17 dicembre, 2010

Nooooooooooooooooooooooo!!!!

Alla fine, non li posso portare. Cioè, sì, in realtà potrei, ma mi hanno spiegato che se trovassi l'omino noioso, quello precisino e un pò tignoso potrebbe veramente farmi passare un brutto quarto d'ora. Riflessioni di fine sera, di un giorno rutilante, dove mi è stato comunicato con estrema chiarezza che i ferri circolari, quelli di legno, signora mia, non quelli dritti di alluminio che vende ancora la Sciura Pinuccia e che usava mia madre quando lavorava sulla seggiolina in giardino o in piedi col gomitolo infilato nella tasca del grembiule, io a volte ci knitto in piedi, c'ho anche una foto che mi ci ritrae, per dire, che mi hanno fatto a Manualmente il giorno del mio compleanno,io il grembiule non ce l'ho e alla fine ok, ho capito, i miei circolari di legno in aereo non ce li posso portare, e fine. E' vero, sono uguali a una matita, me l'ha detto anche Clarissa che lei c'ha l'abbonamento e sù e giù dagli USA, ma un bel niente, fine. In più, vorrei proprio capire chi è stata la sciagurata che ha detto tutta compita, Quest'anno Solo Regali Fatti Da Me, non spenderò un centesimo e bla e bla, la stessa sciagurata che ora si trova con delle cose da finire e non potere, perchè qui si è deciso di fare i bagagli e voilà, e di confusione coi pacchetti ne ho fatta abbastanza, ho scritto sbagliato i nomi, ho lasciato il prezzo sui guanti di gomma coi cuoricini che ho regalato alle mie amiche, e ho ragione di credere di aver confuso, scambiandolo con un altro, il pacchetto per Biancaneve, e vabbè, ne riceverà un altro. Ma tutto funziona a meraviglia lassù nella Casa in Collina, devo chiedere quanti coperti stasera, che qui fra cene di classe e di Natale e aperitivi che fanno da cene, e cori e zampogne e cammelli e ReMagi, non si sa mai bene quanti siamo, non lo sa nessuno, figurarsi se lo so io, che siamo tanti, finalmente tutti, è l'unica cosa che so, la più bella, alla fine, e allora, va bene tutto.

16 dicembre, 2010

Lovely Day.

Posso dire di farne una collezione, di lovely day, di giorni un pò speciali, come ieri, come oggi, come domani. Del gelo chissenefrega, mi piace in fondo, è un freddo bello che profuma di buono, di attesa, di cose belle. In casa e fuori. Ieri è già stata una festa, pacchetti e pacchettini, e baci e inchiostri e libri e lane preziose e profumi di ciliegia. E oggi, ancora, l'atteso ritorno del Figliolo da Londra, e poi il Christmas Knit, l'ultimo del 2010, e poi grande festa alla corte di Francia per il compleanno dell'Amica delle Perle, evento mondiale per il quale sono attesi personaggi di spicco del jet set internazionale, leggi, Paola da Milano, e non so se mi spiego. Si farà tardi, già lo so. Lassù, nella Casa in Collina, tutto è di un bel disordine rassicurante, ci sono cose ammonticchiate qua e là, posate lì un attimo, un secondo e le porto via, non sono stato io a metterle lì, non è roba mia, e altre risposte del genere. Chissenefrega, si disse Ella scavalcando il contenuto di una borsa da allenamento posata un attimo sul pavimento in attesa di essere portata in lavanderia. Fuori, gli alberi di bianco vestiti, và il bianco quest'inverno, il color burro, il mastice chiaro, il coloniale appena appena. Dentro, al canale 701 di Sky un'infilata di canzoni natalizie che posso mettere a tutto volume in assenza del mio Sposo Illustrissimo Che Adoriamo e Glorifichiamo, e che devo obnubilare ed ottundere al suo arrivo, pena l'annullamento della Sacra Rota, ma quale Sacra Rota se siamo sposati in Comune, non importa, già che ci siamo. Pochi giorni a Natale, ognuno faccia di questo giovedì un meraviglioso giovedì di semplici cose e di vetrine scintillanti, o di camini accesi e di parole buone, un giorno chiaro e gelato,  un bel giorno frizzante, al quale prepararsi con grande cura e sollùcchero, puro visibilio, cremosa felicità. E i macigni e le cose di tutti, ammonticchiate in un angolo, non sono stato io, non è roba mia. Funzionerà.

