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22 aprile, 2020

La Ricrescita Felice.

Hanno un bel dire.

In questo periodo di isolamento, lockdown per i milanesi, ci si è scontrati, incontrati, abbracciati con una serie di nuove attività.
Abbiamo fatto di tutto. Cucinato pure le bucce delle mele, mercificato, seppur virtualmente, il nostro corpo per una bustina di lievito, ci siamo vestite mezze tailleur e mezzo pigiama con gli orsi, apparecchiate da Madre dello Sposo per andare a buttare il vetro.

Fatto tutorial per la qualsiasi cosa. Perlopiù, del tutto inutili
Ieri, una vip ha svelato all'etere come prepara l'insalata.
Quella pronta.
Già lavata.
Insomma, una serie di cose che sì, ci han fatto sorridere ma ora, come dicono quelli che hanno studiato, anche basta.
Ma.
C'è un ma.
Con la chiusura di barbieri e parrucchieri ci si è dovuti anche improvvisare e inventare un modo per sopravvivere.
Ai masculi, la barba incolta, se ben gestita, da un nonsoche di selvatico che fa la sua parte.
I capelli, pure, ma con l'uso del rasoio si sono viste sul web acconciature maschili degne dei Peaky Blinders, ma assolti per via della quarentena, e va bene.
Ma le femmine?
I capelli lunghi?
Le false bionde, le false rosse, le false more?
I capelli bianchi?
La ricrescita, quella cosa che non hai nemmeno il coraggio di citare ma che ti stampa l'orrore negli occhi quando la scruti al mattino nello specchio del bagno e preferiresti trovare una vedova nera, viva,  nell'armadietto piuttosto che gli abiurati fili argentei?
Le fifty-something alla lettura ben comprenderanno di quel che parlo.

Ci sono state diverse scuole di pensiero.
Le più brave si sono cimentate con il colore del supermercato, ottenendo risultati brillanti e con un minimo investimento, facendosi magari aiutare dal marito/compagno/figlio/figlia, dietro compenso di una pizza con lievito madre per merenda.

Le più chic si sono fatte mandare a casa la tinta  con formula personale, codificata, registrata e conservata nelle casseforti del proprio parrucchiere abituale.

Le più scellerate, come mia figlia, hanno cambiato colore, virando da biondo a rosso rame con riflessi rosa, ma Ella non è nuova a queste esperimenti, tanto che, quindicenne, fu verde, blu e arancione nella stessa settimana.

E poi ci siamo noi.
Quelle che resistono.
Che aspettano con pazienza, come amanti di marinaio sullo scoglio, il ritorno del parrucchiere.
e nel frattempo curano.
Trattano chiome con ogni genere di balsamo, olio, crema, intruglio.
Spazzolano, fanno impacchi, trecce, inventano acconciature e code basse, alte, medie, chignon fintamente spettinati ma con una procedura che richiede 32 minuti, look da doccia per uscire, ananas style per i lavori di casa, forcine di osso, bacchette giapponesi, penne bic, ferri da calza, uncinetti infilati per sorreggere chiome in posa con maschere all'avocado e banana.
Funzioneranno?
e chi lo sa.
Noi ci si prova. Dure e pure, resistiamo.
Che questa ricrescita da quarantena è lì, a testimoniare che abbiamo fatto le cose per bene, che siamo state a casa, abbiamo fatto la nostra parte e che sì, ci sentiamo belle lo stesso. Forse, un pò di più.
E adesso, scusate, vado di fretta.

Devo sciacquarmi un impacco di hennè naturale con una base di aceto e limone.
E no che non è un'insalata.
Per il tutorial, grazie, un'altra volta. 
E con i capelli per-fet-ti.



22 aprile, 2015

Cambio borsa.

E' una specie di rito
è un momento cui ci si deve dedicare con concentrazione, senza nessuno intorno.
Un atto che non si riduce a prendere  le cose da una borsa e metterle nell'altra. 
E' di più.

le borse delle donne sono universi paralleli, contengono il mare, il mondo, gli scontrini degli ultimi 4 anni, rossetti senza tappo che fanno danni, burrocacao, penne che non scrivono mai e stilografiche senza cartuccia.
e fogli.
e appunti
e briciole
e monetine
e cibalgine senza scadenza, e queste di quando saranno?

cambio borsa.
lo faccio spesso, ho una busta con un kit di sopravvivenza, ed è la sola cosa che sposto senza pensarci sù.
Il resto, lo esamino.
questo serve ancora, questo no, qui ero, qui facevo, qui avevo detto, un pò come scorrere le fotografie, c'è la vita dietro uno scontrino, un biglietto del cinema, una carta d'imbarco, una multa, la lettera di un'amica scritta a mano, ho ancora amiche che mi scrivono lettere con la penna e le conservo tutte.

Rifletto.
Se buttare tutto o no, se tenere tutto a memoria, ci sono cose che hai scolpite dentro, non serve mica il documento per ricordartene.
Si deve avere il coraggio di buttare via, ogni tanto.
Non solo dalla borsa.

Nella mia di stamattina ho trovato di tutto, ho avuto borse ben più confusionarie e disordinate, ciucci e bustine di camomilla, briciole, merendine, leccalecca mezzi succhiati e avvolti alla meglio nella loro carta di origine. Il guaio è stato quando il Chupa alla cocacola si appiccicò al cellulare, un pomeriggio al parco. E quella volta che un bibe di camomilla si aprì, e lo addormentò per sempre.

Stamattina niente Chupa, ma caramelline sparse, bollettini pagati di gite scolastiche, un gomitolino di lana avanzato, un uncinetto viola, infinite liste della spesa, perline. Perfino un cacciavite a stella.

Cambio borsa per fare ordine.
Per riordinare me, le cose che ho, le cose che sento
per dire, questo lo tengo, questo lo butto, si fa così anche con i cassetti, ma i cassetti basta scegliere di non aprirli.
la borsa, invece, ce l'hai sempre lì. 
e sono cose che ti porti in giro sempre, che sono sempre con te.
e ci frughi spesso, riordinare la borsa non è come riordinare il portafoglio, quello si fa alla posta, soprattutto se hai il P234 e sono al P200. E' successo. E quando è stato il mio turno avevo appena finito.

Avrò una borsa color fragola nuova di zecca, stamattina, ordinatissima, senza nulla che sia fuori posto.
L'unica a sentirsi fuori posto, sono io.

Cominciamo dalla borsa.
Il resto, verrà.


12 novembre, 2014

Rouge.


E' tempo di frivolezze, lassù nella Casa in Collina.
Ci si fa una sorta di piccola, piccolissima violenza, si cerca di concentrarsi su cose stupide, sciocche, vuote, vanesie e, appunto, frivole.
Ogni tanto, fanno bene al cuore.
Curano, perlopiù.

Le frivolezze medicano ogni sorta di male, le incomprensioni, gli  Io Ho Detto e Invece Tu Hai Detto, sigillano per sempre buste da buttare via, nemmeno nel cestino della carta, ma nell'indifferenziato, così si ha l'idea di averle  buttate più lontano e per sempre. Le leggerezze sbiadiscono paroloni e frasi ad effetto, ripicche, musi, atteggiamenti, offese, piccole ferite. Anche grandi, solo, ci vuole un pò più di tempo. 
Le parole taglienti fanno male, malissimo, bruciano un sacco come quando ti tagli con la carta, o sbucciando la mela, sembra cosa da nulla e invece fa male.

