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30 novembre, 2020

Odore di dicembre.

 

Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente.

Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le pigne da colorare con lo spruzzo dorato, non ci sono le carte da scegliere, i centomila menù della vigilia, da scrivere e cancellare, scrivere e cancellare, e le liste della spesa infinite, e le vetrine, la gente, la folla, il vischio, i calici da lavare prima che è un anno esatto che non li usi, quelli si rompono solo a guardarli, son mica pazza.

Ah no.

Invento dicembre.

Invento che sia tutto normale, che arriveranno tutti e già rideranno nel citofono, siamo qui, con le borse dei pacchetti e il sonno del fuso orario, che arrivano in corridoio e non sanno chi salutare per primo, che ci abbracciamo tutti insieme, quanto mi fa piangere vedere i miei figli che si abbracciano e i maschi che si danno gran pacche sulle spalle, e lei, la Principessa, la fanno girare e girare, come sei bella, ma questa gonna non è troppo corta, e la chiamano col nomignolo di quando di anni ne aveva tre e lei che li guarda, adorante, ora come allora.

Invento che cucino per giorni, per mille, che scelgo con cura la tovaglia, la tovaglia di Natale è sempre quella, ma ne scruto la superficie se per caso non sia rimasta una qualche macchiolina, e continuo a chiedermi Ma Quanti Siamo, che è vero la famiglia, ma da questa casa a Natale passano tutti, amici, amici di amici, amici dei figli, fidanzate degli amici dei figli, in un delirio di presentazioni posticce e così belle, un pò sbronze, Ho Portato un Panettone, e baci, e chiacchiere e cose belle.

Invento il divano strapieno, la sera, le carte dei regali accartocciate, le coperte per guardare insieme la tv, tre ore per scegliere che film guardare e poi alla fine è tardi e non si guarda nulla, si parla e basta, si canta anche, Stasera non Ceno e poi invece, si riprende daccapo, ogni volta, Finiamo Gli Avanzi.

Ci penso tanto a questo dicembre che dicembre non è, mi porto avanti ricamando renne e facendo maglioni caldissimi da regalare non so a chi, a far braccialetti di perline coi nomi di tutti, che nessuno sa quando e se potranno essere qui.

Faccio finta di niente, invento che sia tutto normale e comincio oggi, a mettere così tante luci da far saltare il contatore, così tante palline da far sembrare questa casa un luna park, così tante renne e gnomi e brillantini e stellecomete da far girare la testa.

Invento il mio dicembre.

Mi hanno detto che si fa così.

21 dicembre, 2015

Apposto.

A posto?
A posto.
Anzi, apposto?, tutto attaccato e con le doppie, come mi chiedono i miei figli e le mie amiche su whatsapp.

Apposto, si.
Mi piacciono questi giorni semplici, che piove appena appena, che finalmente fai spese per reggimenti, stili liste di cose da fare, regali per, e tanto altro.

Mi piace che tutto sia così, esattamente com'è, detesto i cambiamenti, e il cielo solo sa quanti ne ho fatti e quante case e quante situazioni, anche quando tutto sembrava consolidato e fermo e dire, aaaah, ok, adesso ci fermiamo, e invece no, zero, tutto da capo, si rifà.

Mi piace che tutto sia illuminato in casa mia, le candele, le cose, il Natale Decostruttivista, come lo ha chiamato l'Architetto ieri sera, che cosa vuol dire lo sa lui soltanto,  in una di quelle sere con le tavole sontuose, coi bicchieri belli e i tovaglioli con le renne, e le bollicine che ti fanno ridere, e dire cretinate ma così felice come lo sei stata poche volte, da qualche mese in qua.

Mi piace quello che ho, quello che ho vicino e quello che ho lontano.
Perchè ce l'ho.

In tutta questa perfezione, trova posto anche una malinconia, una mancanza che si mescola all'allegria, perchè di questa allegria ne faceva parte da sempre, in questo febbrile preparare, i pacchetti di Natale, Passa in Negozio e Stai Un Pò Con Me,  e non c'è giorno che non ci pensi, che non mi manchi così tanto da farmi piangere, da sola da qualche parte, all'improvviso.
Soprattutto in questi giorni di festa e di lucine.

Ho il mio modo personale di essere felice lo stesso, perchè nulla la porterà più indietro, nè a me nè a nessuno.
Sono felice dei miei giorni, piango se ci penso, rido con le bollicine, mi mangio di baci la mia famiglia e gli amori grandi della mia vita.

E il mio è un modo tutto strano, di piangere felice, o di ridere soffrendo un pò 

 C'è un piccolo albero di Natale vicino alla sua fotografia in cucina, nella cornice con l'uccellino che mi aveva regalato qualche Natale fa.

Adesso sì, è tutto a posto.
Apposto?
Apposto.






14 dicembre, 2015

Il Freddo Chiaro.

E' freddo così.
è freddo che non si capisce.
Se nebbia e sole nascosto, e tramonto, appena appena, Esco a Vedere il Tramonto, che bella frase da dirsi. Si vede poco, le montagne sembrano lontanissime, ma c'è una striscia corallo che fa vedere che sì, il sole è qui, anche per me, mica solo al mare.

E' freddo bello.
Ci sono piccolissimi pensieri, lucide cose da tenere al caldo, ci saranno ritorni e viaggi e un sacco di gente avanti e indietro da questa casa, si contano già, Quanti Saremo? e già la domanda fa stare bene.