14 dicembre, 2010

A manciate.



Mi sono fatta prendere dall'estro, o forse nemmeno tanto, nel senso che sono tutti uguali, ma a fare le corse in serie ci si trova una specie di tranquillità, si collezionano delle belle sensazioni di una certa sicurezza, vedi? non devo nemmeno più contare, li faccio a memoria, so già esattamente quanti intrecci ci vogliono, e quandi punti e quanto filo per cucire. L'omino del mercato ha sbarrato gli occhi ieri mattina, Ma Cosa Se Ne Farà, ha pensato di sicuro quando ho comprato una manciata di cerchietti tutti uguali. Ne faccio questo, cerchietti glamour molto Prada, che però sono griffati FragoleInfinite, eggià che c'hanno pure l'etichetta, siamo draghi del marketing non ce lo scordiamo mai. La questione è che, nonostante ne produca in continuazione, per me non ne rimane nessuno, nel senso che si serve la Princi per i suoi pensierini natalizi, se ne serve l'amica che passa di qua,  ne hanno comprato uno persino da NY, non so se mi spiego, che si faranno un giro al Rockfeller Center con il mio cerchietto a trattenere i riccioli, e scusate se è poco. Fuori il sole lucente di un bel dicembre gelato, dentro una sorta di piccola gioia, boule de neige e babbinatale discreti, l'albero bianco e nero, le tende di stelle alle finestre. E pensieri arrotolati, impacchettati per bene, pensieri tranquilli appesi come palline, progetti famigliari che si compiranno tra un pò, tutti insieme fra qualche giorno. Nel frattempo, si preparano cose, c'è una festa giovedì e  alla fine, in questa calma accesa di quasi Natale forse riuscirò a salvare un cerchietto,  meglio nasconderlo. 

13 dicembre, 2010

Ci vediamo all'una? No, Mamma, Oggi Manifestazione Silenziosa, vogliono toglierci le due aule di chimica, non ho i libri con me. Nello zaino ho solo il diario, una penna e Siddharta. Il mio figliolo Liceale così inizia la sua settimana. E' alto alto, sottile sottile, i capelli lunghi che si rifiuta di tagliare, almeno fino a Natale, ma Natale è presto, dico io, portiamoci avanti. Mio figlio Liceale è bello come il sole dietro la collina, ombroso qualche volta, imperscrutabile, pensieroso, rivoluzionario come si può esserlo a 17 anni, quando il mondo è tuo ma non è come lo vorresti, quando hai i giorni più lucidi in mano e tutto ti sembra contrario, a volte lucente a volte da strappare con rabbia. I suoi occhi sono i miei alla sua età, che sono i miei di adesso, forse, ma io alla sua età ho avuto da comporre un dolore troppo grande, un cubo di Rubik che forse ancora non ho risolto, che mi sono rigirata anni e anni fra le mani, come si fa coi dolori che non vanno via, nessun dolore lo fa, ma almeno si può pensare di starci vicino, di tenerlo lì senza farsi schiacciare. Lui, il Liceale, è una miscela sapiente di forza e dolcezza, diverso dal Giurisprudente, ma sempre più simile a lui nelle espressioni, molto più vicino al Piccolo Ing., credo. Mi piace, il mio Figliolo, per questo suo modo un pò dandy di camminare ciondolando, di suonare canzoni tenerissime alla chitarra e poi spaccare i muri con la musica più assordante. Mi piace quando mi chiede Tuttapost? guardandomi di sottecchi, cercando di capire di che umore sono, quali pensieri e quali cose, mi piace perchè è cocciuto e adorabile, perchè fa le prediche a sua sorella, perchè ha coi suoi fratelli un rapporto così speciale che mi insegna, che mi compiace, che mi fa fiera. E poi, mi piace quel suo bacio veloce, la mattina prima di andare a scuola, il cuore ancora addormentato, i riccioli disordinati, i suoi anni freschi e tremendi chiusi tutti nel suo zaino con il diario, una penna e Siddharta.

12 dicembre, 2010

Le amiche che ho.