Serve perciò un piano d'attacco.

Ci si è ritagliati il tempo giusto, a metà mattina, per leggere i giornali, tutti, per vedere se si trovava da qualche parte online quella lana grossissima per il cappello con le orecchie, richiesto d'ufficio dall PrinciOcchidiMare.

La vera essenza del frivolo, però, è data dallo scegliere con cura il colore del prossimo smalto, indecisa se Rouge Carat, Rouge Rubis o Rouge Fatal, non è cosa da poco coglierne le sfumature, e poi, con dei nomi così belli, una se li comprerebbe proprio tutti, per il solo gusto di vederli lì, sul ripiano del bagno, o sul comodino, di bearsi degli astucci chiccosissimi neri e oro, o di provarli, con religiosa dedizione, appena dopo aver sparecchiato, caricato la lavastoviglie e rassettato la cucina, in quel momento perfetto che va dalle 14 alle 14,20.
Ci si siede un pò storte sulla sedia capotavola, non il mio posto ma la stessa del caffè di metà mattina, in piena luce e si dà il via alla prova. Meglio se con la Princi, c'è più gusto.

Si raccolgono briciole e sentimenti stropicciati, come un pacchetto di crackers dimenticati in fondo allo zaino.

Passerà, perchè passa tutto, e le discussioni e le divergenze si appianeranno, si aggiustano sempre, a un prezzo, certo, ma le cose si stirano sempre, una strada si trova sempre, che porti vicino, che porti lontano, che non porti da nessuna parte al mondo, ma un sentiero c'è sempre, fosse un viottolo di sassi che porta in cima a una montagna, fosse la stradina che da lì vedi il mare, fosse il vicolo di fango che lo attraversi e sei nel bosco.

Sia bosco o mare, sia sassi o sabbia, non mi son persa mai, non mi perdo nemmeno ora.

Rouge Fatal. Ho scelto.






01 settembre, 2014

SplendidoSettembre.


Mi piace pensare che sarà così.
Una specie di capodanno, come ogni volta, come un nuovo inizio, una nuova pagina, tirando una bella riga sopra alle pagina che ho sfogliato fin qui, in questa InesistenteEstate, in questo VedoENonVedo, in questi mesi passati che non mi hanno lasciato nulla o quasi. 
Settembre eccolo qui.
Il mese degli ombrelloni chiusi, dell'odore di quaderno nuovo, di piccoli, piccolissimi buoni propositi, in un assetto famigliare inconsueto, dove tutto va incastrato ancora più alla perfezione, dosando solitudini e pensieri, quasi mai pesanti, quasi mai difficili da pensare. Si è diventati bravi, piuttosto. 

Nel frattempo, si ha voglia come ogni volta di cose nuove, via, piccole conquiste, piccole, piccolissime soddisfazioni. Già iniziate ieri, con esercizi di PeopleWatchin' e molte chiacchiere con l'AmicaDelleParole in piazzetta, avremmo potuto essere ovunque, magari al Flore, e il bar della Piazzetta, certe volte, il Flore di Parigi lo sembra davvero.  Ci saranno giri al MareVicino, forse, chi può dirlo, nuovi desideri, nuovi giri al mercato come quello che mi aspetta stamattina con l'Amica delle Perle, che mi sorveglia attenta. Ci si regalerà una mezz'ora scialla al Caffè, la sua bici legata al palo, una chiacchiera fitta e poi via veloci, il mercato del lunedì è un rito irrinunciabile, tra le tante cose inguardabili può capitare di scovare una cosa carina, con un investimento bassissimo scevro da sensi da colpa. Che male fa un vestituccio a pallini, un anello falsissimo, un nuovo zerbino, dei gomitoli di quella tonalità di colore che ancora non possiedi, nei container di lana che ognuna di noi nasconde in casa?

Non so se ho già voglia di nebbia e di autunno, forse ancora no.
Certo, ho voglia dei suoi colori, la vigna dietro casa mi regalerà spettacoli in primissima fila, passerà fra pennellate di rossi e di gialli e di bordeaux intenso, passando per il viola dell'uva. Intanto, un nuovo oggetto del desiderio, se settembre deve essere che si inizi nella maniera più frivola che si conosca, innocua pedipiù. 
Cose nuove in questo settembre, si spalancano le finestre all'aria frescolina e ai profumi di qui, ci sarà il sole, oggi, ho una manciata di cose belle da fare, belle cose da ascoltare, belle canzoni da cantare, preparando il caffè in cucina, del resto, di tutto il resto mi importa poco o nulla, mi concentro su di me, faccio la brava e mi impegno proprio, mi regalo un settembre leggero e soffice, di quelli che sanno di pastelli nuovi, di piccole gioie, di grandi progetti, di torta quasi pronta nel forno, voglio un settembre lucido, vediamo, Ecco, Mi Dia quello, 
Glielo Incarto?
No, Lasci Così che Va Bene.

17 giugno, 2014

Che dire.

A manciate.
Da non sapere quale scegliere.
Si cercano strade, sentierini, scorciatoie, autostrade a 4 corsie da percorrere di notte, con la musica giusta, il mood giusto, per andare dove non si sa, ma non è tanto importante la meta, quanto il viaggio, lo dicono tutti, perfino lo spot del Cornetto Algida.

Il sole non c'è.
C'è la voglia di tirarsi fuori, di raccontarsi una storia bella, di fare in modo di non restare schiacciati dalle cose, di non farsi  cogliere impreparati, di darsi una controllata come si fa con le gomme della Vespa, è iniziata la sua stagione, ecco un'altra cosa bella.

Sono brava a raccontare storie, in fondo è la cosa che so fare meglio insieme al risotto alla milanese e a lavorare a maglia. Le racconto agli altri e le racconto a me, avevo scritto anche delle favole ai miei bambini, a penna su un quaderno a quadretti, ed è andato perso in qualche trasloco, chi lo sa. Si intitolava Le Storie Incantate di DolcePrato. Dovrei cercarlo.

Intanto, faccio progetti, che anche qui sono Campionessa Mondiale. Che poi si concretizzino non è importante, di solito è d'estate che nascono le idee più belle, le cose migliori.
Così, raccolgo tutto e mi trasferisco nella stanza con la finestra bella sulle colline, e lavoro a  tante cose, e non smetto di pensarci mai, mentre riordino pensieri e cose, mentre cazzeggio che si può dire, e fra stendere e riordinare mi concede minuti sani di cose stupide e frivole ma così dannatamente salutari che fanno bene a tutto, al cuore, all'anima e al malditesta, qualora.


Riordino file e cartelle, faccio ordine dentro di me, e anche fuori,  mi sono accorta che mi hanno rubato 3 chiavette USB piene di cose che ho perso per sempre, ma non ci piango, non piango più, e mi dannerò finchè non avrò trovato questa e stamattina va così, sono frivola e stupida, ogni tanto mi perdo nei miei pensieri guardando fuori dalla finestra, oggi, risotto alla milanese, Goditi Il Viaggio, Amerai il Finale, quelli del Cornetto c'han proprio ragione.