Ho piccoli regali da scartare, me li sono fatti da sola, e sono quelli più belli.
Sono i regali perfetti, quelli che non sbagli mai il colore, nè la misura, non sono mai nè troppo grandi nè troppo piccoli, E' Proprio Quello Che Volevo, càpita così di rado.

Ed è questo che volevo. Questa me.
Questa me ridanciana e un pò scema, che saltella e corre nel freddo che c'è, che esce a vedere il tramonto, che cerca le stelle cadenti d'inverno, perchè ci sono, lo sai, e se la nebbia non te le fa vedere, niente ci fa, ce le immaginiamo, e va bene uguale.

Ho finalmente voglia di questi giorni brillanti, non ci sarà niente di speciale, ma proprio per questo saranno straordinari, ritornare alla normalità anche se solo per qualche settimana, è cosa preziosa e bellissima.

Così, mi regalo tutto quello che mi viene voglia di regalarmi, cose minuscole e cose giganti, sensazioni, perlopiù, sorrisi chiari, di quelli che fai senza pensarci, si è mescolato così tanta pesantezza e tanto buio, adesso la luce chiarissima di questo freddo bello ti fa strizzare gli occhi e ti spaventa un pò.

Ma dopo il buio, abituarsi alla luce, è un attimo proprio.
Col freddo, lo stesso.


01 dicembre, 2015

Ciaodicembre.

Tuttoattaccato
forse maiuscolo
forse.

Ciaodicembre, così.
Freddo bello, mattine chiare, arriverà la nebbia, lo hanno detto alla tv, le tre righine sulla carta geografica non ce le facciamo mancare mai, e va bene, 

Ciaodicembre.
Non so se ho voglia che tu sia qua, questa volta.
Ci devo ancora pensare per bene.
Di solito, in questi giorni avevo già voglia di lucine e sberluccichiii, e porporina e brilli ovunque, e braccialetti tintinnanti con l'albero di natale e la slitta.
Stavolta, non tanto
non ancora, almeno.

mi sono preparata, ho cercato di averne voglia, ho comprato da settimane un pacco regalo con le lucine, anzi due, li vorrei mettere ovunque, li ho provati in cucina, si sono illuminati e mi hanno fatto un pò tristezza, come un colpo dritto al cuore, è durato un secondo scarso, ma c'è stato.

Vorrei cercare boule de neige di tutte le forme, inizarne una collezione, niente come le boule de neige mi fanno volare lontano, ci guardo dentro e vedo tutto quello che ci vorrei vedere, mica le casette e i pini di plastica, o Piazza San Marco, quando mai a Venezia ha nevicato, 

Ci vedo quello che piace a me, guardo la miriade di sfarfallii luccicanti o bianchicci, minuscole scaglie d'oro o bricioline candide, e immagino quello che mi piace, Dublino, quelle scarpe rosse, una sera pacifica con la casa piena di gente, Parigi e la sua malinconia, uno smalto rossissimo, il mare liscio e un'isola greca.

Così, mi siedo in cucina, vicino alla finestra, e guardo controluce la mia boule, un universo nella mano, i miei pensieri passano il vetro pesante, la giro al contrario e poi la rigiro, e se chiudo gli occhi, mi ci vedo anche io, lì dentro, in una piazza enorme con la neve, a farsi cadere i fiocchi sulla lingua, chiudere gli occhi e non pensare più.

Sembra facile, 
Magari funziona.
Ehi dicembre, ne sai niente, tu?


23 dicembre, 2014

CiaoNatale.

Il mio Natale è rosso.
Rosso come la festa, rosso come il cielo qualche volta, al tramonto.
Rosso come le matite di velluto che compro a manciate da Tiger.
Rosso come l'agenda nuova, che non vedo l'ora di iniziare, anzi, l'ho iniziata già e ci ho scritto un pezzo di una canzone, come le quindicenni, come le sceme, ma mi sembrava il modo migliore per augurarmi di scriverci solo cose belle, lì sopra.

Rosso come la tovaglia che ho ricamato fino a notte fonda, per arrivare in tempo, per farla cucire in tempo. Alla prima macchia, lo so già, mi sentirò male. Ma fa niente.

Rosso come l'amore.
Rosso come il fuoco del camino.
Rosso, come il rossetto delle feste, come gli smalti sberluccichi che mi scambio con mia figlia, rosso e basta. 
Non lo amavo tanto, il rosso.
Quest'anno, mi ha preso secca.

Il mio Natale è pieno di cose.
Pieno di persone, di affetti, di abbracci fino a non farti respirare, quasi, quelli che dentro hanno tutto, MiSeiMancato, MiManchiSempre, MenoMaleCheSeiQui.
Pieno di tortellini, di ragù da primato,  di tovaglioli piegati ad alberello, di contare cento volte quanti saremo, di stilare con mia madre liste di cose da fare, come tanti natali fa. Tu Fai Questo, a Quello Penso Io. La felicità.

Pieno di pensieri dolcissimi, pieno di attenzioni apparentemente da nulla, pieno di Amiche che prontivia, si rompono costole così, tanto per fare. 
Pieno di lucine intermittenti, da guardare ipnotizzata senza pensare a nulla, di ghirlande e di pigne raccolte in collina, di candele che sanno di pino vero e di bosco e di vasetti di marmellata ricoperti di stelline.

