E' il delirio. Una bicicletta insignificante, leggerissima. E l'acqua. Una lezione di aquabike è quanto di più faticoso si possa inventare per trascorrere un'ora. O due, come mi succede da qualche tempo. Serve un costume e una buona dose di autolesionismo. Spinning in acqua, per intenderci. Una meraviglia. Faticoso certamente, ma si esce da lì, rigenerate, endorfiniche, felici. E ben sode, il che non guasta. Nient'affatto.
31 marzo, 2006
E chi lo ha inventato.
E' il delirio. Una bicicletta insignificante, leggerissima. E l'acqua. Una lezione di aquabike è quanto di più faticoso si possa inventare per trascorrere un'ora. O due, come mi succede da qualche tempo. Serve un costume e una buona dose di autolesionismo. Spinning in acqua, per intenderci. Una meraviglia. Faticoso certamente, ma si esce da lì, rigenerate, endorfiniche, felici. E ben sode, il che non guasta. Nient'affatto.
Ore 10.
Non è male prendersi quei 10 minuti 10 di pausa, in una mattina di quasi week end, quando si viene in ufficio coi jeans coi brilli, chissà perchè, un messaggio al mondo per dire, guardate che sì, sto lavorando, ma solo per oggi, e poi mi aspettano 2 giorni di scialo. La pausa può essere di varia natura, un caffè, un thè verde, una mela verde anch'essa, uno yogurt. Parlo, per i plotoni di fanciulle che in vista della prova costume fanno uno sforzo sovrumano per non addentare la vetrina di brioche appena sfornate, o le torte fragranti preparate per la colazione dei figli. Lo yogurt è un buon compromesso. a gusto esotico o al malto d'orzo, soddisfa e tacita anche le fami più ataviche, quelle nutrite, com'è noto a bresaola e foglioline di rucola. Con tanto limone, e con la bottiglia dell'olio, quello calabrese, buonissimo, profumato, passata sopra. Col tappo, ovvio. Lo yogurt asseconda e mette l'anima in pace, chiudendo gli occhi si può immaginare non già uno scodellino di plastica, tristanzuolo, in realtà, ma una lussuriosa coppa di gelato Haagen Daz o della gelateria della piazzetta, quella che fa il gusto bacio coi Baci interi.
30 marzo, 2006
L'idea malsana.
Capita qualche volta che gli umani vogliano in ogni modo possibile e immaginabile, ma anche in quelli impossibili e mai immaginabili, complicarsi la già non proprio semplicissima vita. Niente da dire fin qui.
La zeppa.
La zeppa, è risaputo, ha il suo perchè. Guardata con sospetto dai più, idolatrata dagli stilisti, coccolata da chi, come la scrivente, non ha molta confidenza col tacco a stiletto e, anzi, lo trova piuttosto volgarotto, diciamocela tutta. La zeppa è IL compromesso. Rende regale un completino da segretaria, azzardato ma d'effetto l'abbinamento al gessato da CdA, assolutamente stellari con capri pants floreali o a quadrettini Vichy, che fa tanto primavera, cara la mia signora. Da non sottovalutare il lato estetico della questione. Allunga la coscia, alza il gluteo e mi va a conferire, con l'andatura esotica, quei 10 centimetri in più che male non fanno, nemmeno ai miei 170. Must have della prossima primavera, ma anche di oggi medesimo, merita un attento esame della vicenda specifica. E, all'uopo, oggi giro di ricognizione per farsene un'idea.
Direi che va bene.
29 marzo, 2006
Assolutamente no.