 Il privilegio. Quello di dire, veniamo lì, ci siete? Andiamo là, ci state? Ok, si va. Ci si organizza per tempo, figliolanza e coniugi, fate quel che volete, nel limite della decenza e della legalità, questo va puntualizzato sempre, non si sa mia. Noi si va. Ci si trova alla piazza della chiesa, io che sono la più vicina arrivo sempre per ultima, trafelata, ma non sono mica in ritardo, non lo sono mai, odio arrivare in ritardo, sono loro che sono arrivate prima. Così si va. Si va, missione fuori sede di knit e shopping, di chiacchiere e confessioni, di complicità assoluta, sanno quel che tu sai, sai quel che loro sanno già, non c'è bisogno di star tanto lì a cinquantarla, loro sanno come sei, tu sai bene come sono loro, sai che non c'è bisogno di filtri e di balle, e di complimenti, nè di fingere, tanto sarebbe inutile. Andare in giro con le mie amiche è sempre come andare in gita, nell'ultima fila del pullman, però, non nelle prime, dove stanno i professori, i secchioni e quelli che vomitano. E' come dire, ok, sono moglie e madre, e mi ben comporto e faccio quel che devo, ma ogni tanto, signori miei, io ritorno un pò disgraziata, un pò scellerata, un pò ragazza, non so, che rido così tanto che mi devo fermare e respirare, e se mi vedessero i miei figli, i figli di tutte,  scuoterebbero la testa, ma sorridendo, e i Legittimi Sposi essi pure. Che bel sabato di niente fare, improvvisato, che bello a quel tavolo coi trespoli, con lei e con lei, che se l'avessimo organizzata non veniva così bene, che bei momenti di cose semplici, che non tutti sanno che cos'è, che ci fa sentire senza regole, senza orari, libere e un pò incoscienti, ogni tanto non fa mica male, discorsi serissimi e cose irripetibili, a metà fra il salotto letterario e l'osteria. Che belle amiche che ho, che begli occhi puliti, che belle risate e che bei cuori, che bei viaggi in macchina senza smettere di parlare e saperti al sicuro, che bei giorni di festa insieme a loro, perfette, vicine, preziose, un privilegio.

09 dicembre, 2010

Le luci di dentro.

Allora? Sei felice? Sì che lo sono. Hai risposto troppo in fretta, così non vale. Ma sì che vale, invece. Ieri ero felice, stamattina non lo so. Bisogna pensarci un attimo, qual'è la risposta giusta, quella che ti viene subito o quella che ti viene dopo due minuti, o tre, o tre ore. La felicità e un'onda lunga, che non la sai mai bene fin quando non è passata e allora pensi che sì, allora sì, adesso mah, chissà. Stamattina devo ancora riflettere, rifletto lavandomi i denti, certo non è una bella immagine, come si fa a riflettere sputando nel lavandino, che roba è. Ho la casa tutta apparecchiata di luci e lucine e renne e babbini di vetro, Troppo, mi è stato detto ieri, e un pochino ne ho tolte, in effetti sembrava veramente la Fiera del Catringolo, ma il mio modo di metter cose di Natale è questo qua, le tiro fuori tutte, e poi sottraggo, levo, nascondo, e lascio solo quelle che stanno meglio, quelle che il fine gusto della Princi dice Ok, lei è più essenziale, io sono più casinara. CI si costruisce il proprio piccolo, personale addobbo di Natale, non quello che si vede, non i rami bianchi alle finestre, non le tende di stelline. Quello più intimo, quello in fondo all'anima, si allestisce un angolo dove dire, qui e adesso voglio godermi in pace questi giorni di festa, che sono un pò già cominciati ieri, il ponte dell'Immacolata ne è la prova generale, tra un pò Santa Lucia e poi via, riederà il Quasi Ing dal Regno Unito, stavolta per sempre, e tutto il resto sono pagine da inventare, sono tombole e film, sono libri e chiacchiere e arrosti e amici in visita. Che ognuno abbia nel giorni prossimi,  tempo perfetto per mettersi un piccolo festone, una lucina non troppo sfacciata, un abito rosso e qualche lustrino, al cuore però, con le solite raccomandazioni che si fanno nei giorni di festa. Non essere troppo esigente, mio cuore, non fare la lagna, non piagnucolare, non lamentarti, ma fai il tuo mestiere, ama e basta, che in fondo è quello che sai fare meglio, non importa chi e non importa come, e che le luci di fuori arrivino fino di dentro, a rischiarare, a illuminare, il buio non sa dove stare in giorni così, e se ne andrà brontolando, da qui in poi il calore, le cose semplici che sai, la bellezza e la quiete, sei felice? ti chiederanno, Mi Sembra di Sì, risponderai.