Il mio Natale è semplice e bellissimo.
Auguro al mondo intero cose belle, che qualcuno disegni cuori sullo specchio del bagno, che ti regali il suo ultimo 1% di batteria, che ti sgridi sorridendo perchè hai fatto casino sul sito, e che intanto ti mandi un sacco di cuoricini, ma un sacco proprio, che ti pensi da lontano ma che ti voglia bene da vicino, che indovini quel che senti senza nemmeno vederti, che pur detestando le canzoni di Natale fa finta di nulla al centesimo JingleBellRock.

E adesso, apro la porta a questo Natale,  alla mia famiglia, ai miei amori che ho tutti qui, in un delirio di letti e lenzuola, e tombole e baci e film e regali e dolcetti e cuccioli e bellezza.

Apro la porta.
Ciao Natale
Ti stavo aspettando
Tanti auguri anche a me.



17 dicembre, 2014

Alci, tenerezze, ritorni e sorpese.


Sono stata brava.
Ho fatto proprio bene,
Complimentoni a me.
A farmi catturare dalle luci e dall'agrifoglio, a tuffarmi, di testa proprio, dentro a questi bei giorni di cose belle, di piccole felicità, di contentezze spicciole, di centesimi di allegria, di belle sensazioni.

Sono momenti belli che raccolgo, che tengo lì,  figurine di un album sgualcito ma meraviglioso, reso spesso dalla colla, ci mettevo tonnellate di Coccoina, io, nelle figurine, non tanto perchè servisse, quanto perchè mi piaceva l'odore.
Credo di essere stata un pò dipendente dalla Coccoina, ancora non sono chiare le tracce che ha lasciato in me, sniffare colla a 7 anni non è che sia una bella cosa per nessuno, però la Coccoina è così buona. Ancora la sniffo, ogni tanto, al supermercato.
Son ben strana, lo so.

Sono giorni che mi faccio un regalo al giorno, che parlo sgrammaticata ma che rendo l'idea, che mi fermo davanti al cancello di Palazzo Reale col naso all'insù a guardare la meraviglia che ho intorno, dentro, vicino non proprio vicino ma lì, e mi sento così bene che rido come una scema, da sola, a Torino.


Ho mille cose ancora da fare, la maglia con l'alce per il Figliolo Grande aspetta di essere supervisionata dall'Amica Afef, che mi farà un corso privato, così, al volo.


Mi meraviglio del mio stare, mi meraviglio delle cose che ho, mi meraviglio perfino di me.

Raccolgo i miei giorni belli e ne faccio una collezione, spero di completare presto un nuovo album, e un altro e un altro ancora, non chiedo poi molto, solo non sentirmi più pesi sul cuore, non avere gli occhi pesti, tristi e lontani, non sentirmi sempre come sul punto di andare in mille pezzi, di cadere giù, di scivolare fino in fondo a un burrone, di volare giù da una cascata improvvisa, che non ti aspetti, proprio lì dove prima c'era un lago placido.

Così è la mia attesa del Natale, il mio personalissimo Calendario dell'Avvento.
Ogni giorno, un regalo.
Oggi, un barattolino di Coccoina.

Ho tante cose, ancora, da incollare.




09 dicembre, 2014

Luccica.

Ne sto mettendo ovunque.
E' tutto un luccicare, un brillare, uno sfavillare.
Ho ricoperto vasi di vetro e terracotta, giro armata, con la pistola della colla a caldo, individuo la mia preda e giù di brilli.
Ho illuminato l'illuminabile, fatto magheggi impossibili con prese e prolunghe, tende di stelle e luci da esterno.
Ho riesumato vecchi fili argentati dell'albero, inutilizzati da un bel pò, e con essì ho avvolto vasetti e vasoni.
Più che una casa, il Circo Orfei.

Nell'armadio, ho cercato le cose più lucenti, e le ho impilate per bene, sono belle anche solo da guardare, si mettono solo in questo periodo dell'anno, quando nessuno fa caso se sei agghindata da Holiday on Ice, dopotutto, è festa tutti i giorni.

Voglio che sia così.
Mi piace, e sia.

Voglio che sia tutto sfavillante e luccichi, voglio solo brillantini e glitter, almeno per un pò, fino a quando non ne avrò la nausea.

Voglio che tutto brilli, voglio la luce, nonostante la tempesta di vento e di acqua che si è abbattuta questa mattina sulla collina, voglio che ogni cosa sia illuminata.
E io, con lei.

Mi tuffo con incoscienza in questi giorni di attesa e meraviglia, mi preparo al niente, probabilmente, ma non importa, non sarà la meta ma il viaggio, ne faccio una filosofia di vita, ancora una volta.

Perciò, mi diverto, gioco, ballo Greygoose in accappatoio con mia figlia, scrivo messaggi sui vetri appannati, lascio bigliettini, faccio telefonate lunghissime e piene di progetti e di cose belle, stilo menù impossibili, non so nemmeno quanti saremo, e che importa, alla fine.

Amo i miei giorni luccicanti,  sono una delle cose su cui posso contare, oltre a me, alla mia voglia di cose che brillano, di luci intermittenti, di lustrini e di paillettes.