Il vero mistero è: ma chi ha iniziato? Non per fare la maestrina, stamattina sono sul classico, lo si sa. Ma non mi sta completamente in testa, o meglio, non capisco che bisogno ci sia mai. Dell'intercalare, intendo. Chi fu quel tale che per primo usò l'aberrata espressione "voglio dire"? A parte la Ventura, che detesto di cuore e che fortunatamente non incrocio più di tanto, non guardando la televisione quasi mai. Certo, bravissima: tenere in piedi un discorso a base di voglio dire, ecco, no? e altre amenità, non è roba per tutti. Vuoi dire? Allora dillo. Sono le sei, voglio dire. Ecco, l'hai detto. Erede dell' ormai vetusto cioè, il voglio dire si è insinuato beffardamente nel nostro parlare comune. Non chiaro se sia un rafforzativo, una presa di tempo o cosa diavolo. Cerco, non lo sopporto. E non è da meno l'altra chicca che la grammatica italiana ha scoperto di avere e che usa a dismisura. L'Assolutamente Sì. Ora, l'affermazione sì è, fin dai tempi antichi sinonimo di sè stesso. Sì, e basta. Sì, punto. Assolutamente ce lo abbiamo aggiunto così, per vezzo, per pura inutilità. Sì non può essere assolutamente. Altrimenti sarebbe un sìissimo e, da quanto ne so, non si può fare un superlativo assoluto di un'affermazione. Assolutamente no. E se mai dovessi sposarmi una seconda volta (e speriamo di no), alla domanda di rito potrei rispondere Assolutamente Sì e poi girarmi a guardare la faccia del mio Sposo e degli astanti tutti.
E spariamoci Petrarca, và.
Benedetto sia 'l giorno,
e 'l mese, e l'anno,e la stagione, e 'l tempo,
e l'ora, e 'l punto,e 'l bel paese,
e 'l loco ov' io fui giunto da' duo begli occhi,
che legato m'hanno...
Col naso all'insù.
Inizierà alle 11,36 e avrà il suo culmine dopo circa un'ora. Almeno, così dicono. L'eclissi di sole di oggi avrà un che di spettacolare vista, che so, dal deserto. Ma anche qui, direi che ha il suo bel misterioso fascino. Come tutte le cose avvolte di leggenda, di sentito dire e di strani poteri, l'eclissi resta tra i fenomeni più affascinanti, almeno per me. Ho conservato gli occhialini di carta del 1999. Era giugno, mi sembra. Forse non serviranno, forse non si vedrà nemmeno così bene, forse sarà talmente breve e circoscritta che non ne avrò il tempo, ma io mi sono portata avanti.
Meraviglie della tecnica
Prendete un liceale. Belloccio anzichenò, con la testa riccioluta fra le nuvole quanto basta. Prendete un telefonino di ultimissima anzi, futuribile generazione. Da futuro anteriore, ecco. Un aggeggio che manda mail, fa le foto. registra conversazioni e, alla bisogna, ti fa pure una dozzina di tortellini, in un attimo. Il Nostro si trova in trasferta scolastica in una affascinante capitale europea. Unico mezzo di comunicazione,per la mamma, Ansia di secondo nome, appunto, il telefonino summenzionato. Stamattina, un sms da numero sconosciuto. "Ciao mà, il tel non si carica più, è rotto.Ti chiamo io. Baci". Molto bene benissimo. Forse, una lezione da imparare, nel senso, lascialo in pace in gita scolastica 5 giorni, in terza liceo. con orde di amici e fanciulline al seguito a guardar musei e monumenti e far tardi la sera. Un pò lo invidio. E sono contenta che, forse a causa dei suoi studi classici, mi risparmia i ke e i xk', che aborro.
27 marzo, 2006
Che donnino.
I compiti della domenica mattina.
25 marzo, 2006
Ci siamo, dottore.
Prima ci sono i pensieri. Di quelli fatti sottovoce, un pò per gioco, un pò sul serio. E poi i sogni, detti piano, perchè, lo sanno tutti ormai, se si sogna ad alta voce non è detto che poi tutto vada per il verso giusto. E, in letteratura, molti sono i sogni svaniti perchè troppo urlati. I sogni van coccolati. Scaldati, anche. In qualche caso, coperti bene e accarezzati. Come gattini. Improvvisamente, il sogno prende forma, si alza e vola, e bisogna stare attenti a non farlo scappare di mano, sarebbe un attimo.
Sa d'estate.
E' il profumo dell'estate. Sa di mare, anche. Freschissimo, misterioso il giusto, persistente e leggero. Da usare quando si ha voglia di vacanza e di niente e di sole e di sabbia. E di mare, appunto.