08 dicembre, 2010

Christmas Mood.

Cominci da qui. Dalle candeline piccole messe in tavola in pieno giorno, come fa la mia amica Netta, ma lei è finlandese e ha sempre candele e cose belle in giro per casa tutto l'anno, a Natale poi è un vero trionfo. Ho cominciato così, se deve essere Natale che sia, ho iniziato tardi a fare regali, avevo detto che avrei fatto tutto io, non avrei speso un solo centesimo in palloccate da regalare, ci avrei messo del mio, e infatti. Chissà se ci riesco ma intanto, c'è l'intenzione. Oggi lassù, nella Casa in Collina si farà l'albero zen, non si sa bene cosa ci si attaccherà, se poco o molto, ma alla fine so bene che quella che dovrebbe essere una roba di famiglia, sarà mia e mia soltanto, nessuno qui si offre di aiutarmi, il mio Sposo preferirebbe farsi togliere il dente del giudizio, offrirsi  in mille altri aiuti casalinghi, che so, riparare il tetto, smontare la caldaia, imbiancare il soffitto, pur di non essere coinvolto con palle e lucine. Coi figlioli non è che vada meglio, il Giurisprudente s'è dato alla macchia, il Liceale mi ha sorriso e detto Ma Mamma, e pure la Princi, Ok, Mà, Dimmi Quando Sei Pronta. Ma come pronta, pronta lo son già da ora. La pratica Fare L'Albero inizia già scendendo le scale per andare di sotto e aprire le scatole impolverate, e tirar fuori le cose avvolte coi giornali con le date di gennaio, ci faccio caso ogni volta, è lì che capisco che è proprio passato un anno. E poi, non è solo l'albero, ma anche le cose alla porta e alle finestre e i cuscini, e il pugitopo. Fatto sta che oggi in Modalità Christmas ci sono in pieno, celebro a modo mio la solenne festa dell'Immacolata, magari domani mi sarà già passata, ma almeno avrò anch'io qualcosa che sa di festa, di bello e lucente, essenziale o barocco, natalizio, purchessia.

07 dicembre, 2010

Undecided.

La luce stamattina qualcuno se l'è mangiata, l'ha mescolata al latte e l'ha mandata giù, sotterrata nel giardino, chiusa dentro a un cassetto che si apre a fatica, che hai perso la chiave, che devi aprire quello di sotto per aprire quello di sopra, ne avevo uno così in camera mia, quante case fa non mi ricordo. E' martedì ma è come se fosse sabato, non so se far finta di niente o dichiarare festa, non so se ignorare che sia l'Immacolata o spargere per casa tutti i ninnoli natalizi, i babbinatale luminosi, il candelabro con gli alberini, candele ne ho già una tonnellata. Non saprei. Se desiderare di essere alla Scala questa sera, con un vestito rosso rubino e i tacchi, o se di qua dalle transenne, in piumino e sneakers. Non saprei. Se farmi una doccia gelata o un bagno lunghissimo e bollente, di quelli che ti fanno girare la testa e ti stordiscono anche un pochino. Non saprei. Se barricarmi in casa per due lunghissimi giorni, o uscire nel mondo a scintillarmi di vetrine, invitare, cucinare o scongelare, leggere o fare il broccolo davanti alla Tv, con un film già visto, è meno impegnativo, non devi stare molto attenta, tanto, sai già come va a finire. Non saprei. Niente so. Stamattina nemmeno sapevo se mettere in funzione il cervello o no, guidavo piano nel gelo, ho portato dei figlioli svogliati quanto me,  e poi spalancato le finestre come fosse di maggio, e scosso fuori le coperte e sprimacciato i cuscini, come le contadine sull'aia, per scacciare la notte, il buio  e i pensieri appiccicosi, che restano impigliati nei capelli come chewing gum, che non c'è modo di toglierla se non tagliarli. La mattina del sette dicembre non sarà ricordata per un bel nulla, se non che ho fatto il pane di segale invece che ai cereali, e che mi piacerebbe adesso chiudere gli occhi e riaprirli a New York, o a Londra da Selfridges, ed essere compunta e felice sulle scale mobili che mi portano fino in cima e poi fare un piano alla volta e fermarmi dove mi va, ma a pensarci bene ci sarebbe un sacco di gente e di gente e folla e confusione non ne ho voglia, se ne ho bisogno basta farmi un giro sul corso dopo le 5, stasera che domani è festa, e che è martedì ma è come se fosse sabato, di me non so nulla, non comprendo, non metto a fuoco, il vetrino del microscopio si è appannato, ok, vada per la doccia gelata,  male non mi farà. Forse.