Mi illumino da sola di queste piccole gioie inutili ma preziose, non c'è angolo di questa casa che non abbia una candela, una pallina, un rametto di pino.

Felice di essere così, oggi, vanesia e brillante, un pò oca e molto incosciente, il buio è sempre in agguato ma si combatte, nessun buio al mondo mai resiste agli attacchi di sorrisi grossi così e canzoni urlate la mattina presto, sono il Generale dell'esercito dei Brilli, ho un piano perfetto per sconfiggere la malinconia, guarire la tosse e imparare a sognare.

Tornare, a sognare.

05 dicembre, 2014

Lento Natale.

Forse, un pochino occorrerà sforzarsi.
A me, Natale piace.
Non i giorni immediatamente prima, pieni di affanni, pieni di gente che corre, che si danna e si lamenta. Non è questo, il mio Natale.

A me, piace il Natale lento quello che dici BehC'èAncoraTempo, e che fai una lista delle cose da fare, dacchè da qualche anno in qua, ti punge vaghezza di farli da sola, i regali di Natale, siano essi maglioni complicatissimi, sciarpe e calzettoni per figlioli recalcitranti e bellissimi, scialli per Principesse Psichedeliche, cose del genere.

IL LentoNatale è quello che comincia nel week end dell'Immacolata, e cioè questo qui.

Che ti fa cercare le scatole delle palline, comprare autostrade di tulle, e quest'anno sarà rosso, è deciso, che ti fa guardare la gonna coi lustrini  e già pensa a quale festa la metterai,  che ti fa sgombrare il lato del divano dove stazionerà l'albero, quest'anno a grande richiesta l'AlberoZen tornerà a far bella mostra di sè coi suoi rami secchi, pochi addobbi e tante luci. Mi piace pensare che venga da Spargi, ma potrebbe venire anche da Budelli, per dire. E' lì vicino che l'ho trovato, ed è da lì che l'ho portato a casa, fin qui, in continente.

Il LentoNatale si srotolerà con grazia, con qualche piccolo accorgimento, con qualche minimo trucco per non scivolare, suole di gomma su ghiaccio, catene sulla neve, maglioni pesanti contro il freddo.

Resisterò.
Agli attacchi di malinconia, alla tristezza sottile e improvvisa, alle volte che mi sembra che la strada sia troppo ghiacciata e non so andare nè avanti nè indietro, come quella volta sugli sci, bloccata dal vento freddo, dalla paura, da un inizio di tempesta e io lì, ferma, a non sapere cosa fare, se scendere o restare, ma restare dove.

Rivoglio giorni belli e normali, voglio un bel sentirmi e un sentirmi bene, rivoglio i miei occhi che ridono e che non ho più, rivoglio dormire senza svegliarmi fino al mattino. Voglio ritrovare la bellezza nelle cose, la piccolissima gioia di un bel buongiorno, di un  bel momento solo per me.

Il LentoNatale mi aiuterà.
Bevo a piccolissimi sorsi questi giorni di ProvaGeneraleDiFelicità, ci soffio sopra come si fa con la cioccolata bollente, e poi passerò col dito sul bordo della tazza per non perderne nemmeno un pochino, nessuno può frapposrsi fra me e il mio stare bene, nessuno è più felice di chi vuol esserlo davvero, dove ho messo i miei occhi che ridono, adesso li trovo.




01 dicembre, 2014

RossoDicembre


Che più rosso non si può.
Ho deciso di farmi piacere questi giorni, ho deciso di avere giorni che mi piacciono, ho deciso di piacermi nei giorni che ho.

E' bello quando inizia dicembre, è un mese pieno di luce e di cose belle, è un mese dove è proprio vietato avere il muso, fare questioni di principio, essere noiosi.

Ho deciso che il mio dicembre sarà rossissimo, rosso è il colore delle feste e di feste, a partire da oggi, ce n'è una ogni giorno.
E se non c'è, me la invento.

Una specie di Calendario dell'Avvento personale, ogni giorno una cosa bella, ogni giorno un bel pensiero, un bel sorriso, un NonImporta quando serve, un NonM'Importa che non è la stessa cosa.

Rosso, quindi
E rosso sarà l'albero di Natale, che è al vaglio del Comitato Addobbi Natalizi di questa casa, che è composto da una sola persona, che sono io.
E rossa sarà la tovaglia di oggi.
E rosse anche le lenzuola, già che ci sono.
E rossa la tisana della sera, quella prima di dormire, che è bello soffiarci sopra e pensare a domani.
                                                       ph. www.bakingmagique.com

Rosso sarà questo dicembre.
E una marea di cose da fare. Tutte bellissime.
Le Luci d'Artista che mi aspettano a Torino, tante feste e tanta ggente, e le feste di qui, i ritorni in questa casa che quest'anno hanno un sapore diverso, li coloriamo di rosso che è il colore della festa, del calore, del CheBelloCheSeiQui.

Rosso, un vestito scintillante, una gonna cortissima e ballerine per volare, e tacchi impossibili per guardare le cose da un'altra prospettiva, rosso come il rossetto più sfacciato, rosso come la sciarpa rossa che luccica anche con la nebbia, rosso, che magari mi taglio i capelli, rosso come il fuoco del camino, come i nastri dei regali.


Sarà un bel dicembre.
Sarà buono con me.
La sarò con lui.
La sono sempre stata.


03 gennaio, 2014

Oro.