05 novembre, 2013

Bonjour.

Ma che lo sia davvero.
E' arrivata la nebbia ghiaccia lassù, nella Casa in Collina.
Casa ove non si ha voglia di grandi manovre, di grandi eventi. si è passata una giornatina ieri di quelle da segnare sul calendario della cucina, quello che quando una cosa la scrivi lì è come scolpita nella pietra, ecco, uguale. Ieri lo classificherei alla voce Giornate di Merd@, con licenza parlando, che non c'è un altro modo per, un altro modo di, son così e basta.
Si ha voglia di altro.
Un nuovo paio di scarpe, di quelle improponibili e costosissime, da guardare sognanti dalla vetrina, Holly Golightly non da Tiffany ma da Louboutin, bisognerebbe essere a Parigi, però.



Ci si consolerà con uno smalto che sa già di festa, rosso peccato con un velo di perla, giusto perchè non faccia troppo effetto bordello,  noi qui facciamo sogni in grande e poi ci si sveglia subito, però felici. Nessun uomo al mondo conosce l'impercettibile piacere, il terapeutico effetto, la sottile beatitudine del passaggio di un pennellino che rilascia vernice colorata su unghie pallide. La giornata ti cambia da così a colà.

Oggi è un giorno sciallo. Forse un pomeriggio con le Amiche, se non si sarà ancora ostaggio dell'asse da stiro, cose semplici e chiacchiere rilassate, senza tante menate, c'è qualche ragnatela e Halloween è già passato, la guardo ogni volta che ci passo accanto, la guardo e dico, Toh, Una Ragnatela, e non c'ho il minimo desiderio di tirarla via, è una questione di combinazione, quando ho la scopa in mano non sono lì e quando sono lì non ho la scopa in mano, la rimozione delle ragnatele è un progetto ambizioso e come tale va studiato, con gli elementi giusti e con gli strumenti giusti,  non è operazione che si possa fare alla leggera, che male fa alla fine.

E' una mattina tranquilla e frivola, ho già parlato di fiori e rossetti con la mia Amica al telefono, rossetti sì, alle 9 del mattino sì, perchè se ognuna di noi si mette a dire quel che le pesa, dei sassi che ha sul cuore e in tasca e tutt' intorno, di cosa piove dal cielo insieme ai mattoni, non la finiamo più.

Perciò, mi dedico alla mia mattina frivola, alle scarpe inarrivabili e allo smalto invece arrivabilissimo, a una colazione sontuosa con la tazza di Clarissa coi gomitoli, ho tre progetti sui ferri e non so a quale lavorare prima perchè mi piacciono tutti e così tanto, certo, ho da stirare una stanza intera, andrò nell'orto a cogliere Regi Cavoli per il pranzo, ce ne sono altri 4, meravigliosi nonostante la Lumaca Lia, e li guardo come le scarpe di Louboutin davanti alla vetrina, chissà se anche lì ci sono le ragnatele come sulla mia scala. 
Ma chi se ne importa, per dire.

07 febbraio, 2013

Le cose quadrate.

Stirare non è pratica affascinante, questo si sa.
Ma qualche volta, aiuta.
Una specie di esercizio di meditazione zen, una specie di yoga, gesti ripetuti e sempre uguali, un sapiente gioco di spruzzini, appretti e tasto del vapore fissato su High.
Le cose quadrate fanno il resto.
Le cose quadrate sono quelle che stiri quando non c'hai sbatti, quando devi stirare ma non hai voglia di impegnarti, e allora scegli con cura le tovaglie, le lenzuola, i fazzoletti, gli asciugapiatti e vai di ferro, senza troppo pensare a qual che fai, tanto, a stirar cose quadrate mica ci vuole mestiere, solo pazienza e metodo.
Nel frattempo, puoi fare ciò che vuoi, Buttare un occhio a una replica di Masterchef, per esempio, che a Cracco, si sa, una stiratina gliela darebbero in molte, con o senza appretto, non fa differenza. Le cose quadrate ti danno la possibilità di avere il massimo risultato con il minimo impegno, mentre puoi pensare a centomila cose insieme ma anche a nessuna, non importerà se il lenzuolo immacolato avrà una piegolina, non è una tragedia. I pensieri che vengono stirando le cose quadrate sono quadrati anch'essi, semplici, gradevoli, quasi  piacevoli, in verità. I pensieri quadrati sono quelli che pensi volentieri, quelli che ti fanno perfino un pò sorridere, non vista, mentre sei all'undicesimo tovagliolo e il dodicesimo chissà che fine ha fatto, ma come, non erano solo i calzini a sparire? I pensieri quadrati sono quelli che si appianano anche solo a pensarli, non sono grane, non sono guai, non sono dolori o malinconie. Sono piuttosto cose belle che farai o ti piacerebbe fare, un piccolo viaggio, quel fine settimana, e quella volta che, sono quelle piccolissime frivolezze che non fanno male a nessuno, che smalto andrà questa primavera, che colore farò il prossimo maglione e a quale figlio, che giro in collina farò domani, se non c'è il gelo più gelo. I pensieri quadrati fanno bene al cuore, di solito arrivano dopo giorni di pensieri triangolari, trapezoidali e ottagonali, di quelli che non sai da che parte prendere, di quelli che ti pesano sull'anima come scogli appuntiti, come sassolini fastidiosi, come la scheggia che hai preso mettendo la legna nel camino. Auguro a tutti una giornata di pensieri quadrati e morbidi, lineari e graditi, semplici da stirare, piegare e mettere via, come i fazzoletti coi pnguini, come gli strofinacci con le frasi, come le lenzuola col glicine. E se nei pensieri quadrati rientrano anche pensieri torbidi su Cracco, mentre sfiletta magistralmente un salmone, beh, non è un problema. Che male si fa, alla fine? 


14 gennaio, 2013

Ode al Gambaletto.

Orrore. Abominio. Raccapriccio.
Vergogna. Crimine. Al rogo.

