12 ottobre, 2018

A-social


E basta.
Sono stata un'entusiasta dei social. Di tutti i social.
Ho avuto Facebook per 10 anni. Ho incontrato vecchi amici persi, rivisto facce di fidanzati delle medie, e chi non lo ha fatto, compagne di banco, vicine di casa.
Ho fatto volare un'associazione e trovato chi se ne occupasse in tutta Italia.
Ho fatto il Gioco delle Scatole di Latta, il Giorno della Teiera e il Colino Day.
E riso, riso tantissimo.
Pianto anche, qualche volta.
Condiviso notizie belle, bisticciato per opinioni controverse, ma appena appena, con le faccine alla fine, come a dire, non discutiamo per queste cose e proprio qui.
Ho avuto Instagram per 5 anni.
Fotografato torte, libri, candeline, risotti, albe e tamonti e scie di aerei, colazioni su prati e su tavoli con le briciole.
E scarpe.
Fra le foglie, al mare, sul muro di Berlino, in barca, sulle scalette degli aerei.
Quelle foto le ho perse tutte, la mia pagina è stata hackerata da non so chi.
Ho perso tanto.
Ne ho aperta un'altra, ma non c'era più lo stesso gusto. 
Come quando scaldi la minestrina. Che perde ogni sapore possibile.
Solo la pastasciutta è più buona riscaldata. Con la crosticina e il sugo buono.

Mi sono tolta da tutto.
Mi sono tolta dal mondo, da Facebook, da Instagram, tengo Twitter per leggere le notizie, per guardare i commenti a XFactor, per leggere Ester Viola e Vittorio Zucconi.
Sono fuori dal mondo?  No. Ci sono di più. Nel mio.

Non era tutta sta passeggiata di salute, sui social l'odio passa velocissimo, in cinque minuti tutto il mondo può sapere che sei una terrorista, una stronza, una troia, una poco di buono. E una delinquente.
Anche se non è vero. Soprattutto se non è vero.
E ti condannano senza appello, senza poter dire Non è Così, che in fondo è del tutto inutile.

Perciò ho chiuso tutto, salvato le poche fotografie rimaste, di quella vacanza lontana, di quei compleanni, di quel ferragosto con una persona che non c'è più. Tutto il resto l'ho cancellato.

Ho ritrovato me.
Ho ritrovato le Fragole, che nessuno può portarmi via, così come i pensieri, le cose che scrivo,le sensazioni che ho e nessuna è molto bella, da qualche mese in qua. Ma devo guarire.

Ho ritrovato i miei libri, il mio ricamo, il lavoro a maglia quello sempre, la cucina, anche, che non sono bravissima ma mi piace e solo quando sono ispirata faccio cose da primato. E poi, ho una cucina nuova e un bel frigo rosa e uno sgabello che mentre cucini qualcuno può sedersi lì e chiacchierare con te mentre sbatti le uova. E farsi un giro se vuole, perchè lo sgabello ha le ruote.

Ma resta tutto qui.
In questa casa strana, con le mattonelle colorate, i balconi, il citofono e i gelsomini.

Ho ritrovato tempo e serenità, devo guarire e stare bene, soffocavo sotto una montagna di qualcosa che non so definire, che è più di cattiveria, più di infamia, e che mi sembra impossibile che nessuno ci abbia pensato mai, mai una volta.

Ritrovo me, sul divano da dove vedo i tetti delle case, che ho i fili per stendere e una gomma verdina per innaffiare i vasi. Non fotografo niente, non racconto niente se non qui, conservo energie e pensieri per raccontarli solo a me, che ne ho bisogno. Non ricordo a memoria un momento così complicato ma da ogni devastazione, da ogni dolore lancinante, da ogni desiderio di sparire, o di gridare, o di piangere così forte da farti bruciare gli occhi e la gola, deve nascere qualcosa di bello.
Di più bello.
E di reale.

Ho ritrovato il piacere di leggere per non impazzire, il gusto di scrivere per mettere ordine, solo per me, senza filtri, i blog sono passati di moda, come i citofoni e i fili per stendere.
Sarà per questo che li amo già così tanto.

Senza rancore Facebook, senza rancore Instagram.
Tenetevi tutto il bene.
Il male, quello no.
Sarebbe troppo, anche per voi.







Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...