31 dicembre, 2014

La Leggenda del Saggio Pettirosso.

Che strana casa era quella.
Col grande terrazzo, con le sedie colorate, fiori d'estate e piante intirizzite d'inverno, e quell'andirivieni di cani e micini, e gattoni e figlioli di ogni foggia.
E lei.
Lei che faceva colazione in pigiama guardando fuori, il Pratino e il Lillà, lei che non dimenticava mai, nemmeno negli inverni più gelidi, di lasciare bricioline e mangimi veri, quelli comprati in negozio, per uccellini fighissimi.

Che strana mattina fu quella.
Era stata una notte freddissima, il termometro era andato molto più che sottozero, e se ne vedevano le tracce, la brina forte, le foglie della Regia Salvia piegate su loro stesse, come ad abbracciarsi fra loro dicendosi brrrrr.

Federico il Pettirosso amava quel terrazzo e quella casa, e quella strana donna che sfamava colonie di uccellini. Ad ogni inverno, Federico si ricordava di lei e dei suoi semini, e le faceva visita, becchettando le bricioline non prima di essersi guardato attorno, guardingo e fiero, come solo i pettirossi furbissimi sanno fare.

La vide.
Era una mattina strana, di quasi festa, di fine imminente, di grandi speranze e grandi rimpianti, di gran voglia di liberarsi di tutto, come di un fardello ingombrante, come del sacchetto dell'umido, il più in fretta che si può.
Guardava fuori, come al solito, persa nei suoi pensieri, ai figlioli sparsi sù e giù per lo Stivale, al suo Sposo che presto sarebbe stato ben oltre lo Stivale, col sole, le dune, l'oceano. Lontano.

Federico si avvicinò alla finestra. Gatti non se ne vedevano. Prese il coraggio a due zampine e le parlò.
- A che pensi.
- A niente, gli rispose, nemmeno tanto stupita della domanda.
- Non si può non pensare a niente, anche i pettirossi lo sanno.
- Beh, allora penso...penso...penso a questo anno che và via e che non vedo l'ora che se ne vada sul serio e per sempre.
- Come mai.
- Non salvo nulla di questi mesi, o pochissime cose, così poche che stanno tutte in uno scatola, nemmeno tanto grande, che puoi tenere agevolmente anche sul comodino, per dire.

Federico il Pettirosso la guardò meglio.
Nel gelo del terrazzo, aveva voglia di capire il perchè di tante cose, sapere una volta per tutte che direzione prendevano i pensieri di lei,  quando volavano al di là del Pratino. Qualcuno si piantava subito,  oltre la siepe, appena dopo le robinie, Altri invece, gli capitava di incontrarli nelle sue traiettorie di uccellino, durante i suoi voli lì vicino, nelle lezioni di volo ai suoi piccoli, nelle gite la domenica, con sua moglie, l'Evelina.

Federico il Pettirosso era un pettirosso curioso.
Ma voleva bene a quella donna strana, che aveva sentito spesso ridere di gusto e qualche volta piangere in silenzio, la mattina presto, quando nessuno degli abitanti della casa la potesse in qualche modo scorgere.
- E' stato davvero un anno così brutto?
Lei lo guardò. 
E gli avrebbe anche risposto, se solo ne avesse avuto il tempo.
Così, le disse.
- La mia famiglia ed io abitiamo sull'Acero nel Prato Grande, e da anni ci sfamiamo nel tuo terrazzo, e da anni guardiamo l'avvicendarsi delle cose, le volte che ridi e le volte che no, le volte che sei contenta e balli in cucina, e le volte che sei ferma immobile, e guardi lontano e nessuno di noi, nemmeno l'Evelina, capisce mai cosa ti succede. Per questo, voliamo bassi e saltiamo sui rami, sempre più vicini, per vedere se magari riusciamo a farti pensare ad altro per un pò. Vederti triste non ci piace.
Lei sorrise.
Federico continuò.
- Vogliamo vederti sempre così, come sei oggi. Magari non in pigiama, ma che ridi, magari con un bel rossetto e non con la faccia slavata del primo quarto d'ora dopo la sveglia, ma che ridi, che sai e che ridi, che ci pensi e che ridi, che hai pensieri, sì, ma che ci ridi sù, E dimentica i giorni duri dell'anno vecchio, è quasi andato, lo vedi.
C'è un anno nuovissimo che sta atterrando da qualche parte, fatti trovare carina e in ordine, come diceva tua nonna.
L'anno che verrà sarà luminoso e chiaro, avrà con sè cose belle che non ti so raccontare ora, ma sono sicuro che ti piaceranno. E se magari non ti piaceranno tanto, so già che troverai comunque e sempre, il modo per colorarle un pò, per farle più belle di come sono in vero.