In materia di gambaletti, si sa, esiste una letteratura piuttosto nutrita. Tutti o quasi a dargli contro, A sconfessarlo, a indicarlo come la fine della femminilità, un inno al cattivo gusto, la tomba di ogni appetito, il mezzo infallibile per far fuggire a gambe levate anche il più innamorato degli amanti. 
In effetti è così.
Diciamola tutta, anche una gamba bellissima, affusolata, una caviglia sottilissima e uno stacco di coscia da spavento, non traggono certo lustro e splendore dal gambaletto.
Ma.
Sempre a dirla tutta, alzi la mano chi non ne possiede almeno un paio, magari obnubilati nell'ultimo cassetto del comò, magari nascosti sotto autoreggenti da Raccordo Anulare, calze velatissime da reggicalze, vero sdilinquimento di ogni uomo presente sul globo terracqueo, che ancora me la devono spiegare 'sta mania del reggicalze, la cosa più scomoda al mondo, secondo me. Ma andiamo oltre.
Ognuna di noi possiede, nel segreto del suo armadio, un paio di gambaletti. E va bene che son brutti, e va bene che zero eleganza e zero sex appeal, ma insomma, c'han la loro bella comodità.
Si disquisiva di quest'argomento qualche mattina fa, con qualcuno di cui non farò il nome nemmeno sotto tortura. Il gambaletto ha la sua bella fetta di elettorato, il suo popolo sostenitore, la sua folla seguace.
Il gambaletto è brutto, sì, ma è di una comodità invereconda, non stringe, non tira e non s'arrotola, non si smaglia quasi mai, non ha una taglia e quindi ne puoi comprare a tonnellate ad occhi chiusi, senza temere che ti arrivi a metà coscia o ti sia girocollo.
I gambaletti che ho rinvenuto questa mattina, in un banco anonimo del mercato del lunedì, erano probabilmente stati snobbati con una smorfia di disgusto dalle Vestali dell'Autoreggente, dalle Maghe del Reggicalze, dalle Veneratrici del Collant.
Gambaletti sì, ma non comuni.
Essi infatti avevano un bel giro di pizzo nero, di quelli proprio da bordello, all'altezza del ginocchio.
Come dire, Potrei Ma Non Voglio, o Vorrei Ma Non Posso, che in fondo è la stessa cosa.
Ne ho arraffati una quantità per pochi euro, al mercato del lunedì questo capita abbastanza spesso.
Nero, che è il colore delle situazioni di un certo tipo, e non mi dilungo in dettagli.
Il Ripudiato Gambaletto ha avuto stamattina la sua rivincita, non è male con 'sto giro di pizzo peccatore in cima, gli conferisce un'aria ambigua e malandrina, non so come dire.
Le Genti Strane che amano il comodo gambaletto e che solo con gonne da gara o tubini bon ton utilizzano collant e affini, avranno modo di prendere, come si suole, i classici due piccioni con l'ancor  più classica fava.
Comodità ed eleganza, effetto vedo e non vedo, un pò collegiale e un pò sgualdrina, e vabbè, che sarà mai.
Domani, nessuna si senta goffa o trasandata ad indossare sotto ai leggings o ai pantaloni seri un paio di onestissimi gambaletti. Tutto sta a come si agisce, a come si opera, a come ci si pone, coi propri perchè e i propri quantunque.
Dacchè è la monaca che fa l'abito, giammai il contrario.


10 gennaio, 2013

Lo Scarmiglio.

E' una parola strana e forse nemmeno esiste.
Ma è un concetto preciso, formato da diversi fattori, che andrò testè ad enunciare.
Esiste un momento difficile nella vita di una donna, un momento duro da superare, dove i consigli e le esperienze degli altri non fanno che confonderti e rendere sempre più lontana la soluzione. Ebbene, non parlo di scoprire il proprio marito a letto con la vicina (!), o di caldane e  menopausa o di chissà che diavolo. Parlo dei capelli a mezza lunghezza.

I capelli a mezza lunghezza sono quelli che non ti fanno dormire la notte. Li taglio, li lascio crescere, mi faccio  il solito carrè, li arriccio, li stiro, li piastro, insomma, i capelli a mezza lunghezza sono di difficilissima gestione, si sfogliano riviste in cerca di ispirazione, si chiede alle Amiche, non si sa.

Quello che si sa invece è l'aspetto che ti danno. La messimpiega ormai è roba antiquata, lontani son i momenti in cui si andava dalla pettinatrice a farsi pettinare, proprio così, quante volte ho sentito mia madre dire alle vicine Vado a Farmi Pettinare, ma lei aveva dei capelli lunghissimi e lucidissimi, tenuti in uno chignon di mille forcine di metallo e qualche volta una coroncina quasi invisibile di perle tutto intorno. Anni 60 style.
La mezza misura dei capelli è questione difficile.
E lo scarmiglio ne è sua espressione più alta.
Non si è mai in ordine, mai perfette perfettissime, mai con un boccolo fresco, mai con una piastrata degna di questo nome.
La Scrivente ben lo sa.
A me andare dal parrucchiere non piace, ogni tanto un taglio giusto dal Parrucchiere del Cuore, ma tipo una volta all'anno, forse meno. 
I miei capelli non sono mossi e non sono lisci, non sono da bosco e nemmeno da riviera, sanno solo quello che non sono, e cioè non sono perfetti, non sono da sciura, non conoscono bigodini e altri orpelli, solo hennè, balsami sapienti e profumati, e poco altro. 

Ieri, la personificazione dello Scarmiglio si è materializzata all'Esselunga. In realtà non era il turno mio di scendere in città, a mia discolpa posso dire che ero appena tornata dalla collina con i cani e un freddo polare, e ho vinto di scendere col calesse a ritirare la Figliola. Che fare se, vestita da casa, come si usa dire, scarmigliatissima, Vengo Così Come Mi Trovo, ti sovviene improvvisamente che devi anche fare la spesa?
Nulla, si va.
E fra manager col cestino, donne col velo e nidiata di bambini, donne burberrizzate, donne in tailleur da Credito Italiano, donne impellicciate, la Scrivente ha fatto il suo trionfale ingresso vestita da collina, con Adidas sdrucite e meravigliose, scarmigliata il giusto, pronta per un corso di sopravvivenza più che per pesare le mele alla bilancia dell'Esse.

Lo Scarmiglio è uno stato dell'anima, una specie di tranquillità, un dire, Machissenefrega, chi l'ha detto che si debba essere Guccipradagucciprada anche per andare a far la spesa, ho i capelli elettrici e allora? non ho perso 2 ore dal parrucchiere ma in quelle 2 ore ho guardato un film, ho fatto una manica del maglione di mio figlio, ho guardato due vetrine con un'amica un pò giù di morale. Lo Scarmiglio è uno stile di vita, è un'assoluta libertà, per comprare l'insalata non occorre un abito da Scala, si può andare anche in tuta, qualche volta. A due patti. Che lo smalto sia impeccabile e la tuta Juicy Couture. 
Se no, che gusto c'è.

23 novembre, 2012

Genti Mondane.

