Non amo i modi di dire, Si Stava Meglio Quando si Stava Peggio, Questa Casa Non è un Albergo, Piove Governo Ladro e cose del genere. Non li uso, non fanno parte di me, anche se in fila alla posta o dal medico o in treno, ho modo di aggiungerne sempre di nuovi al mio personalissimo Compendio Degli Orrori, volume che racchiude tutte le ovvietà e le frasi fatte che ho giurato di non usare mai, volume che peraltro sta vicino a Filosofia di Una Mondina, che invece è un volume che consulto spesso e che contiene tutte le perle di saggezza di mia nonna Teresa, che ho fatto mie e che tramando con orgoglio alla mia FigliolaCapelliFuscsia e che condivido spesso con le mie Amiche.
Ciò detto, siamo agli sgòccioli.
Stanno per finire i giorni di vacanze d'inverno, i giorni dove tutti i piani di questa casa sono abitati, occupati e disordinati, i giorni in cui si sparecchia un giorno sì e un giorno no, i giorni di festa, di luccichii, di nastrini dorati arrotolati con cura e riposti nel CassettoDelTutto, di biglietti d'auguri disposti in fila sul camino, delle tende di stelle alle finestre.
Solitamente, gli ultimi giorni di vacanza sono quelli in cui non è cambiato quasi nulla, ma l'unico pensiero che ti suggerisce la vista dell'albero di Natale, sia esso zen o ridondante di palline e pupazzi di neve sia lo sbattimento (!) che si dovrà avere nel disfarlo, così pure la rimozione di tutti gli orpelli, gnomi, babbinatale, minuscoli presepini di terracotta, candele rosse e lucine nei barattoli di cui è disseminata la casa, perfino il bagno, perfino la scala. Tempo ci sarà.
Anche la dispensa si presenta nel suo assetto post natalizio, con avanzi di ogni genere di dolciumi, e sacchetti trasparenti con panettoni sbriciolati e pandori già affettati e stra glassati, lo zucchero a velo che appena messo è una romantica nevicata di dolcezza, dopo qualche giorno inzàcchera senza pietà la superficie del pandoro medesimo, trasformandosi in una crosta come tumefatta dal colore incerto.
Si organizzano le prime partenze, ci sarà da stirare per ore, ore ed ore ma non facciamola troppo lunga, in fondo ci si è baloccati abbastanza. Anche se, l'idea di godermi appieno gli ultimi giorni di queste vacanze mi stuzzica e mi stuzzica parecchio. Si era detto o no, che si riprendeva conoscenza del mondo reale solo dopo il 7 gennaio? Si era detto o no che erano giorni preziosi e come tali andavano trattati, con sapiente indolenza e ozio convulso, quello che ben conoscono le mie Amiche, quelle che in un paio d'ore ti fanno una sciarpa di un chilometro, quelle che ti progettano on demand un copriteiera lace, quelle che testano il Twist per Cuore di Maglia in un pomeriggio con un occhio alla preparazione di cene sontuose per 12 commensali.
Vivrò questi sgòccioli come se fossero biscotti, anzi, dovrò dirlo alla Ortilla, di inventare un biscotto che si chiama Sgòcciolo e di regalarlo a chi le sta simpatico per festeggiare la quasi fine delle vacanze.
Perciò, mi accingo ad organizzare il mio venerdì di lento stiro, di lento riordino, di lento, lentissimo ritorno alla realtà.
Facciano lo stesso le Genti Strane come me, quelli che sanno bene il segreto della felicità, quelli che non si lasciano catturare, forse inseguire, pedinare, rincorrere ma catturare mai, quelli che non usano i modi di dire, quelli che non la fanno tanto lunga, quelli che sono sinceri, quelli che l'invidia non sanno nemmeno cosa sia, quelli semplici.
Fuori, un sole timido e un cielo quasi celeste.
Dentro, briciole e caffelatte, doni scartati sotto l'albero zen, luccichii ostinati ma ancora bellissimi.
Mica male questi sgòccioli.
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