Lei sorrise di nuovo.
Era vero.
Quell'anno andava via ed lei era pronta a quello nuovo, con una bella forza, con una gran voglia di fare tante cose, di tornare a sognare, a giocare, a ridere forte, a cantare piano ma più spesso.
A stare bene.

Quel giorno, accanto al pane e ai semi fighissimi, qualche briciola di panettone e un pò di uvetta.
Dopotutto, era festa anche per loro.

Federico becchettò veloce e volò via.

Le sembrò di averlo visto sorridere con lei.



23 dicembre, 2014

CiaoNatale.

Il mio Natale è rosso.
Rosso come la festa, rosso come il cielo qualche volta, al tramonto.
Rosso come le matite di velluto che compro a manciate da Tiger.
Rosso come l'agenda nuova, che non vedo l'ora di iniziare, anzi, l'ho iniziata già e ci ho scritto un pezzo di una canzone, come le quindicenni, come le sceme, ma mi sembrava il modo migliore per augurarmi di scriverci solo cose belle, lì sopra.

Rosso come la tovaglia che ho ricamato fino a notte fonda, per arrivare in tempo, per farla cucire in tempo. Alla prima macchia, lo so già, mi sentirò male. Ma fa niente.

Rosso come l'amore.
Rosso come il fuoco del camino.
Rosso, come il rossetto delle feste, come gli smalti sberluccichi che mi scambio con mia figlia, rosso e basta. 
Non lo amavo tanto, il rosso.
Quest'anno, mi ha preso secca.

Il mio Natale è pieno di cose.
Pieno di persone, di affetti, di abbracci fino a non farti respirare, quasi, quelli che dentro hanno tutto, MiSeiMancato, MiManchiSempre, MenoMaleCheSeiQui.
Pieno di tortellini, di ragù da primato,  di tovaglioli piegati ad alberello, di contare cento volte quanti saremo, di stilare con mia madre liste di cose da fare, come tanti natali fa. Tu Fai Questo, a Quello Penso Io. La felicità.

Pieno di pensieri dolcissimi, pieno di attenzioni apparentemente da nulla, pieno di Amiche che prontivia, si rompono costole così, tanto per fare. 
Pieno di lucine intermittenti, da guardare ipnotizzata senza pensare a nulla, di ghirlande e di pigne raccolte in collina, di candele che sanno di pino vero e di bosco e di vasetti di marmellata ricoperti di stelline.

Il mio Natale è semplice e bellissimo.
Auguro al mondo intero cose belle, che qualcuno disegni cuori sullo specchio del bagno, che ti regali il suo ultimo 1% di batteria, che ti sgridi sorridendo perchè hai fatto casino sul sito, e che intanto ti mandi un sacco di cuoricini, ma un sacco proprio, che ti pensi da lontano ma che ti voglia bene da vicino, che indovini quel che senti senza nemmeno vederti, che pur detestando le canzoni di Natale fa finta di nulla al centesimo JingleBellRock.

E adesso, apro la porta a questo Natale,  alla mia famiglia, ai miei amori che ho tutti qui, in un delirio di letti e lenzuola, e tombole e baci e film e regali e dolcetti e cuccioli e bellezza.

Apro la porta.
Ciao Natale
Ti stavo aspettando
Tanti auguri anche a me.



17 dicembre, 2014

Alci, tenerezze, ritorni e sorpese.


Sono stata brava.
Ho fatto proprio bene,
Complimentoni a me.
A farmi catturare dalle luci e dall'agrifoglio, a tuffarmi, di testa proprio, dentro a questi bei giorni di cose belle, di piccole felicità, di contentezze spicciole, di centesimi di allegria, di belle sensazioni.

Sono momenti belli che raccolgo, che tengo lì,  figurine di un album sgualcito ma meraviglioso, reso spesso dalla colla, ci mettevo tonnellate di Coccoina, io, nelle figurine, non tanto perchè servisse, quanto perchè mi piaceva l'odore.
Credo di essere stata un pò dipendente dalla Coccoina, ancora non sono chiare le tracce che ha lasciato in me, sniffare colla a 7 anni non è che sia una bella cosa per nessuno, però la Coccoina è così buona. Ancora la sniffo, ogni tanto, al supermercato.
Son ben strana, lo so.