Non c'è niente da fare, uno mondano non è che ci diventa, o lo è o non lo è.Può anche capitare come nel caso medesimo stesso e personalissimo che una la fosse, un tempo non lontano, paradossalmente quando i bambini erano piccoli e noi si usciva e si usciva spesso, tacchi e perle e vestiti da gara, e che ti capitasse di andare a salutarli, loro in pigiama davanti alla tv o a disegnare con la tata e tu, profumatissima e truccatissssssima, , Fate i Bravi e Andate a Letto Presto Che Domani Quando vi Svegliate la Mamma e il Papà Sono Qui, e loro a dire ok, senza troppa convinzione e la Princi Come Sei Bellissima Mamma. Orbene, negli ultimi anni m'è passata la voglia o forse sono mancate le occasioni, o forse l'idea di andare a una cena con quattro mummie per niente divertenti, o all'ennesima festa dove sai benissimo chi è l'amante di chi, allora no  grazie non mi va. Ma oggi è diverso. Oggi si andrà a un evento mandano e per giunta senza l'Illustrissimo Sposo, ch'è roba da donne questa qua, mica lenticchie.
Oggi, Cuore di Maglia, associazione benefica che ho inventato e rappresento, è stata invitata a un evento mondano ma di quelli speciali.
Essì, è proprio oggi. Cuore di Maglia è sponsor tecnico, che è un nome pomposo e bellissimo per dire che noi lì ci saremo e avremo uno spazio tutto per noi, che allestiremo per benino, all'interno di uno spazio fighissimo, dove si presenterà un blog che diventerà la Bibbia, il Verbo, cioè Massaie Moderne, che c'ha pure la radio, che è troppo strana e divertente, e tutto sarà in collaborazione con La Cucina Italiana, e sarà contenta la mia amica Luisa La Castellana, che non vedo da un pò, lei che la Cucina Italiana la sa a memoria o quasi.
Noi saremo lì, dalle 18,30 di stasera. Cuore di Maglia di cose belle ne ha fatte tante, e qui non serve la falsa modestia, sì, ne abbiamo fatte proprio tante e tante ne faremo, ivi compreso inventare dei veri e propri gruppi che lo formano, tutte insieme. E allora, non si sta lì a dire Cristiana, che di CdM è la VicePresidente, Emma, Anna, Azzuka eccetera, ma si dice Le Torinesi per brevità, e Le Bolognesi, e Le Alessandrine, ovvio, zoccolO durissimO di questa cosa che scalda la vita di tanti, non solo dei piccini, e Le Casalesi, e Le Milanesi, e Le Fiorentine, insomma, veri e propri club che per Cuore di Maglia fanno tanto, tantissimo. E che non perdo occasione di ringraziare, nemmeno adesso, nemmeno qui.
Oggi sarò con Le Milanesi, che hanno dato il la per questa giornata, allo Spazio Arc Linea di Corso Monforte 28.

Le Genti Mondane sono mondane a modo loro, sono nient'altro che le Genti Strane che vanno a una festa, che non hanno fatto in tempo ad andare dal parrucchiere, che non si comprano un abito nuovo per l'occasione, le Genti Mondane che piacciono a me sono quelle che fanno tutto di corsa, la spesa, il sugo, le cose per essere puntuali all'appuntamento in Duomo, le Genti Mondane portano con sè stesse medesime i loro ferri del mestiere che sì, dovranno far vedere che a fare una scarpina ci vuole proprio pochissimo e che non è vero per niente che fare la maglia è da Nonne Papere babucche con la dentiera e le pantofole. Le Genti Mondane sono quelle che ogni occasione è buona per vedersi e stare insieme e fare una busta di tutte le menate e nasconderla da qualche parte per un pò, con lo smalto steso benissimo, per una volta, e un rossettino niente male per venire bene nelle foto. 
Così, chi si trovasse stasera, per caso, a passar per di là, faccia un salto in Corso Monforte, noi colà vi aspetteremo, colà saremo, ci riconoscerete, siamo quelle che ridono e fanno la maglia, le menate le abbiamo nascosto per un pò, noi, le Genti Strane che vanno a una festa.

21 novembre, 2012

Il mio oggi.

Voglio farmi un regalo. Anzi, una serie di regali. Anzi, voglio farmi un regalo al giorno, da qui a sempre. Ho cominciato ieri, in realtà, che era il 20 novembre e ho pensato, che data stupida, il 20 novembre, perchè non renderla un pò speciale. Ci hanno anche pensato gli altri, a renderla un pò speciale. E i regali sono stati più di uno. 
Chi ha letto le mie storie del libro nuovo per Cuore di Maglia che esce il 1 dicembre ha detto che sì, erano belle bellissime. Chi mi ha chiamato dal Regno dei Biscotti mi ha detto che sì, era ora che andassi a fare un ripassino, proprio io che ho perso tutti gli appunti che avevo preso diligentemente al Regio Corso di Biscotti, vado a fare un corso, e di che cosa? marketing? advertising? yoga? no, biscotti, e tutti a guardarmi biscotti???? sì, biscotti.
 Chi ha passato con me una parte del pomeriggio mi ha regalato il suo modo di essere che mi piace tanto e che per questo sono mie amiche, io sto solo con chi mi piace, e che mi fa bene, l'ho imparato da poco, le persone pesanti le ho accantonate da un pò, quelle che io, io, io, mio, mio, mio, mi facevano venire la nausea così ho fatto un pacco e le ho spedite via da me. E questi i regali di ieri.
 Invece quelli di oggi ancora li devo scegliere. Ho un libro nuovo di zecca sul comodino, in realtà ne ho 3, un polpettone spagnolo che mi affascina, l'ultimo di De Carlo che quando si vede si deve comprare, subito, e annusare, subito, senza nemmeno leggere la sovraccoperta, così, preso e via, come quando compri il burro, mica ci leggi sopra, lo prendi e lo metti nel carrello e ben lo sa Maria Luisa, Docente Biscottara, che ieri ne ha comprata una quantità invereconda, invereconda sì, quanti millemila biscotti dovesse fare non me lo ricordo. E poi ho un terzo libro, quello che hanno letto tutte tutte, quello delle sfumature che ho giurato che mai avrei letto perchè qualcuno mi aveva fatto una recensione spicciola che mi faceva ridere e che non posso qui riportare, ma che rendeva benissimo l'idea e allora mi son detta, ma se lo hanno letto tutte tutte, perchè io no, e allora la mia Amica delle Perle è accorsa in mio aiuto e mi ha prestato il primo e così ier sera ho letto i primi capitoli e al primo congiungimento carnale mi sono detta tutto qui? e sbadigliando sono ritornata al mio polpettone sulla rivoluzione spagnola, che mi piaceva di più, tenendo Andrea De Carlo sul comodino, che c'ha pure una bella copertina e lo tengo lì, per le occasioni.

Un altro regalo che mi voglio fare oggi è pensare a me, decidere se tagliarmi i capelli oppure no, se farmeli rosa o viola oppure no, se mettere i glitter sullo smalto oppure no, se sul rossetto Rosso Bibliotecaria Perversa che ho comprato ieri ci voglia la matita oppure no.

Dichiaro oggi la giornata dei regali scemi, della lentezza novembrina, del fatto che ogni tanto qualche cazzata si debba pure dire, che ieri avrei voluto dirne molte più cose alla mia Amica delle Provette, che si frivoleggia per resistere, per darsi un tono, per farcela e ce la si fa, sempre, sempre, sempre.

Mi regalo che oggi faccio solo le cose che piacciono a me, qualche scartoffia e qualche menata per un paio d'ore soltanto e poi via, vacanza, letio brevis, knitting compulsivo che ho tante belle buste di raso color fragola da riempire, me le hanno cucite  le mie amiche, un pò la Lisa e un pò la Simo, che lei di cazzate è la Regina, coraggio, c'è un sole che spinge dietro la nebbia della mattina in collina, ci sono dei colori così belli che mi verrebbe voglia di dipingerli, me li dipingo addosso e faccio in modo che restino lì, che mi facciano stare bene, mi regalo anche i colori delle foglie, e l'odore buono che c'è quando apro la finestra.