Diciamo che non ne ho avuto il tempo.
I regali da scartare, le briciole del panettone, c'è sempre qualcuno che scarta l'uvetta e i canditi.
E poi abbracci e baci e divani pieni zeppi di persone, quelle tue, quelle che hai dentro, appiccicate addosso.
E poi bigliettini e candele e neve, quanta neve, soffice, intatta e bellissima e menootto e menosette, l'annocheverrà, e gli amici di sempre, quelli veri, quelli belli, quelli che ci cucini insieme e gli rifai il letto, mentre ci sei, e ci ridi così tanto che ti vengono le lacrime ogni volta. 

Non ho avuto tempo.
Di pensare a quello che si pensa di solito, i primi giorni di gennaio, che cosa farò, che cosa faremo, che cosa vorrei, chissà.
Non ne ho avuto il tempo, lo trovo ora.

Non ho grandi desideri, in effetti, e forse è la prima volta.
Duemilaquattordici cosa voglio da te.
un bel niente, mi vien da dire.
Niente che non siano le cose che ho qui, le persone che amo, niente che non siano le mie passioni, le mie idee i cinquecento progetti che ho.
Voglio il tempo.
per fare le cose che mi piace fare, per scrivere, leggere, imparare tutte le cose che mi piace imparare e sono così tante.
Voglio la forza.
per altri dodici mesi di cose, che non sono sempre di pizzi e trine, anzi, non lo sono quasi mai, ma che ho imparato a gestire al meglio, a farmi un pò scivolare addosso le cose, con una filosofia fatta in casa, tirata a mano come la sfoglia, al mattarello. Le cose della vita pizzi e trine lo sono raramente, ma ci vuole un attimo a trasformarle. Ecco.
Voglio la ragione.
Non averla, ma usarla. Qualche volta, non sempre.
Voglio la leggerezza e la melodia, voglio pomeriggi pieni di cose normali, voglio la radio bassa la mattina presto in cucina, le finestre spalancate sul pratino sfatto dall'inverno, voglio un cestino di profumi di casa, le mele, la cannella, la legna bruciata,  la lavanda dentro al gufo, il thè che sa di bosco.

E voglio il cuore, il sentimento, i pensieri che penso prima di dormire, le poesie di Fosca sul comodino, voglio chiacchiere leggere, voglio vicino le persone che scelgo, che piacciono a me, che sono come me, vicine, simili, non proprio uguali ma quasi.. E' il segreto della felicità.
 voglio un anno pieno di cose semplici e bianche, non ho bisogno d'altro, non voglio altro, solo questo.

Preziose per me son le cose che voglio.
Voglio il bianco della neve, bianco come il tavolo grande, bianco come il litro di latte che scaldo al mattino quando siamo tutti, bianco come l'anima quando l'anima è bianca, bianco come il cielo certe mattine di gelo, bianco come la nebbia che mi ostino ad amare, bianco come un foglio vuoto, da riempire, un disegno, una faccia o mille parole, per inventare una storia, ne invento una adesso, subito, così, La Storia del Bianco Diventato Oro.
Voilà.
Buon anno.
Bianco, oro, o tutt'e due.








23 dicembre, 2013

I giorni prima di Natale.

Che belli sono.
Cioè, dipende.
I giorni prima di Natale sono quelli che prepari tutto, che ti svegli presto per stirare quei millecinquecento tovaglioli che serviranno, che sono quelli rossi e a disegnini, quelli che hai trovato al mercato e che staranno un amore con la tovaglia bianca e le lucine e i melograni da centrotavola.

I giorni prima di Natale sono pienissimi di cose da fare, ma tu devi knittare a velocità supersonica un maglione a trecce azzurro polvere e incartarlo con la carta da pacco e lo spago e metterci un cuoricino di legno e scriverci a pennarello Enrico, che tutti gli altri li hai già fatti e sono già lì e questo è l'ultimo e ce la farai, ti manca una manica ma ormai è fatta. Gli piacerà.

I giorni prima di Natale sono quelli delle pulizie mondiali, compreso il dannato lampadario della cucina, di quelli che pulirli è un delirio vero, tutto gocce e cristalli e riflessi, che se c'è una macchiolina invisibile si vede subito, qualcuno giura di aver visto nei giorni scorsi pure una ragnatelina impercettibile, rimossa velocemente e al suo posto una ghirlanda di cuori e fragole ricevuta in dono. Si sa, le ghirlande di cuori e fragole sono fatte apposta per correre in soccorso di casalinghe assurde che non c'hanno sbatti di pulire il lampadario. Non alla perfezione, almeno.
I giorni prima di Natale sono quelli che ti vengono in mente tante cose, tradizioni di una famiglia disintegrata, la sera delle 7 cene, che è stasera, dove si devono mangiare 7 cose, chissà perchè. L'insalata russa di mia nonna, gli zii di Genova in visita che dormivano in salone, l'albero di Natale vero e profumato che veniva poi piantato nel giardino, in quel praticino perfetto di erba piccola e muschio, mia mamma lo chiamava così, praticino, alberino, usa sempre i diminutivi, mia mamma.

I giorni prima di Natale sono quelli che ti prende a tratti una malinconia piccola, che sembra nascosta dalle palline rosse e invece ogni tanto eccola lì, ti prende quando non sai, mentre sei lì a guardare una tazza buffa da regalare a non sai chi, davanti a una vetrina dove compreresti tutto, mentre guardi gli astici rassegnati al banco del pesce.