Lo so, lo so. Se uno guarda fuori si deprime eccome, certo, estate non è.
24 marzo, 2006
C'era.
Era splendido. Su una strada che faccio raramente, in realtà. Ma a maggio, ogni scusa era buona per inventarmi un piccolo viaggio che mi facesse passare di lì.
La pioggia agli irti colli.
Non è proprio che piovigginando salga. Piuttosto pioviggina e basta. Cionondimeno, diluvia. Quel che vedo dalla mia finestra è quel che si potrebbe definire una sorta di condanna: pozzangherine di un bel colore fanghiglia pestata, cielo color schifido, e se non esiste non importa, alberi inzuppati, più del savoiardo nel tiramisù. Ci si ostina però a non rimettere il piumino, a girare senza calze, a dare un'occhiata alle magliettine colorate, a fare incetta di canottiere e di jeans con tutto un ramage di orchidee ricamatovi sopra, testè. L'esperimento riuscirà. Se non fuori dalla finestra, avremo la primavera dentro un cassetto, e la vedremo, splendente, socchiudendo appena appena la porta dell'armadio.
23 marzo, 2006
Torta ai Baci
Ah, beh, so benissimo che non è un blog di ricette, ma stavolta và così.
ingredienti:per la base:
Quelle come me.
Hanno quarant'anni, più o meno. Sono cresciute a panini al prosciutto e cubetti Zuegg. E Ovomaltina. Hanno cantato con enfasi Lugano Addio e ballato i Santa Esmeralda alla festa del liceo. Avevano il Ciao.
22 marzo, 2006
La Leggenda.
21 marzo, 2006
Non me lo dovevano fare.
Li voglio!
Le Fragole ritornano.
Volevano tornare a casa.
Splinder era bello, ma troppo dispersivo.
Le Fragole sono curiose creature.
Un bel caratterino, niente da dire.
Le Fragole traslocano.
Non che qui non stessero bene, questo no.
Solo, volevano uno spazio un pò più grande, per stare, comodissime, nei loro bei cestini.
Le Fragole Infinite, le trovate qui:
http://fragoleinfinite.splinder.com/
Come sempre, a cucchiaiate, un pò ogni giorno, anche di più, volendo.
20 marzo, 2006
Ricama che è meglio.
Sono una donna all'antica.
18 marzo, 2006
Il magone.
Ti prende strisciando.
Non si capisce bene da che parti incominci.Se ti pungono prima gli occhi e poi ti senti un ferro da stiro sul cuore, oppure il contrario, o tutto insieme.Certo, bello non è.
Il magone non richiede necessariamente che si pianga, per farlo andare via.
Anzi, sembra che sia contento di starsene lì, aggrappato fra la gola e il petto. Il magone ti arriva così, con una banalissima ragione scatenante, ma forse erano ore che voleva uscire e gli si è tenuta testa, ci si è fatti forza, ci si è irrigiditi e concentrati, per tenerlo a bada. Ma non c'è niente da fare. Il magone vince su tutto. E se proprio non si riesce, allora, meglio piangere un pochino, non importa se in bagno o al semaforo, o dove diavolo.
Meglio se nessuno ti vede, e che cos'hai, cos'è successo e tutto bene.
Meglio farlo in silenzio e da sole.
I veri magoni, son fatti così.
Put your records on...
Sorpresa!
17 marzo, 2006
Il divano.
Il divano è un'isola felice.
16 marzo, 2006
Passion lives here.
E' una passione insana, lo so bene. A dirla così, neanche tanto perversa.
Mi piacciono le agende è una frase che, detta così, non scuote di un millimetro gli animi di nessuno. Il fatto è che a me piacciono le agende scadute, Finite. Nel senso, nuove ma vecchie, vecchie ma nuove. E' un concetto di alto rivello e di complicata espressione.
Non scritte, immacolate, passate. Intonse. Del 2000 o del 74 poco importa. Candide, le sfoglio con devozione silente, un misto tra rispetto e magia. E fantasia, beh quella, di sicuro. Che cosa avrò fatto mai il 6 luglio del 2001? E alle ore 18 del 27 febbraio che genere di appuntamento avrei mai dovuto annotare?