Oggi, regali per tutti, di quelli semplici e che costano poco, il mio oggi è così, ho voglia di leggerezze e di cose un pò sceme, deliranti, frivolissime, un regalo così al giorno, conoscendomi, non farò fatica.



18 gennaio, 2012

La Mattina dei Bottoni.

Così l'ho chiamata. Di solito il mercoledì è una di quelle mattine in cui faccio la donna di casa, che salgo e scendo le scale mille volte, che la lavanderia è il mio habitat naturale, che spazzo e stendo e cucino e riordino e piego e riordino, riordino, riordino, che è la cosa che si deve fare in un ambiente dove la maggior parte della popolazione è non disordinata, no, ma diciamo con un senso dell'ordine molto personale, ecco, diciamo. Doveva essere una mattina in cui scrivevo delle cose e telefonavo ma solo fino alle 9 e dopo avrei dovuto mettermi in pista e fare e fare, fare le cose che una donna vera fa di solita, quella donna che diceva sempre mia nonna, efficiente, attenta, pronta e sul pezzo, che si alza presto e mai, mai , mai dopo il marito, che non resta in pigiama per più di 13 secondi dalla sveglia, che accudisce amorevolmente i figlioli, che fa trovare sempre un pasto caldo e abbondante al proprio Sposo e che lo accoglie sulla porta senza grembiule, ordinata e pettinata (!), la tavola già apparecchiata e magari con un giro di collana. Ecco, mia nonna Teresa, classe 1896, così ragionava.  Stamattina ho oziato. Se oziare si intende scrivere una trentina di mail, fare 10 telefonate, vedere le ultime su Pinterest ( che Is The new Fashiolista) ottimo per rimanerci sotto), twittare con grazia, telefonare a una nuova scelleratissima Amica, disquisire con grande precisione e accortezza di un mio costume da bagno di trenta quaranta anni fa con amiche lontane ma  mai scordate. In più, mi era anche punta vaghezza di farmi una collana, una collana di bottoni, sissignori, dacchè l'altro giorno sistemando la piccionaia ho colà rinvenuto un otre pieno di bottoni scuri, marroni e madreperla. A metà mattina poi, sono arrivati messaggi che mi avvertivano che nessuno riederà al desco per il pranzo e che quindi non mi devo addentrare nella nebbia fitta e raggiunger la città, me ne sto a casa ancora per un bel pò, a lavorare, si fa per dire, e ad organizzare una serie di cose che mi piacciono tanto. Il riordino può aspettare, anche se mi toccherà, presto o tardi. Vedi nonna, non che non ne abbia voglia e che sia diventata una donna da Grand Hotel, nel senso di rivista, ma proprio stamattina, la nebbia e  la caldaia in blocco, me la sono presa scialla, e ho perso di vista il tempo e lo spazio, e mi sono coccolata un pò con le cazzate, lo so che non si dice, nonna, ma insomma. Non ho da cucinare, ma se il mio Sposo mai tornasse all'improvviso, lo accoglierò sulla porta, ben in ordine  con la collana. Di bottoni, va bene uguale?

09 dicembre, 2011

La prima cosa bella.


La prima cosa bella del mese di dicembre è il week end dell'Immacolata. In effetti, lo è. C'è già un bel clima, forse non sarà un Natale di scialo e di spreco, anzi, no di sicuro, non c'è da stare tanto allegri a guardare la tv e a pensare a mutui e a mazzi e lazzi, però, un pò ci si sforza. Non è così male avere delle piccole abitudini, piccole tradizioni di famiglia, e cosa importa se le lampadine da mettere alla finestra sono tutte fulminate, si troverà una soluzione che non costi tremila euro, no?
La seconda cosa bella del mese di dicembre è che è tutto uno scintillio, un glitter, un brillantinamento ovunque, fuori e dentro, che anche se ti metti i pantaloni che brillano e ti bistri gli occhi come il Mago Otelma, nessuno fa caso a te.C'è tanta di quella polverina luccicante che un pò di più non fa mica male.
Servisse almeno.
Ma sì che serve, alla fine. Ho acceso candele ovunque, fatto l'albero di Natale con le palline nere, lo volevo di sole luci, non importa, già è avulso di suo, non ho avuto cuore di non metterci nemmeno le palle.
Ci si concentra su tradizioni e frivolezze, oro puro e meraviglia spicciola, non costosa, semplice, le luci sul camino, le arance coi chiodi di garofano, le candele, un gonnellino da trota da indossare a Capodanno.
Polverina luminescente a tonnellate, che sia tanta, però. E se la sniffo, che succede?

16 novembre, 2011

L'Atroce Vendetta del Delinquente Cactus.

Com'è ormai ben noto alle genti, io il pollice verde proprio non lo tengo. Lo ben sanno le mie Amiche, che mi hanno vietato con la voce grossa e il sopracciglio arquato di mai, mai, mai toccare le piante di Cuore di Maglia, quelle che ci hanno mandato per l'inaugurazione della Casa, il 24 settembre ultimo scorso. Da allora, è l'Amica delle Perle ad occuparsene amorevolmente, a decretare, con piglio saccente Uhm, Questa Sta Patendo, oppure Quest'Altra non arriva a Natale e cose del genere. Io non faccio nulla. Le guardo, mi piacciono da morire, abbiamo orchidee dai colori sgargianti e una sanseveria, che bel nome, uguale a quella che avevo in sala quando ho compiuto 5 anni, così demodè ma così meravigliosa, forse, la mia pianta preferita, con tutte quelle spade affilate, bella bellissima, ce l'ha mandata la Cermels, che lei ne sa. Comunque. A me le piante piacciono, beninteso, solo non le so curare, non c'ho lo sbatti, non c'ho pazienza, ma le amo e ho la ferma convinzione che questo amore sia tutt'altro che corrisposto. Infatti, esse mi odiano. La conferma l'ho avuta questa mattina. Ho pensato di fare un'opera buona. Ho una mensolina trasparente che ha ideato anni or sono il mio Energico e Rinnovabilissimo Sposo, c'ha studiato un pò, un progettino e voilà, la mensolina era realizzata, ha preso le misure con tanto di metro, non so se mi spiego. E' una roba complicata, di plexiglass, attaccata al vetro, insomma una roba complicata e basta.  Lì sopra, ci abbiamo messo dei graziosi vasi con degli altrettanti graziosi cactus. Così, Mi Disse all'Epoca, Non Dovrai Prendertene Troppa Cura, I Cactus Vengon Sù Da Soli. Ma stamattina, mentre constatavo che qualcuno, nottetempo, mi aveva rubato il giardino causa nebbia da farci il minestrone, ho visto la faccia dei cactus sulla mensolina tutt'altra che felice. Non più verdissimi, le spine mollicce, insomma, non una bella cera. Così li ho innaffiati. un bello spruzzo del rubinetto, con la doccia, così li ho anche lavati un pochino, e via. Non so se ho fatto bene, me lo dirà poi la Simo, che lei i cactus ci piacciono. Ma di lì a poco, l'efferato evento. Il cactus più grosso, quello che se la tira più degli altri, quello con le spine più lunghe, per intenderci, si è ribellato a tale trattamento. E mi ha ferita, conficcando la sua spina più affilata, la più robusta, la più velenosa, la più crudele nel mio dito medio sinistro. Dolore. Dolore Cosmico. Ho imprecato, come si dice in questi casi, ma si sa, i cactus non sono sensibili ai vaffanculo, nemmeno se ci metti il Ma rafforzativo davanti. E ora son qui, il mio dito dolorantissimo, il cactus lucidissimo e bello innaffiato, son qui che medito quale possa essere il rimedio adatto a tale strazio. Trovato!