La malinconia di Natale, ho scoperto, si combatte con gli abbracci.
Quelli veri, delle persone che sono vicine a te tutto l'anno e di più a Natale, di quelle che non hanno bisogno di tante menate, di quelle che sanno e lo sanno bene, di quelle che sono nel posto giusto al momento giusto, sempre, e a Natale sono sempre al loro posto, che è quello più prossimo, più vicino a te.

Gli abbracci di Natale sono quelli che ti fanno dire che bei giorni questi qui, che ti fanno pensare che hai voglia di festa e di luccichii e di un vestito rosso e di ballerine dorate, di cose belle e di pacchettini, non da scartare ma da far trovare, inaspettati, sorprese lucide, le migliori, le più luminose.


Abbracciate molto, questo Natale.
E' l'unico modo che si ha per cambiare le cose, per farne capire altre, per scacciarne altre ancora.

Sarà un bel Natale rosso e brillante, semplice e bellissimo, il lampadario non sarà pulitissimo, la tovaglia non sarà stiratissima, ma auguro a tutti le cose più belle, un pacchettino minuscolo e praticini di muschio con alberi veri, ritorni a casa, vestiti rossi, ballerine dorate e un cuore che balla.



11 dicembre, 2013

Simple Christmas.

Così sei una blogger?
già.
e da quando?
Beh, da quasi 8 anni. ( ussignur, 8 anni a marzo. Il mio blog va in terza elementare)
E cosa scrivi?
Bella domanda. Di tutto, Di me, principalmente, e poi di figli, casa, animali, cose...
Ah
Cosa vuol dire, AH.
Ah ma...quindi fai anche dei tutorial?
Uhm no. In realtà no.
Eh beh, che blog è il tuo, se non ha almeno un tutorial?


Ladies and gentlemen....il primo tutorial di Fragole Infinite.
Lo chiameremo Simple Christmas.
Oppure Acqua Calda, perchè non è proprio niente di speciale.

Occorrente.
3 vasi di vetro recuperati  (marmellata, nutella ecc)
mezza scatola di sale grosso da cucina.
3 candeline piccole (tea light)
un tubetto di brillantini
un bel nastrino rosso o a quadrettini o come vi piace
adesivi a cuoricino brillantinosi di Tiger ( al quale, non è mistero, son pesantemente rimasta sotto)

Esecuzione.
* Lavare benissimo, ma benissimo eh? i vasetti di vetro.
* Asciugarli alla perfezione.
* Versare sul fondo di ogni vasetto 3/4 cucchiai di sale grosso.
* Scuotere un pò affinchè non ci siano montagnette e/o buchi e/o pasticci
* Spargere con grazia una quantità ragionevole di brillantini, non troppi. Il sale grosso luccica già da solo, lo sapevate? e mettendone poco si scongiura l'effetto Natale con Moira degli Elefanti.
* Posizionare con delicatezza la candelina sullo strato di sale.
* Legare il nastrino all'imboccatura del vasetto. Se non ne vuole sapere di stare al suo posto, potete fare uno zip di colla a caldo o di colla UHU.
* Se avete a portata di mano un Tiger sappiate che vi sono vicina, e che mai mi capita di passare per di lì e di non entrare, così, giusto per fare un giretto e poi uscire con una quantità di cose meravigliose: la felicità, qualche volta, è uno scotch brillantinato a euro 2. O uno strofinaccio coi cuoricini, per dire.
Comunque, se avete sottomano un Tiger, recatevi colà ed acquistate alla modica cifra di euro 3 un sacchettino di cuoricini glitterati, adesivi, perfetti per ogni occasione, in sovrappiù a Natale. Cionondimeno. E anche quantunque, che non ci facciamo mancare niente.
* Incollate il cuoricino, possibilmente dritto, sul vostro vasetto.
Esecuzione terminata.

Posizionate i vasetti così apparecchiati in un luogo buio della casa, un davanzale magari, o sul camino.
I bagliori delle tea lights, soprattutto in queste sere di nebbia, daranno alla vostra casa un aspetto romantico e fascinoso.
Se non vi riesce di accendere le candeline e siete momentaneamente sprovvisti di lanciafiamme, basterà accendere le candele con uno spaghetto crudo, ma acceso. Genio eh?

bene, adesso anche le Fragole hanno il loro tutorial.
Bah.
Che significa Bah.
Sto pensando al nome.
e quindi?
Era meglio Acqua Calda.

Certe genti, l'arte proprio non la capiscono.

07 dicembre, 2013

La tovaglia.

Ci sono dei posti, in tutte le case, che si aprono una volta all'anno.
Per trovare il materassino, per i vestiti di carnevale, per le tovaglie di Natale.
Ecco.
Come molti, entro nel mood natalizio solo con il week end dell'Immacolata. Non prima. Ed è per questo che da ieri la mia casa è in assetto di guerra, con scatole, scatoloni e fili e luci e palline e cose.
In realtà, questa condizione tocca solo me, nonostante i numerosi abitanti di questa casa, che reputano uno sbatti mai visto occuparsi degli addobbi di casa, ma alla fine mi va bene, faccio quello che mi va, dove mi va e quando mi va, senza dover discutere dove come e di che colore.
Stamattina m'è punta vaghezza di iniziare a utilizzare le tovaglie di Natale, in quale casa non ve n'è almeno una.
Così, ho aperto il baule.

