08 febbraio, 2009

Un regalo.

Non potevamo esimerci, certo che no. E dico CI siamo in due, perchè è la primissima volta che scrivo un blog a quattro mani. Io e lei, voglio dire. Perchè lei è la precisione e io la confusione, io il delirio, lei la ragione. Qui troverete proprio tutto. I punti, le copertine, le scarpettine e come farle, la lana che ci vuole, le cose che abbiamo già fatto, quelle che faremo e quelle che stiamo facendo. Ora, Cuore di Maglia ha una casa tutta sua. Un bel regalo, a me, a noi. Soprattutto a loro.

07 febbraio, 2009

La pace.

Si vede subito che non è un giorno come gli altri, il sabato. C'è una luce diversa, una specie di profumo di festa imminente, chi lo sa. Anche chi va a scuola oggi lo fa con un altro piglio, sembrano un pò più svegli, a dire, sì, ci vado, ma oggi è sabato ed è tutta un'altra musica. Ed è bello. Mi piace la lentezza del sabato, magari non si farà niente di che nel fine settimana, nè stasera, nè domani, ma forse la magia è proprio questa. Non avere nessun programma e poter decidere, si và di qui, si và di là o ci si impigrisce con eleganza, si organizza una merenda, una cena non impegnativa, una cosa semplice, vengo così come mi trovo, il tubino e le perle li lascio nell'armadio. Oggi la famiglia sarà tutta al grandissimo completo, ci sarà l'andirivieni di sempre, amici di amici, tanto che un censimento non sarebbe una cattiva idea, per ben sapere chi c'è e chi non c'è. Non piove più, almeno per ora, farò una torta e dei dolcetti, la tovaglia a quadretti non si toglie di sabato, e si scrolla e si riapparecchia a seconda dell'ora, se cena o caffè, se merenda o spuntino. E' sabato da queste parti, le ansie della settimana si accantonano per qualche ora, di pensieri agitati e agitanti non se ne vuole, ci si ricarica per bene, si sta in pace con se stessi, col mondo intero, con l'universo cosmico e assoluto, almeno finchè si può, finchè dura, finchè è possibile.

05 febbraio, 2009

Si knitta al Bio.

Sù, sù. Cancellare gli impegni del pomeriggio, che siam lì fino alle 6 e c'è tutto il tempo del mondo. Si passi solo se si ha voglia di chiacchierare, di salutare e fare ciao ciao con la manina alle persone che non si vede da un pò, a quelle che si sono incontrate dopo molto. Si passi se si è curiose di sapere che cosa diavolo si fa, che cosa hanno in mente queste scellerate del Knit Cafè, che diavolo tirano fuori dalle loro borse colorate, che intrigo di fili e ferri, un losco giro di circolari e segnapunti, e trecce e aumenti, e pattern in inglese e in francese, lo sapeva che si impara una quantità inimmaginabile di termini e di cose? E poi, c'è da crederci, si organizzerà un altro giro da qualche parte in cerca di filati nuovi, morbidissimi e colorati. Orsù dunque. Non importa se fai maglia o non la fai, se non distingui un diritto da un rovescio nemmeno a tennis, ben meglio sarà che colà tu ti reca. perchè, com'è d'uopo, noi colà ti si aspetta.
Knit al Bio Cafè
via dell'Erba 12
Alessandria
dalle 15 alle 18

04 febbraio, 2009

No che non dormo.

Non mi succede quasi mai. Di solito dormo di schianto, così e chissà che succede stasera, che è già quasi notte, ma chi lo decide dove finisce la sera e inizia la notte e come e a che ora. Non dormo, e indovino, scalpiccii e movimenti, scricchiolini e rumore di libri sul tavolo, qualcuno che ha dimenticato di fare lo zaino, lo so. Non dormo perchè c'è un cane che abbaia e abbaia così lontano che non saprei dire, non dormo perchè guardo fuori, c'è ancora un pò di neve sui pini, nessuna luce e nessuna luna. Non dormo e non so, e stringo troppo gli occhi e li riapro, intermittenti, non dormo perchè mi batte il cuore forte e non saprei dire quando ha incominciato, non me ne sono mica accorta, solo, ora cerco di calmarlo e di schiacciarlo forte contro il materasso, così almeno smetterà. Non dormo perchè non so se è presto o se è tardi, e affondo la faccia nel cuscino e prendo il respiro da lontano, e cerco di stirarmi addosso un sonno che non ho, cerco di stare immobile il più possibile e non pensare e non ascoltare e non dire e fare proprio un bel niente, e guardo i numerini rossi della sveglia, le pieghe della tenda, l'angolo del soffitto, e penso, che strano che ancora non abbia sonno ma solo pensieri e pensieri, di quelli che vengono poco ma quando vengono ti schiantano e ti fanno pizzicare gli occhi, un pò chiusi un pò aperti, che non so come è meglio. E' notte, più o meno, ho deciso così, e scrivo e scrivo per capire o per confondermi, per trovarmi o per smarrirmi, per addormentarmi o per svegliarmi del tutto, in una notte qualunque, senza sonno, senza luce e senza luna.