24 ottobre, 2011

La Leggenda del Reggiseno Ristrutturato.



Avvertenza: questo non è un post da postribolo, nè per maniaci sparsi sul web, niente di niente. E' semplicemente una storia vera, accaduta ai giorni nostri, lassù, nella Casa in Collina. Personaggi ed interpreti. Uno solo, io. Anzi no, due: io e un reggiseno. Non c'è nulla di torbido in questa storia e chi si aspetta cose turche ne verrà prontamente deluso, è una storia insulsa, alla fine, ma ha dell'inimmaginabile. Ora, accade giorni addietro che, uscendo un prezioso reggiseno dalla lavatrice, dove lo lavo con amorevole cura, ciclo stradelicatissimo, supercashmere slow motion, sapone di Marsiglia misto a champagne, noto con lieve disappunto ("Azz!") che i gancetti dell'indumento si sono, come dire, schiacciati, svalvolati, piegati su se stessi, non so come come abbia potuto succedere ma è la realtà dei fatti, vostro Onore. Inservibile l'indumento tanto amato. A prescindere dal fatto che ultimamente, le mie Amiche ed io ci sia convertite alla legge del Non Si Butta Niente, e ci scambiamo volentieri trolley strapieni di vestiti, dalle figliole cresciute a quelle ancora che devono crescere, dai figlioli grandi a chi i figlioli ce li ha più piccini, da un pantalone che mi ha stancato a chi invece ci piace un sacco, le ballerine che fanno male a te a me invece stanno un amore, e via così. Pratica molto diffusa negli USA, qui non è ancora così famosa ma mi sa che ci diventerà, giocoforza, eppoi le mie Amiche ed io siam troppo avanti, questo si sa. Ma torniamo a Lui, il Reggiseno Sgancettato. Che fare? Di buttarlo non se ne parla proprio, fa ancora il suo più che onorabile servizio, eccome se lo fa, intendo, e così sono stata folgorata dalla soluzione.
 Mi reco baldanzosa nella merceria più vecchia della città, quella che vende ancora le cerniere RiRi, per intenderci, che erano quelle che mi metteva mia mamma negli astucci che facevo coi jeans rovinati o all'uncinetto alle scuole medie.

La merceria è un posto strano, ci trovi le cose più malinconiche del mondo, l'elastico delle mutande, per esempio, giuro di aver assistito alla vendita di 1 metro di pizzo per sottoveste, non so se mi spiego In questa merceria, pieno centro storico, anzi, ex ghetto di questa città, c'è una parete piena di bottoni che fa perdere la testa, e i cassettini di legno e una serie ci cosucce che ti fan sentire al 24 ottobre del 1950. Arrivo con il corpo del reato, Devo Aggiustarlo, E' Possibile? E qui, la meraviglia. La signora della merceria estrae dal bancone un cassetto pieno di delizie, gancetti di varie misure, e anche appositi anelli per infilarceli, in tre colori soltanto, nero, bianco e beige, fine della storia e poi ancora quegli aggeggi per il reggicalze, da attaccare alla guepiére, signora mia, quando proprio si vuole attaccare al lampadario, per dire. Costo dell'operazione euro 1. E io che non so cucire mi sono cimentata e voilà, il Prezioso Reggiseno ha i suoi bei gancetti nuovissimi. E io mi sento tanto un donnino anni 50, di quelle parsimoniose e timorate di Dio, che hanno una ricetta segreta e si fanno la messimpiega coi bigodini. Però, son contenta. Primo perchè mai avrei immaginato che un reggiseno potesse avere dei pezzi di ricambio, e secondo perchè sono riuscita a cucirlo, che per me è una vera conquista. E si calmino gli animi dei pettegoli, degli assatanati  e dei poveri di spirito: a casa mia, nemmeno ce l'ho, il lampadario!

09 ottobre, 2011

Top.Coat.Velvet.


 
Ora. Ci sono dei giorni in cui proprio non si ha voglia di cose serie, men che meno di tristerie, di menate, di cose pesanti. Ora. Càpita sempre più spesso ultimamente, che i miei sabati li trascorra con le mie Amiche, molto spesso qui, qualche volta in giro, i figlioli tutti sparsi per l'italico territorio, il mio Sposo impegnato in questo o quel progetto e che si tiene libero per la sua Amata e Virtuosissima Sposa, che sarei io, solo e soltanto verso sera. Càpita infine di avere al fianco un'Amica, di quelle recenti ma non per questo meno cremosa, non so come dire, certe cose si sentono da subito, a noi tutte questa qui ci piace per quel suo modo scanzonato di porsi, forse le rimproveriamo il millemillesimo tatuaggio che vorrebbe farsi, ma insomma, noi la si adora. Ed io in particolare adoro il lei quel suo non dire mai Non Posso, quel suo saper cucire, quelle sue borse colorate e preziose, quel suo essere sempre pronta per una nuova idea, un nuovo sogno, quel suo guidare per ore come me, il suo cuore grandissimo e, soprattutto, per superarmi in cazzate. Ella sa infatti un giorno o due prima della scrivente quale è la borsa must, il braccialetto introvabile, il locale giusto. Cose non fondamentali, ovvio, ma che in un mondo cattivo e malinconico e difficile, hanno il loro bel perchè. Perciò, ieri ho trascorso buonissima parte del mio pomeriggio insieme alla mia Amica delle Perle e a Lei. Dopodichè, avendo l'AdP terminato di foderare un cassetto con meravigliosa carta a gigli di Firenze, e dovendosi recare a sbrigare una certa faccenda di cannoli, siamo rimaste io e Lei, la mia Amica dei Tatuaggi. Missione: un'inaugurazione dove presenziare e poi, un paio d'ore di CC, ove si legga Cazzeggio Cosmico, che si fa cinque sei volte l'anno, non di più. Danni evidenti non ne sono stati fatti, se si fa eccezione per un vestituccio a rose e per questo, una meraviglia da apporre sullo smalto per renderlo opaco ed elegantissimo, nuova diavoleria di casa Chanel e assolutamente, dico assolutamente imperdibile, come già mi disse giorni fa la mia Amica della Moda. Così, ci siamo adeguate, non sia mai che una redattrice di cazzate non abbia il suo Top Coat Velvet, ma in che mondo viviamo. Càpita però che per Lei, l'AdT, non sia un periodo di lucente meraviglia, e che la veda lievemente pensierosa, ogni tanto, lievemente assente, ogni tanto, lievemente malinconica, ogni tanto. Perciò, da esperta ad esperta, so che farà tesoro di questo consiglio domenicale che sto per darle. Usi il Top Coat Velvet come pozione magica per tirasi fuori, per conservare bella e intatta quella sua risata, per tenere lontano i pensieri tristi e le preoccupazioni che per forza di cose si affacciano ogni tanto nella tua testolina by Aldo Coppola, che io e tutte noi sappiamo più che bene che queste settimane non sono uno scherzo per Lei. Di certo non risolverà un bel niente, certo non è che all'improvviso, voilà, tutto è magicamente a posto e scorrevole e lucido, ma almeno, un pochino aiuterà.  Da esperta ad esperta, s'intende. Il Top Coat Velvet opacizza soltanto lo smalto. Il sorriso, quello mai.