Ancora non ho chiaro da cosa dipenda questo trasporto, certamente fa la sua bella parte la mia passione di scrivere, di tutto, su tutto, con tutto, sempre e comunque. E cosa c'è di più invitante di un foglio bianco, con una data in cima, di lato o al fondo? E poi, i mesi e i giorni scritti in lingue diverse, le ore scandite, i riepiloghi a fine mese...
Ne comprerei tonnellate. Non mi sta in testa buttare via tutti quei giorni, bianchi. Le salverei tutte dal macero e le terrei per me.
Forse, ho solo bisogno di uno bravo.
Caffè al volo.
Quel che è bello è che non si programma.
Ode alla Macina.
La Macina è puro lusso.
La togli dalla biscottiera e già senti in sottofondo le note solenni e sottili de Il Gladiatore.
La Macina non si inzuppa, si "puccia".
Essa entra, sublime e perfetta nel latte puro, macchiato in qualche caso da una nuvola di caffè, sia esso solubile o espresso, nella fattispecie.
La Macina dà il meglio di sè medesima nella scodella, quella dei collegi, giammai nei mug. So di persone che perpetrano il rito in scialbe tazzine da caffè, ma non ne voglio parlare.
Con rara maestria, si individuerà nel tempo, i secondi necessari per darLe tripudio, non troppo croccante, non troppo molliccia. Questa frazione è nota agli adepti come Il Tempo della Macina.
La Macina è bipartisan.
Gira voce che Essa accomuni gli schieramenti, siano essi no global o sì global, cravattona o maglioncino, MontBlanc o TrattoPen.
E, di questi tempi, ben lo si sa, son soddisfazioni.
15 marzo, 2006
Li ho visti.
14 marzo, 2006
Non me l'aspettavo.
13 marzo, 2006
Lo scriverò.
E dico, libro, non appunti sparsi qua e là, né lettere mai spedite e stropicciate , cacciate in fondo a un cassetto, scritte sulle carte da lettera che prendo negli hotel. Lettere senza busta e senza indirizzo, lettere per nessuno. Lettere per me.
E frasi e descrizioni minuziose e un po’ infiorettate di cose e situazioni e persone, giochi di parole e di misteri. Segreti che volano via, chi ha mai provato a fermare un segreto. Un segreto è come il vento, te lo dico ma non dirlo a nessuno. Il timbro per farlo andare.Il più lontano che si può.
Sì, ecco, lo scrivo.
Ancora non ha titolo, o ne ha mille, ma esteta come sono , ci penserò ore prima di dargliene uno, inventando. Mi canterò una canzone che mi piace, non importa se a volte non ricorderò le parole e farò mmmmm, na na na , per poi ricominciare dallo stesso punto, l’unico che so. La musica aiuterà.
Esercizi di stile.
Non frasi soggetto, predicato e complemento. Cose . Rumori. Il rumore di una risata o un sospiro, a dirsi, non ce la faccio. E’ già tardi e sono in coda al supermercato, questa vita di corsa non mi dà il tempo di respirare e di pensarci un po’ su e dirmi, stasera, pollo o frittata, come su una pista di Formula Uno, un pacco al volo dentro al cestino, e via si và.
Non amo i carrelli dei supermercati, sono brutti e ingombranti, e sporchi perlopiù, pieni di cartacce, avanzi di liste della spesa lasciate da chissà chi, uova, burro, prosciutto, candeggina, e di guanti monouso per comprare la verdura. E di giornali con le offerte speciali. Ho comprato una borsa colorata di tela grezza. E tanto viola.Il problema si pone quando devo comprare l’acqua. Nella sporta non ci sta.
Le risate che ti vengono più belle, più dal cuore, sono quelle con le amiche, per qualcosa detto un po’ sottovoce,e di sbieco. Campanellini, dopo una cattiveria o un gossip innocentissimo e malignissimo, come solo le donne sanno fare. Le donne vere. Quelle che si mettono il burrocacao per uscire a buttare la spazzatura. E poi, all'occorrenza, sneakers e jeans. E se ne fregano. E fanno carte false per una Kelly vintage.
