di soli bicchieri, le colazioni da collegio, la Nutella da Cinque Chili che fa la gioia della mia Vicina del 12. Sì, da non scordare i vicini, gli amici, i non residenti ma i viandanti, Che Fate?In Quale Spiaggia? La bellezza di questa estate che sta finendo più o meno, sta tutta qui. E' nel salutare con il magone la Biondina Riccioluta, l'unica che sa domare il mio Imbizzarrito Figliolo Giurisprudente. E anche l'Amico, biondo anch'esso, che ormai è parte integrante di questa chiassosa famigliola, che estate sarebbe se no. Ad ogni partenza c'è sempre una lacrima minuscola, che si vede appena, non amo i cambiamenti di stato, e mi immagonisco, sempre. E questa casa di vacanza, quella che sa di mirto e di menta e di limone, corbezzoli e candele, cuscini e orchidee, questa casa , isola nell'Isola, si svuota piano piano, saluta appena con uno svolazzare di tende, e fa finta di nulla, ma chi ci ha vissuto sa che un pò di magone viene anche a lei.

15 agosto, 2009

Ferragosto?

La bolgia non mi avrà. La confusione, la gggente, le code, il caldo, che nemmeno un pò di vento, ma non era l'isola del vento questa qua? Me ne sto ritirata, in disparte, sciallatissima, e guardo tutto da quassù. Ingredienti per un bel ferragosto alternativo, senza grigliata, senza pastalforno, senza cocomero, senza un bel niente: si prenda una stanza da rassettare, prevedendo arrivo di un numero imprecisato di amici che qui farà tappa per un numero imprecisato di giorni. Si osservi con mestizia il condominio di panni che proprio non si può fare a meno di stirare, ivi compresi quei lenzuolini ricamatissimi che nulla è più scialbo di un ricamo stropicciato, son ricami Ikea, mica della nonna, e basta una passata di appretto, un colpo di ferro e voilà, si danno arie da corredo della regina. Si prenda infine una voglia di tranquillità, di niente che non sia leggere o chiacchierare o telefonare a qualche amica selvatica come me, o fare a maglia, o fare schizzi di progetti, o coccolare questo o quello, anche via cavo, un figliolo dall'altra parte dell'oceano è una bella prova per una schizzata. Ecco qui. La giornata si dipanerà con la serenità e la lentezza che amo, si concluderà con la casa profumata, una tonnellata di stelle proprio sopra la mia testa, il fruscio delle foglie, gli schiamazzi lontani e per questo gradevoli, in fondo. La spiaggia oggi no, mi scopro addosso una sottile allegria, di quelle genuine come i biscotti fatti in casa, ho con me una tale scorta di affetti e di sicurezze e di cose belle che niente e nessuno può scalfirmi, nemmeno un pò. E se proprio Ferragosto dev'essere, massì, una fetta d'anguria ghiacciata, non facciamo troppo i sofistici. A sputare i semi lontano sono campionessa mondiale. Con grazia, si sa.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...