03 febbraio, 2009

Regina del Silenzio.


Che strano, complicato aggeggio è la mente. I pensieri, le cose, si arrabattano nel cervello, giocano, si rotolano e si nascondono, fino a venir fuori quando proprio pensavi di non trovarli lì, quando credevi di non averli più o di non averli affatto, o a a dire, ma guarda un pò che cosa vado a pensare. Si parla di lei. Stamattina di più, a decidere,a condannare, a organizzare l'ennesimo viaggio verso il dove. Forse l'ultimo. Non ho pensieri in merito. O meglio sì, ho l'opinione fredda e calcolatrice di chi guarda da lontano, di chi non è coinvolto, se fossi io farei così, se succedesse a chi amo non so. Forse sarei così vigliacca o stolta o stupida o assassina o peccatrice ma non lo siamo tutti in fondo, e allora una giustifica collettiva, è quello che ci vuole, per nasconderci dietro alle opinioni, per dire, fra il tempo e i saldi, cosa faresti se. Lei sorride. Dalle foto che hanno i giornali e i tiggì, lei sorride, di un sorriso impossibile, bianchissimo e felice, che non ha più da molto. Chissà che vede e che sente, chissà che storie racconta e se ha ascoltato quelle che hanno raccontato a lei, chissà se sa. Chissà se sa che al di qua di dove è lei si cerca un posto per farla volare via, più in alto del dove di ora, nel persempre, se il persempre c'è. Non so che farei io, nè giudico nè pontifico nè sentenzio. Solo mi chiedo se. Se davvero lei preferirebbe quel silenzio di ora al silenzio di dopo, se la luce di dopo alla luce di ora. Luce sarà, nel paradiso che ognuno di noi si è disegnato apposta, a suo uso, per sè. Sorridi, Eluana, col tuo nome da fotoromanzo che nessuna madre darà mai alla sua piccola per non ricordare il tuo poco destino. Sorridi, e vola, e guarda giù, chi sceglie per te, chi stacca per te, chi decide per te, regina del sorriso immobile, regina delle storie non ascoltate, regina di luce nella Luce, regina del silenzio.

Ferma.

La vera grande ingiustizia è che quasi mai le cose che devi fare coincidono con le cose che ti piace fare. Resto, così filosofeggiando, solo a rimandare la quantità di incombenze che mi toccano quest'oggi, che ho letto il qualsivoglia quotidiano, nelle millecinquecento sfaccettatura che ha la stessa notizia se letta in 3 testate diverse. Rimando perchè non ne ho voglia. Rimando perchè ho sonno. Rimando perchè non so da che parte cominciare. E potrei stilare una lista di almeno venticinque cose che mi piacerebbero di più, che mi esalterebbero di più, ivi compresa, forse, l'estrazione del dente del giudizio, qualora l'avessi, il giudizio intendo. Ho una casa sottosopra, com'è sottosopra quando i figlioli escono a razzo in ritardissimo, dacchè han pregato in ostrogoto che stanotte mettesse giù quei due metri e mezzo di neve per non andare a scuola e aprire un occhio dal cuscino e realizzare che non si và e allora rigirarsi e crogiolarsi e meglio accomodarsi e avvoltolarsi ancora di più nel piumone che ha il calore di tutta una notte e godere di quella beatitudine perfetta che si prova quando si pensava di alzarsi e invece no. Ecco. Io lì sto. Vestita ma scarmigliata, palliduccia e bruttina, per niente pronta, per niente attenta. E dovrò decidermi che è meglio che mi smuova, che finalmente metta in fila le cose da fare e che hop!, inizi questa giornata e salga finamente sul treno velocissimo che mi porterà ad attraversarla, le cose affastellate sul tavolo, briciole e mail, telefonate e avanzi di cena, statuti e lavatrici. Il treno parte tra un secondo, anzi è già qua e io qui sto, bell'e impalata, che ancora mi chiedo da che parte cominciare.

01 febbraio, 2009

La Sciarpollana.