Sono giorni che mi faccio un regalo al giorno, che parlo sgrammaticata ma che rendo l'idea, che mi fermo davanti al cancello di Palazzo Reale col naso all'insù a guardare la meraviglia che ho intorno, dentro, vicino non proprio vicino ma lì, e mi sento così bene che rido come una scema, da sola, a Torino.


Ho mille cose ancora da fare, la maglia con l'alce per il Figliolo Grande aspetta di essere supervisionata dall'Amica Afef, che mi farà un corso privato, così, al volo.


Mi meraviglio del mio stare, mi meraviglio delle cose che ho, mi meraviglio perfino di me.

Raccolgo i miei giorni belli e ne faccio una collezione, spero di completare presto un nuovo album, e un altro e un altro ancora, non chiedo poi molto, solo non sentirmi più pesi sul cuore, non avere gli occhi pesti, tristi e lontani, non sentirmi sempre come sul punto di andare in mille pezzi, di cadere giù, di scivolare fino in fondo a un burrone, di volare giù da una cascata improvvisa, che non ti aspetti, proprio lì dove prima c'era un lago placido.

Così è la mia attesa del Natale, il mio personalissimo Calendario dell'Avvento.
Ogni giorno, un regalo.
Oggi, un barattolino di Coccoina.

Ho tante cose, ancora, da incollare.




09 dicembre, 2014

Luccica.

Ne sto mettendo ovunque.
E' tutto un luccicare, un brillare, uno sfavillare.
Ho ricoperto vasi di vetro e terracotta, giro armata, con la pistola della colla a caldo, individuo la mia preda e giù di brilli.
Ho illuminato l'illuminabile, fatto magheggi impossibili con prese e prolunghe, tende di stelle e luci da esterno.
Ho riesumato vecchi fili argentati dell'albero, inutilizzati da un bel pò, e con essì ho avvolto vasetti e vasoni.
Più che una casa, il Circo Orfei.

Nell'armadio, ho cercato le cose più lucenti, e le ho impilate per bene, sono belle anche solo da guardare, si mettono solo in questo periodo dell'anno, quando nessuno fa caso se sei agghindata da Holiday on Ice, dopotutto, è festa tutti i giorni.

Voglio che sia così.
Mi piace, e sia.

Voglio che sia tutto sfavillante e luccichi, voglio solo brillantini e glitter, almeno per un pò, fino a quando non ne avrò la nausea.

Voglio che tutto brilli, voglio la luce, nonostante la tempesta di vento e di acqua che si è abbattuta questa mattina sulla collina, voglio che ogni cosa sia illuminata.
E io, con lei.

Mi tuffo con incoscienza in questi giorni di attesa e meraviglia, mi preparo al niente, probabilmente, ma non importa, non sarà la meta ma il viaggio, ne faccio una filosofia di vita, ancora una volta.

Perciò, mi diverto, gioco, ballo Greygoose in accappatoio con mia figlia, scrivo messaggi sui vetri appannati, lascio bigliettini, faccio telefonate lunghissime e piene di progetti e di cose belle, stilo menù impossibili, non so nemmeno quanti saremo, e che importa, alla fine.

Amo i miei giorni luccicanti,  sono una delle cose su cui posso contare, oltre a me, alla mia voglia di cose che brillano, di luci intermittenti, di lustrini e di paillettes.

Mi illumino da sola di queste piccole gioie inutili ma preziose, non c'è angolo di questa casa che non abbia una candela, una pallina, un rametto di pino.

Felice di essere così, oggi, vanesia e brillante, un pò oca e molto incosciente, il buio è sempre in agguato ma si combatte, nessun buio al mondo mai resiste agli attacchi di sorrisi grossi così e canzoni urlate la mattina presto, sono il Generale dell'esercito dei Brilli, ho un piano perfetto per sconfiggere la malinconia, guarire la tosse e imparare a sognare.

Tornare, a sognare.

05 dicembre, 2014

Lento Natale.

Forse, un pochino occorrerà sforzarsi.
A me, Natale piace.
Non i giorni immediatamente prima, pieni di affanni, pieni di gente che corre, che si danna e si lamenta. Non è questo, il mio Natale.