Dentro, piegata nemmeno benissimo, un bel pò di biancheria.
Tende di altre case, tende a quadretti azzurre delle stanze dei bambini, i paracolpi dei lettini e della culla, tende con gli orsi, tende del bagno con papere sotto la doccia. E tovaglie.

Ho trovato una tovaglia che non ricordavo, di un rosa un pò stinto, devo averla messa in candeggina per togliere delle macchie di frutta, pesca, forse, che non ne volevano sapere di venire via, e non che la sia adesso ma di certo all'epoca non che fossi un'esperta di macchie e lavaggi e candeggi.
La tovaglia rosa con le scritte in francese l'avevo comprata non ricordo dove, ma ricordo benissimo il periodo, la casa col glicine e i tigli, la ghiaia fine e le panchine di pietra.
In quella casa, i miei figli maschi ci sono nati, il più piccolo ha imparato a camminare in quel corridoio lunghissimo a piastrelle bianche e nere, ci sono stati una serie infinita di compleanni e feste di carnevale e capodanni e Natali, un battesimo anche.
La tovaglia rosa, stinta e mal stirata, mi ha riportato pensieri dolcissimi e struggenti, di quando ho fatto la nutella con le nocciole, di quella volta che non so chi di loro aveva avuto la febbre a 41, di quando Pietro a tre anni aveva infilato la testa nella balaustra di cemento e non usciva più, di quella sera coi tuoni che mio marito arrivò con un cane.
La tovaglia rosa mi ha seguito in ogni casa che ho cambiato, ma non è più stata usata, chissà perchè. Passata di moda, forse, fuori misura per il tavolo di adesso, dimenticata in un baule giallino che si apre una volta all'anno.
Eppure, mi ha ricordato cose che credevo perse, che credevo lasciate là, nella cucina verde di quella casa così bella e grande, dove sono stata felice come mai nella mia vita, mamma nuovissima di una nidiata di figlioli, mani appiccicose sui muri immacolati, la varicella, quella punizione esemplare per essere usciti dal cancello, le rotoballe e lo Schiavo Morente in corridoio, spesso con una freccia a ventosa piantata da qualche parte.

Ci sono cose che ti porti dietro, che non trovi per un pò e poi eccole lì, all'improvviso, a dirti cose che già sai ma che fa bene sentirsi raccontare di nuovo, non è così anche con le favole?

La tovaglia rosa racconta un pò di me, ha con sè un pò della storia di questa famiglia così forte e bellissima, la stessa che disegnavo sul diario alle medie, e le sono grata di essersi fatta trovare in un periodo come questo, dove qualche volta ho vacillato, dove qualche volta mi sono sentita smarrita e senza soluzioni, salvo poi trovarle tutte nei sorrisi dei miei figli, di quei bambini biondi che su questa tovaglia ci hanno anche colorato coi pennarelli indelebili e ci hanno sbrodolato la pesca e mangiato il gelato.
Le macchie restano, a ricordare le cose di una vita, i momenti che nessuno ti porterà via.
Mai macchie mi sono sembrate più belle, mai tovaglia più elegante di questa, stinta, stirata male, fuori moda e fuori misura.

I miei bambini, bambini non sono più.
Non sono più in quella casa e il mio cane non si chiama più Pluto.
Io, nonostante tutto, sono sempre la stessa.



04 gennaio, 2013

Gli Sgòccioli.

Non amo i modi di dire, Si Stava Meglio Quando si Stava Peggio, Questa Casa Non è un Albergo, Piove Governo Ladro e cose del genere. Non li uso, non fanno parte di me, anche se in fila alla posta o dal medico o in treno, ho modo di aggiungerne sempre di nuovi al mio personalissimo Compendio Degli Orrori, volume che racchiude tutte le ovvietà e le frasi fatte che ho giurato di non usare mai, volume che peraltro sta vicino a Filosofia di Una Mondina, che invece è un volume che consulto spesso e che contiene tutte le perle di saggezza di mia nonna Teresa, che ho fatto mie e che tramando con orgoglio alla mia FigliolaCapelliFuscsia e che condivido spesso con le mie Amiche.

Ciò detto, siamo agli sgòccioli.

Stanno per finire i giorni di vacanze d'inverno, i giorni dove tutti i piani di questa casa sono abitati, occupati e disordinati, i giorni in cui si sparecchia un giorno sì e un giorno no, i giorni di festa, di luccichii, di nastrini dorati arrotolati con cura e riposti nel CassettoDelTutto, di biglietti d'auguri disposti in fila sul camino, delle tende di stelle alle finestre.

Solitamente, gli ultimi giorni di vacanza sono quelli in cui non è cambiato quasi nulla, ma l'unico pensiero che ti suggerisce la vista dell'albero di Natale, sia esso zen o ridondante di palline e pupazzi di neve sia lo sbattimento (!) che si dovrà avere nel disfarlo, così pure la rimozione di tutti gli orpelli, gnomi, babbinatale, minuscoli presepini di terracotta, candele rosse e lucine nei barattoli di cui è disseminata la casa, perfino il bagno, perfino la scala. Tempo ci sarà.