Ma sì.
Un libro in più su uno scaffale.
Avrà una copertina colorata. I libri si comprano per la copertina. Ricordo di aver comprato Chocolat folgorata da quei cioccolatini di mille fogge, un po’ in rilievo. Quasi veri. E per l'odore. Odore di stampa, di primo giorno di scuola, di Nessuno Mi Ha ancora Sfogliato e Allora, Comprami Tu. Di banco di legno, che peccato non ci sono più. Avevano le storie di mille calzoncini sfregati sopra e mille gambe di bimbette, freddissime di inverno, coi calzettoni bianchi traforati o blu pesanti.Non esistevano i collant. O meglio, sì, sono usciti a metà anni 70, quarta elementare, per me.Si chiamavano Serenella e dovetti faticare non poco per farmi comprare il primo paio. I collant, a una bambina? Giammai.
In fondo un libro è sempre un bel regalo.
Ti toglie da un sacco di impicci.
Si regalano romanzi .E libri che abbiamo amato.Che un po’ ci somigliano.Che un po’ abbiamo vissuto, leggendo a dire, ecco, io sono questa qua. U.gua.le! Si regalano libri che vorresti avere scritto tu. Ma in fondo, un pò tutte le vite sono libri mai stampati.. Qualche volta scopiazzati, con un finale prevedibile. A volte, invece, talmente inverosimile da fare paura. E rabbia anche.
Il libro che ognuno scrive ogni mattina, lavandosi i denti o facendo colazione o strisciando la macchina in un parcheggio.
Il mio sarà così.
Un altro libro di colori e suoni e chiacchiere e follie.
Un libro da toccare, da farci le orecchie nelle pagine per tenerci il segno, da tenere sul comodino per sapere cosa rispondere alla domanda di Marzullo, qualora ci fosse l’occasione.
Da tenere sull’asciugamano della spiaggia, da riempire di sabbia e di olio solare, e magari tenerci dentro lo stecco del ghiacciolo, a imperitura memoria, con scritto a pennarello, vicino a Sammontana, Primo Ghiacciolo Della Stagione.
E primo libro. Il mio.
Senza riga, per carità.
Dopo i miei esperimenti di cucina, dopo la mattinata già frenetica alle 9 quasi, dopo la maestralata che ieri ha spazzato via tutto, cartelloni, foglie secche, rami e griglie di legno precipitate sulle MIE rose inglesi, beh, stamattina mi sento che so, Elena Melik, la signora esperta in cosmetica che scriveva o scrive su Grazia, mi sembra. Donna di raffinato buon gusto. Io, da parte mia, provo. Il gloss, ben lo si sa, ha la sua bella importanza. Esso rimedia una mattina in cui hai una faccia slavatissima, i segni del cuscino, un bel color sogliola che certamente non ti dona. Esso risolve la mancanza di tempo a un trucco da corsa, qualora necessitasse per accompagnare a scuola i bambini. Ma, a giudicare da qual che vedo ogni tanto, eccome se necessita. Il vero must di questa simil primavera che scoppietta e non parte è il gloss col glitter. Trasparente o appena rosato, sia esso Chanel o Dior, o Guerlain, come il mio medesimo, n.01, di un bel colore lunare. E glitterato. Ma, implorò Ella in ginocchio, esso non vuole mai, mai, mai il contorno labbra. Donerebbe un effetto viale da scongiurare, una volgarità gratuita, che per nulla si confà. Indi, solo una passata, con la divina spugnetta a bastoncino.
12 marzo, 2006
La partita.
Sbriciolamento
11 marzo, 2006
10 marzo, 2006
Solstizio d'estate.
L'ho comprato da un pò.
Ho uno strano rapporto con i libri. Mi piace molto leggere, trovo che ci si possa rifugiare in un libro per dimenticare, per non sentire, quando si è troppo tristi o troppo felici per fare altro, quando si vuole andare via dalla stanza senza muoversi di un millimetro.
Compro i libri per la copertina. E per il titolo. Ovvio. E per l'odore. Un pò meno ovvio.