A me, piace il Natale lento quello che dici BehC'èAncoraTempo, e che fai una lista delle cose da fare, dacchè da qualche anno in qua, ti punge vaghezza di farli da sola, i regali di Natale, siano essi maglioni complicatissimi, sciarpe e calzettoni per figlioli recalcitranti e bellissimi, scialli per Principesse Psichedeliche, cose del genere.

IL LentoNatale è quello che comincia nel week end dell'Immacolata, e cioè questo qui.

Che ti fa cercare le scatole delle palline, comprare autostrade di tulle, e quest'anno sarà rosso, è deciso, che ti fa guardare la gonna coi lustrini  e già pensa a quale festa la metterai,  che ti fa sgombrare il lato del divano dove stazionerà l'albero, quest'anno a grande richiesta l'AlberoZen tornerà a far bella mostra di sè coi suoi rami secchi, pochi addobbi e tante luci. Mi piace pensare che venga da Spargi, ma potrebbe venire anche da Budelli, per dire. E' lì vicino che l'ho trovato, ed è da lì che l'ho portato a casa, fin qui, in continente.

Il LentoNatale si srotolerà con grazia, con qualche piccolo accorgimento, con qualche minimo trucco per non scivolare, suole di gomma su ghiaccio, catene sulla neve, maglioni pesanti contro il freddo.

Resisterò.
Agli attacchi di malinconia, alla tristezza sottile e improvvisa, alle volte che mi sembra che la strada sia troppo ghiacciata e non so andare nè avanti nè indietro, come quella volta sugli sci, bloccata dal vento freddo, dalla paura, da un inizio di tempesta e io lì, ferma, a non sapere cosa fare, se scendere o restare, ma restare dove.

Rivoglio giorni belli e normali, voglio un bel sentirmi e un sentirmi bene, rivoglio i miei occhi che ridono e che non ho più, rivoglio dormire senza svegliarmi fino al mattino. Voglio ritrovare la bellezza nelle cose, la piccolissima gioia di un bel buongiorno, di un  bel momento solo per me.

Il LentoNatale mi aiuterà.
Bevo a piccolissimi sorsi questi giorni di ProvaGeneraleDiFelicità, ci soffio sopra come si fa con la cioccolata bollente, e poi passerò col dito sul bordo della tazza per non perderne nemmeno un pochino, nessuno può frapposrsi fra me e il mio stare bene, nessuno è più felice di chi vuol esserlo davvero, dove ho messo i miei occhi che ridono, adesso li trovo.




01 dicembre, 2014

RossoDicembre


Che più rosso non si può.
Ho deciso di farmi piacere questi giorni, ho deciso di avere giorni che mi piacciono, ho deciso di piacermi nei giorni che ho.

E' bello quando inizia dicembre, è un mese pieno di luce e di cose belle, è un mese dove è proprio vietato avere il muso, fare questioni di principio, essere noiosi.

Ho deciso che il mio dicembre sarà rossissimo, rosso è il colore delle feste e di feste, a partire da oggi, ce n'è una ogni giorno.
E se non c'è, me la invento.

Una specie di Calendario dell'Avvento personale, ogni giorno una cosa bella, ogni giorno un bel pensiero, un bel sorriso, un NonImporta quando serve, un NonM'Importa che non è la stessa cosa.

Rosso, quindi
E rosso sarà l'albero di Natale, che è al vaglio del Comitato Addobbi Natalizi di questa casa, che è composto da una sola persona, che sono io.
E rossa sarà la tovaglia di oggi.
E rosse anche le lenzuola, già che ci sono.
E rossa la tisana della sera, quella prima di dormire, che è bello soffiarci sopra e pensare a domani.
                                                       ph. www.bakingmagique.com

Rosso sarà questo dicembre.
E una marea di cose da fare. Tutte bellissime.
Le Luci d'Artista che mi aspettano a Torino, tante feste e tanta ggente, e le feste di qui, i ritorni in questa casa che quest'anno hanno un sapore diverso, li coloriamo di rosso che è il colore della festa, del calore, del CheBelloCheSeiQui.

Rosso, un vestito scintillante, una gonna cortissima e ballerine per volare, e tacchi impossibili per guardare le cose da un'altra prospettiva, rosso come il rossetto più sfacciato, rosso come la sciarpa rossa che luccica anche con la nebbia, rosso, che magari mi taglio i capelli, rosso come il fuoco del camino, come i nastri dei regali.


Sarà un bel dicembre.
Sarà buono con me.
La sarò con lui.
La sono sempre stata.


Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...