Personaggi ed interpreti in ordine di apparizione. Una bella domenica sonnacchiosa, oziosissima, non si era detto così? domani non voglio fare un bel niente di niente, ma come si fa. Si prenda un gomitolone di lana, di quelli nuoverrimi comprati sabato scorso. Dei ferri che sono armi improprie, un 15 che si fa più in fretta. Ci si rintani, non viste, in punta di piedi, in piccionaia, lassù lassù, tra il disordine regnante delle cose solo mie e mie soltanto, dove nessuno trova nulla, Hai Un Evidenziatore? Sì, Nello Studiolo, ma nessuno lo trova in questa spumiglia, in questa rivoluzione, in questo, mi lasci dire, casino. Si piazzi una bella musica di sottofondo, appena appena. Di sotto, sotto sotto, un'armata Brancaleone di giovinastri segue compunto la giornata calcistica, amici di amici, fratelli e cugini di amici, figli, com'è ovvio, per forza di cose. La Princi è barricata Essa pure nella sua linda cameretta. Dò così inizio alla mia opera. Si và veloce, la lilla sciarpa cresce e cresce, ogni tanto me la provo, ancora un giro, ancora due, e in poco più di un'ora, voilà, l'opera è compiuta. Servirà, domani, si dice che nevichi quassù. Ben fiera sarò del mio piccolo capolavoro, tutto tempestato di pietre preziose. La Princi se la misura, Che Bella Mami. L'ho chiamata Sciarpollana. "Non è sciarpa, non è collana, sa soltanto quello non è." Noi, di domenica, si fa così.

31 gennaio, 2009

Mai di sabato.

E' un giorno che mi piace. Faccia quel che vuole là fuori, facciano quel che vogliono un pò tutti, là fuori, se c'è qualcuno che ha voglia di dare di matto, prego, che ben s'accomodi, ma che m'importa ammè. Oggi è un giorno da consacrare al nulla, da immolarsi all'ozio assoluto, di lasciarsi andare con elegante rassegnazione alla pigrizia, la più schietta, la più spontanea. Mai di sabato la spesa, dacchè si è fatta ier sera, ottimizzando il tempo e preparandosi una lista di bulgara precisione. Mai di sabato i giri in centro, la posta, le cose. E' un giorno dove un pò ci si può marciare, robe urgenti non ve n'è, e ascoltare un leggero malessere, forse un'influenza fatta dall'impiedi, come si dice, a zonzo per Roma, che stoica che sono, acciaccata ma presente, presentissima, non sono mica una lagna, io, e poi, era già tutto organizzato, che faccio, quella che rovina sempre tutto? Così, la malatina la faccio oggi, un piede dolorante, lo stomaco in subbuglio, la testa che ronza, ci può allungare di stecca sul divano, qualche amica verrà in pellegrinaggio, come, non stai bene? Ma sì che sto bene, solo, è così bello farsi un pò coccolare, una volta ogni tanto, mica sempre, una spremuta senza zucchero, la sciarpa della Princi, quella che sembra fatta coi petardi, da finire, che fa ancora così freddo. E non scordare, alla voce Vitto & Alloggio, una teglia di lasagne, già che ci siamo, che c'è un'ospite a cena e anche a dormire, cosicchè, forse il nientefare non proprio per bene si può praticare. C'è ancora domani, però. Che non è più sabato, certo, ma visto che nessuno verrà a controllare, per far niente o quasi ancora tempo c'è.

30 gennaio, 2009

Triste.




Era un anno strano, di fidanzati, di università, di amiche, di A112, di palestra, di birreria, di BonBonFabrika, di progetti, di sogni, di sbagli, anche, di quelli belli che si fanno a 21 anni, quando fai le peggio e poi ti ricordi solo le cose belle. E questa canzone mi piaceva, l'ho cantata tante volte, la so a memoria,mi è sempre piaciuta, e ancora mi piace.
Suonala ancora,Francesco...

Voilà.

Et voilà. Pesta il giusto, ammaccata il giusto, influenzata il giusto, dolorante il giusto. Come inizio di week end non c'è male, grazie e lei? La sfacchinata si è compiuta, ma che meraviglia di città è sempre quella. Ora, qui, si riprende tutto con calma, shhhhh, parlatemi sottovce e vedete di non contraddirmi nemmeno per sogno. Inizia un fine settimana di cucina compulsiva e maniacale, mi sa che avremo ospiti, fuori farà un freddo che immagino, lo si vede dai vetri. Pensieri accatastati e confusi, disordinati e sparsi, mescolati, frullati insieme. Dai, che è già tardi, che bello che è stato, si sono avuti tredici anni, si è urlato e riso come sceme, cantato, fatto buuuuuuuu!!! e adesso, signora mia, si torna nei ranghi, le perle, gli occhiali da seria, un certo contegno,un certain regard. E pure una specie di influenza, lo stomaco con un criceto sulla ruota, la testa che ronza, sternuti e coccoloni. Confusa? più di sempre, mi sa. Colpa dell'Oki.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...