E poi, per quello che c'è dentro.
Questo è uno di quei libri che compreresti anche se non sapessi leggere, se fosse scritto in balinese. Bello anche da chiuso, mette subito allegria.
Sa di merende sul prato, un sacco di ricette, anche semplicissime, a volte, ma con immagini che ti parlano, una carta spessa e profumata di colla, e di nuovo e di scuola anche.
Suggerimenti per cene in terrazza, al mare o in campagna o dove diavolo. E bellissime.
E' un Luxury Books. Concediamoci almeno il lusso di pensarci, all'estate che verrà, anche se fa fatica ad arrivare primavera, e ancora le forsizie del viale non sono fiorite e di gemme in giardino, nemmeno l'ombra.
Consiglio Solstizio d'Estate a chi ha tanti amici e riceve spesso, a chi ne ha pochissimi e riceve raramente. Vi farà venire la voglia di fare, ogni week end, una piccola festa. Per chi ha un cuore semplice e ama i fiori, i bambini e le tovaglie a quadrotti.
Nel momento.
Il sofficino.
ll sofficino c'ha il suo perchè.
Nooooooooo.
Teribbbbbbile. Addormentatissimi, questa mattina.
Di corsa, di corsissima, zaini, merende, computer, dove ho messo le chiavi, e chi ha rubato il mio giubbotto, e devi firmare questo, ma come, avevo messo il libro proprio qui. Argh.
Thank God it's Friday, mi viene da dire. Anche se il week end si prospetta nient'affatto tranquillo.
However, si va.
08 marzo, 2006
Quello che non farò.
Non andrò a mangiare la pizza.
Non andrò a nessun spettacolo.
Non uscirò.
Non andrò a vedere spogliarelli.
Non farò sparecchiare mio marito.
Non andrò a nessun corteo.
Non andrò in piazza a urlare Io Sono Mia e/o a bruciare reggiseni. (Ma c'è qualcuno che ancora lo fa?)
Ricordo, però, un 8 marzo di, accidenti, 30 anni fa? Gulp.
Ero con la scuola a vedere La Tempesta di Strehler. Milano, Piccolo Teatro.
Dopo lo spettacolo, bivacco in Piazza Duomo. Mi sembrava tutto così enorme, così colorato, così Milano, appunto.
Ragazze in gonnellone a fiori e zoccoli, coroncine di mimose, capelli lunghi.
A me, una ragazza, ha disegnato il simbolo su una guancia, col rossetto.
Bello.
Emozionante.
Forse perchè era la prima volta che vedevo Milano, forse perchè c'era un sole splendente, forse perchè avevo 13 anni e tutto, davvero, mi sembrava di una meraviglia unica e assoluta.
07 marzo, 2006
Il rumore della Vespa.
Mi capita a volte di girarmi di scatto per la strada. La sento arrivare, inconfondibile.
Lei.
La Vespa arriva senza un vero rumore in realtà, ma una specie di tossire ordinato, una serie di piccoli scoppi discreti ed eleganti, aristocratici, direi.
Il vero senso della Vespa è comprensibile solo da chi ha la mia età, dai figli degli anni 60, per intenderci, quelli cresciuti senza Playstation e telefonino.
Nella mia città, i veri giusti ce l'avevano bianca. O grigia metallizzata. Blu era veramente il massimo.
Il rumore della Vespa è inscindibile dalle canzoni degli America, dalle Superga bianche e dalla Lacoste.
E dai primi giri in giro. E chi si scorda quel giugno.
Che facciamo, andiamo?, ti porto io, c'è una festa in collina, sali.
Salgo.Se mi vedono, il mio destino è segnato, ma posso dirti di no? Hai i Ray Ban e mi piaci da morire, hai 3 anni più di me e bello non sei, lo dicono tutte le mie amiche, ma per me sei il massimo. Perfetto.
E io, bellina, molto bellina, quattordici anni di sogni e caramelle, di atletica e risate e capelli lunghi, di giostre e di oratorio,di mollettine con le mele e la camiciola di Fiorucci, di ritagli di giornale appiccicati sul diario con la coccoina.
