10 giugno, 2006

Ines, la coccinella.


Qualcuno sostiene che, se non avesse quel suo bel cappottino a pallini, i più la tratterebbero più o meno con la stessa schifata considerazione che si ha per uno scarafaggio. Ma tant'è. Ha stile e lo sa, ha classe da vendere, soprattutto quando si esercita in uno di quei suoi bei voli brevi ed intensi, diventando a tutti gli effetti un insetto quale è, e non uno squisito oggetto di design come sembra. Le adoro. Le coccinelle sono nell'immaginario collettivo, portatrici di buona sorte. Così ho salutato stamattina la mia compagna di viaggio, che con ogni probabilità ha passato la notte aggrappata al finestrino della mia automobile. Se ne è stata lì, tutto il tempo che è servito per andare da casa mia in città, scrutandomi, potrei giurarlo e facendosi una passeggiata sui miei pantaloni, ingannata forse dai fiori stampati sopra, che ha scambiato per veri. Come, alle coccinelle piace Cavalli? Di lei, nulla so d'altro. O forse sì. Se ne intende anche di musica. E' stata infatti un bel 5 minuti, appena prima di volare via chissà dove, ben attenta, pettoruta e un pò spocchiosa, sul display dell'autoradio. Le coccinelle, questo invece ben lo si sa, vanno pazze per il Buddha Bar. Volume IV, per l'esattezza. Diabolici insetti zen.

1 commento:

apprendistacuoca ha detto...

quanto mi piacciono i tuoi racconti!
ho postato le ricettine che chiedevi...ti aspetto!

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...