05 dicembre, 2010

Nel bosco.

Mia figlia è di là che ride nel telefono. Prima cantava.
Mi è difficile pensare ad altro, stasera.
Ho sperato, in questi giorni, seguivo i tigì, volevo sapere, ho pregato,anche, no che non mi vergogno.
La cercano nel bosco.
Nevica pianissimo, non è vero, nevica forte ma è neve piccina, non sono fiocchi ma briciole, non sembra nemmeno neve se non guardi per terra e dici, ah già, guarda che nevica.
Mia figlia ha mille braccialetti, gli occhi belli, ha il gatto accoccolato sul letto, è già in pigiama.
Mia figlia ha 13 anni.
Come lei, che cercano nel bosco, e nel bosco è buio sempre, figuriamoci di sera.
Mia figlia vuole farsi un altro buco alle orecchie, tagliarsi i capelli così, mette le mie collane, il mio profumo, non le piace la storia, sa le canzoni dei Beatles.
Il dolore non si immagina, se ci provo è un masso che si stacca dalla montagna e che mi schiaccia, un buco nero che mi inghiotte, un burrone dove precipito senza fermarmi, rimbalzando sulle rocce.
Il dolore non si compara, non si divide, penso a quella mamma e mi guardo, guardo mia figlia e non finisco il pensiero, non ho coraggio  e non ho sentimento.
Nel bosco, stasera, fa che faccia meno freddo e che la neve sia tiepida, là dove cadrà.

Come, un negozio?

In verità me lo ero sempre immaginato così, un posto. Un posto per fare cosa. Un posto per la sede del Cuore, per esempio, e mi sembrava di esserci quasi arrivata dopo una serie lunghissima di trattative e incontri e progetti  e perdite  di tempo, che ho scomodato architetti e ingegneri e fabbri e idraulici che mi hanno fatto tutti i disegni  aggratis, ma poi, quelle che si fanno chiamare Autorità Locali di questa cippa, signooooooora!, hanno cambiato idea e allora addio alla sede. Ma non me ne frega, io vado avanti per altre strade, dovessi mettersi un centinaio di anni. Però ho tutto in mente così chiaro, così perfetto, così assolutamente come dovrebbe essere. Le pareti sono bianche, una di loro ha una tappezzeria a  pois, e bianco è il pavimento a lunghi listoni di legno, e i mobili sono tutti un recupero, ci sono credenze bianche e vecchi comò, poltroncine a fiori, cuscini ricamati. Il tavolo è lunghissimo, viene da una vecchia merceria, e ha un ripiano di sotto pieno zeppo di cestini, pieni zeppi di nastrini, di gomitoli, di carta a fiorellini, e vasi di vetro pieni zeppi di bottoni e bottoncini. E sedie e divani un pò lisi,  e vecchi tappeti, e ovunque teiere e tazze da thè, ce ne fosse una uguale all'altra, ma vanno bene uguale, perchè noi qui il thè ce lo facciamo ma ben sul serio, quando vengono tutte quelle di Torino e di Milano, che è sempre una festa, poi. 


Un negozio dove vendere, per un pò, mica per sempre, delle cose carine, fatte da me, dove ci si possa ammazzare di chiacchiere e magari trovi posto un camino, anche dei libri, perchè no.
Ecco.
Quello che ho fatto qui, in questa domenica, è stato proprio questo. Ho arredato questo negozio, ho messo persino il cestino di legno, quello con le ruote, ho portato un thè arancia e cioccolato che ho comprato a Roma alla BiblioTea con Betta. Ci ho messo le ultime cose che ho fatto, qualcun'altra la sto ancora facendo. 
Non so bene perchè l'ho fatto, mi piaceva l'idea che qualcuno passasse a trovarmi, coraggio, ci sono delle sedie laggiù, fuori fa un freddo becco ed è per questo che ho messo l'acqua sul fuoco. Quante tazze?

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...