Ma salgo, salgo perché è giugno, perché la scuola è finita da un pò e c'è un sole chiaro e silenzioso, e in latteria siamo rimasti solo noi due. La bicicletta la lascio qui, le biciclette non si chiudevano allora, si appoggiavano al muretto e via. La festa non è lontano, ma vai piano, per favore, non ho paura, certo che no, ma vorrei che questo giro durasse un'ora o due, ho le mani appoggiate alle cosce, non ti sfioro nemmeno e tu ridi e freni, così ti sbatto addosso e mi senti su di te.Felice come poche volte. E' un'espressione che non mi ha lasciato mai e che ho adorato, negli anni. Le volte in cui la felicità è limpida e perfetta sono poche davvero. E di solito te le ricordi così bene che a pensarci ancora ti manca il respiro.
La festa in collina non l'abbiamo vista quasi.La casa era una vecchia cascina della nonna di un'amica, panini al prosciutto e ginger, su una tovaglia cerata a quadrettoni rossi. Lì vicino un campo di grano e un sacco di papaveri.Siamo stati sempre io e te. Ci siamo seduti su un dondolo di ferro, aveva una fodera coi limoni, lisa dal tempo e dal sole. Si sentiva Peter Frampton suonare dallo stereo.
Abbiamo parlato. Tanto. Della scuola, dell'estate, i miei esami di terza media, i tuoi di riparazione, a settembre, che ti erano costati l'innaffiatura del prato ogni sera. Mi hai preso in giro per i miei denti un pò storti.Non ho mai messo l'apparecchio, e col tempo mi sono ripetuta che questa leggera imperfezione è bellissima. Ma forse, è perché me lo avevi detto tu. Mi hai baciato all'improvviso, senza toccarmi quasi, avevo il cuore che si vedeva da sotto la maglietta, ero sicura che lo vedessi anche tu, potevi prenderlo e portarlo via. In un certo senso l'hai fatto.. Sapevo che negli anni, avrei pensato a quel momento per miliardi di volte, riavvolto il nastro e rivisto, e ancora e ancora. Primo bacio vero, come dicevamo tra amiche, da raccontare sottovoce, da scrivere nel diario dei segreti, da custodire.
Da non scordare.
Perché, nessun altro nella vita sarà mai come quello.
Non ci siamo mai messi insieme veramente. Visti, miliardi di volte. Niente di serio. Non per te, almeno. Molte le tue fidanzate. Mai che fossi io.
Ti ho amato sempre,di un amore lucido e assoluto. I tempi della scuola e il tuo nome scritto nel diario, una tua fotografia scattata a Cortina da tuo fratello. Me la ero anche appiccicata al banco.
Ti ho scritto una marea di lettere. Disperate, perlopiù. Tenere, leggere, da ragazzina. Nessuna spedita.Adesso mi fa sorridere, ma non auguro a mia figlia di amare così tanto uno stronzo come te.
E' stato un amore lunghissimo, affannato, malinconico e dolcissimo, fino ai 20 anni credo, che è tantissimo,se pensi a come il cuore di una donna, di ognuno, si forma e cresca e diventi,in quegli anni, quello che sarà per la vita intera.
Poi la vita ha deciso per me, sono andata via, ho cambiato città, vita, mondo.Sono cambiata anche io.
Ho poche cose nel cuore della mia vita di allora. Quando si è proiettati in un mondo che non è tuo e lasci i compagni di scuola, la latteria e il mercato del mercoledì, non è facile per nessuno. Meno di tutti per una sognatrice, vanesia, di ferro e di burro, come me.
Ho la vita che volevo, serena, colorata, ho l'amore che cercavo. Ricordo di aver sofferto tanto e rimosso persone, cose e situazioni.
Non te.
Se avessi un banco, credo che la tua foto sarebbe ancora appiccicata lì
Troppo amore.
" Era troppo amore. Troppo grande, troppo complicato, troppo confuso, e azzardato e fecondo e doloroso. Era tutto quello che potevo dare, più di quanto mi convenisse. Per questo s'infranse. Non si esaurì, non finì, non morì, semplicemente s'infranse, crollò come una torre troppo alta, come un'aspettativa troppo ambiziosa".