Anche la dispensa si presenta nel suo assetto post natalizio, con avanzi di ogni genere di dolciumi, e sacchetti trasparenti con panettoni sbriciolati e pandori già affettati e stra glassati, lo zucchero a velo che appena messo è una romantica nevicata di dolcezza, dopo qualche giorno inzàcchera senza pietà la superficie del pandoro medesimo, trasformandosi in una crosta come tumefatta dal colore incerto.

Si organizzano le prime partenze, ci sarà da stirare per ore, ore ed ore ma non facciamola troppo lunga, in fondo ci si è baloccati abbastanza. Anche se, l'idea di godermi appieno gli ultimi giorni di queste vacanze mi stuzzica e mi stuzzica parecchio. Si era detto o no, che si riprendeva conoscenza del mondo reale solo dopo il 7 gennaio? Si era detto o no che erano giorni preziosi e come tali andavano trattati, con sapiente indolenza e ozio convulso, quello che ben conoscono le mie Amiche, quelle che in un paio d'ore ti fanno una sciarpa di un chilometro, quelle che ti progettano on demand un copriteiera lace, quelle che testano il Twist per Cuore di Maglia in un pomeriggio con un occhio alla preparazione di cene sontuose per 12 commensali.

Vivrò questi sgòccioli come se fossero biscotti, anzi, dovrò dirlo alla Ortilla, di inventare un biscotto che si chiama Sgòcciolo e di regalarlo a chi le sta simpatico per festeggiare la quasi fine delle vacanze.

Perciò, mi accingo ad organizzare il mio venerdì di lento stiro, di lento riordino, di lento, lentissimo ritorno alla realtà. 
Facciano lo stesso le Genti Strane come me, quelli che sanno bene il segreto della felicità, quelli che non si lasciano catturare, forse inseguire, pedinare, rincorrere ma catturare mai, quelli che non usano i modi di dire, quelli che non la fanno tanto lunga, quelli che sono sinceri, quelli che l'invidia non sanno nemmeno cosa sia, quelli semplici.

Fuori, un sole timido e un cielo quasi celeste.
Dentro, briciole e caffelatte, doni scartati sotto l'albero zen,  luccichii ostinati ma ancora bellissimi.
Mica male questi sgòccioli.

25 dicembre, 2012

Close for Christmas.

Nel tardo pomeriggio del venticinque dicembre, l'unica cosa che ti viene è la nausea.

Nausea da cibo, che le insalaterusse e i vitellitonnati e i filettuccicastelli che hai cucinato e preparato con cura escono dagli occhi di tutti i commensali, abitanti di questa casa. 
Nausea di dolci, di quelli semplici e sempre di grande effetto preparati dalla PrinciDelizia, coi pirrottini con babbonatale perchè si capisca che li ha proprio fatti per oggi, però adesso basta, nemmeno il panettone ce l'ha più fatta a ingolosire nessuno e si  stati salvati da una tisana alla menta, di una leggerezza corroborante, una carezza calda, dopo Il Talento di Mr. Ripley visto per la centesima volta, tutti insieme, perchè qualcuno si era perso un pezzo, chi l'inizio, che la metà, chi non ha aveva capito e allora massì, rivediamolo, quasi lo so a memoria.
Oggi ci si è sdilinquiti a twittare passo dopo passo il proprio Natale, la preparazione dei manicaretti, le tavole apparecchiate, rosse, bianche, oro total look, l'eccellenza della mise en place. E  poi l'apertura dei regali, le carte stracce, i nastrini strappati, 
Nausea, anche qui, di tovaglioli rossi piegati ad arte, di segnaposti a fiocco di neve, di renne e di slitte.
Ma Ci Sta, direbbero i miei figli, in un' espressione che abiuro e rinnego, e che mi fa inorridire ogni volta, ma che in questo momento non ne trovo una meglio e allora, ci sta, ci sta pure questa.
Bene.
Ora è finito o quasi.

Mi son fatta prendere dal turbine natalizio e adesso che ne siamo quasi fuori dire che non mi manca, non mi manca affatto.
Si aspetta un altro pezzo di famiglia in serata, anche io ho twittato la mia twittavola, con i piatti del servizio bello, come si faceva una volta. Mi aspettano giorni calmi e sereni, pieni delle persone che amo e di  bei pensieri, come piccoli baci leggeri.

Non che sparisca, certo che no, solo mi distacco un pochino, prendo fiato, farò tardi la notte per leggere e dormirò molto la mattina, finirò altri guantini, il vero must di questo Natale, cucinerò per reggimenti e finiremo avanzi con amici, o da soli, in cucina, a chiacchierare, a badare al camino, a guardarci dentro, i pensieri del camino sono i pensieri più belli, il fuoco è calore ed energia, e incanta e ipnotizza, mi piace da matti guardare nel fuoco, penso tremila cose e nessuna in particolare.

La Fragole, dorate per Natale, di prendono qualche giorno di lento stare, di quiete accesa e di festa sommessa, desiderata, meritata. Regalata.

Grazie per il regalo di leggermi ogni giorno, grazie dell cose bellissime che mi scrivete, grazie di essere così tanti, ma tanti davvero.

Vi regalo un buon Natale, che a quest'ora è uno degli ultimi che sentirete. Non per questo meno affettuoso, meno prezioso, meno lucente. 

Laura.


Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...