16 settembre, 2011

Scarpe da Viale.



Ora. Sono giorni di grandi manovre, e questo non è mistero. Sono stata vista in giro per la città con abbigliamenti inconsueti. Pantalonacci, Superga sfasciate, magliette lacere. Ieri, la madre dell'Amica delle Perle così mi apostrofava Massignora, è Sporca o è Soltanto Bagnata? Tutt'eddue, Signora cara, tutt'eddue. Sporca di vernice, di polvere, di nero, stropicciata, scarmigliata, odorosa di candeggina e di Tergitutto Marsiglia. In questi giorni ho verniciato, scartavetrato, scaricato piastrelle, assi di legno, mobili, gomitoli e gomitoli, lavandini, lampadari, epperforza che non facevo simili lavori in tailleur Chanel, ma homeless style.Non un bello spettacolo. Ma oggi, la rivincita. Vestita un pò meglio, in giro per il corso, uno sguardo alle vetrine e poi. L'occhio mi cade, manco a dirlo, su una vetrina di scarpe. Detto, fatto. Un modellino senza pretese, di un broccato un pò da poltrona, peep toe, tacco vertigine e plateau. Di facilissimo impiego, una robina semplicissima,  mica appariscente, mannò. Le ho misurate con cura, guardandomi per bene nello specchio, davanti e poi di lato, come si fa quando si misurano le scarpe, appunto, facendo qualche passo e guardandole da sopra, stavolta dal vero e non di riflesso. Le ho adorate all'istante. Sono autunnalissime, certamente si possono portare anche senza calze, per forza di cose, con un tubino semplice, un pantaloncino taupe, un gonnino discreto. Ma a portarle dovrò aspettare. Nei prossimi giorni mi aspettano nell'ordine un mercatino, la pulizia delle piastrelle, un lavaggio a fondissimo di un lavandino di marmo con apposito prodotto. Mi sa che il broccatino e il tacco 12 non sono  indicati, no e poi no.

09 settembre, 2011

Stupefacente.



Ora. Ho trascorso settimane un pò selvatiche, dove l'unico accenno di beauty era costituito da una scatoletta di Nivea e un burrocacao. E balsamo per capelli al profumo di vaniglia. In genere, non che ci si faccia trucchi stile Moira degli Elefanti, ma nelle giornate cittadine ci si concede almeno un velo di gloss  e smalto, ovvio. Ho convertito più di un'amica a questa innocentissima mania, tanto che si vocifera che Chanel mi passi sottobanco un qualche riconoscimento, notizia questa che viene immediatamente smentita dal mio ufficio stampa (!). Bene, durante uno di quei giorni selvaggi, mi giunse voce di alcune novità, quei must have della stagione che guai a farsi scappare. Ma, per l'appunto, navigavo selvatica in acque cristalline e l'unico shopping concesso erano state scatolette di preziosissimo tonno alla tonnara di Carloforte. Nulla di glamour. Che fare? Mentalmente passai in rassegna le mie Amiche, e quella che si trovava più vicina al luogo del delitto, in quel preciso istante, non poteva che essere PiperitaPatti, la mia Amica delle Provette. Ben perciò, sottovoce e con fare carbonaro, non udita da nessun membro dell'equipaggio le commissionai da lontano tale scellerato compito. E ieri sono entrata in possesso della refurtiva. Peridot è il suo nome, di un colore cangiante fra l'oro, il verde,  il tortora metallizzato, e anche un pò di quelle macchie d'olio che si formano sulle pozzanghere, quelle con l'arcobaleno, ecco,quelle. Molto invernale, ma portabilissimo anche su mano caffelatte, perche no. Da amare all'istante, un piccolo, piccolissimo peccato. A mia discolpa, posso invocare le attenuanti generiche e il fatto di non aver agito da sola. La Patti è una che ne sa. E se ci arresteranno per spaccio e detenzione di Smalti Stupefacenti, beh, diciamo che in cella, fra ferri e smalti, di certo non ci si annoierà. Son quasi pronta per il mio autunno glamour. Perchè va bene il tonno, ma a uno smalto del genere, come si poteva rinunciare? 

04 luglio, 2011

Se piove a luglio.

Non propriamente l'estate che ci si aspettava. Non male, comunque. Pioviggina, dà due gocce, come dicono da queste parti, che sono le mie o cosa, non ho ancora capito quali siano le parti mie, se la Bassa Padana o il Basso Monferrato, o Torino città o il Canavese, ho crisi di identità diffuse ogni tanto, chissà che vuol dire. Non propriamente il luglio consueto, ma bello uguale. La bicicletta, per cominciare. A me andare in bici è sempre piaciuto un sacco, da quella volta che ho fatto il mio primo tratto senza rotelle, dalle rose alla pianta dei cachi, coi sandalini di gomma per andare in colonia, così li chiamavo anche se io, in colonia, non ci son mai andata. Andare in giro per la città in bici mi piace un sacco, è talmente piatta questa città, nemmeno una salita a pagarla, e allora è pieno di biciclette che schizzano da ogni parte, così pieno che se ci fosse un canale e qualche mulino sembrerebbe Amsterdam. Si sono fatte un sacco di cose, nella mattinata di oggi, si è iscritta una bambina al ginnasio, per esempio, che ho letto due o tre volte, nomecognomeliceoclassicoPlana, ma come, non siamo andate insieme pochi mesi fa a comprare il grembiulino bianco e lo zaino rosa? Si è fatta la consueta visita al cantiere, le persone che ci lavorano devono prendermi per scema, e hanno una pazienza infinita con me, si può andare forse a misurare le finestre senza il metro? Beata ingenuità. Nel frattempo, in questa estate che estate non è, si ha un'irrefrenabile voglia di cose fucsia, sì, di rosa acceso, in un'incursione al mercato proprio non si è potuto resistere e un paio di deliziose ballerine di gomma a fiorini leggeri sono diventate mie per pochissimi euro, senza scatola e senza sacchetto, così, infilate nella borsa di straforo. Il fucsia incontra, lo ben sa la mia Amica dei Tatuaggi, che si è presentata al knit di giovedì scorso con un trionfo di fucsia da perderci la testa. Il buon gusto, bambina, non è che lo trovi al mercato, e che te lo dico a fare. A ben pensarci, però, tecnicamente le mie gommose ballerine tutto sono fuorchè scarpe da cantiere. Come ho fatto a non pensarci. Mi sa che domani dovrò scegliere, o metto le Fiorellose Scarpe o vado in cantiere, tra cemento, intonaco e mattoni spaccati. E se poi piove? Ossantapace.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...