Almudena Grandes - Troppo Amore
Ci voleva.
Se ne stava lì, avvolto nella sua bella carta dorata, e mi guardava.
Male non fa, mi sono detta. Bugia pietosa, visto che per polverizzarlo e far sì che non abbia effetti nefasti su di me, dovrò pestare in palestra, in piscina e non so dove diavolo. Ma l'ho spazzolato. Quattro quadretti di felicità, di puro piacere, se pesco quello che ha inventato Irresistibile Scioglievolezza, gli dò una pacca sulla spalla. Lui sì, ha il segreto del segreto del mondo. In più, alla morbidezza del cioccolato, si aggiunge la leggerissima, impalpabile violenza della nocciola. Un tripudio.
Meglio di una pillola. Meglio di una canna non posso dirlo, non ho mai provato. Meglio di una sbronza, ma anche qui, come sopra.
Il cioccolato resta tra i miei peccati più innocenti.
E vera, autentica, assoluta libidine.
Domani, 2 ore di aquabike.
Ben meglio sarà.
Chanel è meglio.
Meglio del lettino qualsiasi che hanno tutti i gatti. Non li amavo particolarmente. Mi sembravano falsi, un pò opportunisti, diciamo, inutili. Dovendo scegliere, preferivo i cani. Un giorno, ho sentito un sibilo in giardino. Non era un miagolare, ma una vera e propria richiesta di aiuto, elegante, discreta, disperata, ma non sguaiata. E lì, proprio a pochissimo da me, un esserino, una specie di topolino, bagnaticcio, sporco, gli occhi spaventati e supplichevoli. Era Luna. Che ha generato Nasdaq e Mibtel, e poi ancora Fanta, Chinotto, Ginger e Cappuccino. E Ascanio, che ahinoi, di femmina si trattava, ma lo abbiamo capito solo quando abbiamo trovato Mora e Mirtillo nel sottotetto.E Michelle, trovata morente in Sardegna e portata in continente. Certo, non li ho tutti io, ho cercato per loro famiglie adatte al loro alto lignaggio. Gatti dolcissimi, coccolosi e burloni, pelosi e un pò ladri.Ghiotti di Camille e di prosciutto. Che dormono acciambellati nei letti o che si infilano nelle borse. Meglio se di Chanel.
06 marzo, 2006
Colpa del vento.
C'è stato il vento stanotte, e alle 3 mi sono svegliata e ho guardato fuori ed era come se qualcuno avesse lucidato il cielo o l'avesse pitturato di fresco. E sparso stelle qua e là, alla rinfusa, come coriandoli. Forse, è stato il vento.
Mi piace. D'estate, mi piace di più. Il maestrale che batte sulle finestre, quello che sa di mirto, di legno, di sale, di acqua fresca, di schiuma, di sassi.Il vento di luglio, che spazza la spiaggia e solleva la sabbia, che non ti lascia stare, che insiste, vieni, vieni a correre con me, in riva la mare, vediamo chi corre più forte, e soffia e fischia e un pò ti imbambola, ma niente e nessuno è come lui.
Fatto sta, che non è luglio, non è Sardegna e qui non c'è il mare, ma oggi sono in salita, affannata, stanca prima ancora di iniziare.
Sarà il vento di stanotte, o sarà che non lo so, ma oggi avrei solo voglia di un divano, un libro, una coperta e una cioccolata all'arancia.
Non è molto, direi.
05 marzo, 2006
Notte prima degli esami
Mi sa che il momento è arrivato.
Cento volte? Mille volte? Almeno una dozzina!
Le volte che ho provato a creare un blog. E chi sono, mi dicevo, la scema del villaggio?
Così, eccolo.
Un pò di me, molto della mia vita e delle cose che sono mie, i figli, i libri, i fiori, le ricette,i biglietti del cinema, gli scontrini, i nastri dei regali.
Io, insomma.
Mi ricorda molto i diari che facevo da fanciulla.
E' divertente.
L'unica cosa che mi mancherà, sarà attaccare le foto con la coccoina.
Odore di dicembre.
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